Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Markus: Pragmatico professore universitario da New York viene mandato a Roma per gestire un istituto che si occupa di fenomeni paranormali. Lì troverà anche una sua ex. Bonaria farsa di poche pretese concepita per un pubblico televisivo, specialmente familiare (con bambini). Maurizio Nichetti mette in scena i suoi noti tormentoni surreali (in primis degli strani macchinari, sua antica ossessione) ma l'aria da film per la tv appiana tutto e l'inconsistenza della vicenda, che sulla carta dovrebbe appassionare, si riduce a poca cosa. I tempi di Ho fatto splash sono ben lontani.
Siska80: Non manca una spruzzata di humour (la luna di miele per l'ennesima volta andata a monte) in questo gradevole noir che consacrò alla fama Marilyn Monroe e le consentì di interpretare il ruolo forse migliore della sua carriera. La trama si fa via via più interessante fino ad arrivare al colpo di scena (in vero non proprio imprevedibile) che incrementa ritmo e tensione e regala un finale appassionante.
Pigro: Il tema dell’incomprensione transgenerazionale, precipitato nella liaison amorosa tra una ragazzina e un anziano, aveva grandi potenzialità, sprecate in una storia incapace di tenere la barra sulla leggerezza e che invece svacca nella comicità sguaiata condita di sentimentalismi e allusioni simboliche banali. Castellitto accelera il ritmo e moltiplica le situazioni surreali e i personaggi caricaturali senza mai riuscire a smuovere un sorriso. Più isterico che arguto, il film perde l’occasione di raccontare una storia originale e interessante.
Gugly: Laddove la novella di Pirandello illustra essenzialmente il viaggio interiore di una donna che per la prima volta si apre alla vita nel momento in cui scopre di essere gravemente malata, il film si riduce a una storia d'amore tra uno svogliato Burton e una più compresa Loren; con queste premesse e l'uso esagerato del flou il melodramma tange pericolosamente la farsa, salvato solo dal personaggio femminile, che restituisce qualcosa degli intenti iniziali dell'autore. Passabile, ma nulla di più.
Paulaster: Alpinista austriaco si ritrova prigioniero di guerra e fuggirà in Tibet. Sorta di compendio sulla storia dei monaci durante la Seconda Guerra Mondiale con le vicende di Pitt a fare cornice. Interessante solo per l’approccio filosofico (anche se scarso) e per qualche paesaggio; per il resto le scalate, le fughe, gli innamoramenti e la conversione dell’uomo occidentale sembra servano solo per intrattenere banalmente.
MEMORABILE: Le fughe dal campo di prigionia; La sala cinematografica del Dalai Lama.
Galbo: Edward Norton dirige (e interpreta) un’opera che rappresenta un omaggio ai grandi noir del cinema americano e alla città di New York ripresa da una spettacolare fotografia e ricollocata negli anni ‘50 in cui si svolge la vicenda. Non conta tanto la trama (una vicenda di corruzione immobiliare), quanto la messa in scena davvero superlativa e le atmosfere sottolineate da una godibilissima colonna sonora. Impeccabili la scelta e la prova degli attori. Notevole.
In film così, nati chiaramente per la televisione, a contare prima di ogni cosa è il soggetto, che ha il compito di proporre una storia magari anche stravista ma in grado di lasciare qualche dubbio sul colpevole e proporre uno svolgimento sufficientemente articolato in modo da distrarre da tutto ciò che meno funziona. In primis la recitazione, di solito. Fortunatamente in LA PROVA DELLA VERITA' la protagonista Andrea Roth sa rendere bene l'angoscia che angustia il suo personaggio dovuta al moltiplicarsi dei sospetti (uno dei titoli originali, A WIFE'S SUSPICION, già inquadra tutto con due parole):...Leggi tutto è Renee Murphy, lavora alla polizia scientifica e indaga sul fresco omicidio di una ragazza. Osservando le corde che le legano i polsi ha una serie di flash che le riportano alla mente un altro delitto, quello della moglie di un collega col quale ha avuto una relazione successiva alla tragedia, Kyle (Spence). L'idea che l'assassino possa essere un serial killer comincia così a serpeggiare e intanto il marito di Renee, Jack (Jeffreys), apparentemente il compagno perfetto (anche a detta delle amiche), mostra lati misteriosi: chi è la giovane che segretamente incontra e abbraccia? Renee è una poliziotta, non dimentichiamolo: difficile fargliela sotto il naso. E così le prime verità inevitabilmente riaffiorano, proprio quando si verifica un nuovo delitto... Al centro, prima ancora della vicenda del serial killer, sta però il rapporto tra Renee e Jack, che quotidianamente varia insinuando nella donna dubbi che il collega con cui aveva avuto una relazione moderatamente alimenta (nella speranza di poterla riconquistare). Se però come detto la Roth regge la parte discretamente, almeno per quelli che sono i canoni televisivi, meno funzionano le controparti maschili, cui si deve l'immediata ricollocazione ideale del film in ambiti televisivi. Inutile sottolineare per l'ennesima volta la scarsa resa fotografica, che tende a rendere piattamente omogeneo il tutto. Meglio concentrarsi su un plot che tutto sommato gira, per quanto l'intreccio legato agli omicidi fatichi ad emergere tornando davvero in auge solo nell'ultima parte. Qualche buco di logica esiste (Kyle dice di essere da tempo il miglior amico di Jack ma nulla pare sapere del suo passato), le fasi in centrale aggiungono poco e quelle con l'adorata figlia di Kyle sfiorano il patetico; pur tuttavia non si possono imputare al film troppi difetti, considerato il target e i mezzi a disposizione. Il finale pare terribilmente tirato via giusto per piazzare il colpetto di scena che chiuda il tutto senza troppi rimpianti, la credibilità di alcuni personaggi lascia a desiderare e nel complesso le psicologie dei personaggi (esclusa la protagonista) son tagliate con l'accetta, ma chi si avvicina a certi film questo già lo sa. Potabile.Chiudi
Parsifal68: Un matrimonio (a)tipico vissuto nella splendida Polignano a Mare, un calderone ribollente di amori repressi, verità inconfessabili, tradimenti last minutes e tanto ma tanto kitsch. Film corale recitato da un gruppo ben assortito di bravi attori italiani, anche se non tutti in parte (Littizzetto inutile e odiosa), ma soprattutto una stupenda location per una storia ordinaria resa un po' troppo caricaturale da una regia inesperta. Bravissima la Calzone.
Silvestro: Cartone animato che riprende molti spunti di classici dall'animazione senza grande grande originalità e freschezza. La pellicola si lascia guardare, merito soprattutto di una confezione professionale e disegni riusciti. Tuttavia mancano i guizzi necessari per vivificare il tutto. Nel complesso, un cartone che scorre via senza grossi sussulti. Mediocre.
Nando: Commediola con venature buoniste in cui si susseguono gag e situazioni di bassa lega (vedi i momenti al parco acquatico). Girato in modo raccogliticcio, appare più una sit-com che un film vero e proprio. I due protagonisti sembrano abbastanza affiatati, ma mentre Salvi appare ripetitivo nel ruolo del solito coatto, Battista, nella sua semplicità, mi è parso migliore. Finale pessimo come l'autista del taxi.
Jena: All'epoca fece il botto anche per il messaggio pacifista. Certo, ciò che allora poteva sembrare avveniristico (si era agli esordi dell'era del computer) oggi può sembrare ingenuo (ma neanche tanto). Ciò non toglie che il film scorra veloce e financo incalzante (Badham del resto è maestro nel creare perfetti meccanismi ad orologeria). Punto di forza i carinissimi Broderick e Sheedy teenager (nella realtà già ultraventenni) che furono lanciati da questo film. Difficile scordarsi il sorriso e la bravura della Sheedy. Divertente, nostalgico, leggero ma anche impegnato e coinvolgente.
MEMORABILE: La crisi iniziale con la pistola puntata (da un giovanissimo Madsen); La modifica dei voti; La prima partita con Joshua; Tutto l'incalzante finale.
Nicola81: Dopo aver diretto quello che è considerato uno dei primi western dalla parte dei nativi, Daves stavolta si rifugia nella rituale contrapposizione bianchi buoni/indiani cattivi, ma evita comunque di fare di ogni erba un fascio, e il messaggio che trasmette è un inno alla pace e alla fratellanza tra i popoli. Regia di ampio respiro nelle riprese paesaggistiche e sul versante spettacolare, mentre il lato sentimentale dimostra tutti gli anni che ha. Un Bronson fanatico e con la fissa delle uniformi ruba spesso la scena al protagonista Ladd, la Pavan indiana è più credibile del previsto.
Androv: Film minore di Verdone, affiancato da un Fiorello antipaticissimo ma discreto nella recitazione. La storia è semplice (il tradimento del pupillo), le gag sono spesso di grana grossa e il finale è poco credibile. Alcuni passaggi sono gradevoli. In generale il film soffre di una forte pochezza di mezzi, anche se alcune scene sono riuscite, come ad esempio l'equivoco della fidanzata e del provino e la carrellata di artistucoli. La satira sul declino del mondo dello spettacolo è piuttosto scolastica. Con mezzi superiori e più impegno da parte di Verdone sarebbe venuto fuori meglio.
Fabbiu: L'ho trovato decisamente molto pesante per via di come è stato enfatizzato il fatto di dover essere rivolto necessariamente a un pubblico infantile (cosa alquanto sbagliata per un film che ha come protagonista Peter Pan, il quale già per sua natura dovrebbe risvegliare il bambino in ognuno di noi). Decisamente qui ci si sente invece troppo "vecchi" nel non riuscire a comprendere perché i pirati si mettano a cantare Nirvana e Ramones, perché del Peter che non voleva mai crescere non vi è traccia, perché Uncino e Spugna siano caratterizzati così.
Almicione: Scialbo film romantico-comico ambientato nella nostra penisola. La mancanza di idee (una serie di addii e nuove storie al centro della pellicola) viene accompagnata dalla massiccia presenza di stereotipi sulla bella Italia (l'adone piacione primo fra tutti) che rendono particolarmente stucchevole la narrazione già di per sé noiosa. Tra situazioni banali, recitazione mediocre e riferimenti cinematografici che si potevano fortemente evitare non credo si salvi proprio niente. Compare anche Monicelli in un paio di scene.
Saintgifts: Tony Richardson molto attivo negli anni sessanta, qui è alle prese con uno dei suoi ultimi lavori, molto interessante come argomento ma non sviluppato al meglio. Nicholson è un poliziotto di frontiera tra Messico e Texas in un distretto dove i suoi colleghi sono in un giro di corruzione con i trafficanti di clandestini. Sviluppato bene il parallelo tra la miseria dei clandestini e il diverso tipo di "miseria" nella vita privata dell'americano medio, già infognato nei debiti per avere tutto ciò che il consumismo impone e le mogli vogliono.
Daniela: Inviato al confino in un paese della Lucania, il protagonista si ritrova immerso in un mondo arcaico permeato da superstizioni e usanze ancestrali... Dalle memorie di Carlo Levi, Rosi trae un affresco sociale neorealista di grande bellezza formale (splendida la fotografia di De Santis). Valida anche la galleria dei personaggi, siano essi affidati a attori noti oppure non professionisti, ma nonostante gli indubbi meriti il film stenta a coinvolgere per motivi difficili da individuare. Forse è l'interpretazione sommessa di Volonté, pur valida, ad indurre mestizia e non partecipazione.
Il ferrini: Brutto e fuorviante titolo italiano per una buona commedia francese con due ottimi protagonistiì: il primo è un cinico e provocatorio professore accusato (a ragione) di comportamenti razzisti, la seconda una giovane agguerrita studentessa araba. I loro destini si incrociano perché lui ha bisogno di lei per salvarsi il posto ma il rapporto che si verrà a creare fra i due sarà stimolante e imprevedibile, attuando nella loro quotidiana rivalità "L'arte di ottenere ragione" di Schopenhauer. Brillante e con un finale affatto scontato.
Ruber: Discreta fiction (poteva essere un tantino meglio) sulla vita del grande carabiniere Salvo D'acquisto, che diede la sua vita in cambio di 22 persone nell'epoca nazifascista dei primi anni '40. La storia ripercorre abbastanza fedelmente la cronologia dell'epoca della vita del carabiniere con gesta eroiche ma anche con le sue crisi, mettendo in luce poco ma la vera realtà, perché romanza in alcuni tratti un po' troppo la storia. Comunque sia il buon Fiorello in queste parti ci si cala al meglio. Cast modesto e regia nella norma di Sironi.
Herrkinski: Spassoso lungometraggio di e con Guzzanti, che propone una satira dell'epoca fascista. Tralasciando le ideologie politiche e la visione chiaramente "non di Destra" di Guzzanti, il film è indubbiamente divertente e la dialettica del comico, anche narratore, è geniale nel creare neologismi e nell'imitare le voci dei cinegiornali d'epoca. Tante le trovate riuscite in questo film e interessante la fotografia virata rosso/ocra. L'ultima mezz'ora è in effetti un po' noiosa e il gioco comincia a stancare, comunque rimane un film degno di nota.
Caesars: Non molto convincente, questo dramma girato senza troppo estro da De Sica. La facilità con cui la Loren trova Mastroianni, disperso in Russia, è veramente difficile da accettare e questo è un limite non da poco per una storia che vorrebbe risultare credibile. Per il resto la Loren e Mastroianni se la cavano benino (meglio lei) e interessante risulta comunque vedere un piccolo spaccato di vita nella Russia del dopoguerra. Vedibile ma discretamente noioso.
Androv: Commedia gradevole e spensierata con un intreccio riuscito e simpatico e un cast tutto sommato ben assortito, tranne qualche caduta (Gullotta, qui particolarmente antipatico). La Marini è in parte e al top della sua bellezza. Molto azzeccata la scelta di Ricky Tognazzi, insolitamente in una parte "viscida". Peccato per la prematura uscita dal film di uno Iacchetti caricatissimo. Luca Sandri straordinario, andrebbe rivalutato. Un film senza pretese ma ben scritto e girato, da vedere come gradevole passatempo.
MEMORABILE: Il personaggio di Sandri; Le gag Izzo-Buccirosso; L'intreccio; La simpatia del cast; La bellezza della Marini.
Cotola: Un espertone di informativa si trova, suo malgrado, coinvolto in una serie di delitti: si metterà ad investigare. Giallo christiano dal ritmo non proprio sostenuto, ma che riesce a non annoiare più di tanto a causa della catena di delitti che mette in scena. Un po' di interesse qua e là affiora ed alla fine non è impossibile individuare l'omicida (c'è un momento in cui chi è smaliziato può mangiare la foglia) anche se è arduo, forse impossibile, scovarne il movente. Solo per appassionati.
Samuel1979: L'ultimo film della coppia Goscinny/Uderzo e forse quello più avvincente. Delle 12 fatiche personalmente preferisco quella in cui Obelix (personaggio a me poco simpatico) le prende sonoramente (finalmente) da Cylindric il Germano, un ometto esperto di arti marziali. Forse l'unica imperfezione di questo ottimo prodotto risiede, a mio avviso, nella sostituzione dei doppiatori "originali" Lionello, Sanipoli e Bertea.
MEMORABILE: Cesare a Bruto: "Bruto, smettila di giocare con quel coltello, finirai per ferire qualcuno!"
Siska80: Da grandi poteri derivano grandi responsabilità, per cui il giovane protagonista (logicamente) entra in crisi quando scopre di possedere sorprendenti doti taumaturgiche: il problema del film non risiede certo nei toni leggeri coi quali viene affrontato un tema serio; al contrario, questo è forse uno dei pochi pregi di una commedia incapace di essere originale sino in fondo non solo nella sostanza, ma anche nella forma. Qualche momento simil drammatico/accattivante ne risolleva in parte le sorti, sebbene la faccia poco espressiva del protagonista spesso smorzi il risultato finale.
Harrys: Manicheo è l'inganno: lui aspira alla fama scolpita per godersi l'attimo fuggente, lei ambisce all'amor fatuo per crogiolarsi nella purezza dei costumi. Eccessivamente archetipico per parteggiare, esageratamente feuilleton ottocentesco per essere Tim Burton. Furoreggia Waltz, destinato al prêt-à-porter hollywoodiano, intorbidisce Burton, scevro dall'apparato visionario (le visioni "oculari" della protagonista sono sterili). L'incedere è blando e canonico e l'attesa del graffio svanisce quando si realizza che la tigre è rimasta in gabbia.
Deepred89: Commedia interessante, ripetitiva, involuta ma ricca di buoni spunti. Si inizia con una serie di sketch in stile Un sacco bello non particolarmente esaltanti, poi il film nel secondo tempo si fa meno frammentario e prende quota, descrivendo un personaggio, per quanto simpatico, di un'incoscienza che sfocia spesso nel cinismo più gratuito. Peccato che tale discorso si involva in un prefinale rivelatore (con annesso finale) piuttosto idiota. Comunque si ride molto e alcuni dettagli dimostrano ancora una volta l'intelligenza del regista. Non male.
Lou: Nonostante i due fascinosi protagonisti e la buona confezione, il film di Reiner sulla crisi di un matrimonio si rivela scontato e deludente. La brillantezza e l'ironia di Harry ti presento Sally sono lontane, prevale la descrizione banale dei momenti felici trascorsi e l'analisi pedante degli elementi di incomprensione e incompatibilità che hanno portato alla rottura.
Aco: Una testimonianza concreta di come sia possa realizzare un bel film utilizzando un solo protagonista e un dialogo ridotto all’essenziale, praticamente inesistente. In realtà i protagonisti dell’opera sono due: l’uomo (che non ha nome) e l’oceano, immenso e indifferente alla sorte del naufrago. Due personaggi che di fatto si ignorano. Al loro posto parla una meravigliosa colonna sonora che commenta, drammatizza e sottolinea le varie scene. Un film che per essere seguito necessita della disponibilità dello spettatore ad entrare in empatia con il protagonista.
Daniela: L'intraprendente Fred gestisce un'agenzia specializzata nel fornire alibi fantasiosi ai fedifraghi. I suoi guai iniziano quando si innamora della figlia di un suo cliente... Remake-fotocopia di un film francese di successo che ne replica pregi e difetti, ossia uno spunto brillante seguito da uno svolgimento da ordinaria commedia degli equivoci. Il cast conta facce simpatiche ed alcuni bravi attori (felice in particolare la scelta di Signoris) e certe situazioni divertono, ma lo sforzo di geolocalizzazione è pigramente ridotto alle inflessioni dialettali e poco altro.
Puppigallo: La via crucisolare di un povero astronauta che tenta in tutti i modi di opporsi al destino che, col passare dei minuti, sembra sempre più segnato. La pellicola non riesce a convincere, sia per la voce che guida il protagonista, incapace di creare empatia, che per l'esiguo materiale prodotto da una sceneggiatura che supporta, troppo a fasi alterne, l'unico attore. Si ha infatti la sensazione che il tutto sia tirato come un elastico e che un mediometraggio sarebbe stato la soluzione ideale. Comunque, grazie all'impegno dell'astronauta, un'occhiata gliela si può anche dare.
MEMORABILE: L'incidente; "A quanto pare pioverà"; All'esterno, con mille problemi, compresa la percentuale di ossigeno; "Sto tornando a casa...".
Siska80: Come avviene in Due fratelli un cucciolo viene sequestrato a fini di lucro, però qui riesce a fuggire trovando l'aiuto di una ragazzina. Teen drama modesto su tutti i fonti, abbastanza prevedibile e comprensivo di alcune scene grottesche alla maniera americana: il tema dell'amicizia tra giovanissimi e animali è stato affrontato varie volte (ne La volpe e la bambina, giusto per fare un esempio) e decisamente meglio. Se non altro è un inno al rispetto per le creature selvagge (che hanno il diritto di vivere nel loro habitat naturale) e non scade nel patetico.
MEMORABILE: Lena legata mani e piedi e con una maschera antigas che le impedisce di urlare; I cattivi terrorizzati dal coccodrillo.
Siska80: Tre sprovveduti amici in balia della giungla: come andrà a finire? Si naviga (letteralmente) tra sfondi fissi e altri animati (l'acqua) in un insieme complessivamente poveristico all'interno del quale emergono con prepotenza i vari personaggi (che per il loro design plastico ricordano molto da vicino le sorpresine di una nota marca di uova al cioccolato). Produzione con animali antropomorfizzati indirizzata soprattutto ai più piccoli che - pur facendo storcere il naso in quanto imparagonabile agli anime Anni Ottanta per trama e grafica - si lascia comunque guardare con simpatia.
Cotola: Debole episodio che presenta una prima parte lentissima in cui non succede quasi nulla ed una seconda in cui invece abbondano omicidi e colpi di scena. Alla fine Poirot scopre tutte le magagne ma francamente la soluzione è troppo cervellotica e stavolta l’investigatore belga gigioneggia oltremodo mostrando poteri quasi divinatori.
Rambo90: Uno dei meno divertenti di Chan: la storia spionistica è un po' confusa e legata malamente da dialoghi troppo banali. Come sempre però le scene d'azione sono degne di nota, in particolare il combattimento con la scala pieghevole e la sequenza iniziale con snowboard ed elicotteri. Chan è al solito molto espressivo, ma il suo personaggio è qui particolarmente inconsistente.
Magnetti: Film di impronta televisiva che ha il coraggio di fare nomi e cognomi e affrontare uno degli scandali più eclatanti della nostra Repubblica. Il regista in questo va premiato dirigendo molto bene senza timori e attaccando anche e senza sconti la chiesa e le relative operazioni finanziarie. Calvi certo era colpevole, ma la morte non è mai stata "indagata" adeguatamente dalla magistratura e allora ecco che vengono svelati i retroscena dei movimenti politici e finanziari di chi lo ha sfruttato facendolo diventare il capro espiatorio. Interessante.
Siska80: Una coppia si rende conto di non avere allevato bene i due gemelli diciottenni, finché non accade qualcosa di inspiegabile. Di fantastico in questa commediola innocua vi è solo il genere di appartenenza, per il resto l'idea di scopiazzare tematiche proprie del cinema americano si rivela fallimentare, visto che nel caso specifico la regia piatta, la fotografia dai brutti colori, la sceneggiatura lacunosa e il ritmo altalenante creano un effetto semidisastroso. L'unica cosa da salvare è il cast affiatato, che fa quel che può per rendere credibile ciò che non lo è per varie ragioni.
Rambo90: Una riuscita ricostruzione della famosa rapina per la quale si è coniato il termine di sindrome di Stoccolma. Il taglio ironico dato alla sceneggiatura è la carta vincente, che permette subito di empatizzare con i rapinatori, mentre la polizia è tratteggiata in modo antipatico e urticante. Molto bravo Hawke, vero mattatore, ben sospeso tra ingenuità e cialtroneria. Brava anche la Rapace, più in ombra Strong. Ultima mezz'ora abbastanza tesa.
Panza: Il titolo fa pensare ad uno scimmiottamento di American gigolo a cui però si rifà marginalmente, riprendendo l'elemento della prostituzione maschile. Il lussuoso mondo newyorkese, contesto della vicenda, è rappresentato superficialmente, mentre c'è un tentativo di filmare le scene erotiche in modo non banale. Però una certa superficialità della regia e una parte drammatica che non imbrocca lo rendono malriucito. Anche gli attori non sono un granché, specialmente la coppia di protagonisti (Dei e Iliopulos). Scatenate le musiche di Andrea Guerra, all'epoca ai primi passi nella musica.
Lou: Una favola per adulti ben confezionata, con ottimi attori. Oltre al sempre affascinante tema della genialità, la cui rivelazione riesce a far apparire mediocri al confronto anche i più affermati studiosi, nel film si ritrovano alcuni dei classici temi del mito americano quali il riscatto da un'infanzia difficile e l'importanza di non sprecare il proprio talento. Dialoghi fin troppo curati, messaggi edificanti ben veicolati. Ci sono tutti gli ingredienti per un film di successo che si rivede sempre volentieri.
MEMORABILE: "Tu sei seduto su un biglietto vincente della lotteria, ma sei troppo smidollato per incassarlo".
Homesick: Quella scena scatologica iniziale indica da subito il tenore della pellicola, confermato nel proseguo dalla comicità di bassa lega di Enzo Cannavale e Bombolo; però la coppia riesce talvolta ad indovinare qualche momento divertente, in parallelo alle bislacche esclamazioni di un irrefrenabile Renzo Montagnani. Il comparto femminile è rappresentato dalle natiche della ginnica Nadia Cassini e dalla sensualità altera di Maria Luisa San Josè. *!/**
MEMORABILE: Montagnani nella doccia: «Mi sono bruciato le palle...non quelle da tennis: LE MIEEEEEE!!!»; il massaggio alla Cassini; «Impugniamo la situazione!»
Capannelle: Rispetto al precedente si perde una certa carica e l'intrecciarsi delle storie non convince del tutto perché nonostante la regia di Muccino sia sempre valida non può evitare un certo senso di artificioso, di studiato a tavolino. Gli attori non sono male, forse la Morante esagera con le sue nevrosi e Muccino jr. con quel fare da complessato, ma nell'insieme sono tutti in parte.
Puppigallo: Se non altro, ora è chiaro a cosa si riferisse una puntata dei Simpson (quella sulla fattoria dove crescevano pomodori fertilizzati da scorie radioattive e venivano chiamati "pomacco", pomodoro tabacco, per il gusto e il marciume interno che dava assuefazione). Detto ciò, la pellicola mostra il suo vero, pessimo volto nel momento in cui appare il presunto meteorite (a dir poco risibile: un'enorme palla da golf). Da lì in poi si scivolerà sempre più nel ridicolo, con effetti dozzinali atti solo a suscitare lo schifo dello spettatore (vermi, pus, bubboni in quantità) e dialoghi penosi. Evitabile.
MEMORABILE: Il clownesco attacco delle galline; Il patrigno che, in fin di vita e ricoperto di piaghe, continua a schiaffeggiare il figliastro; La madre sciolta.
Pessoa: Revenge movie in cui il vendicatore è questa volta un'agente delle forze speciali cui dei malviventi hanno ucciso il marito mentre erano in vacanza. La vicenda, scontatissima, procede senza sorprese verso un finale più che prevedibile, allungato ad arte per fare minutaggio. I caratteri non sono approfonditi e si apprezzano solo le scene d'azione, peraltro inficiate da almeno un paio di snodi narrativi che fanno a pugni con la logica. La protagonista ha la faccia giusta e si sa muovere quando si tratta di menare le mani, ma il livello del cast è nel complesso mediocre. Evitabilissimo.
Siska80: Ormai, pur di portare in scena qualcosa di nuovo, ci si appiglia alla biografia anche meno interessante: ok, buon per Fernanda Wittgens divenuta il primo direttore donna di una pinacoteca, ma valeva davvero la pena farne un film? Nel caso specifico pare proprio di no, anche perché la rappresentazione degli eventi è troppo semplicistica: sin da subito vediamo la giovane protagonista mostrare un acume sorprendente (e tutti lì ad ammirarla e a obbedire ai suoi suggerimenti a bocca spalancata, ivi compresi pezzi grossi in campo artistico). Brava la Gioli, ma fondamentalmente inutile.
Siska80: Non ci si lasci ingannare dalla nuova ambientazione (l'Andalusia), giacché la sequenza narrativa è la solita: ecco infatti giungere anche in quel di Spagna un problema da risolvere, un avversario da fronteggiare, quindi la svolta risolutiva nell'ultimissima parte. Gli scenari sono senza ombra di dubbio spettacolari e la full immersion nella natura è talmente imponente da dare al film l'aspetto di un documentario sui cavalli; proprio per questo il coinvolgimento dello spettatore risulta minimo e il risultato finale è nel complesso mediocre, quanto lo fu nei capitoli precedenti.
Il ferrini: Trascurabile, a esser buoni. L'unico che si salva è Hendel, bontà sua, tutto il resto è men che mediocre, a partire da una sceneggiatura scritta col piede sinistro. Qualche rara gag funziona (il "cugino di Pisa" a cena coi veneti) ma è davvero poca cosa se paragonato ai primi tre film di Pieraccioni. La Diaz recita davvero male e - non avrei mai pensato di dirlo - si sente la mancanza di Ceccherini a spezzare l'atmosfera quando si fa troppo insulinica. Bruttino.
Herrkinski: Gruppo di studenti organizza una strage in una scuola ma una ragazza si ribella e gli dà filo da torcere. Prendendo spunto dalle varie sparatorie scolastiche della storia Usa, da Columbine in poi, un thriller/action con una giovane eroina che finisce per sembrare un incrocio tra il Willis di Trappola di cristallo (citato in più frangenti) e un personaggio stalloniano; se nella prima parte può essere credibile, diventa progressivamente sempre più improbabile ma la funzione di entertainment del film è indubbia, non mancando nemmeno qualche crudezza. Stucchevole la madre fantasma.
Ultimo: Keanu Reeves veste i panni di un avvocato di un giovane accusato dell'omicidio del padre. Legal thriller nella norma, con una prima parte un po' statica alla quale fa da contraltare un secondo tempo più avvincente, con qualche buon colpo di scena. Cast non particolarmente esaltante per un film che si lascia guardare, pur non essendo un capolavoro del genere. Non male in fin dei conti.
Pinhead80: Dalle 9 alle 5 ci mostra il lato B del porno, ovvero quello che succede dietro le quinte dei film e nella vita di tutti i giorni degli attori e delle attrici. Diversi personaggi si muovono in questo mondo: qui ne conosciamo alcuni molto famosi intenti a raccontare le loro esperienze e i motivi che li hanno condotti a intraprendere questa carriera. La cosa migliore del documentario è quella in cui traspare, dietro continue affermazioni di felicità, il senso strisciante di colpa e di angoscia. Non molto originale ma godibile.
Markus: Farsa ambientata tra le mura di una clinica psichiatrica militare in cui una provocante infermiera (che tale in realtà non è) suscita sussulti sessuali da parte di tutti. Il film è chiaramente basato da una parte sulla collaudata carrellata di caratteristi dei film sexy con Banfi al timone, dall'altra su una Cassini al top della popolarità. La vicenda non è altro, come molti altri film del genere, che un assemblaggio di sketch dal fiato corto e qualche lembo di pelle intravisto dalla serratura. Davvero le ultime cartucce d'un genere ormai alle corte. Buone le musiche di Gianni Ferrio.
Ryo: Dotato di classe e stile, sobrio, ben recitato e magnificamente girato. Il film è così serio nei suoi messaggi da portare la trama a risvolti inaspettati. La conformità uccide letteralmente, sia fisicamente che spiritualmente. Non puoi misurare il valore oggettivo dell'arte ma solo ciò che quell'arte significa per te personalmente. È un dramma divertente e coinvolgente, ma non riesce a commuovere. Williams è eccellente come sempre e "Dead Poets Society" rimane un film davvero notevole.
Galbo: Due ex agenti segreti governativi vengono assunti da aziende private in concorrenza tra loro e si trovano a lavorare su fronti opposti vivendo contemporaneamente una complicata storia d'amore. Sin dal titolo Duplicity chiarisce la sua doppia natura, essendo insieme spy story e commedia sentimentale. Anche se alla lunga alquanto ripetitivo,il film funziona grazie ad una regia dinamica, alle ricche e varie ambientazioni (da Roma a New York, passando per Dubai e Miami) e all'ottima interpretazione del cast.
Buiomega71: Uno Shyamalan che finalmente convince, cattivo (il pannolone sporco sbattuto in faccia), genuinamente terrificante (le folli imprese notturne della nonna tra vomitate, sgattaiolando a quattro zampe, nuda che graffia le pareti, le corse innaturali avanti e indietro, le risate) che dispensano inquietudine e disagio. Atmosfere bucoliche e incubotiche tipiche del regista, un colpo di scena raggelante (nello scantinato) e prefinale che sfocia nell'horror (l'impiccata, Becca, nella stanza, in balia della nonna). La casa nella prateria shyamalaniana mette davvero paura.
MEMORABILE: La nonna sulla sedia a dondolo, rivolta alla parete, che ride isterica; Telecamera sgamata e coltello in mano; Il gioco dei dadi; La webcam rovinata.
Nicola81: Remake di Manhunter e prequel di Il silenzio degli innocenti, ovviamente perde il confronto con entrambi, ma è almeno superiore a Hannibal, perché la bontà della trama del film di Mann indubbiamente resta (arricchita forse da un pizzico di dinamismo in più) e se Ratner non va oltre il buon mestiere, il cast è di livello assoluto. Insomma, valutato come prodotto a sé stante è un film che ha indubbiamente dei pregi, ma personalmente ritengo che operazioni così spudoratamente commerciali come questa non meritino di essere eccessivamente elogiate.
Siska80: De Paolis realizza una singolare produzione a metà strada tra un film (narra la vicenda di una giovane nigeriana vittima della tratta delle schiave) e un documentario (le prostitute che vediamo interpretano semplicemente se stesse, purtroppo); l'esito tuttavia non convince del tutto: se lo spunto poteva essere interessante (così come il finale che lascia con l'amaro in bocca) e si può anche passar sopra alla recitazione modesta (per i motivi di cui sopra) della protagonista e delle sue colleghe, il ritmo è altalenante e lo stile volutamente semiamatoriale della regia irritante.
Matalo!: Uno dei pochi film di Monicelli che mai ho digerito, per la caratterizzazione stereotipata se non razzista dei siciliani. Primo film comico per l'ex musa di Antonioni, già scaltra guitta di indubbia verve, peraltro in questo film molto bella. A tratti potrebbe essere un film della Wertmuller, specie quando si vedono rappresentate le fantasie del ritorno in Sicilia della protagonista. Naturalmente la Londra di quegli anni era favolosa e il film ha un appeal alla Blow Up che va oltre la sua sostanza cinematografica, mediocre con mestiere. Ottimi attori.
MEMORABILE: Carlo Giuffrè prese da qui il volo per la caratterizzazione delle future commediacce a brache calate.
Siska80: Per il povero Winter non c'è proprio pace: questa volta si trova nei guai a causa della perdita della madre surrogata. Buoni sentimenti profusi a piene mani, ma in fondo va bene così: è pur vero che nel complesso il film non è fondamentale e il finale scontato, ma piace pensare che al mondo esista ancora gente di ogni età che si adopera in qualsiasi modo per il bene altrui. Nella fattispecie, di un delizioso delfino che da solo vale la visione, anche se non v'è nulla da eccepire nemmeno riguardo al valido cast (all'interno del quale si eleva un Freeman particolarmente simpatico).
Cotola: A dispetto degli snob e di alcuni critici parrucconi, si tratta di un film di fantascienza "adulta", diretto con grande mestiere e solidissima professionalità da un regista che conferma il suo talento. La storia scorre via bene e gli effetti speciali sono di qualità. Il risultato finale è notevole ma sarà però, cosa rara a verificarsi, bissato se non addirittura superato (di certo per gli effetti speciali) dal seguito.
Anthonyvm: La delusione inizia dopo le prime battute, quando si sente la rauca voce doppiante di Pacino, del tutto inappropriata e degna di una parodia. Ma si passa oltre: iniziata l'indagine ci rendiamo conto che i personaggi sono piatti stereotipi e che lo stile cerca di rifarsi ai thriller di fine anni '90 (Seven, Il collezionista di ossa...). La regia è banale e i dialoghi riciclati. Ma pazienza, ci sarà qualche colpo di scena azzeccato. Macché: l'identità e il movente del killer sono campati in aria e il finale aperto è davvero sciocco. Evitabile.
MEMORABILE: I cadaveri martoriati e appesi; La scena del treno, raro momento di discreta suspense; L'inseguimento in auto, non male ma con un esito comico.
Herrkinski: Famiglia sicula in Veneto, patriarcato, repressione e devianze sessuali su sfondo borghese per questa sorta di commedia erotica che di sexy ha ben poco; nemmeno il messaggio contro certa ipocrisia è reso con efficacia, risultando un accumulo di scenette che non colpiscono mai nel segno, né dal punto di vista pruriginoso, né da quello prettamente "sociologico". Ne esce un quadretto di provincia fuori fuoco, con la Antonelli e il resto del cast in balia di una sceneggiatura mal scritta che relega a mero contorno De Sica, lasciando i soli Ranieri, Rey e Cannavale a distinguersi.
Ishiwara: Visti i tre attori principali ci si poteva aspettare qualcosa di meglio. La sceneggiatura è abbastanza confusa, per non parlare della caratterizzazione dei personaggi decisamente risibili. Jackson e la Jovovich piuttosto opachi, Skarsgård pare che dorma. Il maggior difetto è comunque una confezione di stampo televisivo con una regia piatta e musiche tristi, nonostante i due protagonisti suonino violoncello e piano. Unico successo per la produzione aver convinto gli attori ad accettare le parti: come abbiano fatto rimane un mistero. Spazzatura.
MEMORABILE: Il vecchio che si suicida con una mano che palesemente non è la sua.
Siska80: Oggi come allora mantenere una famiglia spesso è difficile: Amico illustra il problema con questa sorta di cupa docufiction in cui il malinconico protagonista si vede costretto a spostarsi da una parte all'altra con moglie e figli piccoli alla ricerca di un lavoro. L'intento del regista è certamente nobile, ma la messinscena non è del tutto riuscita: si percepisce comunque in maniera efficace l'atmosfera di desolazione che avvolge i vari personaggi; i dialoghi però sono fiacchi almeno quanto l'interpretazione del cast, che sembra muoversi più per forza di inerzia che per convinzione.
Teopanda: Al confine tra Francia e Belgio, due doganieri (il belga rigido e razzista verso i francesi, l’altro che cerca sempre di evitare lo scontro) sono costretti a collaborare in seguito all’abolizione della dogana. Ne esce una buona commedia sugli stereotipi nazionali, anche se la vicenda sembra essere tirata troppo per le lunghe, con non poche scene e gag non di primissimo livello ( per usare un eufemismo). Buon lavoro, nel complesso.
Ronax: La bella campagnola è la biondissima Franca Gonella, ai tempi prezzemolina della produzione erotica italiana di serie z, attorniata da altre più o meno procaci bellezze agresti fra cui primeggia per indiscusso charme Femi Benussi. Firmata da Siciliano con uno dei più deliziosi reperti del suo parco pseudonimi (l'aspetto incontestabilmente più creativo di questo autore), la scollacciata favoletta si dipana in modo sconclusionato ma in fondo meno becero di tante pellicole concorrenti del periodo. Gianni Dei è incredibilmente quasi sopportabile.
Daniela: Abbacchiato dalla decisione della moglie di piantarlo e chiedere il divorzio, un baby pensionato straricco si fa consolare da una biondina latte e miele che prima lo seduce e poi lo mazzia... per nostra fortuna perché son proprio alcune di queste mazziate a salvare il film come thrillerino domestico dal totale anonimato rendendolo un po' meno prevedibile, anche se gli esiti sono scontati. Sciapo il protagonista, non male Lilly Krug, funzionale il ghigno di Grillo mentre Malkovich è presenza curiosa ma poco incisiva nel ruolo di un vecchietto che si crede furbo e si comporta da scemo.
Anthonyvm: Vale la pena di allontanarsi da chi amiamo in nome del progresso e della gloria, o anche solo per coronare il sogno di un'intera vita? Famiglia o carriera, insomma. Il fatto che la protagonista sia una donna astronauta, quindi perfetta incarnazione di femmina emancipata, ma pure di madre preparata a un distacco totale dagli affetti quotidiani, pone le basi per un buon dilemma. La Winocour tenta di risolverlo introducendo una "terza via" che, anziché far passare la Green come accomodante modello di maternità ed emblema di rivalsa storica muliebre, la fa apparire fragile e incosciente.
MEMORABILE: Le simulazioni; Lite con la figlia; Il finale che, anziché celebrare l'immagine della mamma eroina dello spazio, finisce per metterla in cattiva luce.
Festo!: La sceneggiatura di questa commedia, malgrado una premessa che poteva essere simpatica (mettersi alla ricerca dei propri ex) è prevedibile e vacua: passi per la "superstizione dei 20" che dà vita a tutto, ma i due protagonisti hanno come unico denominatore comune quello di "congiungersi" allegramente a ogni persona che incontrano. Gli attori non colpiscono più di tanto, ma in fin dei conti sono solo vittime di una pellicola che, a parte un paio di scene buffe, non funziona. L'eccessiva lunghezza dà vita a vari tempi morti e purtroppo annoia.
Jena: Robetta... Da inserire nel filone di belle gnoccolone che infliggono tremende punizioni ai soliti maschi idioti, traditori, molestatori, ha zero pregi e moltissimi difetti. Regia assolutamente assente di un ridicolo piattume televisivo, zero idee innovative, scarsi effetti speciali e omicidi banali, nessuna tensione. L'unico pregio potrebbe essere la Huerta, spesso in integrale, ma le capacità recitative sono di immota fissità e la sensualità quella di un bel manichino da vetrina. Tempo assolutamente buttato.
Daniela: Sontuoso cineromanzo sulla vita e gli amori di Paolina Bonaparte, sorella preferita dell'imperatore, dagli anni della giovinezza in Corsica alla partenza di quest'ultimo verso l'isola d'Elba. Cast ricco di nomi, bei costumi e scenografie d'effetto, ma spettacolo superficiale, ricostruzione mediocre. La Paolina della Lollo appare donna capricciosa e frivola, una chiave di lettura del personaggio cui contribuisce la modestia dell'interprete (nonostante i riconoscimenti ottenuti).
Paulaster: La storiografia di Hitler viene ripercorsa in una sorta di docufilm satirico. La comicità ricalca lo stile dello sberleffo come in Mel Brooks, anche se qui manca del tutto la trama. Il soggetto non si presta (ahinoi) alla risata e la misera confezione non crea nessun presupposto divertente. Celentano si fa notare solo per qualche mossa e rischia l’effetto macchietta. Inutile comparsata di Amanda Lear. Conclusione di disarmante pochezza.
MEMORABILE: La iena a letto; La macchina fotografica che spara; La Lear in versione Dietrich.
Panza: Rivisitazione sporcacciona di due note favole (ma non quella della principessa sul pisello!) suddivise in due episodi di diversa lunghezza. I sette nani diventano degli evasori fiscali, Cenerentola cerca di sverginare un principe, Biancaneve è una rivale sessuale della regina... Operazione folle, con qualche fase calante (perlopiù nella "favola" di Biancaneve, quella più lunga), però sempre con quella sensazione di sregolatezza che ha il suo fascino. Indubbiamente curioso, merita un'occhiata, soprattutto per gli aficionados degli anni '70.
MEMORABILE: I nomi dei sette nani: Sozzolo, Mosciolo, Fregnolo, Caccolo, Petolo, Michiolo e Ciucciolo; La Linder nuda sul letto; La prova delle mutande.
Galbo: Non un capolavoro ma tra i migliori film dell'ultimo periodo della carriera di Dario Argento, Trauma è più portato verso il thriller alla Hitchock (dichiarato maestro del regista romano) che verso le atmosfere horror e presenta più di un riferimento alla trama di uno dei capolavori del regista, Profondo rosso. Il film, che appare tecnicamente ineccepibile, è un po' limitato nella sceneggiatura e nella caratterizzazione psicologica dei personaggi. Belle le musiche di Donaggio.
Markus: Attraverso flashback tra i giorni nostri e un'ampia parte nell'Irlanda del Nord durante la Seconda Guerra Mondiale, si narra la storia di un'anziana signora allora infamata da un prete di essere una ninfomane e per giunta di aver assassinato il proprio figliolo, quindi rinchiusa al manicomio... a suon di elettroshock. Se da una parte l'opera di Sheridan è ineccepibile sul fronte della ricostruzione dei luoghi e degli umori di allora, dall'altra si spinge un po' troppo sul pedale dei sentimenti lacrimevoli (talvolta un po' stucchevoli).
Panza: L'inedita coppia Lisi-Buzzanca è al centro di una malinconica storia d'amore sullo sfondo della lavorazione di un film dedicato alla vita di Goya, girato in Spagna. Tolte la buona interpretazione di Buzzanca, che dimostra di essere suo agio anche al di fuori del comico, e l’affiatamento con Virna Lisi, non rimangono ulteriori aspetti rimarchevoli, dato che la storia, tratta da un breve racconto di Tabucchi, è una piccola idea, sceneggiata con generici dialoghi tra il nostalgico e il malinconico. Simpatica la mescolanza e le incomprensioni tra italiani e spagnoli nella troupe.