Gustoso, coraggioso, livido e laido trattato sulle meraviglie nascoste dell'incesto, dove Honorè non ha paura di sporcarsi le mani e sferra scene shock che lasciano basiti, eccitati, condensando il tutto in una tensione erotica crescente che sfocia nel perverso, nell'onanismo più esasperato, e chiude con un incesto che sà di ritualità mortifera, con doppio pugno allo stomaco di masturbazioni compulsive in odor di necrofilia, sulle note di
Happy Together dei Turtles.
Sottolineato dall'Agnus Dei (lo stesso che Lynch e Stone piazzarono in
Elephant man e in
Platoon), con riferimenti pasoliniani piuttosto marcati (i volti, il girovagare per le dune di sabbia di Garrel in odor mistico/religioso, il "sudario" che avvolge la Huppert come Ettore Garofalo in
Mamma Roma), nonchè di spezie ozoniane (non solo la piscina e la carnalità di
Swimming Pool, ma addirittura Honorè ne riprende una sequenza identica, dove la Huppert mostra, sul balcone, le sue grazie a un ragazzino per strada, sulla bicicletta, come faceva-allo stesso modo-la Rampling nei confronti del vecchio factotum della villa in Provenza) e una morbosità insistita, che scava sottopelle e procura una sorta di eccitazione perenne allo sguardo di chi è immerso nel film (come il sottoscritto).
Tantissime le scene cult, davvero coinvolgenti, sporche, malsane, e per l'appunto geniali:
Garrel che si masturba come un dannato alla vista del materiale pornografico, fatto trovare appositamente dalla madre perversa, nascosto nello studio del padre, per poi orinare addosso a cotanta pornografia .
Joanna Preiss, una delle amanti perverse di mamma Huppert, coinvolta in giochi erotici estremi dalla donna, che infila il dito nell'ano del ragazzo, per poi annusarlo, farlo annusare al ragazzo e infine alla madre stessa.
Le selvagge scene di sesso tra la Preiss e Garrel in una piazza notturna, sotto lo sguardo lascivo di sua madre.
Garrel che, sul lettone, e conclusa un orgia, prende violentemente la Preiss da tergo, guardando sua madre distesa e leccandole le gambe.
Le scene di sesso sono ardite, focose, perverse, conturbanti, ma è il contesto che più picchia duro.
Honorè fà raccontare a Lulù (un ragazzo gay usato come schiavo, in giochi umilianti di dominio e sadomasochismo, tra sputi in faccia e frustate con cavi elettrici) un episodio alla
Hostel, fatto di torture e ragazzi belgi fatti a pezzi e messi nel frigo, da una specie di serial killer alla
Cruising.
Tenere, ma anche realistiche e bollenti, le scene d'amore tra Garrel e la bellissima Emma De Caunes (un mix tra candore e perversione, anche lei caduta nelle fauci della perdizione sessual/estrema della madre di Garrel, vedere la sua espressione di terrore quando vede tornare-ubriaca-la mater virago o la sua gelosia quando Garrel si ricongiunge con sua madre), che spalma il seme sul corpo del ragazzo, ma a lui fà schifo-anche se è "roba" sua-, e lei teneramente e lascivamente, mettendole una mano lì, sussurra "Gocciola ancora".
Honorè ci và giù tosto, tra notti folli in locali gay e perversioni sessuali assortite, non manca di scena emblematiche (i deliri mistici del ragazzo, il licenziamento senza senso alcuno dei domestici) e fà fischiettare a Garrel il tema di Gato Barbieri di
Ultimo tango...
La Huppert, mater terribilis e sprofondata nel baratro della perversione più laida, desiderosa di peccare con l'ultimo dei tabù, rifà-quasi praticamente-il personaggio hanekiano della
Pianista, ma molto più sensuale e meno gelida, attrezzata, poi, con sandaletti e scarpine dal tacco alto che ne aumentano la sensualità.
Molto più pregnante di
Soffio al cuore (che ne sembra un remake sputato dall'inferno) e della
Luna bertolucciana.
Forse il punto di non ritorno del più "peccaminoso" dei tabù. Un viaggio di sola andata tra i meandri della follia, di un desiderio che si fà carne e sangue, di qualcosa che eccita tremendamente.
Rimosso, odiato, sbeffeggiato, ma assoluto e indispensabile e imprescindibilmente culto non colto. Onore a Honorè.