Note: Secondo il "Dizionario del cinema italiano" di Poppi e Pecorari del cast avrebbe fatto parte anche Dominique Boschero ma la sua parte sarebbe stata tagliata al montaggio.
Curiosa commedia portuale sullo sfondo di varie città marinare (Genova, Livorno, Messina) che ci illumina sul mondo poco conosciuto dei marinai in perenne ricerca di imbarco (e sarebbe interessante sapere quanto è cambiato questo mondo dopo quasi 50 anni). Se lo spunto era buono, il film però si muove sfilacciato e indeciso per affogare nel più deteriore macchiettismo folcloristico-vernacolare. Fuori parte Belmondo, irriconoscibili la Lollobrigida e Milian. Bel bianco e nero di Toni Secchi.
MEMORABILE: Il lungo pezzo di ambiente siciliano tocca vette di inconsueta insopportabilità.
Preferisco il titolo francese, La Mer à boire. Mare matto mi sembra riduttivo per un film come questo. Non è perfetto, anche perché risente di pesanti tagli voluti dalla produzione, ma ha il grande pregio di descrivere, facendolo capire, un mondo misconosciuto, come quello dei lavoratori marittimi, attraverso una ottima regia, una buona fotografia e interpretazioni di alto livello. Qualche riserva su Belmondo dove fisico e doppiaggio non stanno assieme, forse ci voleva un vero livornese, probabilmente la produzione italo francese lo ha imposto.
Film a corrente alternata che passa dai momenti godibilissimi dell'episodio girato a Livorno al poco riuscito episodio siciliano. Il trade union degli episodi è la pensioncina a Genova dove transitano praticamente tutti. Jean Paul Belmondo con una figura livornese ha da spartire giusto la voce (il grande Pino Locchi), per il resto è fuori parte. Gina Lollobrigida in versione sciatta e malcurata salva l'intera sequenza di scene alla pensione Genovese.
MEMORABILE: "Babbo! 'hosa c'è in fondo 'ar mare?" "C'è 'er budello di tu ma!"; Scusi farmacista, questo veleno per topi fa effetto anche per i cristiani?
Lodevole il tentativo di Castellani di realizzare un film sul l'ambiente portuale, realtà lavorativa importante ma poco conosciuta al grande pubblico. Purtroppo (forse a causa dei tagli subiti) ne deriva un film godibile solo a tratti che non riesce ad acquisire il "respiro" di un'opera importante e rimane ancorato ad una dimensione regionale quasi folcloristica. Buona la prova degli attori.
Il titolo, visto il periodo d'uscita, lasciava presagire l'ennesimo film vacanziero/balneare; invece, ed è forse questo l'aspetto più sorprendente, è una sorta di ritratto della non facile vita dei portuali. Qualche macchietta di troppo toglie, di fatto, quella venatura di neorealismo che una pellicola di questo genere poteva avere, ma resta indubbiamente interessante sotto il profilo degli aspetti umani, nel panorama di un mondo, quello del lavoro sulle navi, in definitiva poco conosciuto. Girato a Genova, Livorno e Messina.
La vita dei marinai sempre in cerca di un imbarco raccontata attraverso alcuni episodi che si snodano tra vari porti... Curioso tentativo di raccontare con toni tra il documentaristico e il grottesco un ambiente poco frequentato dal nostro cinema, troppo frammentario e confuso per dirsi riuscito ma comunque interessante. Poco felice l'inserimento nel cast di Belmondo, fuori parte non per il fisico ma per la voce essendo doppiato in livornese stretto. Più convincenti le prove di Lollobrigida in un insolito ruolo dimesso e di Spadaro, impenitente babbo spendaccione.
Odoardo Spadaro HA RECITATO ANCHE IN...
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La colonna sonora (CD) di questo film è di Carlo Rustichelli ed è a cura della CAM composta da 12 tracce, purtroppo ha una grossa pecca, manca del pezzo principale che è "L'Intermezzo dell'amico Fritz" di Pietro Mascagni" "Episodio di Livorno"
Vi pongo rimedio io con l'originale in assoluto (diretto dallo stesso Mascagni nel 1942)
Nell'episodio livornese si parla di pittura non per caso.
Essendo livornese vi posso dire che in Italia ci sono 55 milioni di Commissari Tecnici così come a Livorno tutti gli abitanti sono esperti di pittura, e ci sono delle discussioni interminabili. Come dice un proverbio Livornese:
"A un Livornese ci vuole 10 lire per farlo cominciare e 10.000 lire per farlo smettere" (traduzione).
CuriositàOrsobalzo • 15/07/14 15:49 Pulizia ai piani - 1112 interventi
Mentre si procede all'imbarco del carico di vino sulla motonave Oreste, ormeggiata alla banchina commerciale del porto di Messina, ad un certo punto si vede passare una nave che trasporta vagoni ferroviari. Si tratta del traghettoMessina, entrato in servizio nel 1924, ammodernato nel 1949, e posto in disarmo nel 1981. Il Messina, che ha appena imbarcato di prua i vagoni ferroviari (ne poteva trasportare fino a 20, distribuendoli su tre binari) sta manovrando a macchine indietro per un certo tratto di mare per poi virare di 180 gradi e mettersi in normale assetto di prua per rotta Villa San Giovanni. Il Messina era uno dei traghetti delle Ferrovie dello Stato in servizio sullo stretto, uno dei pochi superstiti della II GM, e, cosa utile all’identificazione, l’unico della sua classe ad essere sopravvissuto agli eventi bellici.
Fonte utile all’dentificazione del traghetto e per le notizie relative:
http://www.navifs.it/flotta/flotta-fs-sicilia/ http://www.navifs.it/flotta/messina/
Nel fotogramma si vedono i vagoni relativi a due dei tre binari di cui disponeva il traghetto, in prossimità della poppa. Il moto è quindi verso la destra del fotogramma.
Punti segnati sulla mappa qui sotto:
A: Posto ormeggio M/N Oreste
B: Punto di transito del traghetto
C: Terminal Ferroviario
D: Punto approssimativo, all’interno del cerchio, nel quale il Messina vira di 180 gradi e riprende la normale navigazione di prua.