Perché aggiungere altro, nel titolo, se effettivamente l'unica parola che può venire in mente guardando il film, oltre a quella, è forse solo "sangue"? Prendi un treno, ce li metti tutti dentro e cominci a far turbinare la mattanza. KILL sta tutto qui e non servirebbe in fondo spiegare altro. Non i motivi per cui Amrit (Lakshya) decide di prendere lo stesso treno sul quale è salita la sua amata Tulika (Maniktala), non quelli per cui il cattivissimo Fani (Juyal) sta lì insieme a una nutritissima banda di criminali che comprendono pure un ampio numero di suoi familiari...
D'accordo, diciamo che è sufficiente aggiungere che il primo vuole...Leggi tutto convincere la sua donna a non sposare l'uomo alla quale è promessa (secondo costume paterno) e che il secondo è sul treno con la sua banda per una bella rapina a mano armata (nel senso di pugnali e lame di ogni tipo, giacché le pistole sono prevedibilmente bandite o tutto finirebbe troppo presto). Così, dopo un'offerta di matrimonio (con tanto di anello) consumata non troppo romanticamente nella toilette mentre fuori si sente sferragliare, si arriva ben presto al rendez-vous tra i due antagonisti e le loro diverse fazioni folte di padri, fratelli, sorelle, cugini, amici...
Scelti (non è certo la prima volta) gli angusti scompartimenti come teatro dell'azione, si comincia un po' a basso regime, anche se già cominciano a volare calci e pugni tra i corridoi e le poltroncine (cuccette sovrapposte senza alcun separatore che le isoli dal corridoio comune). I contendenti rimbalzano da una parte all'altra gridando e già non troppo si capisce di quello che sta accadendo, anche perché perfino i volti di Amrit e Fani rischiano di confondersi tra loro. Non parliamo di chi tenta di mandare a memoria qualche nome...
Quello che ben presto si capisce è come a fare la differenza sia l'estrema violenza degli scontri, caratterizzati da pugnalate in ogni dove e sangue che scorre a fiumi, con vittime anche giovanissime e nessun rispetto per chi dovrebbe far parte della cerchia di protagonisti. Si muore a grappoli e chi c'è c'è, mentre, in sottofondo, una colonna sonora rumorosissima contribuisce a dare ritmo e regalare al film parte di quell'originalità alla quale non può consapevolmente puntare. Se infatti l'unica differenza è data dall'aumento della ferocia con cui si combatte, dobbiamo sorbirci sventramenti e sbudellamenti di ogni genere senza che siano accompagnati da dialoghi minimamente interessanti. Non che si potessero immaginare grandi scambi, né qualche tocco ironico che infatti è del tutto assente (a meno che non si voglia considerare tale qualche accoppamento grottesco in cui si testa l'inventiva degli autori)...
Ad attutire in parte l'impatto devastante di alcune scene di lotta girate in pochi metri quadrati c'è però una fotografia piuttosto buia che a lungo andare stanca e che, unita al prevedibile montaggio serratissimo, rende talvolta poco comprensibile quanto accade. Botte da orbi, insomma, moltiplicate dall'enorme quantità di persone stipate tra i vagoni e spesso impossibilitate a muoversi o quasi lungo gli stretti corridoi del treno. Una specie di THE RAID indiano, senza però la stessa raffinatezza stilistica e inventiva e invece votato a una visione puerile della lotta, mortificata da dialoghi insignificanti. Qualche scontro è comunque piacevolmente selvaggio, la tecnica c'è, il sangue non manca, la regia coglie bene la frenesia dell'azione e siamo dalle parti di quel cinema orientale al quale, per contenuti ed elementarità dello script, idealmente ci si avvicina.
Manzoni fa un biglietto di sola andata per Busan prendendo la coincidenza per Letch. Rispetto a Evans e Tjahanto Baht non se ne sta certo di sbieco, anzi se li lascia dietro: rilancia/letteralizza l'espressione gergale 70's per la quale prendere il treno significava imbottirsi di coca, fa della ferocissima carneficinema e dell'apnea a rischio embolia un adrenergico monumento alla Frank Lloyd Wright: goreografie technocore entro spazi iperangusti, sangue da farci big wave surfing a ogni scena, una sinfonia wagneriana di fratture ossee. Botte piene e spettatore ubriaco. Enorme eccome.
Per rapinare i viaggiatori, una banda di 40 criminali si impadronisce di un treno su cui si trovano un militare e la donna amata che però il padre ha promesso a un altro... La trama ricorda quella di Trappola sulla montagne rocciose ma con un livello di violenza incomparabilmente superiore, che diventa delirante nella parte conclusiva: gli spazi ristretti esaltano l'impatto della carneficina, diretta con indubbia abilità, ma i dialoghi sono basici e i caratteri molto stereotipati dei personaggi penalizzano l'empatia, per cui il film si fa ammirare come picchiaduro ma non coinvolge.
Un giovane soldato segue di soppiatto l'amata in viaggio in treno per impedire che si ufficializzi il fidanzamento con un altro uomo scelto dal padre, ma lo stesso convoglio è preso di mira da una banda di "pirati" dalle intenzioni più che crudeli. Due spunti eterogenei per giustificare la mattanza e lo splatter che si susseguono meccanicamente negli stretti spazi dei vagoni, acquistando una pseudo ulteriore drammaticità ma senza suscitare alcun tipo di empatia se non quella dello stupore frenetico proprio di un videogame di qualità, con in più un facile finale mieloso e furbastro.
MEMORABILE: La promessa nella toilet del treno; Il fantasma di lei sulla panchina e la sdolcinata domanda finale.
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uno pensa che dopo evans e tjahanto la pietra tombale su un certo modo di concepire il più parossistico action coniugato al più parossistico splatter sia stata irremovibilmente messa. e invece ecco che arriva baht a smentire ogni certezza a riguardo, col valore aggiunto di comprimere le pirotecniche coreografie a tutta percossa e armi bianche in spazi estremamente angusti. 105' di sconquasso tunz-tunz di carni ossa crani volti organi vitali vari, ma quando ci si diverte il tempo vola. raccomandatissimo a chi porta nel cuore i due registi sopra citati. se l'action hindi è tutto così fatemi un fischio che mi abbandono alla bulimia.
Lo vedrò ovviamente perchè con questi due nomi mi hai già preso all'amo ma ti confesso che i tuoi cinque pallini mi fanno un poco paura :oP
come dico anche nel commento rispetto a loro se ne sta tuttìaltro che di sbieco, anzi se li lascia di chilometri dietro. è incredibile quello che riesce coreograficamente a fare contando su spazi così angusti. magari tu non gliene darai 5, ma meno di 4 la vedo impossibile.
DiscussioneDaniela • 14/10/24 21:13 Gran Burattinaio - 5940 interventi
Schramm ebbe a dire:
come dico anche nel commento rispetto a loro se ne sta tuttìaltro che di sbieco, anzi se li lascia di chilometri dietro