Dopo una rocambolesca e sanguinosa fuga il latitante Abel Davos riesce a rientrare a Parigi, ma gli amici di un tempo gli voltano le spalle... Primo film di Sautet (in realtà il secondo, ma l'esordio fu disconosciuto), un asciutto e sobrio polar scritto da Jose Giovanni: un nome, una garanzia. Come sempre in Giovanni più che l'azione (che non manca) ciò che rileva sono i conflitti morali, e i temi dell'amicizia e dela lealtà . Ventura enorme come sempre, affiancato da un giovane e già brillante Bebel, che di lì a pochissimo entrerà nel mito.
Ennesima, grande prova di Lino Ventura, negli usuali, ma mai ripetitivi, panni del malvivente in cerca di riscatto. Aiutato da un fascinoso giovane ladro (un Belmondo adorabile nella parte del mascalzone dal cuore tenero) e dalla sua ragazza (un'inedita Milo con capigliatura corvina) si nasconde, perde la moglie, dà in affido i figli, fugge, tenta di ricominciare da capo. Ma la sua maschera tragica ci svela, sin dall'inizio, come finirà la sua storia. Parigi è grigia, fredda, dura e sporca. E bellissima e dolente, come questo film.
Ottimo polar girato da Sautet e scritto dallo stesso regista assieme ad uno specialista di genere come Josè Giovanni (adattando proprio un romanzo di quest’ultimo) che presenta alcune caratteristiche fondamentali del noir d’oltralpe come ad esempio la caratterizzazione dei personaggi che si presentano come disillusi e solitari (specie la figura del protagonista). Sobrio, asciutto ed avvincente è un film notevolmente riuscito che gli amanti del genere non devono assolutamente lasciarsi scappare.
Adottando un'impostazione glacialmente disillusa, Sautet realizza un polar in cui il conciso modus narrandi va di pari passo con un approccio stilistico (di un'asciutezza rigorosa, quasi ascetica) esemplare, capace di eludere con abilità ogni caduta nella scialba retorica. Ben conscio dell'ineluttabilità del suo destino, il mesto figuro magistralmente tratteggiato dall'immenso Ventura si muove risoluto in un universo (criminale e non solo) a lui ostile, scarnificato dalla corruzione e dall'egoismo e pronto ad avvolgerlo nelle sue mefitiche spire mortali.
Ho visto il film pochi giorni fa e ne sono rimasto affascinato: non riuscivo a staccarmi! Gran bel film e monumentale Lino Ventura, assecondato da un simpaticissimo Belmondo. Nel filone della malavita con codici d'onore che al giorno d'oggi sembrano preistorici, c'è tutto da imparare.
Dopo qualche anno di latitanza in Italia, Abel Davos, rapinatore già condannato a morte, rientra in patria, pensando di poter contare sull'aiuto degli ex complici parigini... In regia c'è Sautet, futuro cantore dei soprassalti sentimentali, ma la mano riconoscibile è quella di José Giovanni, autore del soggetto e della sceneggiatura di questo bel noir amaro, in cui una voce fuori campo, implacabile nella sua "neutralità", commenta le vicende del protagonista, al quale Ventura, che si doppia da sé, presta il suo volto da duro disilluso nella sua fede nell'amicizia.
Una galleria di personaggi strepitosa in questo polar, che definirei puro proprio per la grande rappresentazione che dà degli stilemi classici del genere. La solitudine, il tradimento ma anche l'amicizia, l'amore e la sconfitta (quest'ultima non necessaria nei noir francesi), qui non solo rappresentata ma motivo conduttore che cresce vieppiù con il progresso della storia. Gli interpreti sono eccellenti: Lino Ventura è assolutamente Abel, non si riesce a vedere nessun altro al suo posto; Belmondo assomiglia al Michel di Fino all'ultimo respiro.
Si può solidarizzare con un gangster sul quale pende una condanna a morte? Sì, se ha perso la moglie e il fidato complice, si ritrova con due figli piccoli, gli amici gli voltano le spalle e a interpretarlo è un grande Lino Ventura. Ottima la partenza, il finale viene piazzato a sorpresa, in mezzo c'è la tipica lentezza del vecchio noir francese, ma la trama è sviluppata bene; magari il legame tra Belmondo e la Milo (bravi anche loro) può apparire forzato, ma almeno regala un gradevole spiraglio di ottimismo.
Classicissimo polar francese, uscito in piena esplosione Nuovelle Vague francese e per questo all'epoca considerato troppo convenzionale e conformista. Rivisto oggi, il film appare meno datato che all'epoca e si distingue per il lavoro di costruzione del carattere dei personaggi principali, interpretati da Lino Ventura e Jean-Paul Belmondo. Notevole (e moderno) anche il ritmo impresso alla storia in tutta la prima ora.
Lino Ventura (perfetto, espressivo, vero) è Abel, criminale mai ambiguo che con lucida consapevolezza e disillusione ha dichiarato guerra alla sostanza della realtà ostile che lo bracca. Scolpito con fermo scalpello nel migliore marmo polar, in stile classico e con finiture di pregio (duplicità del bianco e nero, ora nitido ora contrastato), l'esistenzialismo a trama e visioni delinquenziali proietta la sua ombra malinconico-tragica su una superfice cinematica cupa come un immaginifico diamante nero o un più naturalistico e bituminoso asfalto.
Non proprio originalissimo nello sviluppare un faticoso inseguimento di un criminale che ha sempre il fiato corto, il film ha il volto di Lino Ventura che darà senz'altro prove migliori nel futuro. Jean-Paul Belmondo, ancora nel ruolo di delinquente dal cuore d'oro, si muove con assoluta disinvoltura fra mitragliatori, macchine volanti e la bella di turno: una fascinosa Sandra Milo, ricca della sua inconfondibile voce.
Un duro della mala francese (Lino Ventura, che faccia indimentibile) rientra in patria dopo anni all'estero, ma per i vecchi complici ormai sistemati è una zavorra e lui stesso si rende conto di non avere futuro. Un polar d'inizio Sessanta, girato in un bianco nero molto netto e connotato dal fatalismo tipico del genere. Per il giovane Belmondo il consueto ruolo della simpatica canaglia. Bella la caratterizzazione dei personaggi, alcuni viscidi od opportunisti, altri perdenti ma legati a un antico codice di amicizia e solidarietà .
Uno dei primi esempi di polar asciutto, realistico e amaro come da copione. L’asfalto scotta veramente nell’iniziale fuga del protagonista dall’Italia alla Francia. Ma dopo questa partenza fulminante l’azione cala a favore dell’approfondimento psicologico e degli affetti familiari. Il film diventa così più verboso avviandosi a un finale volutamente sottotono più vicino a Bresson che a Melville. Buona la prova di Ventura anche quando fa scelte non del tutto credibili come quella di portarsi dietro moglie e figli durante l’espatrio clandestino.
MEMORABILE: La fuga di Raymond in motocicletta; Il traporto di Davos a Parigi sulla finta ambulanza; L’uccisione di Fargier; La cattura di Stark.
Incipit fulmineo per questo malinconico polar, classico nei temi trattati ma gradevolmente atipico per il ritmo sostenuto, grazie alla continua fuga che a tratti lo accomuna al road-movie. Cinismo immancabile, costante e rimarcata la regola non scritta del guardarsi sempre le spalle. Perfetto Ventura nel tratteggiare l'amarezza del ruolo, ben spalleggiato da un Belmondo a suo agio con il personaggio. Notevole e invecchiato bene.
Buon polar francese diretto con mano già sapiente da Sautet. Più che la trama, comunque interessante (soggetto di José Giovanni), che in fondo tratta il tema visto altre volte dell'uomo lasciato solo dagli ex compari, la pellicola vale per l'atmosfera che il regista riesce a creare e per le buone interpretazioni (Ventura da questo punto di vista è un garanzia). Forse non molto convincente il rapporto Belmondo-Milo, ma l'inserimento di una parentesi rosa riesce a inserire un po' di ottimismo in un mondo disperato.
Vivere da latitante non è certo facile; e quando si deve badare anche alla prole... Notevole pellicola, che può contare su un ottimo protagonista e su comprimari all'altezza, su tutti Belmondo (autista leale dal pugno pesante). Se in un film il ritmo è quasi inesistente, ma nonostante ciò si seguono gli sviluppi con interesse, apprezzando i dialoghi, persino quando sono asciutti, essenziali (come nella realtà), ecco che la triste vicenda trova l'ossigeno necessario, facendo tranquillamente a meno di scene eclatanti, se si esclude la sparatoria sulla spiaggia. Da vedere.
MEMORABILE: In chiesa coi figli; Gli "amici"; "Peccato che ci siano solo sei piani eh?"; E datti una pettinata; "Vedo che sudi e non riesci quasi a respirare".
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CuriositàDaniela • 5/02/15 09:48 Gran Burattinaio - 5936 interventi
In Asfalto che scotta, come in Cadaveri eccellenti, Ventura recita con la sua vera voce anche in italiano.
CuriositàFauno • 12/11/19 00:00 Contratto a progetto - 2748 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, il flano del film:
HomevideoRocchiola • 12/05/20 10:48 Call center Davinotti - 1274 interventi
Disponibile in DVD Rarovideo con libretto incluso. Il video è indicato nel formato 1.65 ma appare come un più canonico 1.78. Le immagini offrono un bianco-nero piuttosto pulito (non vi sono difetti evidenti) e mediamente dettagliato (alcune scene sono molto incisive e ben contrastate altre un po' meno). L'audio dual mono originale d'epoca è mediamente potente e chiaro. All'estero c'è il bluray inglese della BFI eccezionale secondo le recensioni ma avente solo l'audio francese,