Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Markus: Sorta di commedia sofisticata che attinge un po’ al filone sexy. La pellicola diverte poco: dopo gli spunti iniziali si trascina stancamente senza sviluppi degni di nota. Il problema principale è la scelta di Toffolo come protagonista: pur essendo un grande caratterista, non ha la verve giusta per sostenere un’ora e mezzo di film; d’altro canto non è supportato da un Pippo Franco sopra le righe e da una Silvia Dionisio fuori parte (quasi sempre vestita, quindi la pellicola risulta deludente anche dal punto di vista “pruriginoso”).
Motorship: Secondo me se lo avesse diretto De Sica staremmo a parlare d'altro. Infatti il punto debole del film è proprio la regia di Sordi (il quale si sarà da questo ispirato per In viaggio con papà), piuttosto ondivaga, anche se non una delle sue peggiori. Una storia semplice, simpatica, ma il film ha dei limiti anche nel ritmo e nella sceneggiatura. Sordi e De Sica funzionano sì, ma entrambi hanno sicuramente fatto di meglio anche insieme (vedi Il vigile). Si può vedere, ma anche evitare.
Modo: Forse uno dei migliori film di Sordi alla regia. L'attore romano regge da solo il film mettendo in luce l'ipocrisia di una certa borghesia che pur di mantenere un alto stile di vita è disposta a tutto. A volte l'Albertone dietro la camera da presa è esageratamente prolisso, nonostante la pellicola abbia un buon ritmo. Sicuramente gradevole.
Reeves: Sandalone dotato di buon ritmo e con caratteristi (primi tra tutti gli eterni Nello Pazzafini e Puccio Ceccarelli) che da soli creano spettacolo. Non ci sono molte pretese, c'è una ricerca di verosimiglianza storica e c'è soprattutto Gordon Scott che tra i forzuti dell'epoca è quello con la faccia più simpatica. I cattivi sono cattivissimi, proprio come piace agli appassionati del genere.
MEMORABILE: "Che muscoli, sembra un Ercole", dice (giustamente) una matrona romana di Gordon Scott preso prigioniero.
Nick franc: Non facile giudicare un simile pastrocchio: Pieraccioni dirige un film a tratti imbarazzante, sgangherato e mal recitato ma meno noioso e più divertente rispetto ad altre prove. Il regista toscano gioca la per lui inedita carta dell'umorismo politicamente scorretto alla Baron Cohen (le battute sui personaggi di Marotta, Chiatti e Aurizi) che è completamente fuori dalle sue corde ma in tanta sciatteria nella parte girata fuori Ventotene qualche grassa risata ci scappa: niente di straordinario ma tanto basta per evitare l'onta del monopalla.
MEMORABILE: L'amplesso trash tra Ceccherini e Aurizi; L'imbarazzante balletto di Friscia.
Vitgar: Più che un film sembra la puntata di una soap-opera di cattiva qualità. Trama banalizzata zeppa di luoghi comuni, dialoghi inconsistenti; la pellicola scorre via tra incroci di amanti e speculazioni finanziarie. Gli attori lasciano alquanto a desiderare, le donne in particolare (la Bolkan è irriconoscibile). Evitabilissimo.
Digital: Ci sono illustri precedenti di droga-movie e questo è solo l’ultimo della lista. Tratto da una storia vera opportunamente romanzata il film, dopo una partenza tutto sommato decorosa, tende ad arenarsi celermente, tra andirivieni temporali che scombussolano la fluidità del racconto e un tedio che scaturisce da un ritmo compassato. Carell si conferma attore di talento e Chalamet se la cava discretamente come tossicodipendente, ma le quasi due ore pesano come poche e, una volta arrivati ai titoli di coda, si benedice di non dover proseguire oltre.
Pesten: Ormai è chiaro che Galifianakis vede se stesso come attore feticcio delle commedie americane, quindi già in partenza sappiamo cosa aspettarci da un film come questo. Certo, quando si accettano un po' tutte le parti può capitare di incontrare quella un po' meno fortunata, ma ormai l'attore di origine greche riesce a far ridere già solo con la sua presenza. Momenti spassosi grazie a lui ce ne sono, anche se forse non bene supportati dal resto della ciurma. Comunque valido per un'ora e mezza di relax.
Piero68: Torna il trio Longoni-Gassman-Tognazzi, con questi ultimi due amici sul set come nella vita reale. Ma il risultato non si discosta molto dal primo lavoro e, nonostante la profonda conoscenza di Gassman e Tognazzi l'affiatamento non si nota per nulla. Anche il resto del cast latita con una Forteza, reduce dal successo con Pieraccioni, che delude e non poco. Quanto alla sceneggiatura siamo di fronte alla solita storia degli italiani fregnoni che in terra straniera si credono dei gran dritti. Insomma, non proprio una novità. Poche anche le gag riuscite.
Ultimo: Il risultato del film è in questo caso ben al di sotto delle aspettative. La vicenda della "caccia all'uomo" è trattata con sufficienza e, nonostante la pellicola cominci in maniera interessante si dirige ben presto verso un trama scontata che confluisce in un finale al limite della credibilità. Michael Douglas pare invecchiato, per ruoli di questo genere. Evitabile.
Giacomovie: Una tensione efficace rende questo quinto e conclusivo capitolo migliore dei due precedenti, nei quali si notava una certa diluizione del sugo della storia; qui invece la vicenda regge. Inoltre c’è una buona struttura avventurosa, con belle scene sia in mare che in spazi desertici. A sembrare un po' più stanca del solito è proprio Michèle Mercier, che comunque porta adeguatamente a compimento una saga che le è valsa la fama a livello mondiale. Bei costumi. ***
Galbo: Commedia imperniata sulla malinconia di un personaggio che, dopo un fugace successo, è precipitato nell'oblio personale e professionale. Il regista Cappuccio realizza un film gradevole che trova in Emilio Solfrizzi un interprete decisamente adeguato, "azzeccando" anche tutto sommato la scelta di Belen Rodriguez. Peccato che il film, riuscito nella prima parte, perda un po' quota nella seconda, in cui la sceneggiatura sembra un po' frettolosamente conclusa. Rimane un'opera piuttosto godibile.
Lythops: Chi lo sa, forse Annaud aveva saputo che Leone accarezzava l'idea di un film sulle vicende di Stalingrado e avrà voluto dire la sua. Il risultato è un film di guerra come tanti, girato con l'intento di creare una certa tensione emotiva proponendo la figura del cecchino implacabile e del suo cacciatore; ma non va oltre, anzi la sensazione di trovarsi di fronte a un corretto prodotto cinetelevisivo è costante. Non basta un Harris davvero grande a fare un film appassionante e partecipato. Tollerabile.
Daniela: Industriale cui hanno rapito il figlio rifiuta di pagare e passa al contrattacco offrendo una taglia, fra le perplessità della polizia e lo sgomento della moglie. Sembra una strada azzardata, tanto più che anche lui ha qualche scheletro nell'armadio... Thriller-remake dallo spunto non molto originale e un po' troppo prolisso, ma piuttosto coinvolgente ed interpretato da un cast in parte, soprattutto nel settore dei "cattivi". Il fatto che Gibson sia tutt'altro che irreprensibile non induce a parteggiare per i rapitori, ma rende meno prevedibile la vicenda.
Piero68: In un periodo in cui imperava il machismo e scoppiava la mania dei corsi di sopravvivenza, il cinema italiano non poteva esimersi dal fare una commedia a tema. Commedia a dire il vero scarsetta e con non tantissime idee. Montesano e Pozzetto sono due ottimi comici e si amalgamano anche bene; anche le loro caratterizzazioni una agli antipodi dell'altra funzionano e sono ottimi spunti per gag e trovate. Peccato che attorno a loro ci sia il vuoto quasi totale (Russinova e Mussolini pressoché inutili) e le trovate dopo un po' diventino ripetitive.
Siska80: Anche se girato con un budget modesto, il film racconta in maniera concisa ma convincente la storia di un gruppo d'intellettuali confinati a Ventotene dal regime fascista avvalendosi di un cast valido all'interno del quale spicca un ispirato Marchioni (incredibilmente somigliante al vero Altiero Spinelli in versione anziana grazie a un ottimo trucco). Certo, alcuni dialoghi potrebbero sembrare, di primo acchito, frutto di mera retorica, ma così non è visto che ad essi seguirono fatti concreti di notevole importanza. Insomma, un prodotto decoroso sui piccoli grandi eroi nostrani.
Disorder: Noioso. La trama è decisamente esile, tutto è molto prevedibile e fin troppo lineare. Terence Hill è in ottima forma e gli esterni splendidi, ma non basta, mancano semplicemente le idee; ad appesantire il tutto, un po' di retorica buonista ed un prevedibile tributo ai valori e alla storia americana (il Sogno Americano degli emigranti), forse per compiacere il pubblico Usa.
Nando: Una garbata e fedele biografia dell'arcinota cantante lirica americana nota come pessima esecutrice. Ambientazioni e ricostruzioni impeccabili, la Streep sempre eccelsa nelle sue interpretazioni ben coadiuvata da un appropriato Grant, marito non sempre fedele ma pronto a tutto pur di non turbare la serenità della consorte. Discreta nel complesso la narrazione.
Galbo: Il film appartiene al filone dedicato alla difficile elaborazione del lutto dovuto a perdita di una persona cara ed è confezionato con molta cura e professionalità (buona regia, terzetto di ottimi attori che forniscono una buona prova). Il limite della pellicola è costituito da una forte dose di prevdibilità della sceneggiatura oltre che ad una tendenza eccessiva all'effetto strappalacrime e sentimentalistico che rende l'opera eccessivamente zuccherosa.
Straffuori: Incontratisi durante un operazione di polizia, due colleghi, uno romano, l'altro milanese uniranno le forze per sgominare pericolosa banda. Irresistibile commedia poliziesca con un grande Renato Pozzetto e un Montesano al top della forma. Le risate non tardano ad arrivare, non ci si annoia. Location che spaziano dalla città alla provincia Milanese arrivando fino a Venezia.
MEMORABILE: Il "Santino" di Pozzetto; L'inseguimento in auto; Ubriachi.
B. Legnani: Il miglior Fidani? Certo è molto meglio di alcuni pessimi western successivi. Qui ci sono momenti interessanti, la storia attira l'attenzione e obettivamente non annoia mai (anche se ci sono alcune cose inspiegabili: Giusti parla di "misteri fidaniani"...). In un mare di facce troppo laziali per essere credibili, alcuni volti però funzionano: al di là di Ettore Manni (il migliore del lotto), anche il protagonista va egregiamente. Inspiegabile, in un film con risvolti truci, l'inserimento delle battute in romanesco, nella nota fase delle uova.
Rambo90: E arrivò il fondo. Un film sconclusionato: doppiaggio fuori sinc, montaggio pedestre, cambi temporali improvvisi, scene che non vanno da nessuna parte. La trama fornirebbe pure materiale per gag, ma la regia inesperta e il cast fuori forma non riescono proprio a coglierle. Su tutto regna una sciatteria che sa di amatoriale e si finisce per non ridere davvero mai. Boldi pallida ombra di quello che fu, Izzo sprecato, Salvi ripetitivo. A uscirne meglio la Tatangelo, che sembra adatta al cinema ma ha chiaramente sbagliato esordio. Inguardabile.
Reeves: Stranissimo peplum "ricco", con abbondanza di mezzi e soprattutto di registi (Brignone che muore a inizio film, Freda che fa le scene di battaglia, Antonioni che gira gli interni, Leone che scrive la sceneggiatura). Paradossalmente, forse è la migliore interpretazione per Anita Ekberg pre-Fellini, anche se immaginare che la mitica regina Zenobia potesse essere bionda... Cattivissimo Lulli, conturbante Alonso, eroico Palmara: e vedendo il film ci si tuffa in un'avventura senza tempo, affascinante proprio perché improbabile.
MEMORABILE: L'evangelizzazione proposta da Palmara; La battaglia finale, veramente sontuosa.
Gestarsh99: Allegra e inoffensiva commedia sulle ossessioni, i desideri e le ambizioni di un minuscolo undicenne americano nel circo degli orrori scolastico, a stretto contatto con le rigide suddivisioni estetico-meritorie, le sottomissioni al bullismo, la nerditudine contagiosa e l'ansia da prestazione prepuberale. Quasi una versione benevola e zuccherina del cattivissimo Fuga dalla scuola media, rifiltrato attraverso la colorata briosità transalpina de Il piccolo Nicolas e i suoi genitori. Le potenzialità nascoste della giovanissima Moretz potevano però essere impiegate in maniera più proficua.
MEMORABILE: La letale fetta di Emmental ammuffito incrostato sul pavimento del cortile scolastico.
Hackett: Intenso dramma personale, raccontato come al solito da Wenders con grande professionalità e supportato da un protagonista, James Franco, attore in continua evoluzione. Il passo lento tipico del regista tedesco si coniuga come di consueto con immagini splendide e particolare cura per i paesaggi. Forse non tutto il dramma riesce ad arrivare allo spettatore, ma rimane comunque una pellicola a tratti toccante e sentita.
MEMORABILE: La lunga sequenza dell' incidente, narrata con una grande efficacia che colpisce inaspettatamente.
Siska80: Tre sprovveduti amici in balia della giungla: come andrà a finire? Si naviga (letteralmente) tra sfondi fissi e altri animati (l'acqua) in un insieme complessivamente poveristico all'interno del quale emergono con prepotenza i vari personaggi (che per il loro design plastico ricordano molto da vicino le sorpresine di una nota marca di uova al cioccolato). Produzione con animali antropomorfizzati indirizzata soprattutto ai più piccoli che - pur facendo storcere il naso in quanto imparagonabile agli anime Anni Ottanta per trama e grafica - si lascia comunque guardare con simpatia.
Raremirko: Visto più volte, mi ha riconfermato la genuinità dell'operazione filmica, che si basa su fatti veri. Buon cast (c'è anche il Kevin Gage di Heat- La sfida), belle interpretazioni e tanti debiti allo stile di Scorsese. Godibile e vedibile anche se ripetitivo, a tratti improbabile e in generale un po' schematico. Un discreto dramma biografico ben ricostruito e molto famoso, con intenti morali.
MEMORABILE: Il finale con la visita immaginaria; Depp gestisce come se nulla fosse una sparo in pieno petto!
Homesick: Funziona finché si attiene ai parametri della commedia scolastica, affidandosi alle esilaranti gag degli specialisti Banfi, Vitali e Carotenuto; si guasta, invece, quando si lascia sopraffare dall’allora contagiosa febbre disco-music o intavola la buffonata della squadra sovietica della virago Francesca Romana Coluzzi. Dopo jogging in hot pants e lezioni di ginnastica e ballo in body attillatissimi, la sculettante prof. Nadia Cassini si rilassa con un massaggio, concedendo l’atteso nudo posteriore; ma a spogliarsi con più frequenza sono le sue allieve, con Paola Morra capofila.
MEMORABILE: “Braccio, avambraccio, polpaccio!”; Banfi e la lezione di metrica; la “raccolta dei meloni”; la foto del cavallo dietro a quella di Pertini.
Herrkinski: Non ho visto il primo, ma di sicuro a vedere questo ci si rende conto che non c'era bisogno di un sequel. Il rapporto del duo cino-americano formato da Chan e Tucker si è già visto in mille altri film del genere in voga negli anni '80, così come le numerose battute di serie B e gli ammiccamenti all'altro sesso, le acrobazie, gli scontri, le esplosioni e via dicendo. Un riciclaggio di luoghi comuni decisamente inutile e completamente trascurabile, a meno che non siate fans sfegatati di Chan o vi manchi molto l'Eddie Murphy di Beverly Hills Cop.
Galbo: Gracie Hart, agente dell'FBI diventata famosa in seguito agli avvenimenti del primo film, viene adoperata come testimonial dalla sua agenzia, finchè torna in pista per un caso.Sequel di Miss Detective, Miss FBI è realizzato con pochissima fantasia sulla falsariga del primo film che possedeva una certa freschezza ed originalità che questo episodio perde completamente per diventare una commedia con spunti di film d'azione non particolarmente divertente e con interpreti piuttosto distratti.
Daniela: Per cancellare i segni del tempo, due nemiche per la pelle ricorrono a una pozione magica che si rivelerà molto efficace... Zemeckis dirige una commedia nera che parte come satira del mito dell'eterna giovinezza per virare poi nel grottesco macabro sostenuto da effetti speciali all'epoca strabilianti. Nonostante le prove simpaticamente autoironiche del trio di attori protagonisti, il risultato è curioso ma meno brillante del previsto a causa di una sceneggiatura incerta nella definizione dei personaggi e di un ritmo altalenante tra momenti di stanca e altri da comica finale.
MEMORABILE: L'aspetto dimesso di Bruce Willis, ad un certo punto definito "un grassottello spelacchiato".
Nicola81: Probabilmente il film bellico a più alto costo prodotto e girato in Italia: lo si evince dall'importante cast internazionale (ottimo Mitchum reporter pacifista), da una disponibilità di mezzi superiore al consueto, dalla professionalità nella rappresentazione delle operazioni militari. Anche la storia, malgrado l'inizio in sordina, funziona, esulando dai soliti luoghi comuni sull'eroismo e l'infallibilità degli angloamericani e l'inefficienza dei tedeschi. Splendida fotografia di Rotunno, mentre Ortolani ha composto colonne sonore migliori.
MEMORABILE: Lo sbaragliamento del battaglione in avanscoperta; L'attraversamento del campo minato; I cecchini tedeschi; Le considerazioni di Mitchum sulla guerra.
Lucius: Vagamente ispirato al cinema di Antonioni, si traduce in un'opera senza uno stile proprio. Più che le immagini è la colonna sonora triste ma bella a farla da padrone. Ambientato negli anni 50 tra sfilate di moda, champagne e molta malinconia (con qualche caduta di stile, tipo quando lei si toglie le mutandine e le dà al Conte come ricordo, mentre il vento le alza la gonna in stile Marilyn facendo intravedere tutto), il film narra della vita di un giovane conte e di una donna accompagnata da uno zio omosessuale dichiarato. Troppo di testa.
Simdek: Horror col fiato (molto) corto che cerca (invano) di sfuggire al consueto canovaccio della casa infestata da cui i malcapitati scelgono chissà perché di non scappare mai. Qui, invece, i giovani sventurati non possono risolvere la questione con una semplice fuga perché il maligno non alberga nella casa ma ce l'ha a morte proprio con loro, seguendoli in ogni luogo e in ogni angolo. Trama che vorrebbe uscire dagli schemi ma con un plot abbastanza inconsistente e stucchevole. Scena finale bella.
Lupus73: Un tassista prende il posto dei clienti in vacanza nella loro villa e ha una relazione extraconiugale. Fiacca commediola con sfumature vicine al surreale, alcuni spunti divertenti, ma in generale si respira stanchezza e la sceneggiatura non è particolarmente brillante. Nemmeno la comicità di Brignano (solitamente piuttosto effervescente) riesce a sollevare le sorti della pellicola, destinata a rimanere molto sullo sfondo dell'attuale commedia all'italiana. Se ne può fare tranquillamente a meno e optare per l'esilarante Un Natale per due.
Belfagor: Rivisitazione della storia dei fagioli magici calata in un contesto medievale e arricchita con elementi fantasy che a tratti sfociano nell'horror (in modo mai troppo evidente, visto che il target principale sono i ragazzini). Nulla di nuovo per quanto riguarda gli effetti speciali, anche se il mondo dei giganti ha alcuni elementi di minacciosa grandezza. Molto valido il cast, che riesce a rendere interessanti dei personaggi visti molte altre volte. Per quanto riguarda il ritmo, meglio la seconda parte.
MEMORABILE: La trasformazione della corona e della leggenda nel corso dei secoli.
Claudius: Riuscita a metà l'operazione di ripercorrere l'arrivo della televisione nelle famiglie italiane (i registi non riescono a sfruttare bene il tema limitandosi al far vedere che gruppi di persone si riunivano in casa dei pochi fortunati che avevano un apparecchio in casa). Il film si incentra soprattutto sulle difficoltà lavorative negli anni Sessanta (ai tempi la Basilicata era ancora in condizioni non ottimali) con tanto di capofamiglia emigrato, tuttavia la ricostruzione del periodo è buona e il cast degno, soprattutto Diele, Carpentieri e l'incantevole Ruffino (adatta a questi ruoli).
MEMORABILE: La scena dei balli e della Prima Comunione.
Piero68: Fantasy di poche pretese ma comunque ben realizzato e con effetti davvero accattivanti. Finalmente si rivede Vin Diesel in un ruolo da protagonista in una pellicola che non sia parte della saga di fast & Furiois e, nonostante i suoi evidenti chili in più, se la cava ancora bene nel ruolo del duro ma buono. Comprimari di discreto livello su cui svetta l'ormai ultraottantenne Caine, che riesce ancora a lasciare un segno. Leggermente in ombra Wood, al quale in effetti non viene lasciato nemmeno tantissimo spazio. In conclusione un buon prodotto di intrattenimento per tutti.
Siska80: Difficile ammetterlo, ma è così: la tipologia di molte commedie romantiche italiana ricorda spesso quella tedesca e il film in questione ne è una prova lampante, a partire dalla trama obsoleta che vede il solito matrimonio osteggiato per motivi di ceto, anche se il nostro cinema si riconosce per una maggiore, passionale sbrigatività (a nemmeno dieci minuti dall'inizio i due protagonisti sono già nudi a farsi un bagno insieme nella vasca). Nella mediocrità generale (che include un happy end movimentato), si salva comunque la simpatia dell'intero cast, ma una visione basta.
Undying: Sequel di una serie avviata alcuni anni prima e legato, per produzione, sceneggiatura ed interpreti a L'Insegnante va in Collegio (1978). La comicità ruota attorno alle forme (abbondanti) della professoressa musicale Luisa De Dominicis (la Fenech, of course) presa di mira dal malandrino toscano (è girato/ambientato a Lucca) Ferdinando Bonci Marinotti (Montagnani). Nella sua pochezza narrativa e nel caotico sviluppo (la regia è di Tarantini) riesce a strappare qualche sorriso e figura meglio del suo predecessore.
Daniela: Questa Llorona è il fantasma di una donna che, avendo annegato i suoi figli per punire il marito fedifrago, ora cerca di acchiapparne di altrui. Per difendere i suoi, una vedova ricorre ad un santone con la faccia di Tuco Salamanca... Horrorino impaginato con una certa pulizia ma irrimediabilmente a corto di idee: nella prima parte condita dai soliti jump scare, tutto sa di stravisto e rimasticato, mentre quando poi si entra in modalità esorcismo ispano-esoterico a base di uova e polverine magiche, allora la routine tracima nell'umorismo involontario.
Raremirko: Sorta di making of "espanso" che, iniziato quasi come un gioco (Jackson pubblicava via internet piccoli filmati) nel tempo è divenuto un film a sé stante. Molto interessante ed esauriente, trova la sua particolarità nell'essere un making of realizzato nel corso della realizzazione del film King Kong e non (come di solito avviene) uno speciale girato a posteriori. Per completisti di Jackson più che altro, ma il modo in cui è stato realizzato lo rende come minimo originale. Dura tanto ma grazie anche a dialoghi e montaggio risulta godibile.
MEMORABILE: I modellini della nave; I discorsi sulla computer graphic.
Redeyes: Ottimo biopic televisivo che riesce nell'intento di avvicinare alla figura della Hack esaltandone maggiormente le doti umane a discapito di quelle scientifiche, immense. Il cast funziona molto bene riuscendo a dare la giusta profondità ai personaggi. Sullo sfondo si staglia una società che va lentamente liberandosi dalle maglie di una dittatura e di un pensiero comune che vuole la donna sempre un passo indietro rispetto all'uomo. In questo senso vengono, con le giuste romanzature, evidenziate perfettamente le conquista della Hack sia nel campo scientifico che in quello dei diritti.
Puppigallo: Sa troppo di riedizione del primo capitolo. Non basta infatti cambiare la storia, se non si riesce a rinnovare la pellicola, riproponendo le stesse tecniche di ripresa, sempre interessanti e piacevoli durante le battaglie, ma ormai prive di originalità. Il protagonista è meno incisivo di Leonida, mentre la sua più acerrima nemica non può essere più astiosa e spietata di così. il Serse originale, qui poco più che bamboccio comparsa, era però un'altra cosa, nonostante la voce megafonale. Si può vedere, ma scivola via senza lasciare il segno, a parte quelli molto profondi sui soldati trucidati.
MEMORABILE: I primi quindici minuti esplicativi; Le battaglie in mare.
Faggi: La caratura osé verbale è mediocre, ridotta a una serie di discutibili giochi di parole - almeno nella versione italiana; quella visiva si riduce a scene di nudo solo vagamente audaci per l'epoca. Un pasticcio umoristico: se non fa cadere le braccia lascia, però, il tempo che trova. Ambientazione con retrogusto che sa di posticcio, pur godendo di qualche riuscito scenario naturale. Situazioni risapute che dovrebbero far ridere e/o stuzzicare l'eros: non ci riescono e franano nel vuoto. Una malriuscita farsa che non si può non bocciare.
Enricottta: Se un film ti spinge a voler leggere il libro che lo ha ispirato, vuol dire che funziona. Funziona il cast, "tipologicamente" gli attori sono perfetti, funziona la colonna sonora (non me ne ricordo un pezzo). Efficace l'approccio ai temi scabrosi, trattati con media leggerezza. La storia è bella, intrecciata, ma poco scorrevole. In definitiva un film da vedere.
Taxius: Due poliziotti (Gibson e Vaughn), dopo essere stati sospesi per violenza ai danni di un malvivente, decidono di rubare il frutto di un grosso colpo in banca a dei rapinatori. Zahler, ispirandosi chiaramente a Pulp fiction, gira un pulp che mescola abilmente thriller, commedia, action e poliziesco, con ritmi molto dilatati e tantissimi dialoghi. Rispetto al film precedente di Zahler, Cell Block 99, la violenza è molto più contenuta (ma pur sempre presente). L'unico vero difetto è un deludente finale che comunque non rovina il film.
Puppigallo: Action movie di denuncia. In Sierra Leone i guerriglieri combattono contro il governo oppressore, ma lo fanno reclutando ragazzini. Il governo li affronta, ma sia i guerriglieri che i militari massacrano la popolazione. Morale: massacri dopo massacri con la ciliegina dei diamanti, pretesto per altre violenze sui poveretti. Risultato: troppa carne al fuoco. Di Caprio se la cava, il film meno. Ridicola la scena strappalacrime dove il protagonista parla al satellitare con l’amata giornalista, un po' come quella della foto ai ribelli. Vedibile, ma non convincente perchè troppo costruito.
Sabryna: Fantasy medio, adatto forse a un pubblico di più giovani. La storia regge fino a un certo punto ma Fraser da protagonista convince meno del co-protagonista Paul Bettany (primo punto a sfavore). Gli effetti speciali lasciano abbastanza a desiderare. Ci si poteva ragionevolmente aspettare di più e si poteva fare sicuramente di più. Senza dubbio meglio leggere il libro: c'è più spazio per l'immaginazione.
Daidae: Davvero niente male. Abbastanza simpatico come film e certamente al di sopra di tante squallide commedie sexy di serie C. Bene il cast, sopratutto quello femminile con la bella Christiana Borghi nei panni di una siciliana casta e pura (fino a un certo punto...) davvero di bell'aspetto. Consigliato.
Domino86: Altro capitolo della saga della famosa Bridget; non mancano di certo gli spunti di divertimento marispetto agli altri film si è perso qualcosa. La formula comunque rimane la stessa dei capitoli precedenti e questo sicuramente aiuta: squadra vincente non si cambia. Forse leggermente inverosimili certi passaggi ma si può dire facciano parte di questo "format".
Markus: Da una vita da teen-ager ricca e viziata al severo collegio all'inglese per indottrinarla. La vicenda snoda le classiche tiritere giovanilistico/yankee in rosa con la formula di un teen-movie a grandi linee funzionale al racconto. Si sconta, almeno nel pubblico più adulto di quello qui rappresentato, una scarsa empatia e una difficile comprensione di alcuni passaggi, talora forzati ai fini dell'intrattenimento. Un film di poche pretese tutto sommato precocemente invecchiato, visto che nel 2008 mancavano la componente social e gli smartphone.
Giùan: Lo stanco menage tra la bizzosa Taeko e il paziente Mokichi si scuote quando la nipote Setsuko si ribella alla consuetudine di un matrimonio combinato. Remake de La ragazza cosa ha dimenticato?, è tra gli Ozu più compiuti e ai quali sono personalmente più affezionato. Riflessione sul logoramento di un rapporto di coppia, la cui profondità si salda con la naturalezza della messa in scena e l’umanità della mdp. Elementi eterogenei (il pachinko, le distanze generazionali) concorrono senza forzature moralistiche all’esaltazione del rigore e della semplicità.
MEMORABILE: La straordinaria scena “fenomenologica” di Taeko che, in treno, pensa alla situazione col marito tra stazioni e ponti ferroviari.
Ruber: Incursione documentaristica nella vita di una famiglia ebraica proprietaria di un piccolo strip club. La famiglia è per certi versi bizzarra: il padre un fumatore incallito che pesa oltre duecento chili, una moglie anoressica, due figli che insieme al padre portano avanti il locale tra alti e bassi. Non si capisce bene cosa voglia raccontare il filma, se i rapporti tra i componenti dei Cohen oppure la vita dentro il locale, visto che i nudi delle ragazze sono ridotti all'osso e le decisioni sulla gestione vengono sempre prese dal patriarca. Deludente.
MEMORABILE: L'intervento allo stomaco del padre per perdere peso, che poi fregandosene delle regole riprende i chili persi!
Dusso: Ricordi abbastanza positivi confermati da questa revisione dopo diversi anni. Diciamo che Toffolo funziona benissimo, un po' meno Pippo Franco, comunque piuttosto divertente. La stupenda Silvia Dionisio, valorizzata dai frequenti primi piani del regista, è funzionale al contesto ma al tutto manca una sceneggiatura che non sa dare la svolta nella seconda parte, girando spesso a vuoto fino a una conclusione fin troppo frettolosa. Comunque un'opera allegra con cui passare 90 minuti spensierati.
Cotola: Dipendente demotivato ed in bolletta viene inviato in Arabia Saudita per chiudere un importante affare, niente meno che con il re in persona. Difficoltà e beffe non mancheranno. Classico film americano che prova a remare contro il sistema ma che alla fine non riesce a non conformarsi ai soliti cliché del cinema commerciale a stelle strisce e non solo. Sotto questo aspetto il finale, telefonatissimo sotto ogni aspetto, specie quello sentimentale, è assolutamente sintomatico. Peccato, perché il materiale per fare qualcosa di diverso c'era. Comunque un suo perché ce l'ha.
Mco: Premetto che mi garba molto il volto di Gyllenhaal sin da quel folle Donnie Darko che lo vide protagonista. Perciò ho tentato un esperimento: guardare questa pellicola pur cosciente che la massa melensa spesso non si confà ai miei canoni. Gli attori ci sono, per carità, ed ognuno di loro recita da par suo. Ma la triste storia da cui si muove avvolge una matassa alquanto pesantuccia da disbrigare, cinematograficamente parlando. Ovvero annoia anzichenò. Qualche lacrimuccia non distoglie dal peso che si sopporta per troppi minuti...
Faggi: La scena delle frustate a opera di una sadica criminale messicana, che denudano la fanciulla in pericolo, sono un po' l'emblema di questo spaghetti western e ne connotano lo spirito e la natura selvatici, di impronta italiana. Il film non è da scarto dalla norma, si tratta solo di pulito artigianato senza densità estrosa ma non è affatto indegno. Se non eccelle almeno non precipita in qualche oscuro baratro della pacchianeria o della faciloneria irritante. Lo si segue senza problemi, scorre e intrattiene.
G.Godardi: I Vanzina sono spesso andati d'accatto col film o con la moda del momento, attuando un abile strategia riciclativa. Ad inizio anni 90 ciò che riscuoteva più consensi era la soap televisiva Beautiful, per cui ecco questa enorme soap cinematografica. Sarà forse per aver mantenuto troppo aderenza coi modelli originari, ma questo film è una palla micidiale, nonostante il cast notevole. Immagini patinate, belle donne, ma purtroppo la Alt non si spoglia. Bisogna consolarsi con le tettine di Alexandra Paul, ex ragazza carpenteriana e poi bagnina televisiva.
Leandrino: Secondo timido approccio al cinema di Ozu, che qui si cimenta con il dramma familiare di un padre che rifiuta il consenso al matrimonio della primogenita. Angustiosa la figura del padre famiglia, ambiguamente divisa tra la tentazione del "dono" di un matrimonio non combinato per la figlia e i dettami di un retaggio stantio e fastidiosamente ottuso. Lo stile di Ozu è come di consueto affilato e "ascetico", ma la stasi e la lentezza della vicenda narrata - con le sue meste guerre passivo-aggressive e la compagnia di padri malinconico-musoni - sono a tratti dure da digerire.
Pol: Mamma mia, ragazzi, qui si rischia di sparare sulla croce rossa. Un film che mette in serio imbarazzo lo spettatore, costretto a chiedersi "ma cosa sto guardando? Ma non mi vergogno?". E magari questo è considerato cinema d'autore... d'altronde, spocchioso com'è, non potrebbe essere altrimenti. Se ne potrebbero scrivere tante di cose, ma mi limito a inserire questo titolo sul podio dei film più fastidiosamente brutti della mia videoteca.
Daniela: Industriale cui hanno rapito il figlio rifiuta di pagare e passa al contrattacco offrendo una taglia, fra le perplessità della polizia e lo sgomento della moglie. Sembra una strada azzardata, tanto più che anche lui ha qualche scheletro nell'armadio... Thriller-remake dallo spunto non molto originale e un po' troppo prolisso, ma piuttosto coinvolgente ed interpretato da un cast in parte, soprattutto nel settore dei "cattivi". Il fatto che Gibson sia tutt'altro che irreprensibile non induce a parteggiare per i rapitori, ma rende meno prevedibile la vicenda.
Lucius: Curiosa l'idea di utilizzare autentiche sequenze di guerra mixate con le immagini del film: da un lato si accentua la barbarie del conflitto, dall'altro si evidenzia la meravigliosa storia d'amore tra i due protagonisti. Ma se vogliamo considerarlo nella sua interezza, vuoi per il doppio binario, vuoi per alcuni lungaggini, ciò che salta maggiormente all'occhio è la prova attoriale di Trintignant e della Schneider, qui al massimo del loro splendore. Raccontare la guerra con la guerra dal punto di vista filmico non è il massimo...
Daniela: Strano thriller sentimentale, in cui il vero mistero è come possano due donne bellissime innamorarsi di un uomo privo di qualsiasi talento, moralmente mollusco, bugiardo e pure spiantato, dato che i soldi sono tutti della moglie che lo tiene in pugno. Eppure è proprio questa incongruenza, unita all'assurdo finale "riparatore", a distinguere questa pellicola targata RKO da tante altre analoghe del periodo. In un ruolo diverso da quelli abituali, Young funziona come poco credibile oggetto del desiderio di Green e Hayward, entrambe al massimo dello splendore. Film curioso, godibile.
Giacomovie: Storia del legame tra il pugile Tiberio Mitri e Fulvia Franco, Miss Italia 1948. Martina Stella, nei panni della miss, brilla ad intermittenza, mentre Luca Argentero ha un aspetto delicato per un ruolo virile. La fiction è accettabile: non convince pienamente in quanto non cerca di evitare le apparenze convenzionali. Inoltre i personaggi hanno il look giusto, ma l'approccio recitativo sbagliato. Finale approssimativo: ci si limita a leggere le sorti dei due protagonisti.