Un titolo che rimanda direttamente al finale - curiosamente aperto a una doppia interpretazione (filosofica o sentimentale, a scelta) - e che, nel suo insieme, ha l'ambizione di gestire uno spunto farsesco con tocco personale; che è poi quello del regista Giorgio Amato, già capace di portare Gianmarco Tognazzi a muoversi bene nei territori della commedia low budget con il riuscito IL MINISTRO. Qui l'idea è più originale e rimanda a una curiosa tendenza emersa negli ultimi anni, quella di rinchiudere i protagonisti in un bagno (era successo in TOILET e...Leggi tuttoNEL BAGNO DELLE DONNE) costruendoci la storia intorno.
Gianni Buridano (Tognazzi), importante docente di filosofia, ha deciso di sposare Samantha (Pastorelli), la donna che, nell'università dove lui insegna, si occupava delle pulizie: è spontanea, sincera, lo fa ridere e tanto basta. Specie se si aggiunge che ha una gran "carrozzeria" dalla quale, come lei stessa fa notare nella simpatica introduzione, lui non riusciva a distogliere lo sguardo. Ingaggiata una wedding-planner, che organizza per loro un matrimonio da 80.000 euro, Gianni si sta dirigendo verso la chiesa quando viene colto dall'impellente bisogno di raggiungere un bagno. Il prete lo indirizza a quello della canonica, ma quando è “in posizione”, felice di potersi finalmente scaricare, non riesce più a smettere di urinare.
Non va molto meglio a lei, che inciampa sulle scale di casa e sbatte fracassandosi il naso e perdendo un incisivo, prontamente reincollato da papà col mastice (!). Un doppio problema parallelo che promette di rinviare la celebrazione del rito sine die. A lei pensa la sua famiglia (il padre è Francesco Pannofino, la madre Ornella Muti, la sorella infermiera Giulia Elettra Gorietti) mentre lui si fa inizialmente aiutare dal proprio testimone di nozze, Edoardo (Pesce), altro cattedratico dall'aria un po' snob ma nemmeno troppo. Insomma, tra un imprevisto e l'altro pensare che tutto si risolva in tempo è un'utopia; e quando i due promessi sposi si ritroveranno in chiesa le cose non andranno meglio.
L'impressione è che tutto il film ruoti intorno all'unica trovata della minzione interminabile, con il resto degli elementi appiccicati ad essa un po' dozzinalmente ricorrendo ai tanti luoghi comuni legati al genere "matrimoniale" e a quelli da scontro culturale più tipico, con Pannofino chiamato a interpretare il prototipo del padre rozzo romano tutto calcio e prosaicità popolana. Ilenia Pastorelli, per l'ennesima volta nei panni della lamentosa coatta, conferma di trovarcisi a meraviglia azzeccando le battute più divertenti, figlie di pesanti strafalcioni linguistici o di equivoci dovuti alla scarsa istruzione. Tognazzi mette in mostra un bel cinismo altezzoso e un comprensibile nervosismo, s'impone in scena senza scadere in puerili volgarità (trappola in cui era facile cadere, considerata la situazione) rendendo credibile una situazione che sa ovviamente di surreale e che meglio si rispecchia nel ruolo molto marginale della Gerini, maga televisiva da tv privata che mescola romanesco e spagnolo comparendo nelle prime e nelle ultime scene.
Non si ride troppo di frequente, nonostante quanto accade in scena, e l'ultima parte è tragicamente interminabile, stiracchiatissima e poco azzeccata anche visivamente. Però qualche buona sequenza c'è, l'impianto farsesco procede discretamente pur tra alti e bassi e pensare a un uomo in piedi davanti al water che non può muoversi costretto a urinare interminabilmente (quando la cognata gli impone di bere per curare la disidratazione, la futura moglie obietta: “Ma così ‘o ricarichi!”) fa sorridere al solo pensiero di cosa possa accadergli intorno. Recitato piuttosto bene (c'è anche il sempre ottimo Giorgio Colangeli come endocrinologo), il film segue la scia umoristica del MINISTRO senza tuttavia raggiungerne gli stessi risultati; ciononostante ha più di una freccia al suo arco e lo si segue incuriositi.
Commedia farsesca con vaga pretesa autoriale di grana grossa. Amato non è nuovo a impiegare il sempre ottimo Gianmarco Tognazzi (Il ministro); pare quindi certo andare incontro a un facile risultato sul piano della commedia garbata, che dopo un inizio scoppiettante vira verso il dramma fantozziano del bisogno fisiologico di lui (di nutiana memoria) che si fa perenne e tutto quel che gli gira attorno. Pastorelli magnifica: poche battute ma sempre efficace e ridanciana nella sua naturalezza; Pannofino un po' sottotono, ma sorretto da una buona Muti. Film però non troppo riuscito.
Un'unica idea, peraltro rubata al primo Nuti, non dovrebbe mai bastare per mettere in piedi un film. E infatti questa commedia grottesca e surreale diventa sempre più noiosa con il passare del tempo, chiusa com'è sia come ambiente che come mentalità dei personaggi. Se non altro però gli attori funzionano, e si impegnano il più possibile per non far sembrare tutto una macchietta, riuscendo a strappare qualche sorriso e a donare almeno la giusta aria tragicomica. Quando poi si vorrebbe fare della filosofia spicciola diventa anche puerile, ma almeno il finale riporta tutto nel comico.
Idea interessante che ruota attorno al soggetto di un bizzarro matrimonio tra un colto professore universitario di filosofia e una ragazzotta tanto appariscente quanto sempliciotta e poco acculturata; terza componente: la doppia fattura di unione/divisione della maga. Interessante il contrasto tra ragione e superstizione che va fino al paradosso finale. Piacevole nell'evolversi (con un cast d'eccezione: Pannofino, Tognazzi, Muti, Gerini) ma nel suo amaro-grottesco concludersi si rimane un po' a bocca asciutta: si filosofeggia troppo e viene a mancare la concretezza.
Commedia pungente con una discreta e funzionante idea di base che purtroppo, verso la metà, naufraga in un mare di piattume. Il cast in sé è di tutto rispetto (simpaticissime in particolare la Muti e la Gerini), ma da un buon ritmo serrato scivola più volte in una recitazione minata da inspiegabili cali e fastidiose forzature. Nel complesso coinvolge per la curiosità di scoprire il mistero che muove - o meglio blocca - la surreale e cinica vicenda. Interessante anche per la componente filosofica, sebbene in alcuni passaggi un po' incastrata a fatica. Il finale fa colare tutto a picco.
Si presenta abbastanza limitato come pretese narrative e come spazi da frequentare, ma allo stesso tempo propone alcune trovate e personaggi interessanti. Dalla rediviva Ornella Muti a una Pastorelli sempre a suo agio. Tognazzi parte bene ma poi si ritrova confinato in una posizione imbarazzante tirata troppo per le lunghe, mentre altri (Pannofino, Gerini, Colangeli) fanno solo da contorno. Ritmo discreto, con siparietti comici interessanti (la wedding planer) e altri più banali (contrapposizione borgatari professori, le maledizioni).
Commedia grottesca e alquanto bizzarra che parte da un’idea certamente curiosa e con un certo brio, salvo poi perdersi nei meandri della noia e del ritmo fino ad arrivare a un finale francamente sciupato al quale si arriva con una certa curiosità per vedere dove si va a parare. Detto questo si segnalano un buon Tognazzi e una simpatica Pastorelli, con il surplus di una sottoutilizzata Muti e di un Pannofino caciarone.
Giorgio Amato HA DIRETTO ANCHE...
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Dire brutto non farebbe giustizia, grottesco e il termine giusto da utilizzare. Mai vista un film tanto scarso da alcuni anni a questa parte! Pensavo che tali filmetti con sceneggiature così povere di idee e mediocri nella scrittura fossero un mero retaggio del passato, quale invece ahimè mi devo ricredere.
Dire brutto non farebbe giustizia, grottesco e il termine giusto da utilizzare. Mai vista un film tanto scarso da alcuni anni a questa parte! Pensavo che tali filmetti con sceneggiature così povere di idee e mediocri nella scrittura fossero un mero retaggio del passato, quale invece ahimè mi devo ricredere.
E' discontinuo e limitato nelle pretese (concettuali e di spazio) ma ha alcune interpretazioni e dei siparietti comici che non lo fanno sfigurare di fronte alla media dei film che escono in sala/streaming. Quasi sufficiente.