La città proibita - Film (2025)

La città proibita
Locandina La città proibita - Film (2025)
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MMJ Davinotti jr

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La nostra recensione di La città proibita

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Fondere arti marziali e sottobosco romano popolare poteva essere un'ottima idea: quando da ferocissimi corpo a corpo tra cinesi all'interno di un locale che si direbbe localizzato in oriente si sbuca d'improvviso su una strada del centro della Capitale, col traffico e gli automobilisti che si insultano, la sensazione di straniamento è forte e il sorriso scappa. Una frattura culturale enorme resa nello spazio di pochi metri. "La città proibita", il ristorante cinese di cui sopra, ai piani superiori nasconde una sorta di bordello esotico ed è gestito da un cinese, Wang (Chunyu), che ha appena visto massacrare decine di suoi umani da una ragazza che pare impazzita,...Leggi tutto Mei (Liu), venuta dall'Est per ritrovare l'amata sorella a tutti i costi. Uscita da lì avendo capito solo che questa, a quanto pare, sta insieme a tale Alfredo (Zingaretti), Mei raggiunge il ristorante di cui l'uomo è il proprietario senza però trovarlo. Chiede allora al figlio Marcello (Borello), che lavora in cucina, dove può trovare suo padre; trattata sgarbatamente, gli mena pure a lui e se ne va.

Annibale detto Annì (Giallini), il quale da sempre aiuta Alfredo indebitato ed è attratto dalla moglie di questi, Lorella (Ferilli), chiede a Marcello chi gli abbia procurato l'occhio nero e, saputo della cinesina ammazzatutti, decide di andare a chiedere spiegazioni dal vicino Wang, convinto che la conosca bene e l'abbia forse mandata lui, dato che le mire di quest'ultimo sul ristorante di Alfredo (nel frattempo scomparso) sono note. Ma è su di Mei, inizialmente alla disperata ricerca della sorella, che fa perno il film. Trovatala poco dopo seppellita sotto la sabbia accanto ad Alfredo, Mei perde la testa e decide di vendicarla, in un modo o nell'altro, finendo con l'unire le proprie forze a quelle del meno convinto Marcello il quale, per quanto ansioso di sapere chi abbia ucciso il padre, non penserebbe certo di agire nello stesso modo.

Due mondi diversi a confronto, un uomo e una donna incapaci di comunicare se non attraverso un traduttore simultaneo sul telefonino per un rapporto che naturalmente evolve fino a portare Marcello in Vespa per le strade della città eterna in piena emulazione di VACANZE ROMANE, con Mei seduta dietro a riempirsi gli occhi delle meraviglie d'una città unica al mondo. E' la parte meno convincente del lavoro di Mainetti, che invece sorprendentemente, nei corpo a corpo, mostra un'efficacia straordinaria, degna dei migliori esempi del genere.

Tutta la prima fase procede spedita e gagliarda, perché quando si arresta l'azione subentra un Giallini superbo che, insieme a una Ferilli perfettamente calata in un ruolo per lei ideale, ruba la scena lasciando agli altri le briciole. Borelli, per quanto espressivo e simpatico, non può reggere il confronto e gli tocca fare da spalla all'agilissima cinese, tanto impeccabile nello scatenare calci e pugni turbinando quanto un po' spaesata quando c'è da recitare "tradizionalmente". E' anche per questo (e per una regia che non gestisce al meglio le fasi di passaggio) che la parte centrale cede vistosamente rivelando le fragilità di una sceneggiatura nel complesso deludente. E' un peccato, perché invece tecnicamente Mainetti ci sa fare eccome e non lo scopriamo adesso: movimenti di macchina fluidi, grande perizia nelle riprese, serrate alternanze di campo e controcampo durante i violentissimi corpo a corpo.

Nell'ultima mezz'ora si risale e di nuovo l'azione si mescola agli interventi di Giallini e Ferilli, con un cameo di Zingaretti che fin lì s'era visto giusto in cornice nelle foto di casa. Il film allora fortunatamente si riprende e si mantiene su buoni livelli fino alla conclusione o quasi, prima che sopraggiuga il solito epilogo consolatorio e pleonastico. Qualche buona battuta qua e là (quando Lorella scopre che il figlio deve avere qualcuna chiede: "Di dov'è la tua nuova ragazza? Di Roma?", "Sì, Roma... est"), musica e location di qualità, ma l'impressione è che si potesse fare di più senza troppi sforzi...

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Tutti i commenti e le recensioni di La città proibita

TITOLO INSERITO IL GIORNO 15/03/25 DAL DAVINOTTI
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Il ferrini 16/03/25 23:47 - 2674 commenti

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Mainetti è ormai una certezza: non solo affronta generi estranei al cinema nostrano ma lo fa con grande professionalità. Liu, vera maestra di arti marziali e stunt woman, è impressionante, i corpo a corpo sono di un realismo ad anni luce dai vari John Wick. La componente romana della vicenda è nelle ottime mani di Giallini e Ferilli, impeccabili nel serio e nel faceto. Chunyu perfetto, elegante, il boss di un videogame. Regia fluida, ritmo sostenuto, omaggi palesi e meno evidenti.Un gioiello che non ha nulla da invidiare al precedente. Borello chiude con una scena emozionante.
MEMORABILE: "Che ce deve fa' un òmo co' cinquecento cravatte?".

Gabrius79 17/03/25 15:51 - 1507 commenti

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Ancora una volta Mainetti sa regalarci un film ad alto tasso di spettacolarità, ricco di azione (per lo più arti marziali) grazie a un'ottima Liu che però appare alquanto spaesata nei duetti con il bravo e gradevole Borello. Ad innesto di tutto ciò troviamo un Giallini e una Ferilli spontanei e ironici che rubano la scena ai protagonisti. Atmosfere talvolta cupe che troviamo in una prima parte gustosa, salvo poi arenarsi e riprendere alta quota verso la parte finale, in cui troviamo un cameo senza infamia e senza lode di Zingaretti. Buone le musiche.

124c 17/03/25 17:17 - 2991 commenti

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Gabriele Mainetti omaggia i film di arti marziali, di Bruce Lee, ma anche il pulp tanto amato da Quentin Tarantino, rimanendo a Roma. Esperimento stravagante ma riuscito, con tanti combattimenti, tanto sentimento e tanto dramma, garantiti da un cast sino-italiano indovinato. Ottima la prova dei due giovani protagonisti, che interpretano Mei e Massimo, però sono i senior a fare la differenza, come la sempre bellissima Sabrina Ferilli e il bravo Marco Giallini, che col suo look da vecchio supera il cameo di Luca Zingaretti e "fa" il film. Consigliato ed emozionante.

Teddy 23/03/25 05:54 - 1099 commenti

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Mainetti si fa ancora una volta promotore di un cinema sfarzoso, roboante, ambizioso e che strizza l’occhio alle produzioni americane. Ma non c’è una storia ad attenderci: solo una boriosa rappresentazione che vorrebbe unificare generi e generazioni senza avere mai nulla da dire. Confezione ben lustrata, cast scombiccherato e noia a palate. Si salvi chi può.

Rambo90 24/03/25 19:52 - 7995 commenti

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Mainetti mette a segno un'altra contaminazione riuscita; più pasticciata in sceneggiatura rispetto alle precedenti (numerosi i buchi di trama, le lungaggini, le prevedibilità) ma comunque sentita e nella seconda parte anche emozionante. Più che ai film di arti marziali classici, sembra rifarsi ai mix di generi di Margheriti e compagni, che univano eroi italiani ad altri dell'est in avventure di vendetta e rionalità. Ottimi gli scontri corpo a corpo (soprattutto i primi, più sottotono il confronto col boss), grandioso come una volta Giallini. Bene anche i giovani protagonisti.

Gabigol 24/03/25 23:52 - 639 commenti

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Il terzo lavoro di Mainetti coniuga il cinema d'azione orientale con quello borgataro romano: alchimia inedita ma non erronea. Se il regista dimostra grande perizia registica, in particolare per quanto concerne le coreografie dei combattimenti, riesce oltretutto a valorizzare un cast in palla (quanto si diverte Giallini!). Si poteva curare meglio la sceneggiatura, rea, soprattutto nella parte centrale, di condurre una costruzione narrativa un po' grossolana (la storia d'amore accelerata). Buona ripresa sul finale.
MEMORABILE: "Di dov'è la tua ragazza? Di Roma?". "Roma Est".

Rebis 27/03/25 15:19 - 2470 commenti

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Sul fronte tecnico il cinema di Mainetti rimane una spanna sopra le produzioni italiane più blasonate. Le scene di combattimento mozzano il fiato e non hanno nulla da invidiare ai kung fu movie o ai loro più recenti epigoni. Il problema è che la backstory, per lo più insertata con flashback posticci montati arbitrariamente, è più interessante di quanto avviene nel film, che ha come unico propulsore la furia vendicativa della protagonista. In oltre due ore la narrazione gira a vuoto, si sfalda e il finale - riparatore e consolatorio - è troppo disinvolto per essere credibile.

Reeves 29/03/25 10:43 - 2950 commenti

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Può Quentin Tarantino convivere con Vacanze romane in un film ambientato a Roma nella zona multietnica di piazza Vittorio? Questa è la scommessa di Gabriele Mainetti, che ci fornisce un'opera potente, ritmata, ben interpretata e soprattutto godibile per tutta la sua durata. Non era facile, ma l'interpretazione degli attori (Giallini su tutti) e dei dialoghi sorprendenti sorreggono il film al meglio.

Sebazara 10/04/25 06:00 - 289 commenti

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Che Mainetti fosse uno dei registi italiani più dotati si era già capito dai tempi di Lo chiamavano Jeeg Robot; qui ne si ha ulteriore conferma. L'idea di mescolare violenza tarantiniana con la comicità romanesca funziona alla grande: ottime le scene di combattimento (specie quelle iniziali), buonissime le prestazioni attoriali (Giallini sopra tutti) e buono il finale (volutamente stereotipato). Purtroppo anche i difetti non mancano: la pellicola si perde spesso in una sceneggiatura farraginosa, piena di punti morti e svariate incongruenze. Lodevole per l'idea e per la tecnica.

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