Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
cliccando qui.
Pessoa: Commedia televisiva ai limiti del guardabile che naufraga contro una sceneggiatura di rara pochezza capace di appiattire definitivamente l'obsoleto spunto iniziale. I resti del defunto Bagaglino si rincorrono sul set senza troppa convinzione e nemmeno attori dotati come Mattioli, Gullotta, Franco e Lionello riescono a strappare qualche risata. Si aggiunga poi che la produzione tv impone una confezione arrangiata e che personaggi come Malgioglio e Yespica mostrano più di un impaccio e non vanno molto al di là della simpatia personale. Abbondantemente evitabile.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Zelig46: Film a corrente alternata che passa dai momenti godibilissimi dell'episodio girato a Livorno al poco riuscito episodio siciliano. Il trade union degli episodi è la pensioncina a Genova dove transitano praticamente tutti. Jean Paul Belmondo con una figura livornese ha da spartire giusto la voce (il grande Pino Locchi), per il resto è fuori parte. Gina Lollobrigida in versione sciatta e malcurata salva l'intera sequenza di scene alla pensione Genovese.
MEMORABILE: "Babbo! 'hosa c'è in fondo 'ar mare?" "C'è 'er budello di tu ma!"; Scusi farmacista, questo veleno per topi fa effetto anche per i cristiani?
Reeves: Sorprendente regia di Vittorio Caprioli, che trasforma uno dei tanti film vacanzieri che erano tipici di un'Italia che stava per la prima volta vivendo un boom economico in una riflessione sulla crisi del maschio e sulla mancanza di valori che accompagna "i miti dell'estate" (come di lì a poco avrebbe cantato Guccini): Eccezionale Franca Valeri, odioso Leroy, ma tutti danno il meglio.
B. Legnani: Questo Ercole assomiglia molto ad Ulisse: astuto, fa naufragio nell'Atlantico, ha un amico di nome Diomede! Film davvero misero, che allunga il misero brodo con interminabili danze e con lunghe scene guerresche mal portate sulla scena. Spesso si cerca la scena ieratica, ma si cade nel ridicolo, a partire dai soliloqui del re prigioniero. Recitato maluccio. Qualche volto caro: Franco Fantasia e Antonio Acqua. Insalvabile, comunque.
Galbo: Sconclusionato legal thriller in cui a dispetto dei nomi altisonanti del cast (che partecipano pare solo per onore di firma e di salario) non c'è quasi nulla da salvare. Trama macchinosa e talora poco comprensibile, dialoghi banali e buchi grandi quanto voragini nella sceneggiatura. Infine un regista che più che alla storia sembra badare all'inquadratura d'effetto, con il risultato totalmente privo di ritmo e assai soporifero. Da evitare.
Giùan: Rari i film che fan tuttuno con il cinema, eccezionali quelli capaci di identificar per antonomasia il carattere di un popolo. Brancaleone è un compendio di tali atipicità: da un lato cinema allo stato puro quanto a acume produttivo, scaltrezza registica, rigoglio del cast, estro di scrittura (ode ancor ad Age/Scarpelli), peculiarità tecnico artistiche (scene/costumi di Gherardi); dall'altro radiografia (con straniamento temporale) di un attitudine tutta italica. Detto ciò a mio parer paga pegno alla modernità del suo gemello "contemporaneo": I soliti ignoti.
MEMORABILE: I titoli di testa di Luzzati; La performance atletico-linguistica di Gassman; Il per me sempre indimenticabile volto di Folco Lulli.
Berto88fi: Incipit fulmineo per questo malinconico polar, classico nei temi trattati ma gradevolmente atipico per il ritmo sostenuto, grazie alla continua fuga che a tratti lo accomuna al road-movie. Cinismo immancabile, costante e rimarcata la regola non scritta del guardarsi sempre le spalle. Perfetto Ventura nel tratteggiare l'amarezza del ruolo, ben spalleggiato da un Belmondo a suo agio con il personaggio. Notevole e invecchiato bene.
Undying: Una delle più interessanti "variazioni" del Monnezza ed una delle più artisticamente valide. In primo luogo per il duplice ruolo di Milian che, da vero mattatore, regge da solo l'intero film e si focalizza sulla figura del "Gobbo", un personaggio già abbozzato con la stessa carica interpretativa in Roma a mano armata, dell'anno precedente. La lucida follia (contestataria) che anima lo spirito del Gobbo è indotta da una società opportunista e violenta: che emargina i diversi (leggere brutti e poveri). Per citare un brano musicale presente nel film: "Roma capoccia der mondo infame!"
Tomslick: Va visto ed apprezzato più che altro per la strepitosa - e ben al di sopra delle righe - interpretazione di Alberto Sordi: il suo Nando Moriconi/Santi Byron (questo il nome d'arte che lui si dà) è così (assurdamente) caratterizzato che non lo si può non ricordare. Intercalari ossessivi, mescolanza irresistibile fra romanesco ed ammerigano, gestualità ed espressività quasi da cartone animato: l'immortalità del personaggio è bella che servita. Tutto il resto, ben poco a dire il vero, serve solo da contorno. Caricaturale.
Samuel1979: Sebbene Hill (seppur lontano dalla forma smagliante di un tempo) si cali egregiamente nel personaggio del pistolero Lucky Luke, la serie delude ampiamente a causa dell'inconsistenza dei vari episodi, sviluppati infatti in maniera troppo banale. Cast senza dubbio ragguardevole, ma è il Cavallo "filosofo" Jolly Jumper a rubare la scena con le sue simpatiche trovate. Bella la sigla iniziale.
Caesars: Non male l'idea di riproporre l'uccisione di un presidente USA a Dallas ricollocandola nel far west. La realizzazione non fa certo gridare al miracolo, ma neanche delude troppo; ci troviamo infatti davanti a un prodotto "medio" per quanto riguarda lo spaghetti western, con un cast (capeggiato da Gemma e con un efficace "cattivo" interpretato da Stefanelli) funzionale a quanto narrato. Alcune lungaggini si potevano evitare, ma Valerii dirige con dinamismo un film che può risultare gradito agli estimatori del genere.
Daniela: Primo fumetto cinematografico formato kolossal, al tempo si rivelò una delusione a causa dell'aspetto plasticoso di Reeve-Superman, la rara antipatia di Kidder come Lois Lane, la tronfia pomposità di babbo Brando, mentre si salvavano l'ironico Hackman nei panni di Luthor, Stamp fascinoso generale Zod ed alcune vecchie glorie del passato. Rivisto adesso, risulta talmente datato da diventare un godibile oggetto di cine-antiquariato, prezioso perché ci ricorda gli anni in cui eravamo giovani ed ancora digiuni di quei supereroi di cui adesso lamentiamo l'invasione sugli schermi.
Markus: Remake di Alibi.com, una commedia francese di successo del 2017. Salvo la verve apportata dagli attori e qualche enfatizzazione dialettale (croce e delizia del nostro cinema), lo sforzo di Volfango De Biasi è minimo: di fatto fa un mero copia-incolla del film di derivazione senza aggiungere nulla di personale. Come il film francese, dopo lo spunto iniziale, si ride a denti stretti. In tal senso questo riedizione si può considerare un'operazione persa in quanto non in grado di correggere il grande difetto del film originario.
Piero68: Ricordate Innamorato pazzo, con Celentano e la Muti? Il Principe abusivo ne scimmiotta in gran parte il soggetto e lo spirito senza però avere la qualità di Castellano e Pipolo. Se a questo poi si aggiunge che Siani si veste di una comicità che non gli appartiene, sguaiata e materiale oltre misura, ecco che il flop è dietro l'angolo. E infatti il film regge appena una ventina di minuti. A nulla serve un De Sica ingessato e il resto del cast è francamente irritante per la totale mancanza di phisique du role, Messeri su tutti (Celi era di un altro pianeta).
Rambo90: Meno coinvolgente del prototipo, causa anche l'ambientazione che se all'inizio è affascinante alla lunga offre poche possibilità di imbastire un'azione davvero tesa. Non sono male la fotografia subacquea (anche se in alcuni punti troppo scura) né gli effetti, ma la sceneggiatura è davvero poca cosa e procede con le classiche apparizioni all'improvviso degli squali risparmiando molto su gore e sangue. Verso la fine almeno sale il ritmo, nonostante l'implausibilità della sfiga che tocca alle protagoniste.
Markus: Brutto proseguimento forzato dopo quella che sembrava la degna conclusione del ciclo di film con Fantozzi va in pensione. Si raschia il barile della ripetitività e di facili battute ormai arcinote; rimane comunque l'indubbia capacità di Villaggio di creare ancora situazioni divertenti, ma ormai è puro cinema di consumo destinato oltremodo a fare da effetto boomerang. La pellicola regge unicamente per lo straordinario talento degli attori.
Daniela: Una vita piena: dottore campagnolo in Arkansas, missionario in Cina per amore, scienziato impegnato nella lotta per debellare un'epidemia mortale, ufficiale coraggioso che lotta per evitare la cattura di un gruppo di feriti gravi da parte dei giapponesi... Biopic sovraccarico di eventi e personaggi, in cui si mescolano i toni tra commedia e dramma con parentesi sentimentali e inserti bellici. Nonostante l'abilità di De Mille, il rischio-polpettone è forte, anche per il surplus di retorica dovuto agli inevitabili obblighi propagandistici ma la prova di Cooper giustifica la visione.
Paulaster: Baronessa danese scappa dalla guerra riparando in Africa. Storia a macrosegmenti tra matrimonio, sifilide e tradimento, che punta a dimostrare l'attaccamento alla terra. Le vicende sono piatte finché appare Redford, e da lì parte un polpettone melò con parentesi avventurose alla Sandokan (il leone steso al primo colpo) o falò al chiaro di luna. La poca profondità dei personaggi è compensata da numerose carrellate di paesaggi con inevitabile enfasi musicale. La Streep è sempre brava anche quando ha dei dialoghi stucchevoli, come i racconti inventati al momento.
MEMORABILE: I leoni cacciati via di notte dal campo; In ginocchio davanti al governatore; I Masai a piedi.
Galbo: Via dall'incubo fa parte di quel gruppo di film che lanciarono la carriera cinematografica di Jennifer Lopez ed è decisamente uno dei meno riusciti. La storia è quella della riscossa di una donna maltrattata dal marito, ma se non è originale lo spunto lo è ancora meno lo svolgimento che avviene all'insegna della totale prevedibilità (come del resto il finale). La Lopez è decisamente affascinante ma da qui a considerarla un'attrice ce ne corre !!
Rambo90: Un Pieraccioni piuttosto spento, che si presenta all'appuntamento natalizio con una storia in partenza simpatica ma che si perde in sketch maldestramente cuciti assieme e personaggi di contorno malriusciti. Già la scelta della pessima Chiatti penalizza tutto, renderla anche mezza scema è proprio la ciliegina sulla torta. Ogni tanto si sorride, soprattutto grazie a Ceccherini e al protagonista, che comunque come attore sembra in palla, ma non c'è coesione e la pellicola non ingrana mai. Colonna sonora azzeccata, ma nel complesso mediocre.
Deepred89: L'idea di base poteva dar luogo a qualcosa di interessante, con una tematica - la disabilità - non particolarmente frequente nel cinema nostrano, tantomeno quello umoristico. Purtroppo lo sviluppo è da fiacchissima commedia on the road tra discoteche, truffe e casinò, senza alcuna trovata comica efficace e una confezione piuttosto trascurata, nonostante un ritmo abbastanza costante. A sorpresa, Greggio funziona molto meglio del qui imbolsito Pozzetto. Mezzo punto in più per il finale, consolatorio ma cattivo al tempo stesso.
Superfluo thriller televisivo che mette in scena l'usurato copione della donna in carriera con figlio a carico che comincia a frequentare un uomo in apparenza perfetto ma che forse nasconde qualcosa... Lei è Karen (Matchett), broker di successo ancora in grande forma fisica, attraente al punto che anche il suo capo ci prova. Ma lei tentenna, non ama gli uomini che la soffocano e per questo ha lasciato il marito, il quale ogni tanto passa a prendere il figlio come da decisioni del giudice. Non smania per una nuova avventura, dopo sei anni da single, e quando le si avvicina Denis (Outerbridge) accetta...Leggi tutto la sua corte senza farsi troppo trasportare. Certo lui ha tutto, sembrerebbe: fascinoso, in gamba, servizievole, cortese, ci sa fare col ragazzino... Come resistergli? E infatti Karen, dopo che Denis le ha mostrato la sua collezione di farfalle (ebbene sì!), ci finisce a letto con giusta soddisfazione (per quanto si possa capire...). Tutto insomma va per il meglio finché lui non mette il carro davanti ai buoi, o meglio la bicicletta, che il piccolo desiderava tanto e che lei gli aveva negato per non viziarlo. E allora ecco le prime avvisaglie d'incrinamento nel rapporto, dopo che lui era pure andato a caccia di topi e scoiattoli nella soffitta di lei per capire cosa causasse certi rumori. Da qui finalmente il thriller inizia a mostrare una sua forma, che è quella della persecuzione misteriosa ai danni della protagonista: una volta son fiori consegnati in forma anonima, un'altra telefonate insistenti di chi mette giù il telefono appena lei risponde... Tutto già preventivabile, insomma, per un film che affannosamente prosegue riciclando il riciclabile stando attento a mantenere il ritmo su livelli decenti e azzardando qualche scambio tra Denis e il ragazzino, attratto dalle farfalle (pure lui) e dalla pesca. In tv-movie simili c'è poco o nulla da scoprire di nuovo (anche se fino all'ultima parte resta in bilico il nome del colpevole) e ancor meno da poter apprezzare. Il regista Bert Kish si limita a dirigere il traffico lasciando spazio all'estro della “diva” (non che Kari Metchett risulti troppo simpatica, in un personaggio anonimo caratterizzato a colpi di stereotipo) e a lanciare sospetti su chi le gira intorno (la famiglia della sorella, il capo, l'ex marito e via dicendo). L'incipit - che prevede un “venti minuti prima” e poco dopo un ulteriore “due mesi prima” (su cui ci si sofferma, iniziando da lì) - ci mostra un incidente le cui dinamiche scopriremo nel finale senza che nell'attesa ci si incuriosisca troppo per la cosa. Recitazione complessiva nella norma, un discreto lavoro sul personaggio dell' “amico intimo” cui il titolo fa riferimento; un prodotto vedibile ma che certo non entusiasma (scegliendo un eufemismo)...Chiudi
Rambo90: Orfeo (De Luigi) si sta preparando a un grande festival del liscio insieme al padre e alla sua vecchia band quando all'improvviso torna nella sua vita Pamela (Dazzi), di cui è sempre stato innamorato fin da piccolo. Quando sembra che anche lei ricambi, scompare di nuovo. Ogni volta che te ne vai è appunto il titolo della canzone che Orfeo scrive e canta poi al festival; il film è grazioso, ricco di momenti divertenti (Ravello che aggredisce la sua ex fattasi suora) e De Luigi dimostra di essere un attore simpatico e misurato.
Markus: Quasi incredibile pensare che questa porcheria è stata diretta da Mariano Laurenti, ma evidentemente la sceneggiatura (di Ninì Grassia) era alquanto scarsa; la mancanza di soldi ha fatto il resto. Una tremenda accoppiata "comica" composta da Nino D'Angelo e Fabrizio Bracconeri (in fase di decadimento dopo i fasti de I ragazzi della III C), fanno quello che possono per risultare divertenti, ma appare evidente in tutta la sua drammaticità che non vi riescono. Capolavoro del nonsense e misere location. Agghiacciante.
Siska80: In questo episodio Nobita decide di fare un salto nel passato per rivedere l'amata nonna deceduta. La trama, purtroppo, non fornisce spunti originali giacché, sulla scia di Ritorno al futuro, il giovane protagonista, in compagnia del fido Doraemon, viaggia avanti e indietro nel tempo coinvolgendo lo spettatore (anche quello adulto, perché no?) in una serie di tragicomiche avventure che culminano in un azzeccato finale con morale annessa. La grafica e l'animazione sono comunque buone, i personaggi simpatici, il ritmo costante; in sostanza, niente male.
Siska80: Buddy non ha avuto, per fortuna, la stessa sorte della cagnetta Laika: quindi eccolo tornare solo ora dallo spazio per rivedere il suo padrone. Cartone che affronta temi importanti quali la fedeltà, l'amicizia, il senso di giustizia in maniera leggera ma non per questo meno impegnata. Certo, a parte lo spunto interessante, si ripiomba nel superomismo animale come visto altrove centinaia di volte; eppure il ritmo tiene, l'azione è frenetica, il design e l'animazione accettabili, i personaggi grotteschi e quasi tutti simpatici. L'abusata coppia cane/gatto funziona ancora una volta.
Markus: Divertente pochade semi-sofisticata in cui uno spumeggiante Banfi (nel suo periodo di massimo successo cinematografico) troneggia insieme a un cast di circostanza ma ben amalgamato, in cui chiaramente spicca la bella Bouchet che spara le sue ultime cartucce prima di passare a fare aerobica in tv. Ritmo sostenuto per tutta la pellicola e situazioni legate alla commedia degli equivoci di stampo classico, ma pur sempre efficace. Del film mi ha sempre incuriosito il design degli interni della villa (di un raro gusto kitsch, ma per questo meraviglioso).
Siska80: Il film racconta la vita dell'intraprendente Ederle partendo dalla giovanissima età e si concentra sulla sua leggendaria impresa da nuotatrice compiuta nel 1926: ok, qualche lungaggine in meno avrebbe di certo snellito il ritmo, ma ciò è quasi un' abitudine nei film biografici e infatti nel complesso l'esito è buono, complice una valida sceneggiatura che attenziona anche la vita familiare della giovane protagonista (ben interpretata da Ridley) e un cast all'altezza. Non convince appieno invece la fotografia dai colori a tratti alterati, ma vale la visione a prescindere.
Kinodrop: Un grande esempio di cinema che riesce a conciliare spettacolarità, tensione e messaggi di ordine morale legati alle contraddizioni e all'indecidibilità proprie dell'etica militare, sia per i vinti che per i vincitori. La struttura narrativa tripartita (il campo di prigionia, l'incursione sabotatrice, il finale) offre un respiro più ampio e una rarefazione dei punti focali, rendendo l'attesa e l'ansia più vive, anche per la varietà ambientale (l'avvicinamento attraverso la giungla). Uno straordinario dramma corale incentrato sulla strepitosa prova di Guinness, Holden e non solo.
Fabbiu: E' considerabile come il primo lungometraggio cinematografico dedicato a un personaggio che è parte dell'universo Marvel, ma quell'Howard the Duck degli anni Settanta considerato, tra i fumetti, troppo sperimentale (la Disney aprì un contenzioso per plagio di Donald Duck), era probabilmente diverso da quello presentato in questo film da Lucas. A tratti infantile, con il Papero si riesce sempre a liberare e attaccare il nemico, persino con una scena di torte in faccia, ma con dei momenti simpatici (il mostro sul finale, gli inseguimenti).
MEMORABILE: Scena di un quasi rapporto interspecie, con tanto di reazione di penne dritte!
Herrkinski: Unico film in regia per la Westfeldt (meglio conosciuta per Kissing Jessica Stein) che qui si ritaglia un ruolo su misura; la curiosa storia di due vecchi amici che decidono di avere un figlio insieme ma senza fare coppia (con ovvie complicazioni del caso) è eseguita attraverso dialoghi tutto sommato ben scritti, cercando di fare un'analisi della vita dei quarantenni accoppiati e single non del tutto banale, seppur a lungo andare noiosa. Alla fine sembra un episodio di una sitcom, non uscendo mai veramente da una diffusa e prevedibile mediocrità.
Daniela: Assunta la condotta in un paesino della provincia francese, un medico intraprendente riesce in breve tempo a "medicalizzare" tutta la popolazione, convincendo anche i più sani d'essere in realtà affetti dalle più svariate malattie... Il pur simpatico Omar Sy, costretto a confrontarsi con un mostro sacro come Jouvet , non è sorretto da una sceneggiatura in grado di restituire almeno in parte la brillantezza caustica della pièce teatrale né da un cast in parte (Azéma ad esempio è ridicola più che grottesca): ne risulta un film fiacco, poco divertente, con un finale conciliante assai moscio.
Giufox: "Raw" conferma la nascita di un nuovo talento - raro nel panorama orrorifico attuale - che riesce a coniugare forma e sostanza in un film dalla struttura raffinata e dinamica, oltre che (gustosamente?) ispirata. Ballard ("Crash") e Cronenberg ispirano, Julia Ducournau rielabora in chiave adolescenziale, rinchiudendoci nei territori poco esplorati del cannibalismo al cinema. Il teen movie è solo di facciata, e oltre, feroce e viscerale, lo sguardo si fonde nei deliri sanguinolenti delle due sorelle, assistendo contagiato alla loro macabra parabola.
MEMORABILE: I ragazzi che strisciano bendati nel sottosuolo; Il taglio del dito; Le crisi sotto le lenzuola.
Capannelle: Ci sono film che lasciano allo spettatore tempo e voglia di far qualcos'altro e questo non fa eccezione: storia scontata e recitazioni grigie lo rendono infatti poco avvincente. L'unico personaggio interessante appare dopo un'ora ed è il funzionario aziendalista (interpretato da Harris) che ci permette di riflettere sulle dinamiche commerciali che stanno dietro al lancio di un farmaco. Tutto il resto, direbbe il Califfo, è noia.
Siska80: Tre amici e una girandola di truffe che coinvolgono più persone. Trama inverosimile che per stemperare i toni da commedia inserisce la solita love story (ovviamente a lieto fine) tra uno degli interpreti principali e un'affascinante donna divorziata. Il ritmo è discontinuo, un po' di azione la si vede soltanto negli ultimi venti minuti giungendo a un colpo di scena che di sorprendente non ha nulla in realtà. Cast sufficiente nel quale spicca il bravo Roja nella parte del simpatico mascalzone (al compianto De Rienzo viene invece affidato un personaggio anonimo che ne spegne la verve).
Giacomovie: Come in La pianista, la Huppert sembra trovarsi a suo agio in ruoli di donne dai comportamenti atipici. Il suo è un atteggiamento che sembra dimesso ma che risulta adatto per la psicologia dei suoi personaggi trasgressivi. Il film è stiracchiato ma ha una sua fisionomia professionale che supporta la poca digeribilità di alcuni passaggi della trama, dovuta al particolare tema di un morboso legame madre-figlio che tocca la sfera erotica. Anche se si possono avanzare dubbi sulla sua utilità, è un film accettabile. **!
Ciavazzaro: Precisando che non l'ho visto in 3d, un filmetto che si può facilmente dimenticare con un poco convincente Brendan Fraser nella parte del protagonista (non che il resto del cast offra un gran prova, intendiamoci). Solo un'accozzaglia di effetti speciali, francamente evitabile.
Didda23: Dominic Sena è un regista che indubbiamente ha dei numeri (vedasi Kalifornia), gestendo le scene action con grande cura dei particolari e non lasciando nulla al caso. Il film mantiene l'intrattenimento che promette, nonostante una sceneggiatura priva di mordente che avrebbe permesso il raggiungimento di ben altri livelli. Gestito bene il cast, nel quale Cage conferma tutta la padronanza del proprio mestiere. Meno coinvolgente e riuscito di un qualsiasi Fast & furious, ma non per questo meno meritevole di visione, soprattutto per gli appassionati del genere.
Silvestro: Al netto di alcune buone performance degli attori (Favino e Ghini su tutti), il film di Muccino non convince fino in fondo. Assistiam a un lavoro in cui il regista vuole a tutti i costi forzare la mano, partendo dall'assunto che per enfatizzare il dramma sia sempre necessaria la scena sopra le righe. Forse un film del genere avrebbe tratto giovamento da un'impostazione più intimista e a supporto di questo si può dire che le parti più azzeccate siano quelle con Ghini e la Sandrelli, che sono tra i pochi a non alzare troppo i decibel. Le premesse c'erano, peccato il risultato!
Nando: Gli Stati Uniti subiscono una serie di attentati di matrice araba sin quando un colluso generale... Action-movie fantapolitico in cui si cerca il sensazionalismo nonostante un valido Washington ed un poco credibile Willis. Non aggiunge molto alla filmografia di genere benchè siaintrigante l'utilizzo della Benning appassionata di uomini mediorientali.
Reeves: Consacrazione internazionale divistica non tanto per la Cavalieri quanto per Gina Lollobrigida, protagonista assoluta e ovviamente sola beneficiaria di un titolo davvero impegnativo. Grandi ricostruzioni scenografiche, storia e situazioni non banali, grande cura per i dettagli (compreso il duello alla spada tra le due protagoniste, orchestrato mirabilmente dal maestro d'armi Enzo Musumeci Greco).
Markus: Un tris di episodi natalizi (cinepanettone '76) a mio parere ben confezionati, grazie anche alla presenza di attori di peso ed anche a una manifestazione di erotismo per i tempi piuttosto esplicita. Il primo episodio con Villaggio, (Italian superman) è un mio piccolo culto ed è molto divertente, ma il secondo con Manfredi (il cavalluccio svedese) è il mio preferito, poiché il suo sottile umorismo romanesco qui trova la massima espressione. Il terzo episodio con Sordi, (L’ascensore) è curioso ed eroticamente stuzzicante.
Lattepiù: Nel 1921 la salma del Soldato Ignoto (una delle tante vittime senza nome dei campi di battaglia della prima guerra mondiale, a rappresentarle tutte), partendo dalla chiesa di Aquileia, attraversò tutta Italia per venire onorata in una solenne cerimonia all’Altare della Patria. Questo documenta il film, le tappe del viaggio in treno nelle principali città, sempre accolto da ali di folla commossa, fino alla commemorazione finale. Un documento prezioso ed emozionante e la testimonianza di un’Italia unita e partecipe, lontanissima da quella attuale.
Magnetti: Davvero notevole! E' un piacere vedere film come questo, dove il cinema non si prende troppo sul serio, si privilegiano i personaggi e i dialoghi (molto brillanti e intelligenti) sulle scene spettacolari. Mette di buon umore pur trattando un argomento delicato come quello delle campagne anti fumo. E poi c'è la trovata geniale delle riunioni al bar dei "mercanti di morte", ovvero dei tre portavoci delle industrie dell'alcool, delle armi e del tabacco. Bravissimo Aaron Eckhart.
Markus: Pompieri muscolosi, senza paura e abituati a calarsi tra le fiamme e il fumo un giorno salvano tre orfanelli che per forza di cose... adotteranno! Zuccherosa favoletta - con un velato cenno di "action" di contorno - che con qualche variante pare faccia il verso a Tre scapoli e un bebè. La vera star del film è John Cena, che abbandonati i panni di milionario lottatore di Wrestling si è dato al cinema familiare. Il film vale poco, ma con coerenza non fa grosse promesse: un sano svago da divano e tè caldo, con una dose abbondante di sentimentalismo da quattro soldi.
Minitina80: Bisogna avere una naturale predisposizione al genere, altrimenti resta difficile da comprendere il senso stesso dell’opera. La trama non è il massimo sotto tutti i punti di vista, nemmeno in termini di chiarezza (viene spesso lasciata da parte per fare spazio a combattimenti in perfetto stile orientale). Può essere inquadrato come una sorta di racconto fantastico in cui quattro uomini sono in lotta contro le forze del male rappresentate da vampiri/zombi volanti e saltellanti. Particolare, perché piace o annoia a morte.
MEMORABILE: I redivivi saltellanti; La segatura di bara come antidoto; I vampiri come talpe.
Redeyes: Thriller non certo entusiasmante ma guardabile. Interessante e discretamente resa l'atmosfera di claustrofobia che si respira nel bunker e ottima la prova di Thora Birtch. Nella media quella della futura star Keira. Il limite è il suo impianto nel mondo teen ager, sull'onda dei vari successi, che stufa ben presto. C'è decisamente di meglio in giro ma anche di peggio!
Galbo: Film francese ma di chiara ispirazione hollywoodiana con la sua strana commistione tra fantasy, horror e pellicola d'azione che non prende però mai una chiara impostazione di genere e finisce per rimanere un'ibrido. Non aiuta una sceneggiatura piuttosto pasticciata (con trovate ad effetto che tendono a nascondere gli evidenti buchi narrativi) e dialoghi alquanto risibili. Apprezzabili alcune sequenze d'azione e bravi gli interpreti, specie Reno e la Morante.
Puppigallo: Action laccato e leccato, con attori forzatamente simpatici, o sempre intristiti e ingrugniti (monoespressivi) come Statham. Anche Grant, che gigioneggia a tutto spiano, finisce per essere poco sopportabile, mentre l'attore è lì per buttarla sul comico. Se non altro, però, il ritmo è accettabile e le scene d'azione sono girate decentemente. Si può anche vedere, ma è una di quelle pellicole che si iniziano già a dimenticare durante la visione.
MEMORABILE: Il cecchino che tutti vorrebbero avere come angelo custode; Statham "accompagna" fuori dalla finestra l'inseguito.
Myvincent: Divertissement come pochi, entro cui Hitchcock sembra celarsi mettendo in scena un gatto nero che dai tetti di Nizza fa razzia di gioielli milionari. Siamo di fronte a una commedia vera e propria, con "brillanti" (è proprio il caso di dire) dialoghi e battute fulminanti, tra mostri sacri del cinema di tutti i tempi. Ma qualche brivido si prova, tra le strette curve della Cote Azur. Uno di quei film che è possibile rivedere sempre, pure se si sa benissimo come va a finire.
Gestarsh99: Riposti in archivio i suoi cosmo-visitatori minuti e pacifici, Spielberg passa a rimpastare gli invasori più crudeli dell'intera sci-fi anni '50, cedendo alle blandizie calamitose dei disaster alla Emmerich. Come da tradizione autoriale, i dialoghi sono intrisi di piagnucolanti zuccherosità melodrammatiche e le psicologie dei tre protagonisti, quando non seguono il tabellino dei topoi, sventolano abulicamente nella direzione in cui soffia il vento, animando quadrettini familiari retorici e poco pertinenti. A far da braccioli restan la furba suspense e i subcoscienti allacci a Schindler's list.
MEMORABILE: Gli accenni a Schindler's List: gli sfollati fermi davanti a un passaggio a livello; La pioggia di indumenti; "questa non è una una guerra, è uno sterminio".
Giùan: Canonico esempio di opera figlia del suo tempo, col corollario di "cicatrici" cinematografiche che ciò si porta dietro in termini di moda del pensiero e svilimento di una sostanza all'apparenza rivoluzionaria. Il film di Nichols in sintesi nasce già "furbetto" con la sua struttura da commedia classica a inserti "pruriginosi" (garantiti da una Bancroft che ancora testimonia la propria intelligenza d'attrice) e favolistici (l'imbambolamento di Hoffman e la "fuitina" con la Ross). Commento a latere ma in realtà parte integrante del discorso per la (quella sì non degradabile) soundtrack.
Saintgifts: Biografia di Marty Maher, di origine irlandese, che da cameriere diventa sergente istruttore a West Point e vi resta più di cinquant'anni, con il permesso del presidente Eisenhower, che fu suo allievo. Quale migliore occasione per Ford di poter esprimere in un colpo solo tutti i temi a lui cari, tradizione, famiglia, codice d'onore, onestà e dedizione alla patria e alla chiesa. Tra parate e musiche tradizionali un discreto Tyrone Power impersona un poco credibile diciannovenne Maher fino alla sua vecchiaia. A volte divertente e tanta retorica.
MEMORABILE: Il primo bacio tra Tyrone Power e Maureen O'Hara.
Ira72: Partendo dal presupposto che si tratta di un prodotto palesemente televisivo, dalla sceneggiatura poco fantasiosa e con interpretazioni quasi scolastiche (meglio la Roemer), ne consegue un livello purtroppo mediocre. Però. Sebbene sia facilmente intuibile fin dall'incipit l'evolversi della trama, qualche colpo di scena qua e là conferisce un suo piccolo perché al film, comunque perdibile. Poco interessanti anche le caratterizzazioni dei personaggi, inclusa la stalker, che non aiutano certo a risollevare le sorti della pellicola.
Lovejoy: Deprimente commediola scritta, tra gli altri, da Enrico Montesano e interpretata dalla coppia Roncato/Sammarchi nella fase calante del loro momento d'oro. Dirige il tutto un Lucidi... poco lucido. Battute e situazioni di una mediocrità e volgarità a dir poco sconcertanti. In breve, da evitare.
Piero68: Sulla scia di Zampa e Sordi (Ladro lui, ladra lei, del 58), Risi e Gassman riprovano il soggetto del "mestierante truffatore", anche se questa volta con quel tocco di classe in più che un Gassman può dare. Cast perfettamente dosato con l'attore principale che porta tutto il peso, una spalla (De Filippo), una lei amata e i soliti, bravi caratteristi dell'epoca come Carotenuto e Pavese. Non perfettamente omogeneo visto che il film alla fine è solo una serie di sketch, ma anche se non eccelso il prodotto funziona e, a tratti, strappa la risata.
Cotola: Peter Stein, famoso regista teatrale, si reca in Sicilia per ripercorrere, come da titolo, le orme del viaggio di Goethe in terra sicula. Qui incontra persone ma soprattutto visita i luoghi di cui l'immenso poeta tedesco ci ha parlato nel suo "Viaggio in Italia". Opera difficile da recensire, per i nomi coinvolti, che a tratti si rivela sicuramente interessante ma a tratti appare di difficile fruizione. Ci si riempie gli occhi di bellezza e le orecchie delle parole di Goethe ma il coinvolgimento è altalenante ed alla fine si "sbadiglia" qualche volta di troppo. Discontinuo.
MEMORABILE: Sapere che Goethe spesso rimase più colpito dal paesaggio che dalla storicità e dalla cultura dei luoghi visitati.
Dupea: Capolavoro di suspance e paranoia questo horror fantascientifico, remake di un noioso vecchio film degli anni Cinquanta, gioca con un cast tutto al maschile. In un'epoca in cui il digitale ancora non esisteva, grande risalto è stato dato agli effetti speciali, tutti fisici, del bravo Rob Bottin. Il freddo antartico non molla un attimo la presa e il battito del cuore del Male si insinua inesorabilmente. Polare.
Darkknight: Non fatevi ingannare dal titolo italiano: la volgarità demenziale di American pie e Scary movie è presente, ma solo qua e là. Per il resto è un piacevole road/teen movie sul viaggio come maturazione e sull'amicizia che si trasforma in amore: un tema risaputo, ma raccontato con più sensibilità di quanto si crederebbe. Non un capolavoro, ma non ci si vergogna dopo averlo visto. Chi non vorrebbe una ragazza come la Felicia/Amanda Crew di questo film?
MEMORABILE: Il savoir faire di Lance; Il sarcasmo di Ezekiel; Il climax nel parcheggio del motel.
Rigoletto: Uno dei must imprescindibili della cinematografia fantasy è un prodotto non privo di difetti ma che può vantare anche diversi pregi, a cominciare dal protagonista (probabilmente il più adatto al ruolo di sempre). Tipico film anni '70, peccherà forse di semplicità e ingenuità ma conserva l'onesta di fondo in un periodo che aveva bisogno di eroi. Un cast di tutto rispetto trova il punto più divertente in Hackman, capace di duettare in modo irresistibile con l'aiutante Beatty. Difetta nell'eccessiva lunghezza e nel prologo troppo pesante.
Puppigallo: È fuori dubbio che la pellicola sia vedibile, anche se non certo per il contenuto e soprattutto per la credibilità (perché in una piscina così profonda non c'è una scaletta di sicurezza? Per non parlare del rapporto quasi alla pari ragazzo-coccodrillo adulto). Ma messe da parte certe assurdità e sfortune mostruose, se lo si prende per quello che è, un insieme di situazioni estreme all'interno di una piscina, armati di popcorn e una bibita fresca, un'occhiata gliela si può anche dare. Il classico film kleenex, guarda e getta.
MEMORABILE: Le vicissitudini del povero cane, più utile del protagonista, ma non per questo premiato, anzi; Il coccodrillo fa il nido coi rametti (dov'erano?).
Reeves: Un film a epispodi che mostra come dopo la metà degli anni Sessanta anche i gloriosi film vacanzieri diventino meno spensierati e decisamente più problematici. Raimondo Vianello mette in campo grandi doti di trasformismo, Walter Chiari è un po' sottotono mentre Paolo Panelli è un terzo incomodo tagliente e efficace. L'episodio migliore è sicuramente l'esame, sulfureo e intrigante.
Puppigallo: La voce fuoricampo dell'avvocato contribuisce a spersonalizzare una pellicola, che già arranca di suo, non convincendo fin dalle prime battute (gli attori fanno il compito, tranne Belushi, che recita il ruolo del viscido padre-marito padrone, pompando il personaggio, ma in maniera non proprio disprezzabile). Qualcosa funziona, ma alcuni flash risultano forzati e qua e là superflui, un po' come la storiella della collega col "rivelacazzate", stalker di uomini sposati...Mah. Sembra quasi di leggere un libro di medio interesse, con colpetto finale, che però non ne risolleva le sorti.
MEMORABILE: Il mutismo dell'imputato, che fa sperare che gli diano minimo l'ergastolo (la sparata sulla violenza in volo...).
Ryo: Uno delle tante cadute in basso di Joe D'amato. Trama inesistente, recitazione pessima, musichette banali... Dovrebbe essere un thriller sentimentale, ma sembra un semplicissimo film porno senza le scene hard. Quindi un film inutile e aggiungerei peccato, perché il buon Aristide almeno i porno li sapeva fare e bene, mentre questo non è né l'uno né l'altro.
MEMORABILE: Lei: "Non picchiarlo, sei troppo più forte di lui" Lui: "Lo so, per questo hai scelto me".
Reeves: Ritratto approfondito e per nulla scontato di Giuseppe De Santis. Del regista viene raccontata da allievi e amici la capacità di insegnare e la padronanza del mezzo, ma si insiste molto sull'aspetto politico che lo ha portato a essere emarginato, e in questo senso Violante e Bertinotti dicono cose interessanti. Ottimo materiale d'archivio, qualche sorpresa e ogni tanto anche un po' di commozione.
Ciavazzaro: Buon classico della coppia, non una delle pellicole migliori ma molto bella. Stanlio che resta per vent'anni in trincea è una buona idea e, nonostante il film duri poco, vi sono belle trovate comiche (ad esempio quando Ollio, saputo che Stanlio è vivo, cerca disperatamente di uscire dallo stabile procurando a se stesso e agli altri guai di tutti i generi).
Il Gobbo: Fulcione minore ma con molti meriti, dall'andamento vivace alle caratterizzazioni riuscite, e con un paio di perle registiche (l'arrivo di Checchi all'Eur e la discesa di Nino Terzo nell'abisso di casa sua, un pezzo di puro espressionismo). Carotenuto sublime, carina Ombretta Colli. Da riscoprire.
Nando: Morboso melodramma italico centrato su di una ricca famiglia borghese in cui le voglie sessuali delle due giovani ninfette emergono preponderanti. Ritmo, talvolta soporifero, che viene rivitalizzato dalla sensualità di una Giorgi preponderante rispetto a una timida Muti. Nel complesso scadente, ma la classe di Ferzetti merita almeno la visione.
Homesick: Il nome di Giuseppe Bennati si lega di solito a Calvino e al giallo gotico, ma questa sua regia dei tardi Cinquanta si colloca sul piano del dramma sociale, descrivendo con tratti documentaristici - assai marcati nelle riprese subacquee e negli scorci del paese - un'Italia del Secondo dopoguerra che sopravvive a stento nella povertà e fra mine inesplose. Marinaio disinvolto e rubacuori, Cifariello smorza le tinte, sostituendole con quelle da commedia romantica durante i suoi approcci con la bizzosa Martinelli; il vistoso Ferraniacolor aggiunge un tocco di avventura.
MEMORABILE: La mina incagliata nella rete; l'esplosione.
Disorder: Superbo. L'evoluzione ragionata di un genere (il thriller dalle contaminazioni horror) reinventato anni prima da Argento con L'uccello dalle piume di cristallo: stesse basi, ma qui tutto è portato ai massimi livelli possibili. Intuizioni geniali che quasi si sprecano (il pupazzo, il riflesso nello specchio, i disegni), regia splendida, musiche da antologia: si può chiedere di più? Ebbene si, visto che Suspiria deve ancora venire; li però sarà il trionfo della regia, della forma sul contenuto, due elementi che qui sono invece ancora ben equilibrati.
MEMORABILE: Il pupazzo fatto a pezzi; i disegni macabri sulla parete; l'inquietante figlia del custode.