Verso i film precedenti (in particolare verso i primi due) manca quasi completamente di quell'aria demenziale e allo stesso tempo critica verso la sottomissione nell'impianto aziendale, la comicità promuove nuovi aspetti del ragioniere, simpatici ma sempliciotti e il più delle volte riciclati e prevedibili. La scena più bella per me è quella della chiesa nella palude, con Filini e Silvani che stranamente compaiono solo nella seconda parte. Carina la sequenza iniziale (il sogno) ma per il resto troppe infantilate (il pescespada in primis).
E' curioso notare come, al settimo film della serie, Fantozzi abbia ancora una notevole capacità di stupire e divertire. La riscossa del titolo, però, sarà ovviamente poco efficace: a comiciare dalla nipote Uga, scritturata come attrice per un film (nel ruolo di scimmia) per proseguire con Fantozzi nei panni di giudice popolare incorruttibile, violentato "analmente" con piovra da una banda di malavitosi. Un atto vandalico l'onora del titolo di "Dott. Ing. Lup. Man. President. Natural. Prestanom. Om. Di Pagl. Gran. Test. Di Caz.", ma solo a breve scadenza!
Giunta ormai al settimo film della serie, la saga tragicomica di Fantozzi raschia il fondo del barile. E tranne pochissime cose, il resto si potrebbe quasi tranquillamente cestinare. La regia di Parenti è poca cosa, il ritmo latita e le gag sono sempre quelle, così come le battute. Non fosse per gli attori (Villaggio e Reder in testa) sarebbe da evitare. Da ricordare almeno gli schiaffi alla stazione al treno sbagliato, il pescespada e i regali dei mafiosi.
Davvero non male. Eccezionale Anna Mazzamauro vera e propria regina nell'episodio a lei dedicato (il penultimo), insieme a Filini! In una meravigliosa casetta bi-famigliare in mezzo a un pantano!!! Negli annali anche la serenata romantica e ottimi pure l'episodio con Uga e quello con i mafiosi. Anche in questo caso si ride ma con la lacrimuccia (pur se meno rispetto al capitolo precedente). Promosso.
MEMORABILE: La serenata alla Silvani. "Fantozzi, canti una cosa romantica". E lui: "Aveva un occhio di vetrooo!". Lei: "Ma vaffanculo!".
Dopo il più che degno Fantozzi va in pensione, il ragioniere più famoso del cinema italiano si ripropone in questa settima avventura ancora diretta da Neri Parenti. Fantozzi alla riscossa è però lontano come verve brillante e come spirito graffiante dai film precedenti. La sceneggiatura appare una trita ripetizione di gag e siparietti comici già visti in precedenza. La regia appare alquanto anonima e solo la grande professionalità del cast consente talora di alzare un livello non memorabile.
Bel ritorno alla comicità classica fantozziana, dopo il malinconico Fantozzi Va In Pensione. Molte sono le gag riuscite in questo ennesimo sequel, che non raggiunge i livelli divinamente satirici dei primi episodi ma che riesce comunque a strappare più di una risata, grazie al suo umorismo surreale e alle sempre gradite interpretazioni dei comprimari (Reder e Mazzamauro su tutti). Un Fantozzi spumeggiante, che spesso riesuma alcune delle classiche gag ma che comunque continua a divertire. Niente male!
Pensionato ed utilizzato dalla Ditta come esempio negativo per i neo-assunti, Fantozzi cerca di migliorare la sua condizione sociale con esiti fallimentari, né hanno miglior successo gli sforzi per diventare un tipo grintoso o rifarsi una vita sentimentale (qui torna in ballo la Silvani, con Filini in funzione di paraninfo). Come nella precedente puntata della saga fantozziana, nonostante le solite iperboli forniscano qualche occasione per ridere, il tono è piuttosto malinconico, quasi dimesso. I tempi gloriosi sono proprio finiti. 2 pallini.
MEMORABILE: Fantozzi cerca di imitare l'episodio ambientato alla Stazione in "Amici miei", ma si confonde e ceffona i passeggeri di un treno in arrivo
Si barcamena tra trovate geniali (Paul Muller nella parte di un direttore travestito e omosessuale, il processo di mafia e la casa-chiesa) e idiozie (il pesce spada, la piovrona). Tutto sommato diverte e pure parecchio anche perché a reggere la baracca oltre al grande Villaggio abbiamo ancora due anziani ma ispiratissimi Reder e Silvani. Da dimenticare invece l'interpretazione del figlio di Villaggio nella parte di un hooligan. Divertente e piacevole.
MEMORABILE: Il processo di mafia; La giurata ninfomane; Filini che organizza il nido d'amore; Il sogno all'inizio del film.
Giunto al settimo film, il filone risulta ormai spuntato, fiacco e stanco. Scordatevi la crudeltà e gli spunti interessanti e beffardi di Salce. Si cerca di far ridere affidandosi a piccole gag ma i risultati sono molto modesti. A tratti patetico: si veda la tristissima scena alla stazione in cui si cerca di riciclare una delle migliori gag della commedia all’italiana.
Sicuramente il migliore dei Fantozzi recenti. Solite gag tragicomiche-assurde, solite esagerazioni fantozziane ma qui si ride, forse per l'ultima volta, davvero tanto. Alcuni sketch decisamente puerili (il duello col pesce spada), ma alla fine sono più gli episodi riusciti, alcuni assolutamente memorabili (tutta la parte su Fantozzi giudice popolare!). A mio avviso, uno dei film migliori della lunga saga fantozziana.
MEMORABILE: Fantozzi a letto col piovrone vivo. La scalata al potere della Megaditta (fino all'ultima carica di 'Dot-Ing. Prest. Nom.' con Potere Temporale!).
Ennesimo capitolo di una saga che ha già accusato segni di logorio, "Fantozzi alla riscossa" è il solito pastone di gag viste e riviste (basta con la mano nella portiera, basta!) e altri spunti divertenti (con l'hooligan si ride) e anche di un certo genio, come quando è giurato in un processo di mafia. La Silvani è costretta ad impersonare una burina e maleducatissima donnaccia: davvero agli antipodi con quello che fu il suo personaggio agli inizi, però diverte. Tra gag risucite ed altre no, il film risulta decente. Villaggio è in forma.
Uno degli ultimi film del celebre ragioniere ancora godibili, sebbene lontano dai fasti dei capitoli di Salce, ma certamente superiore agli ultimi tremendi film del 1996 e del 1999. Seppur spesso volgare, la pellicola offre diversi momenti esilaranti, tra i quali il celebre processo con Fantozzi giudice, l'ascesa al potere (fino all'inquietante nomina di "Natural Prestanom, Om di pagl, Gran test di cazz") e la serenata organizzata dal solito Filini. La Mazzamauro trasforma definitivamente il suo personaggio, involgarendolo oltremodo.
Oramai in Fantozzi non c'è più l'effetto novità, ma questo sequel è comunque un buon film, condito con gag simpatiche (anche se non si ride più come una volta). Nel cast ci sono l'indimenticabile rag. Filini, una Mazzamauro in forma ma caratterizzata diversamente dagli esordi e la Vukotic in arte Pina (2). Insomma, chi ama le disavventure di Fantozzi non può perdere questo capitolo, ma rimane ad ogni modo un film nettamente inferiore al classico primo ed insuperabile Fantozzi.
MEMORABILE: Lo scippo alla "vecchia"; La figlia Mariangela che nello spot interpreta una scimmia.
Siamo ormai in piena epoca"Fantozziparentiana", quindi ormai il Ragioniere e le sue gag vanno da sè e se il film si salva lo si deve solo al grande Paolo. Chiaro che l'episodio precedente, con Fantozzi pensionato, regalava momenti più esaltanti, ma non sono male l'episodio del ragioniere hooligan e quello del "giurato" (che omaggia in un certo senso "La piovra"). Il Fantozzi di Salce ormai è lontanissimo, ma per chi ama questa sfigatissima macchietta rimane comunque un episodio simpatico e godibile.
Brutto proseguimento forzato dopo quella che sembrava la degna conclusione del ciclo di film con Fantozzi va in pensione. Si raschia il barile della ripetitività e di facili battute ormai arcinote; rimane comunque l'indubbia capacità di Villaggio di creare ancora situazioni divertenti, ma ormai è puro cinema di consumo destinato oltremodo a fare da effetto boomerang. La pellicola regge unicamente per lo straordinario talento degli attori.
Persa l'occasione di chiudere la saga con il dignitoso ed esaudiente Fantozzi va in pensione, comincia il disastro: situazioni che con Fantozzi non c'entrano nulla (il giudice popolare), il personaggio della Silvani involgarito e stravolto oltre misura. Poche gag indovinate (la serenata) e molte penosamente patetiche e puerili (una su tutte: la casa in campagna). Da questo episodio in poi il target di pubblico a cui sembra si presti maggiore attenzione è quello dei bambini.
Tra capolavoro (l'"angelus" ai nuovi dipendenti, lo scippo) e dopolavoro (la casa in campagna, la piovra) un dignitoso Fantozzi porta avanti i suoi cavalli di battaglia di surreale satira sociale e comicità slapstick prevedibile ma sempre gustosa, in un film che non stupisce ma nemmeno stufa. Per quanto il meglio sia in altre sue pellicole il film si lascia guardare con estremo piacere.
MEMORABILE: La pelliccia nel camino; Lo stereo "rubato"; La psicanalisi pubblica...
Senza dubbio meglio del capitolo precedente, rivela ancora la buona capacità creativa dell'attore genovese. Chiaramente non si tratta di un grandissimo film, ma ci sono parti abbastanza divertenti, come quelle del Giudice popolare e quella in collaborazione con suo figlio Pierfrancesco (nei panni di un hooligan).
MEMORABILE: I giudici popolari mafiosi: "Anche pi mmia innocentissimi sono!" "Immacolati come colombi sono!"
Pur privo della verve e dell'originalità dei primi film del ragioniere più famoso del cinema, questo Fantozzi alla riscossa offre ancora qualche buono spunto e qualche risata qua e là frutto dei temi degli anni 80 (mafia, tangenti, corruzione). Qualche caduta di gusto, ma tutto sommato passabile. **
A favore alcuni momenti che fanno ancora ridere "naturalmente", come la serenata "dall'occhio di vetro" e il successivo approdo alla casa nella palude. Contro, la generale costruzione meno grottesca e più forzata, innaturale rispetto agli episodi del passato. Il Fantozzi hooligan non funziona e poco funziona pure "l'episodio" della nipote attrice; manca la convinzione e le scene hanno poco mordente. Davvero non male il siparietto con il ragioniere che diventa giudice popolare d'Assise, mentre il finale riporta la storia tanto teneramente alle lacrime.
Fantozzi, giunto al settimo capitolo, inizia a perdere colpi con gag risapute e stanche e momenti di noia in agguato. Villaggio è bravo, ma il film manca di freschezza e brio. Ottimi camei di Gigi Reder e di Anna Mazzamauro. È presente il figlio di Villaggio nel ruolo dell'hooligan inglese.
Nemmeno così peregrino questo Fantozzi, anche se si nota che il livello delle gag è sempre più puntato verso lo slapstick (emblematica la scena del pesce spada) che su situazioni grottesche (i mafiosi in gabbia come belve selvagge). Villaggio ha sempre un modo di fare simpatico mentre Reder & c. sono inseriti forzatamente. Bravino Villaggio Jr. Il segmento più simpatico rimane quello della separazione, il peggiore quello iniziale. La scalata al potere di Fantozzi è ripresa identica dal secondo Fantozzi ma qui dura molto di più.
MEMORABILE: Nel film si vede un furgone con la scritta "Maura film", che è la casa produttrice del film stesso.
Arrivati alla settima puntata il fenomeno-Fantozzi è stato ben compreso da tutti, eppure arrivare a un ennesimo capitolo e riuscire a realizzare un prodotto più che dignitoso è un'impresa titanica; certo non ha il vigore dei primissimi film, ma qualcosa da dire ce l'ha. Straordinario il trio Mazzamauro-Reder-Villaggio, soprattutto la prima strappa una prova da applausi. Interessanti anche alcune evoluzioni del personaggio, impensabili ma logiche.
MEMORABILE: La scuola hooligan; La serenata alla signorina Silvani; La casa in campagna.
Sono passati diversi anni dall'indimenticabile esordio di Ugo Fantozzi in un lungometraggio e i segni del tempo si fanno sempre più marcati, in questi ultimi episodi. Aumentano la nostalgia e la tristezza, ma Paolo Villaggio è sempre un uragano di gag e per questo il film non può che essere promosso. Momento migliore la parte del giudice popolare; non male gli altri episodi, nonostante molte battute ripetute. Ci sono anche Reder (in una piccola parte) e la cara Mazzamauro.
Discontinuo, alterna trovate infantili o grevi a sprazzi di critica sociale dal retrogusto amaro. Villaggio appare in forma e ancora convincente quando non cade nella coazione a ripetere. Ancor meglio la Vukotic, che qui ha più spazio del solito e ripaga con una certa intensità interpretativa, mentre la Mazzamauro e Reder sono purtroppo sprecati in un segmento piuttosto grossolano. I fasti di Salce erano ormai lontani, eppure Fantozzi riusciva ancora a far ridere, indignare e commuovere.
MEMORABILE: "Lei non ha nessun complesso d’inferiorità... lei È inferiore!"; L’ascesa di "Fantocci" nelle gerarchie aziendali; L’inconsueto e quasi tenero finale.
Perdibile capitolo della - colpevolmente - lunga saga del ragioniere. Gag sovente infantili (il pesce spada, la piovra) si alternano a qualche buona idea (la giuria popolare) in una sorta di jukebox fantozziano in cui di nuovo non c'è praticamente niente. Il gruppo storico è in forma (compresa la Mazzamauro, al di là dello script ingrato) mentre il figlio di Villaggio, qui hooligan, è piuttosto imbarazzante. Per carità, Neri Parenti riuscirà a fare molto di peggio, ma i segni c'erano già tutti.
Giunta al settimo capitolo, la saga fantozziana sembra davvero aver poco da dire. Gag ripetitive e già viste, idee ridicole e trovate al lumicino. Villaggio ce la mette tutta e salva quasi da solo il film. Le uniche parti divertenti sono quella in cui fa il giudice popolare, quella del "diploma" con l'hooligan (interpretato dal figlio Pierfrancesco) e in parte quella della villa nel pantano con Filini e la Silvani. Per il resto il tutto è alquanto mediocre.
MEMORABILE: Gli schiaffi al treno ispirato a Amici miei. Purtroppo il treno era in arrivo!!!
Il buon Villaggio che raschiava già il fondo da molte pellicole, qui torna a vestire i suoi abiti migliori e qualche risata ancora la si fa. Divertente la parentesi giuria popolare: apre la danze per l'ascesa del nostro, che ovviamente finirà fallendo ma anche con il lieto fine fra le braccia della sempre presente Pina. Personalmente ha fatto divertire da bimbetto, ad oggi stufa non poco.
Forse era meglio chiudere con Fantozzi va in pensione ma, tutto sommato, anche questo settimo capitolo non è poi così male. Le battute e le gag sono ormai riciclate ma ci si diverte ancora, inoltre la regia di Neri Parenti è una garanzia. Dispiace solo per la scarsa presenza del ragionier Filini. Inutile dire che della critica alla società che tanto aveva contraddistinto questa saga non è rimasta praticamente traccia...
MEMORABILE: "Fantozzi lei non ha nessun complesso d'inferiorità... lei 'è' inferiore!"
Il settimo capitolo del ragioniere più amato d'Italia ci regala un film altalenante, con momenti di assoluta grande comicità e altri meno riusciti. L'episodio più divertente sicuramente è quello con Anna Mazzamauro, che si conclude con un "boato" irresistibile. Villaggio non demorde, si denota ancora una certa contagiosa vitalità. Degli ultimi lungometraggi fantozziani sicuramente il migliore.
Settimo capitolo della saga di Fantozzi con un Paolo Villaggio in forma e sempre Parenti alla regia. Il film è ben scritto, il cast affiatato, il ritmo e i tempi comici sono ben calibrati; insomma, niente male davvero. Le parti migliori ovviamente quella dell'hooligan (interpretato dal figlio di Villaggio) e quella di Fantozzi giudice popolare in un processo di mafia.
MEMORABILE: I "picciotti" che tentano di violentare Fantozzi anziché Mariangela.
Dopo il bel capitolo precedente arriva invece un Fantozzi piuttosto fiacco, che ne ripropone in qualche modo la malinconia ma senza incidere davvero. Dei vari episodi che si succedono il migliore è quello che lo vede giudice popolare, davvero simpatico, mentre gli altri appaiono stiracchiati, forse anche a causa di un Villaggio poco ispirato e troppo preda della balbuzie del personaggio. Sprecati Reder e la Mazzamauro (in una fotocopia dell'evoluzione della Silvani in pensione), molto brava la Vukotic.
Un vero furbacchione Neri Parenti, visto che pare aver scelto il vecchio trucco "squadra che vince non si cambia" senza però aggiungere granché. Ed ecco che Villaggio e la sua cricca sembrano andare avanti per inerzia facendo quello che sanno fare meglio, creando alcune gag divertenti sempre con quel taglio malinconico, ma per il resto sembra che il regista sia stato sul set giusto per fare presenza. Indimenticabile la gag sul processo ai mafiosi.
Attualizzare il personaggio, sostanzialmente rimasto uguale a se stesso negli anni, inserendolo nella parodia dell'Italia contemporanea tra mafia, corruzione, arrivismo, scalata sociale, trionfo della maleducazione e ladreria riesce solo in parte perché prevale da un lato il grottesco e la rozzezza, dall'altro una certa stanchezza nel susseguirsi dei siparietti comici. Si omaggiano vecchi capolavori come la versione orrorifico-fantozziana di Bellissima di Visconti e si riesumano i ceffoni di Amici miei; il resto è tiepidamente divertente.
Stanco e prevedibile quanto si vuole, con tanti ricicli (la nipotina sul set del pianeta delle scimmie, la scalata dei vertici aziendali...) ma anche episodi da antologia (la serenata a una signorina Silvani ridotta in disgrazia, la seduta di psicanalisi in corridoio...) che lo rendono, quantomeno, più divertente del precedente Fantozzi va in pensione. Inutile però negare che l'insistita cattiveria inizia a tingersi, forse involontariamente, di malinconia come dimostra l'insolito lieto fine che per contrasto lascia l'amaro in bocca.
MEMORABILE: "Lei non ha nessun complesso di inferiorità: lei È inferiore!".
La saga continua e il livello si mantiene su livelli discreti, con Parenti che riprende dal capitolo precedente l'alternanza tra momenti di puro slapstick e passaggi vagamente malinconici, riuscendo a orchestrare il susseguirsi di macrosequenze con maggior compattezza rispetto al passato. Sempre più disimpegnato e senza vere idee originali, ma Parenti, per quanto i detrattori non l'ammetteranno mai, resta un maestro nella gestione dei tempi comici e porta a casa il film. Villaggio mediamente meno inebetito che nei panni dei suoi coevi personaggi extra-fantozziani.
Il potenziale è andato quasi del tutto esaurito e poco di realmente interessante resta in piedi. Fantozzi ripete sé stesso e insiste sull’inferiorità e la sfiga del personaggio con scenette piuttosto tiepide e poco divertenti. Si sente a pelle la mancanza di quell’argento vivo che ha contraddistinto i primi episodi e dà l’impressione di insistere per inerzia piuttosto che per necessità. Relegati a poco di significativo Reder e la Mazzamauro in una parentesi deludente e scialba che mette un po’ di tristezza. Guardabile nell’ambito della serie e non di più.
Il titolo promette bene, purtroppo fa parte della fase più moderna e para-televisiva di Villaggio & Parenti e quindi la satira di costume trascolora nelle slapstick tra il volgare e il cartone animato. Villaggio nei panni Fantozzi strappa sempre sorrisi e alcune idee come la biografia del fallito sono fulminanti, ma rispetto ai primordi siamo proprio da un'altra parte (l'episodio del processo di mafia troppo grottesco) e questo nonostante ricompaia anche Paul Muller, purtroppo senza presenziare ad alcuna Coppa Cobram...
Stessa valutazione di Fantozzi va in pensione: non c'è alcuna riscossa ma la modesta gestione di un fenomeno comico, senza più particolari velleità. Alcuni sketch destano il sorriso: quello con Uga, la nipotina di Fantozzi reclutata per "Il pianeta delle scimmie 5" o quello con l'hooligan per imparare ad essere un duro, il resto è ordinaria amministrazione appena gradevole. Emerge anzi un certo patetismo lacrimoso in particolare quando è in campo la Pina/Vukotic. Villaggio procede col pilota automatico ma è sempre simpatico, la Mazzamauro sembra quella più in palla. Stile televisivo.
MEMORABILE: Il tentato stupro di Uga da parte dei mafiosi; "lei non ha complessi di inferiorità... è inferiore"; Il polipone nel letto citazione de Il padrino.
La tragica saga del ragioniere più famoso d'Italia inizia a mostrare inevitabilmente la corda: non mancano tuttavia alcune situazioni divertenti (la parte del giudice popolare riporta ai bei tempi), anche se alla fine a prendere il sopravvento è la malinconia per quello che il personaggio è stato e che qui non è quasi più. Villaggio appare piuttosto stanco e svogliato e a brillare sono soprattutto i soliti Reder (che purtroppo si vede poco) e Vukotic. Regia di Parenti così così, solita dose di gag riciclate e grottesco (non troppo centrato a dire il vero), ma si può guardare.
MEMORABILE: Il pesce spada e la piovra; Schiaffi al treno in arrivo; "Violentiamo il padre"; Muller finta vecchietta.
Settimo capitolo della saga sul ragioniere più famoso d'Italia, è intriso di malinconia nonostante non manchino i momenti divertenti. Come sempre non tutti gli episodi sono riusciti; sicuramente tra i migliori ci sono il provino cinematografico di Ughina e la casa da condividere con la signorina Silvani. Abbiamo invece una parte centrale piuttosto moscia, ravvivata dal ritorno della coppia Reder-Mazzamauro. Finale amarissimo. Si nota un cambiamento nella saga, con una cura maggiore della regia, ma ormai la serie stava sparando le sue ultime cartucce. Merita comunque una visione.
Stanca commedia che vede il mitico ragioniere, oramai pensionato, alla ricerca di uno scopo nella vita tra impegni come giudice popolare e nonno non sempre esemplare. Il risultato è una serie di situazioni legate tra loro ma poco costruttive che talvolta strappano il sorriso ma rivelano una ripetitività del personaggio che oramai ha poco da dire. Clima malinconico con un finale tendente al romantico.
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SCENA TAGLIATA Nel trailer del film viene mostrata una scena non presente nel film. Si vede Fantozzi distruggere con una martellata il parabrezza di un'auto durante le lezioni di teppismo prese dall’hooligan interpretato dal figlio di Villaggio. I seguenti fotogrammi provengono dal programma “Scuola di cult”:
Una curiosità relativa al promo della prima visione televisiva di questo film: come sottofondo misero la colonna sonora de "Le comiche" (film dello stesso anno, dello stesso regista e con lo stesso attore). In quanto alla voce narrante, potrebbe essere quella di Mario Zucca? Mi pare la sua
La scena nella quale Fantozzi lancia il piatto di cibo con una manata, dopo aver esclamato " e cioè tutto!" è quasi identica a quella vista in Superfantozzi al minuto 32 circa, quando Fantozzi, invaghito della principessa non mangia e quando gli viene posta la scodella di cibo con una manata la fa volare via dopo aver esclamato "e lasciami in pace!"
Il backstage della scena dello scippo ai danni del megadirettore Barambani. Fu utilizzato uno stuntuman per le scene nella quali Fantozzi in moto è ripreso da lontano; per le riprese in primo piano fu usata una motocicletta agganciata ad un camion, ai piedi della quale era accovacciato il regista Neri Parenti. Inoltre la moto fu trascinata a una velocità molto più ridotta rispetto a quanto paia nel film per evitare che Paul Muller venisse scaraventato a terra
X Zender: l’immagine è di una foto di scena trovata su Facebook
In una scena tagliata al momento del montaggio Fantozzi (Villaggio), incitato dall’hoolingan a danneggiare un’auto, fracassa un parabrezza con una martellata mentre un lavavetri si accingeva a pulirlo. La scena è comunque visibile nel trailer del film (al 46° secondo): fu girata in Piazza Pio XI a Roma (dove fu girata anche la scena del furto) e a interpretare il ruolo del lavavetri venne chiamato un caratterista apparso in altri film con Villaggio, Mohamed Badrsalem