Uno dei celebri successi di Adriano Celentano, unico motivo d'esistere per un film mediocre in cui la coprotagonista Ornella Muti, nei panni della principessa Cristina (figlia del re di Saint Tulipe Adolfo Celi), risulta antipatica e presuntuosa. Un po' per colpa di una sceneggiatura poco felice, molto per il suo tipico modo di agire smorfioso da viziata. Se non ci fosse la verve di Celentano, che con i suoi nonsense e le risposte spiazzanti vivacizza molti momenti morti, ci resterebbe una favola moderna di nessun interesse. Invece qualcosa si può salvare: pensiamo al duetto in ambasciata tra Celentano e Adolfo Celi (forse la scenetta più gustosa), al pranzo di gala in cui il ferrotranviere...Leggi tutto Barnaba stupisce le personalità raccontando la barzelletta dell'uccellino di 30 chili che sta sul ramo ("Cosa fa?" "CIIIIIIIIP!"), alla cocciutaggine dell'uomo del popolo (stiamo parlando sempre di Celentano, è ovvio) che non si rassegna ai continui rifiuti della principessa e conferma sempre a tutti il 27 c.m. come data virtuale delle nozze. Insomma, Celentano sa cavare anche da una sceneggiatura infantile e grossolana qualche spunto intelligente (geniale quando disegna l'identikit della principessa alla lavagna), ma nel complesso INNAMORATO PAZZO è una commedia povera di vero umorismo, che nel tentativo di sfruttare la mimica e le “performance danzanti” del molleggiato (che si produce in una divertente modernizzazione dello sketch di Totò direttore d'orchestra) non incide quasi mai, irritando invece per la scarsa validità delle battute e per un finale “strabuono”.
La canzone classica "Innamorato Pazzo" che Celentano canta in versione serenata alla nuova bella (perchè ogni film di Celentano è sempre una commedia d'amore), è divertentissima. Il personaggio di Barnaba mi piace molto: sveglio, attento e sicuro di sè.
Alcune trovate sono deliziose, come il tuffo di Celentano dal trampolino, e non mi dimenticherò mai la scena in cui appoggia il peluche dello scimmiotto sulla moto e questo mette in moto dicendo "Ci vediamo Barnaba". Sono proprio questi i particolari che amo.
Celentano è molto bravo come sempre, ha un modo tutto suo di far ridere e solitamente è lui la preda da conquistare. Qui invece la situazione si capovolge. Il suo personaggio è un autentico terremoto e fa sganasciare; ormai alcune scene sono passate alla storia. Le mie preferite sono quando fa da cicerone al museo e quando a tavola racconta la barzelletta dell'uccellino. Non dimentichiamo però il tuffo in piscina...
Arieccolo. Non c'erano blockbuster che tenessero, al dunque il molleggiato era quello che portava a casa, all'epoca, la maggior porzione di lesso. I motivi restano imperscrutabili, questo filmetto ne conferma l'insondabilità, anche se va riconosciuto a Celentano un impegno massimo, lontano anni luce dalle deliranti performances catatoniche che ne decreteranno il tardo successo televisivo. La stessa cosa non si può dire di Castellano&Pipolo, intenti solo a riscuotere, dopo anni di duro e onesto lavoro in sceneggiatura, il guiderdone.
Il titolo calza a pennello: considerato che potrebbe essere affibbiato -per estensione- allo spettatore tipo (maschile) dell'epoca posto di fronte all'innato fascino di un'acerba (ma non troppo: ha 26 anni) Ornella Muti. La presenza dell'indimenticabile James Brooke di Sandokan (Adolfo Celi) rende un minimo di spessore alla pellicola, che non brilla -purtroppo- per originalità e che soffre di un "buonismo" di fondo patetico ed artefatto. Nel cast anche Tiberio Murgia, Franco Diogene e Jimmy il Fenomeno (nei panni del benzinaio).
Dopo il tutto sommato riuscito Bisbetico domato, la coppia Celentano/Muti torna con questa commedia che ripropone la classica situazione della principessa viziata e dell'uomo di umili origini che fa di tutto per conquistarla. Purtroppo la brillantezza del primo film non si ripete con questo, che si basa su situazioni viste e riviste e poche situazioni brillanti per lo più affidate all'estro di singoli attori tra i quali spicca Adolfo Celi.
Dopo il mediocre ma incredibile successo di pubblico del film precedente, la "coppia carbone" batte il ferro finché è caldo e fa il bis di incassi (anche di più) con una storia che riesuma il cinema dei telefoni bianchi. Tutto costruito e cucito su misura su Celentano, è un film divertentissimo, che pur avendo una "sceneggiatura" risibile, riesce ad arrivare sino alla fine senza cadute di ritmo. La regia della coppia per una volta è più accurata, anche se certi "effetti speciali" sono insopportabili. Deliziosa la Muti finché è muta. Fantastico Adriano.
Tra i più divertenti interpretati da Celentano. Grazie sopratutto ad un copione ispirato e ad una regia efficace della coppia Castellano & Pipolo, qui al loro film migliore di sempre. Grandissimo cast. Celentano e la Muti formavano una coppia davvero affiatata e con tempi comici perfetti (sopratutto il primo). Celi da parte sua fornisce una prova da incorniciare e i suoi duetti con Celentano sono impagabili. Enzo Garinei impeccabile nei panni di un infido segretario.
Uno dei film più leggeri della storia del cinema: per tutta la durata non si ha mai il minimo sospetto che la storia non si concluda col classico happy end. Celentano fa la versione "simpatica" del suo classico personaggio, la Muti nasconde con un’innegabile bellezza una recitazione appena sufficiente e i comprimari, anche quelli nei ruoli minori, sono navigati professionisti. Le gag, salvo rari casi, sono molto infantili, ma il tocco di Castellano e Pipolo rende potabile il tutto.
Carino, con qualche battuta molto divertente ed i soliti giochetti tipici dei film della coppia Castellano e Pipolo (il tuffo in piscina, l'ascensore-autobus); ma il film è meno brioso di altri di quel periodo e Celentano non è sfruttato al meglio (secondo me funzionava di più quando faceva il burbero inattaccabile dalle donne che non il romanticone innamorato). In ogni caso il pubblico sembrò gradire, e parecchio.
Un Celentano gigionegiante sciorina la sua naturale vena comica davanti alla Muti ed ad un aristocratico Celi. Commediola anni 80, peraltro campione d'incassi ma priva di risvolto. Si sorride in leggerezza davanti agli strafalcioni del molleggiato che incarta tutti gli astanti. Tuttavia all'epoca si parlava di un ritorno della commedia all'italiana, naufragata nella narrazione popolare.
Dopo il successone del Bisbetico domato viene riproposta la coppia Celentano/Muti a ruoli invertiti: stavolta è il molleggiato ad essere stracotto e a fare follie pur di conquistare l'altra. Qualche gag è anche carina, ma il risultato è molto deludente; forse uno dei peggiori film del molleggiato. La presenza di Adolfo Celi è comunque stracult. Noioso.
MEMORABILE: "Cosa fa un uccello di 30 kg appollaiato su un ramo?"
Adriano è Adriano! Con un gesto e i soliti nonsense fa ridere; anche questa volta con lui c'è una Muti meno snob della volta precedente, nonostante il sangue blu e molto bella anche acqua e sapone. I buoni sentimenti e il romanticismo dominano, ma le situazioni rendono tutto molto comico e spesso paradossale; è un Molleggiato in splendida forma, in quella che forse è la sua penultima prova migliore (l'ultimo suo film valido è Il burbero), contornato da un buon Celi con il quale dà vita ad un bel siparietto comico; simpatico e pulito, per tutti.
MEMORABILE: La serenata notturna con il suo "cotto cottissimo.. innamorato di quellalà"!
Un altro dei grandi successi di Celentano e uno di quei film brutti e dalla trama ridicola che eppure ti scopri a vedere sempre con piacere senza annoiarti mai. Adriano è un vero trascinatore e nel ruolo di Barnaba risulta azzeccatissimo. Così come Il bisbetico domato è un successone di pubblico e merita più di uno sguardo.
Che dire... Il molleggiato al suo top cinematografico, affiancato da una giovane Ornella che toglie il fiato con avvenenza e spontaneità. Barnaba conquista dal momento in cui esce dal garage con le sue cuffiette e i suoi pattini ai piedi. Si ride molto e c'è spazio per una serie infinita di personaggi minori che hanno comunque fatto la storia della commedia italiana, da Murgia a Diogene, sino al mai troppo rivalutato Jimmy il Fenomeno. Escalation di doppi sensi (mai volgari) e ritmo alto. Pollice su.
Mezza delusione che salvo per il rotto della cuffia dai 2 pallini che meriterebbe. Inizialmente parte col piede giusto, ma dopo mezz'ora perde tutte le idee e sembra riproporre scene scontatissime. La Muti è solo bella da vedere, Celentano ha fatto di meglio.
A distanza di un anno il binomio Celentano/Muti si ripete con successo, il film inoltre non è male, ma forse ha il difetto di svelare l'intera trama nei primi minuti. Buona la prova del maestro Celi, ma la scena del tuffo dal trampolino di Barnaba è ciò che ricordo con maggior piacere.
Uno dei miglior lavori cinematografici del supermolleggiato. O meglio, quello che più di altri viene ricordato e che è passato alla storia per alcune gag veramente indovinate come il ricevimento di gala, lui che guida guardando negli occhi della Muti, la sua "moto", la serenata e tante altre. Peccato che a far perdere dei punti ci sia una sceneggiatura telefonata e un cast di contorno, nonostante i nomi, poco incisivo. Se si esclude Celi, sempre brillante nelle commedie, il resto, Muti compresa, è davvero deludente.
Dualismo tramviere/principessa in salsa romana. Il gioco della parti resta in piedi grazie alla mimica del molleggiato e a una Muti decisamente in forma. Per il resto ci si avvia verso l'happy end tra pause narrative, gag riuscite, infantilismi vari, comprimari navigati e location che danno l'effetto sperato. Molto merito e collante va alla regia sapiente, che con tocchi di mestiere rende credibili le scene.
MEMORABILE: Il tuffo dal trampolino; Il colloquio Celentano/Celi.
Secondo film dell'accoppiata Celentano-Muti, con risultati decisamente inferiori rispetto al precedente Bisbetico domato. Una storia intesa come fiaba in chiave moderna ma con andamento troppo scontato e gag enfatizzate del Molleggiato, ormai dedito a tempo pieno al grande schermo, prima di approdare alla TV in pianta stabile. Grandissimo come sempre Adolfo Celi in un ruolo che gli calza a pennello. La Muti sembra un po' incartata in quel ruolo di principessa recitato "a memoria" e in maniera impersonale.
MEMORABILE: "Oggigiorno non c'è tanto da fidarsi di chi fabbrica cannoni" "Ma lei che cosa è?" dice Celi "Io sono autobussiere" dice Celentano al Principe Celi.
Tipica commedia diretta da Castellano e Pipolo con un Adriano Celentano scatenato e piuttosto divertente affiancato da una bella e simpatica Ornella Muti qui in veste di principessa. Il film è assai disimpegnato e alcune battute sono decisamente banali. Alcune gag tuttavia restano comunque nella memoria. Gustose presenze di Adolfo Celi e Milla Sannoner nei panni dei genitori della Muti.
Castellano (Franco Castellano) HA DIRETTO ANCHE...
Film semplice e senza pretese, pervaso da un eccesso di buonismo, comunque funzionale all'indirizzo del prodotto. Personalmente preferisco di gran lunga il "molleggiato" di qualche anno prima, più "cattivo", non invincibile e con una personalità dotata di un effettivo spessore (vedi Ecco noi, per esempio...). Una pellicola comunque per tutti, rilassante e adatta a rammentare il passato da giovani spettatori nella sala del cinema (e magari sperando che il futuro riservi un finale positivo come quello del film).
Sorprendentemente spassoso, secondo chi scrive superiore al precedente Bisbetico domato sia per la simpatia del personaggio della Muti (là piuttosto insopportabile) sia per la regia meno raffazzonata. Le poche gag non riuscite (Celentano Cicerone, gli errori lessicali della Muti) scivolano via in favore della quantità industriale di smorfie e battute elargite da un Celentano in grandissima forma, qui sostenuto da ottimi comprimari, Celi in primis. Banalità e prevedibilità non smorzano il ritmo e il divertimento. Spensierato e godibilissimo.
Ennesimo Molleggiato show, ma qua manca la sostanza. La pellicola si regge sulla fisicità di Celentano che ha dinanzi una sceneggiatura all'acqua di rose, con tanto di principessina (Chiribbio, che Muti!) e Celi nell'ennesimo ruolo da spocchioso ricco, che viaggiano a motore spento. Il buonismo di fondo impregna tutto e le poche gag addolciscono un po' il senso di delusione. Banalotto.
Modellata sulla falsariga di Vacanze romane, è una commedia che vive di alcuni momenti divertenti pur non brillando per originalità. L’umorismo surreale e un pochino english di Adriano ancora riescono a far sorridere, mentre la Muti sembra assai ingessata. La presenza di alcuni buoni caratteristi, qui relegati a ruoli di contorno come Adolfo Celi, migliorano il giudizio.
Un cult della commedia italiana degli anni '80 che prende vagamente spunto dal celeberrimo Vacanze romane. Adriano Celentano è il mattatore assoluto e la Muti è come sempre splendida. Grandissimo Adolfo Celi e Garinei è un'ottima spalla. Numerose le scene cult, su tutte il pranzo in ambasciata. Buone le musiche.
MEMORABILE: Celentano e la storia romana; Celentano e il vigile; Il pranzo in ambasciata.
Un cult degli anni '80. Reduci dal successo del Bisbetico domato Celentano e la Muti (qui decisamente più in forma) ci riprovano e fanno di nuovo centro. La commedia è semplicissima e c'è un'ingenuità di fondo che fa quasi tenerezza, però i due funzionano alla perfezione, così come Adolfo Celi. Memorabile il tuffo dal trampolino di Celentano, con quegli "effetti speciali" fatti alla bell'e meglio in tempi rigorosamente analogici, ma anche la serenata "Cotto cottissimo" su musica del Barbiere di Siviglia. Davvero grazioso.
MEMORABILE: "Lei è della linea di Smith?" "No! Io sono della linea del 29".
La comicità e il cinema di Celentano sono sempre stati per me molto "hit or miss": se certe mimiche e battute nonsense a tratti strappano la risata, altre volte i suoi lavori risultano pretenziosi e anche un po' noiosi. In questo caso siamo in una situazione 50/50: se alcune gag (incluse quelle fatte con primitivi effetti di montaggio) vanno certamente a segno, il film nel complesso è prevedibile e ripetitivo, con momenti di stanca che non dovrebbero esserci in una commedia. La Muti è adatta al ruolo; bello il cast di caratteristi d'epoca.
Un film del genere si può giustificare solo per la notorietà di Celentano in quel momento e il successo (di botteghino) del precedente in coppia con la stessa Muti. La favoletta che molto alla lontana ricorda Vacanze romane (solo l'accostamento mi mette i brividi), riesce a vivere unicamente per le mosse e gli atteggiamenti del molleggiato (che, evidentemente, all'epoca divertivano) e per il bel faccino (e il resto) della Muti. Senz'altro si è visto di peggio nella filmografia italiana, ma qui si è già piuttosto in basso.
Un Celentano in stato di grazia e una Muti più affascinante che mai sbancano il botteghino con questa commedia leggera che si lascia guardare ma che poi riponi in un cassetto che non apri più. Quando parliamo del molleggiato è sempre tutto oltre le righe, così una buona intuizione iniziale diventa il pretesto per i suoi frizzi e i suoi lazzi e, come spesso accade, alla fine non ne puoi più. Passabile per l'epoca, oggi fa sorridere.
Un Celentano in grande forma riesce a tenere alto il ritmo in un film che, senza la sua verve, non avrebbe nulla da dire. La vicenda ruota intorno alla storia d'amore impossibile tra un autista di autobus e una principessa (richiamando in parte pellicole come Vacanze romane). Discreta la prima parte, con gag a raffica del Molleggiato; assai mediocre la seconda. La Muti è bella da lasciare senza fiato.
MEMORABILE: Oggi sono arrivato al lavoro tardi, vorrà dire che uscirò in anticipo!; Il primo incontro sul bus.
Secondo Celentano-movie in coppia con la Muti, stavolta a ruoli invertiti (è lui che va dietro a lei). La simpatia di Barnaba (il tranviere adorato dalle vecchiette che prendono il suo bus, ma che conquista anche una tavola di principi, generali e cardinali) è ovviamente l'unica arma del film, con svolgimento tirato per i capelli e gag a misura di bambino. Non funziona nemmeno l'innesto di Adolfo Celi, spaesato come lo sono spesso i giganti di terza età costretti in ruoli minori. Spiace doverlo ammettere, ma vale solo *!
MEMORABILE: Il tuffo dal trampolino; La serenata con orchestra.
Film imbarazzante. Storia non tanto ridicola quanto proposta in modo addirittura volgare e sfacciato. Il fim letteralmente "campa" su una ripetizione fastidiosa delle solite gag di Celentano e l'avvenenza della Muti. Almeno fisicamente Celi si impone nel suo ruolo. Per il resto si tratta di un film raffazzonato.
Uno dei Celentano-movie di maggior successo, eppure uno dei meno divertenti. Lo spunto, per quanto già ampiamente sfruttato, poteva dar luogo a momenti veramente spassosi, invece stavolta la sceneggiatura imbastita da Castellano e Pipolo è tutto sommato modesta. La Muti funziona benissimo come principessa, i suoi strafalcioni linguistici fanno sorridere e anche Adriano è un autista simpatico e convincente. Ma mancano gag da ricordare, tranne forse quelle al primo incontro con l'ottimo Celi. E poi i momenti clowneschi qua sono davvero troppi.
La coppia Celentano-Muti torna sullo schermo a ruoli invertiti (questa volta è lui ad essere invaghito di lei) dopo il successo del film dell'anno precedente, alle prese con una sorta di remake di Vacanze romane. Il film è costruito addosso al Molleggiato (la maggior parte delle battute non avrebbero senso dette da un altro) e tenta di sfruttarne il grande successo del momento, ma lo script piuttosto debole ne penalizza il risultato. Si tratta di una favola piuttosto banale in cui si ride grazie alla bravura degli interpreti (Celi il migliore). Tutto sommato divertente...
MEMORABILE: "Gli Italiani non sono più quelli di una volta" (Sannoner); L'identikit di Celentano ai colleghi; "Quando litigo con me stesso sono tremendo".
Squadra che vince non si cambia, sicché per il Natale '81 si riunisce la coppia sbanca botteghino Celentano/Muti reduce dai fasti de Il bisbetico domato. Commedia fin troppo leggera, che dopo diversi film con il "Molleggiato" d'ambientazione settentrionale sposta la scena a Roma per una a dir poco inverosimile sua interpretazione di autista dell'Atac. Ci sono però buone intuizioni (l'arcinota serenata "Cotto, cottissimo...", il "chiribbio" della Muti) e l'asso nella manica di un Adolfo Celi ormai piegato al cinema commerciale. Discrete le musiche di Bruno Zambrini.
Quando Celentano era campione d'incassi negli anni '80 poteva permettersi di fare qualsiasi personaggio. Dopo Il bisbetico domato torna a recitare in coppia con la bellissima Ornella Muti in un improbabile ruolo di autista di autobus che si innamora di una principessa di un piccolo stato sull'orlo della bancarotta. Qualche simpatica battuta e successo incredibile che nasconde però l'ingenuità di una sceneggiatura tutta volta a soddisfare le manie di grandezze del Molleggiato. Vedibile e poco più.
Si salva solo per le battute fenomenali e la verve di Celentano. Il resto è un film piuttosto infantile e poco ispirato, troppo "delicato" per apparire interessante per un adulto e decisamente meno riuscito de Il bisbetico domato, molto più gradevole e articolato. Muti di una bellezza disumana, ma deludente nella recitazione e tutt'altro che simpatica. Cast di supporto molto in palla.
MEMORABILE: Il pranzo; Il colloquio Celentano-Celi
Il titolo è tutto sommato geniale: potrebbe essere letto al contrario ("un pazzo innamorato") e funzionerebbe lo stesso. Un guidatore di autobus romano si innamora di una principessa di un paese immaginario (Saint Tulipe). Fa di tutto per conquistarla, lei resiste, ma alla fine ammette di amarlo. Alla fine è quasi l'autobiografia di Celentano: povero immigrato pugliese (ma di probabili origini extra-europee) diventa cantante, sposa una bellissima ragazza romana, diventa il simbolo dell'italianità, fa un bel po' di soldi. E tutto questo grazie alla sua ingenuità.
Allegra sciocchezzuola che riprende il plot da un classico americano ambientato nella Città eterna, nei fatti è uno scimmiottamento (è proprio il caso di dirlo visto il ruolo nella vicenda di un pupazzo che ritrae un primate) di una commedia romantica condita dai nonsense di Celentano quando faceva sfracelli al botteghino; la Muti bellina bellina e leggerina, Celi sempre bravo nel ruolo del burbero comandone; per una serata all'insegna del "come eravamo", quando il Molleggiato cantava, recitava e non pontificava.
MEMORABILE: "...Chiribbio!".
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CuriositàGeppo • 2/04/08 15:23 Call center Davinotti - 4349 interventi
il film incassò ben 21 miliardi di lire di allora (più di 40 milioni di euro di oggi).
MusicheZender • 13/06/08 07:55 Capo scrivano - 48365 interventi
La canzone "Crazy movie" (tratta dal film) è contenuta in un cd ormai fuori catalogo ("Il cinema di Adriano") e pressoché introvabile che raccoglie alcune tra le più significative canzoni composte da Celentano per i suoi film. Eccone la copertina e il retro grazie alla solita, insostituibile, Geppo collection from Germany.
HomevideoGeppo • 7/12/08 13:25 Call center Davinotti - 4349 interventi
Per la prima volta a confronto le due edizioni del film "Innamorato pazzo", versione italiana Cecchi Gori e il DVD tedesco (con audio italiano e tedesco) Starlight Film.
Le due versioni sono diverse per quanto riguarda l'intervista a Pipolo contenuta solamente nella versione italiana Cecchi Gori.
I DVD del suddetto film hanno master uguali.
DVD tedesco, con audio italiano e tedesco, Starlight Film Il titolo, tradotto in italiano, è... DAI LO ZUCCHERO ALLA SCIMMIA (Gib dem Affen Zucker).
Master: Molto buono
Audio: Pulito, Dolby Digital 2.0
Durata: 97 minuti (integrale)
Video: 1,85:1 anamorfico
Extra: Intervista a Pipolo, 29 minuti (contenuta solamente nella versione italiana Cecchi Gori).
Bisognerebbe trovare il ristorante dove Barnaba e Cristina vanno a mangiare da " Mario ". Il locale sembra essere molto simile a quello in Viaggi di Nozze dove Giovannino va a cena con suo padre.
CuriositàZender • 5/02/15 15:56 Capo scrivano - 48365 interventi
Dalla collezione "Sorprese d'epoca Zender" il flano del film:
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (mercoledì 4 aprile 1984) di Innamorato pazzo: