Il successo di questa prima serie è dovuto a tre semplici ingredienti: ragazzi simpatici (su tutti il timido e pasciuto Bruno Sacchi e il somaro impenitente Lazzaretti), storie leggere e piuttosto divertenti e attori di contorno all'altezza (il padre burino di Sacchi, il professore che spaventa il povero Bruno e si diverte a sommergere di 2 Lazzaretti, e il padre di Sharon (la più bella), ricco (salumi Zampetti), sbruffone e dalla sentenza pronta (chiama il maggiordomo nero "Africa", o "Radici" e sottolinea le sue pensate con "Taaac". Piacevole.
MEMORABILE: La frase simbolo del professore: "Sacchi...3!" (prima di sentenziare, si tocca il naso con le tre dita).
L'atmosfera delle commedie italiane anni '80 è presente in questa serie che fa da specchio sia agli usi e alle tendenze dell'epoca che alla vita dei liceali. Una valida e salda sceneggiatura, con battute e dialoghi mai banali ma quasi sempre efficaci e divertenti. L'umorismo fa perno sulle personalità degli alunni stereotipizzati: dal tontolone Bruno Sacchi all'ultra ripetente Chicco; passando attraverso la dark lady, lo sportivo, le secchione e gli innamorati. Valido soprattutto per le buone interpretazioni dei caratteristi, molti ancora noti.
MEMORABILE: Tutte le comicissime parti di Spartaco (Ennio Antonelli), le fregature al povero Sacchi da parte del cartolibraio, i frequenti spot pubblicitari.
Uno dei pochi telefilm italiani di cui si parli ancora dopo 20 anni. Era bello seguire le vicissitudini di questo gruppo di liceali romani, merito anche di un cast di protagonisti decisamente azzeccato, e lo stesso dicasi per i comprimari (l'ottimo Guido Nicheli su tutti). Ci sono puntate estremamente divertenti ed altre così così, ma nel complesso la serie funzionava, eccome.
Titolo importantissimo per la fiction italiana. E' infatti da questa serie che praticamente ripartono le produzioni seriali made in italy. Più che per il suo valore effettivo vale per gli altissimi ascolti che fece. Questi ragazzi della 3^ C sono figli dei film dei Vanzina (la produzione è loro) e nipoti del mitico cinema popolare anni 70, dal quale si riesumano una marea di nomi cult (Nicheli, Antonelli, Allocca, Giuliani, Venantini, Lassander) simbolizzati del resto anche dagli ex bambini prodigio Cestiè e Elmi. Divertente, scacciapensieri e totalmente irreale.
Prodotto che porta in sé tutta l'atmosfera e l'ingenuità degli anni '80. "I ragazzi della terza C", per chi li ha gustati in tv all'epoca, sono stati un bel divertimento e sono diventati ora un piccolo cult. Poco importa forse per chi li ha apprezzati che le interpretazioni fossero poco all'altezza o che le storie fossero quanto di più banale potesse essere scritto. In fondo sono specchio di quegli anni, ad uso e consumo di chi li ha vissuti. Sconsigliabile forse vederli oggi per la prima volta.
A livello di ascolti è il telefilm italiano con più successo nella storia della nostra tv. Il gradimento popolare fu altissimo grazie alla simpatia e alla comicità degli attori e caratteristi presenti; gente come Bracconeri, Ferrari, Nicheli, Antonelli e Drovandi messa insieme dava vita a situazioni sempre divertenti e genuine all'interno di un susseguirsi di storie ingenue ma pur sempre vivaci e godibili. Anche il comparto femminile non è da meno, con la stralunata Elmi e le due secchione. Bei tempi che furono...
Simpatica scemenza che all'epoca ebbe un grandioso successo e che quando ero ragazzino mi faceva impazzire. Rivista ad anni di distanza va detto che la serie non eccelleva certo per ritmi, qualità ed originalità (specie nella caratterizzazione dei personaggi), ma si mantiene ancor oggi gradevole e divertente.
Estremo testimone di una TV perduta: divertente, sereno e senza volgarità, denso di riferimenti a noti fatti, persone e fenomeni televisivi degli anni’80 (una beatitudine per i nostalgici). Gli attori, non tutti brillanti, sanno comunque ben caratterizzare le varie tipologie di personaggi: risaltano il buon Bracconeri, il ripetente incallito Ferrari, l’esistenzialista Elmi e le secchione Dadda-Ventura. E poi Allocca, Antonelli, Nicheli tra i battibecchi con George e la corte alla Lassander… Sponsorizza il Cornetto Algida.
MEMORABILE: Bruno nella cartolibreria di Ciro. Benedetta e il cinema coreano. La pessima (ma simpaticissima) recitazione di Sharon.
Tra i primi esperimenti di telefilm seriale prodotti in italia e accompagnata da un grandissimo successo di pubblico, I ragazzi della 3° C è un produzione che con tutti i limiti insiti nell'operazione appare ancora abbastanza gradevole, grazie sopratutto alla simpatia di alcuni componenti del cast. Certo l'impianto generale lascia abbastanza a desiderare, specie in termini di qualità complessiva e di cura del prodotto.
Impossibile non lasciarsi conquistare dalla simpatia di Bruno, Chicco, Benedetta, Sharon ecc... i liceali in cui chiunque può riconoscersi (e che chiunque avrebbe voluto come compagni!). Il punto di forza era proprio la caratterizzazione dei personaggi, davvero riuscita; per il resto le puntate erano piuttosto ripetitive ma sempre molto divertenti. Da ricordare la presenza del grande Nicheli, qui padre della bella Sharon. Tra le poche fiction italiane veramente da ricordare.
MEMORABILE: Aziz, il cameriere di casa Zampetti; la mitica dark Benedetta.
Sapendo già che mi attirerò strali di critiche, una serie che ho sempre detestato alla follia. Tolti ottimi caratteristi come il carissimo Antonelli, Nicheli o la Lassander, il cast di giovincielli è quanto di più insopportabile ci sia in circolazione. Inesistente.
Ho sempre detestato i telefilm/serie (College, Classe di ferro) e ancor di più le soap degli anni a venire (Beverly hills 90210 e ragazzinate varie). Ma questo I ragazzi della 3a C non è poi da buttar via: cast mitico composto da vecchie glorie del cinema anni 80 (Venantini, Allocca, Ennio Antonelli) e ex attori-bambini ora ragazzi (la Elmi che dopo questa esperienza lascerà il cinema e il bambino dei lacrima Cestiè). Divertente ma niente di eccezionale; comunque va riconosciuto che tra le serie italiane è stata una delle poche (l'unica?) decenti.
Gli anni '80, La loro estrosità e superficialità... ma la gioventù che credeva ancora nell'amicizia e collaborazione! L'amicizia senza Web, i-Pod, Facebook, cellulare... Si litiga, ci si innamora, si piange (pochissimo) e ci si aiuta; un'atmosfera che quasi non c'è più, tanto che un ragazzino di oggi troverebbe surreali alcune cose e mode! Telefilm che ha fatto la storia: avevo 6 anni quando uscì, ma lo guardavo sempre! Invecchiato, quello sì, ma non stanca mai!
Rivista con piacere in tv, questa serie è riuscita in quanto: i personaggi sono simpaticissimi e c'è pure la mitica Nicoletta Elmi; le storie fanno assaporare l'ultimo pezzo d'atmosfera del carissimo ventennio 70/80; nel 1987 ero giovane! Riesco a beccarmi le due puntate del sabato che passano con disinvoltura tra feste, interrogazioni, sconfitte amorose, coppie mitiche e singoli istituzionali. Le caricature ci sono tutte: belle, belli, brutti e brutte; bravi e asini. Le famiglie sono simpatiche e la società vantava ancora apprezzamenti ormai persi.
Ci sono serie TV che restano nella storia e questa è senz'ombra di dubbio una di queste grazie al grande consenso ottenuto, per l'impatto che ebbe allora sui giovani e perché no, anche come istant-movie scolastico/generazionale anni '80 (decennio contrassegnato dalla voglia di leggerezza e disimpegno). Il cast ha funzionato e molti personaggi sono rimasti scanditi nel tempo facendo divertire milioni di ragazzi; anche se oggi resta un prodotto legato al periodo della messa in onda.
La terza C apre i battenti facendosi conoscere al pubblico con i suoi ragazzi svogliati, ma simpatici, autentici mattatori delle storie. Claudio Risi si allontana dai film della commedia sulle scuole, degli anni '70/'80, evitando eccessivi siparietti sexy. I ragazzi si vedono anche fuori e a casa, dove sono accuditi dai genitori più bizzari e stralunati. Fra tutti emerge Fabrizio Bracconeri, scoperta di Carlo Verdone, qui nel ruolo di Bruno Sacchi, il più simpatico della classe. Grandi Guido Nicheli e Ennio Antonelli, bella Dagmar Lassender.
Una delle serie per eccellenza di noi ragazzi anni 80, traslati direttamente dalla nostra classe in quel martedì sera in TV e infarcita di un umorismo spesso forzato ma dal dolce e nostalgico sapore retrò. Tranne un caso (Rossella’s Baby), gli episodi sono tutti ad alto tasso di divertimento, nonostante qualche performance inadeguata (la Gusberti!) e i continui inserti pubblicitari. Ci ricordiamo tutti di Bruno Sacchi, Chicco o Benedetta, ma a essere irresistibili sono Guido Nicheli, Andrea Giuliani e lo straordinario Ennio Antonelli. Cult.
L'universo scolastico degli anni '80 rappresentato da un folto gruppo di amici, più che compagni di scuola. Cast giovanile ben assortito e storielline ben sviluppate nonostante i limiti di recitazione e di budget per la messa in scena (strano, considerata l'enorme quantità di pubblicità poco occulta). Nutrito cast di caratteristi che spazia da Nicheli alla Lassander passando per i grandi Antonelli e signora, strepitosi nella parte dei genitori del povero Bracconieri. Rivisto oggi è sempre un piacere.
Siamo in pieno anni 80 con questa serie tv semplice ma divertente e sicuramente riuscita. Il merito è sopratutto dell'ottima commistione del cast: tra i giovani i migliori sono Bracconeri e Ferrari (il leggendario pluri-ripetente Lazzaretti); tra i grandi spiccano Ennio Antonelli (il padre di Bracconeri) e Guido Nicheli (un ricco sfondato che sforna battute a raffica e chiama il maggiordomo nero "Biancaneve"). Non tutti gli episodi sono di pari livello ma nel complesso merita tre pallini.
Enormemente mediocre. Scritto benino, recitato male ma girato peggio (fatta eccezione per attori di enorme spessore come il sottovalutatissimo Massimo Giuliani), I ragazzi della Terza C ha soprattutto il merito di aver tracciato un'epoca. Ciò detto, la prima stagione della serie è davvero sottotono, rivista dopo anni e lontano dal clima infantile e giovanile degli anni d'oro. Meglio le altre due, pur senza essere chissà quali capolavori.
Si salvano i primi due episodi, poi va sempre più scemando fino a raggiungere livelli di amatorialità tristissimi. Il peggiore è Bracconeri, che stranamente in Acqua e sapone di Verdone era stato abbastanza bravo. Il telefilm piacque perché i ragazzini si riconoscevano in qualche modo nei modi di fare di questa classe romana. In fondo nostalgico.
MEMORABILE: Lo strano gesto del professore di italiano (Allocca) quando affibbiava i "2" a Sacchi.
Il cult degli anni d'oro della Fininvest di fatto è un rip-off televisivo del cinema vanziniano (in particolare di Vacanze in America da cui si riprendono il Rosselli musicologo e Ferrari promosso al ruolo del capobranco ripetente che lì era Calà). Tutto inspiegabilmente funziona, dalle non-recitazioni (Sharon) a un product placement spudorato ma intelligentemente targettizzato: il Cornetto Algida, loghi paninari come Timberland e Benetton, nonché la dimensione meta-Fininvest (come la puntata del quiz con Marco Columbro). Oggi ancor più naïf.
MEMORABILE: Stranamente (o forse no) sono gli adulti a collezionare le frasi più memorabili, dal professore napoletano (Allocca) al commenda milanese (Dogui).
Prima serie di questo telefilm che tanto successo ebbe a suo tempo. Ció è dovuto alle storie semplici, mai volgari, non prive di una certa bonarietà. Il cast principale vede tra i migliori Bracconeri, Ferrari e la Elmi, mentre quello secondario è più che brillante (su tutti Antonelli e Nicheli), da dimenticare la Gusberti. È evidente che gli episodi (alcuni godibili, altri meno) siano girati in economia, ma poco importa per il buon risultato finale. Sponsor à gogo con Algida e Opel.
Una delle migliori serie televisive in assoluto, che ha avuto un crescendo di consensi, spettatori e slogan che sono diventati tormentoni anche nei decenni successivi. Una comicità che riesce a dosare bene le scene vissute in classe, una sempre attenta caratterizzazione sia dei personaggi principali, sia delle rispettive famiglie, oltre ai comprimari e le varie comparse di ciascun episodio, alcune delle quali sono rimaste impresse. La seconda serie è in assoluto la più indimenticabile, complice anche la sigla ''Studiare in jeans'', la partita di calcio, la sfida a paintball.
MEMORABILE: ''Nel nome di Scialpi e dei Duran Duran, dichiaro questo territorio Chiccolandia! E per festeggiare, tutti al bar!''.
Malinconico ricordo di un periodo che è ormai passato, di un decennio di benessere, di gretta riccanza (Zampetti) e comicità da Drive-in. Guardato alla sua uscita fu certamente un prodotto d'intrattenimento che non novava ma allineato al mainstream delle tv commerciali perpetuava un gusto per le battute rapide e poco profonde bagnandolo di piccole love story da rotocalco per teenager. Il cast fa ricordare con piacere Bracconeri che esaurirà tutta la sua verve comico/simpatica in questa performance e una pletora di attori in rampa di lancio. A suo modo apprezzabile.
Contestualizzandola nel tempo, certamente l'unica pseudo sit-com italica (genere in cui la sui può annoverare per contenuti e stile pur se non per durata delle puntate) in grado di reggere il confronto con i prodotti americani per linguaggio, ascolti e media qualità. Fattori principali della riuscita il tema scolastico e l'integrazione tra il gruppo dei ragazzi (tutti perfettamente in ruolo aldilà della loro competenza recitativa con Bracconeri/Bruno il migliore) e un supporto di caratteristi da servizio d'oro tenuto nei cassetti (impagabili i duetti tra Nicheli e Isaac George)-
MEMORABILE: Antonelli, papà di Bruno; Sharon svampita e sagomata al contempo; La Elmi col cinema coreano; Gli innamoratini; Giuliani e Drovandi; Il prof Allocca.
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DiscussioneZender • 1/01/14 19:07 Capo scrivano - 48908 interventi
Caratterista storico anche nella Lotteria di Capodanno (poer rimanere in tema con la giornata).
La sigla della prima serie era la bella Fire Lady di Christal (M. De Martino/Rava), nella seconda stagione era la divertente Studiare in jeans di Simon Luca, infine nella terza e ultima stagione è: Joe disumano rock, sempre di Simon Luca.
Il libro di letteratura usato in classe dai ragazzi della 3°C, è "Letteratura e Realtà" di Riccardo Marchese. Questo libro viene praticamente inquadrato ogni puntata! Proprio da questo testo vengono spiegate dal prof. di italiano (Allocca) le innumerevoli lezioni su Leopardi:
Questa serie, immagino per dimnticanza, no ha subito l'accorpamento previsto per tutta la categoria, ma è ancora divisa in tre singoli commenti per stagione.
Ciao
DiscussioneZender • 24/02/21 08:01 Capo scrivano - 48908 interventi
Esatto, al momento nacque così e resta così, poi un giorno magari la uniremo.
MusicheDusso • 12/09/23 10:01 Archivista in seconda - 1926 interventi