Davvero uno strano film, questo ZIO ADOLFO IN ARTE FUHRER, che rappresenta il primo vero successo della coppia Castellano & Pipolo dopo l'incerto I MARZIANI HANNO 12 MANI, di ben 14 anni precedente; strano perché è un film demenziale prima che esploda il trio Zucker-Abrahams-Zucker, strutturato in parte come lo ZELIG di Woody Allen ma cinque anni prima e anticipatore della moda dei trucchi con inserzioni false su fotogrammi reali. Non bastasse tutto questo è un film che molto deve a Mel Brooks ma che sa proporre un modo diverso di ridere in Italia. Merito del divertente e ingegnoso...Leggi tutto romanzo da cui è tratto (omonimo, sempre di Castellano & Pipolo), che comunque resta di gran lunga superiore - per completezza - al film. Bizzarri anche i due personaggi interpretati da Celentano (un anarchico con la fissa dell'attentato a Hitler destinato a fare la stessa fine di Wile Coyote e un prestigiatore che diventa ufficiale nazista), che ne limitano forse l'estrosità ma ci regalano un attore in splendida forma. Insomma, ZIO ADOLFO IN ARTE FUHRER (già il titolo è notevolissimo) trasuda un certa genialità e ha tutti i crismi per trasformarsi in un vero "cult" (nella parte di Hitler giovane pittore troviamo persino Andrea Occhipinti), anche se a dire il vero non sono poche le gag infelici che rischiano di atterrire lo spettatore non preparato. D'altronde, con tanta carne al fuoco... Ma cercando di dimenticare i difetti (tra i quali una superflua imitazione di Marlene Dietrich da parte di Amanda Lear) ci si può invece concentrare sulle novità, almeno per il nostro cinema (si vedano le immagini di repertorio girate e rigirate in moviola per fingere balli e gesti strani, come vedremo poi fare per anni da "Striscia la notizia").
Non si tratta di un film, ma di una serie di barzellette sceneggiate, che seguono via via l'ascesa di Hitler. Manca la trama, ma non mancano le risate, perché Celentano azzecca più di un'espressione vincente. Purtroppo la pellicola accusa anche alcuni sbandamenti vistosi: senza essere volgare, scivola talvolta nel cattivo gusto. La Lear arriva, canta e passa all'incasso.
Scordatevi un qualche percorso, un filo conduttore, a parte Hitler (ma qui proprio non serve). Si tratta di una lunga serie di gag a ripetizione, buona parte delle quali fortunatamente riuscite o che strappano almeno un sorriso. Il tutto condito con un Celentano molto simpatico (particolarmente clownesco e ispirato). Segnalo: il miracolo della birra, Hitler pittore si segna i nemici, il gesto casuale, la tortura, fucilare i super eroi, la caccia all’ebreo, il nipote del cane di Hitler, arruolare chiunque. Nel complesso, buono.
Sullo stile del Grande Dittatore di Chaplin, ma ovviamente molto meno riuscito. Ha il privilegio di essere dotato di particolarità piuttosto astute come i fotogrammi storici inseriti e doppiati che d'altra parte sono il vero nucleo del film. Purtroppo si fa presto a dire Cult: l'assenza di una trama e un collage di scenette (la maggior parte delle quali divertenti, ma troppo banali e con umorismo diretto e poco raffinato) fa sembrare il tutto uno dei tanti film barzellettistici fatti su misura per Celentano. Sfruttato poco bene.
MEMORABILE: L'uso della moviola avanti e dietro a mo' di "Striscia la notizia".
Uno dei più curiosi film diretti dalla coppia Castellano & Pipolo e interpretato con la solita verve da Celentano, qui in splendida forma. La storia è un puro pretesto per poter mettere in scena una sequela di gag, sia in forma visiva che verbale, della durata di 90 minuti. Molte vanno a bersaglio, qualcuna no. Ma per la maggior parte ci si diverte e si sta volentieri al gioco, grazie sopratutto ad una prova maiuscola di un Celentano mai più a questi livelli. Il suo gemello attentatore è indimenticabile.
Una delusione. Oddio, non che mi aspettassi granché, ma la serie di sketch messi in scena da Castellano e Pipolo è davvero triste e non mi ha strappato una risata che sia una. Va un po' meglio quando in scena appare Celentano, addirittura in un doppio ruolo, ma in realtà non è così presente come si potrebbe pensare... Aggiungiamo una (tremenda) canzone di Amanda Lear ed il quadro è completo. Evitabile.
Divertente serie di gag, imbastite su immagini storiche di repertorio, ovviamente con doppiaggio ad hoc e con inserimento di sequenze appositamente girate e virate in B/N. Celentano si destreggia bene in un duplice ruolo (interpreta due fratelli, uno pro ed uno anti hitleriano) e la buona partitura musicale, a cura di Carlo Rustichelli, conferisce al film un'atmosfera pregnante e divertente. Vien da chiedersi, però, perché il soggetto glìssa sul tema del fascismo. Presenziano, in brevi ruoli, Lucio Montanaro, Andrea Occhipinti e Mary Sellers...
Pochade di scarso interesse, con un Celentano per niente ispirato e una trama così assurda da non far ridere neanche per la sua illogicità. Il cast non è convincente; cameo per Amanda Lear, scialba la regia di Castellano e Pipolo. Evitare, grazie. Brutto.
Film di stampo goliardico con una comicità piuttosto "sgangherata" basata sull'eterna storia del doppio personificata in questo caso dai due gemelli dalle "carriere" opposte. Pur con tutti i suoi limiti, il film riesce comunque a divertire a tratti grazie alla buona prova di Celentano nel doppio ruolo.
Pessimo. Uno dei meno riusciti film di Castellano e Pippolo, Celentano ha fatto molto di meglio. Si tratta di una serie di barzellette e sketch che accompagnano l'ascesa di Hitler. Originale comunque l'idea del doppio personaggio (che si vede seppur per diversi motivi anche nell'orrido The meateater). Banalissimo.
Stravaganza. Un film abbandonato nel limbo dei 70. I riferimenti prossimi e futuribili ci sarebbero tutti (WyleCoyote, Brooks...) ma vogliamo riflettere sulla messinscena? Al confronto Kakkientruppen sembra un kolossal. E parliamo di Celentano? Di quanto già si prendesse sul serio coi suoi silenzi ieratici? La gag dei sosia di Hitler è rubata malamente da The producers. Vacuo, desolato, puerile è stato giustamente dimenticato. Come prevedibile la Lear fa la Dietrich e a Montanaro si alza il wurstel.
MEMORABILE: I video a colori di Hitler all'epoca erano irreperibili (vedi Giusti, diz. stracult); L'eterna roulette russa tra fratelli.
Strampalatissimo, senza capo né coda ma comunque unico. Hitler e il nazismo vengono dissacrati a tutto campo grazie al ripetuto uso di filmati d'epoca, stravolti in chiave comica con commenti ironici e/o moviolate. L'assenza di una vera sceneggiatura non consente di andare oltre la disomogenea struttura a scenette con conseguenti alterni risultati: a volte si ride, spesso si resta impassibili. Celentano è simpatico ma lontano dal ruolo che il cinema gli cucirà addosso di lì a poco. La Lear compare a sorpresa evidenziando serie difficoltà col playback.
MEMORABILE: La fabbrica di bambini ariani; la pipì congelata di Bigagli.
La storia del nazismo e di Hitler, con voce narrante, vista in chiave, diciamo così comica. Il film è noioso e non fa ridere. Il nazismo dissacrato e anche giustamente, ma in modo banale e a tratti tirando in ballo e a sproposito, la religione cattolica e il Vangelo. Celentano sforna il suo repertorio di mosse e di espressioni, ma anche lui non è divertente. Unico lavoro di un certo valore sono l'inserimento di spezzoni di documentari d'epoca che conducono dalla nascita del nazismo fino alla sua fine. Filmaccio.
Uno dei tanti filmacci che Castellano e Pipolo ci hanno generosamente donato. Sostenuti dal molleggiato-gengivone italico Celentano sfornano un film imbarazzante quanto inopportuno, senza una trama decente, con battute che vorrebbero essere intelligenti e invece cadono nel patetico. Filmati storici da repertorio a riempire una sceneggiatura modestissima. Alla larga.
Satira demenziale (tra Mel Brooks e i Monty Python) sulla vita di Adolf Hitler, tra barzellette sceneggiate, comicità slapstick e autentici filmati di repertorio. La prima collaborazione tra il duo Castellano & Pipolo e Celentano, pur essendo assai distante dall'appeal dei loro prodotti successivi, è un film incredibile. Certo non tutto fila liscio, e alla lunga il tono goliardico si fa faticoso, ma di sicuro anche il clima del periodo in cui il film uscì (e che rende il senso di tutta l'operazione ancora più assurdo) non deve aver aiutato.
MEMORABILE: La prima apparizione di Celentano nel ruolo dei due gemelli.
Un passo delirante e rischioso da parte di Castellano e Pipolo: sì, perché un film che irride - attraverso le maglie del surreale - un personaggio così atroce come Hitler, richiede acume e una buona scrittura. Un obbiettivo in gran parte raggiunto che beneficia, per di più, di un Celentano in piena forma. Il film pecca solo di una povertà di mezzi talvolta evidente nelle ricostruzioni ed è forse il suo limite maggiore. C'è anche Amanda Lear in un “sexy-nazy-balletto” che è una gioia per gli occhi. Ottime le musiche di Rustichelli.
Opera curiosa di Castellano e Pipolo, parodia coraggiosa della figura più ingombrante del ventesimo secolo e incredibilmente l'operazione riesce. Comicità surreale e una sceneggiatura attenta a non scivolare nel cattivo gusto riescono a divertire non mancando di rispetto a nessuno, non cadendo nel revisionismo involontario ed evitando di edulcorare una delle figure peggiori della storia. Celentano è una figura accessoria al servizio del film e dà l'impressione di essere più una tassa da pagare per l'eventuale successo al botteghino. Da applausi!
MEMORABILE: Il miracolo della birra!; La nascita del saluto nazista.
Il Molleggiato tenta di tenere in piedi questa commedia-nazi invero piuttosto sgangherata. Da segnalare un'originale e indovinata inserzione di materiale d'epoca mentre almeno la metà degli sketch, alquanto raffazzonati, non fanno ridere. Certo l'argomento non era dei più facili, la gente in generale ha poca voglia di ridere sul nazismo e sui suoi orrori, ma la trama poteva essere senz'altro sviluppata in modo più originale. Qua e là noioso. Belle musiche di Rustichelli. Non per forza!
Sicuramente un progetto innovativo per l'epoca; gran lavoro di montaggio, di doppiaggio e perfino una certa cura nelle inquadrature (l'accoppiamento sincronizzato dei giovani ariani dietro i separé), curati anche i costumi e le acconciature. Fra le tante facce conosciute un giovanissimo Bigagli, che viene reclutato dai nazisti durante la sua notte di nozze, prelevato dal letto in mutande. Immancabile Di Sipio, qui medico. Le gag non sono certo tutte memorabili, anzi alcune fanno cadere le braccia, ma si apprezza l'idea.
Sorta di versione all'amatriciana dei film satirici americani in stile ZAZ o di certe cose dei Monthy Python, con un tema a oggi assolutamente improponibile (ma in tempi di eros-swastika d'altro canto questo era innocuo). Il montaggio tra filmati d'epoca sgranati e sequenze girate con gli attori funziona solo in brevissimi segmenti e perlopiù non si ride mai; Celentano fa il suo, ma compare meno di quel che il manifesto promette e comunque non brilla. Davvero noioso e tirato via; una sciocchezzuola da archiviare subito, senza indugio alcuno.
La storiografia di Hitler viene ripercorsa in una sorta di docufilm satirico. La comicità ricalca lo stile dello sberleffo come in Mel Brooks, anche se qui manca del tutto la trama. Il soggetto non si presta (ahinoi) alla risata e la misera confezione non crea nessun presupposto divertente. Celentano si fa notare solo per qualche mossa e rischia l’effetto macchietta. Inutile comparsata di Amanda Lear. Conclusione di disarmante pochezza.
MEMORABILE: La iena a letto; La macchina fotografica che spara; La Lear in versione Dietrich.
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La modella che Celentano sega in due all'undicesimo minuto, è Lory Del Santo? Avrebbe assolutamente senso, anche perché è lo stesso anno di Geppo Il Folle.
La modella che Celentano sega in due all'undicesimo minuto, è Lory Del Santo? Avrebbe assolutamente senso, anche perché è lo stesso anno di Geppo Il Folle.
Premesso che lo ho visto in pessima copia su yt, potrebbe essere lei, in effetti.
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Io su Cinecomico, canale di Prime di cui è possibile sfruttare una settimana gratuitamente. Grazie per la risposta.
DiscussioneZender • 29/08/22 07:35 Capo scrivano - 48555 interventi