E' un Monicelli assai stanco e poco ispirato, quello che dirige CARI FOTTUTISSIMI AMICI, e la stessa impressione la suscitano gli attori: Paolo Villaggio, che qui recupera in pieno il suo dialetto genovese calcando la mano ancor più che nell'ottimo A TU PER TU, sembra troppo convinto della sua bravura e gigioneggia oltre ogni limite, mentre per quanto riguarda Massimo Ceccherini (non ancora lanciato verso il successo del CICLONE), unico coprotagonista a risaltare, è chiaro che da solo il suo marcatissimo accento fiorentino non basta a sollevare le sorti di un film nato...Leggi tutto male. Paolo Hendel fa poco più d'una comparsata e nessuno capisce l'utilità della sua presenza, nel cast. Peccato, perché la ricostruzione dell'Italia del dopoguerra (siamo nel 1944) è abbastanza curata, e se non fosse per alcune sviste macroscopiche (non esistevano all'epoca bandiere italiane senza lo stemma dei Savoia) il disfacimento che si doveva respirare in quei giorni è reso molto bene anche attraverso una fotografia solare dai colori vividi che sottolinea magistralmente i paesaggi mediterranei. La storia resta comunque un pretesto, e si trasforma in breve in un lungo peregrinare dei nostri eroi attraverso piccole e grandi disavventure, sfacciatamente riciclate da altri film sul tema. I soliti Benvenuti e De Bernardi, cosceneggiatori di migliaia di commedie all'italiana, sono evidentemente (e inevitabilmente) in affanno, e anche per questo CARI FOTTUTISSIMI AMICI... non decolla mai e si arena ben presto nelle secche della mediocrità. Noioso e ripetitivo.
Concordo con chi ha notato un Monicelli stanco. Qui del maestro notiamo niente o poco più. Le gag sono banali e tutt'altro che memorabili. La storia si trascina senza un reale perché e gli attori non riescono mai a coinvolgere. Villaggio che annoia già dopo poche battute e Ceccherini, che del comico ha poco o nulla più, non vale niente. Ampiamente evitabile.
Monicelli, ormai lontani gli anni dei suoi più grandi successi, si guarda alle spalle riciclando qua e là dai suoi lavori. Se i risultati sono ottimi ben vengano gli autoplagi, ma in questo caso non va proprio così. Tutto il raffazzonato peregrinare di questi disperati non è che un'opaca rimasticazione di Brancaleone e il regista non ci risparmia anche un'autoparodia de La grande guerra nella scena della fucilazione. Meno male che la ricostruzione storica (paesaggi, costumi ecc.) è molto ben rappresentata. Villaggio molto vivace, Ceccherini contenuto.
Nonostante l'illustre regista (Mario Monicelli) e gli sceneggiatori di rango impiegati (tra gli altri Suso Cecchi D'Amico), è un film francamente mediocre non all'altezza della fama dell'autore. La storia che sulla carta poteva essere interessante, è resa in modo piuttosto banale da una sceneggiatura scontata e da interpreti non adeguati: se si può considerare sufficiente la prova di Paolo Villaggio, il film conferma la scarsa levatura artistica (e simpatia umana) di Ceccherini.
Sottovalutato film di Monicelli, molto accurato nella sua ricostruzione d'epoca e pieno di momenti divertenti ma che strizzano sempre l'occhio all'amarezza e al cinismo, come nel classico stile del regista. Villaggio è bravissimo e sono azzeccati i suoi comprimari (fra cui un simpatico Ceccherini). Certo non è uno dei capolavori di Monicelli, ma secondo me è un film notevole, dove anche la piacevole colonna sonora gioca un ruolo fondamentale. Da riscoprire.
MEMORABILE: In fondo sopravvivere è meglio di vivere.
Monicelli ha fatto sicuramente cose migliori, ma questo è un bel ritratto dell'Italia appena liberata, desolata e affamata, dove un gruppo di male assortiti boxeur comincia il giro dei paesi toscani appena liberati per sbarcare in qualche modo il lunario. Situazioni divertenti, gag classiche e personaggi azzeccati. Bellissima la fotografia che esalta i meravigliosi paesaggi toscani.
Certo non il miglior Monicelli, ma certo non un brutto film (**½). Spunto interessante e vicenda divertente, nonostante un paio di passaggi "sbagliati" (Villaggio che rischia tutti i soldi col primo venuto e l'interminabile pre-fucilazione) e troppe cose già viste. Ma Villaggio disegna bene il suo personaggio, Ceccherini dà una delle sue prestazioni migliori perché composto, la Màcola tratteggia con sapienza un personaggio difficile (sicuramente il più ricco di registri) e il polso del vecchio leone si sente ancora. Ambientazioni toscane straordinarie. Qualche errore storico: perché stupirsi che nel 1944 si suoni la Marcia Reale? Cos’altro dovevano suonare?
Tra i film ingiustamente più sottovalutati del regista, Cari fottutissimi amici è un vero e proprio manifesto del cinema italiano e monicelliano; la millanteria di improvvisati condottieri (Villagio in questo caso novello Gassman/Brancaleone), la capacità di schernire la morte (la finta esecuzione ricorda gli scherzi degli amici miei), la reazione alle umiliazioni subite spinti da un orgoglio che alla fine non paga ma che salva la faccia (la rissa con gli americani ricorda l'orgoglio del soldato Busacca nella grande guerra). Da rivalutare!
L'ultimo film di Monicelli che merita di essere ricordato. Un po' asfittico nell'ipirazione, incerto nel ritmo, a volte lacunoso nella sceneggiatura il film, di impostazione corale, costruito con i modi della ballata popolare, incanta per la semplice profondità con cui racconta la vita e la morte tramite la vicenda on the road di un gruppo di goffi pugili, messi insieme alla meno peggio dal signor Dieci (un credibile Paolo Villaggio) che attraversano l'Italia dell'immediato dopoguerra in cerca di un po' di cibo e di fortuna. Una piccola ma preziosa gemma.
Già dal titolo si capisce che il Grande Maestro Monicelli puntava più su un film amaro che comico. Come del resto è a lui stato sempre congeniale. È anche se il cast non brilla e la sceneggiatura zoppica un po', la fotografia e la ricostruzione del periodo (soprattutto dal punto di vista umano) sono pressocchè perfetti. Inoltre, ingiustamente sottovalutato per quel che mi riguarda, il film è la summa massima di tutto il modo di intendere il cinema da parte di Monicelli. Villaggio non eccelso ma sicuramente migliore rispetto alla sua classica maschera.
La ricerca di cibo, in una Toscana lacerata dalla guerra, di uno scalcinato gruppo pugilistico. Un affresco modesto ma sostanzialmente piacevole in cui si osservano discrete ambientazioni ogni tanto intervallate da qualche simpatica gag. Villaggio è il mattatore, d'altronde Ceccherini appare incapace nonostante l'impegno profuso.
Ciò che resta è la fotografia molto curata, con gli incredibili scenari toscani e la più che buona ricostruzione dell'Italia liberata. Basta. Villaggio mi è sembrato a tratti odioso e tutti gli altri personaggi che gli ruotano intorno quasi sfocati. Quando ci sono i momenti umoristici raramente vanno a fondo, quando li si vuole combinare con l'amarezza tipica dello stile del regista manca qualcosa e fino alla fine il film avanza in modo abbastanza piatto. Non fosse stato di Monicelli si sarebbe apprezzato maggiormente.
Commedia di Monicelli poco nota che ha un inizio lento per poi sciogliersi e regalare momenti divertenti, come gli incontri di boxe nel campo militare americano. Si nota scarso amalgama negli interpreti a livello qualitativo: eccessiva la differenza tra Villaggio e gli altri. Nel complesso, comunque, l'opera, che offre un mix tra finzione e realtà storica, si può dire riuscita.
MEMORABILE: Icche fà Lotta con l'ombra, il pane dell'atleta!; Il vecchio carro scassato.
Un bel road movie ambientato nel primissimo dopoguerra a Firenze. Azzeccati i personaggi, per fortuna quasi mai sopra le righe (specialmente Ceccherini, qui davvero apprezzabile). Il personaggio migliore rimane comunque quello di Villaggio, in grandissimo rispolvero. Il film non eccelle ma si fa guardare con gradevolezza.
Seppur apprezzabile nella tematica, questa commedia (una delle ultimissime del grande Monicelli) convince solo a tratti a causa di una certa banalità che si manifesta in parecchie sequenze. Villaggio, come era ovvio, ruba la scena al resto del cast in cui comunque spicca un simpatico Paolo Hendel nella parte di un buffo personaggio. Spettacolari le location del paesaggio senese.
Suggestivo e sottovalutato affresco monicelliano del dopoguerra toscano: spettacoli pagati a pane e uova, melanzane in cambio di sesso, tentati furti di galline. Un road movie malin-comico diretto e soprattutto fotografato in maniera impeccabile con protagonista un Villaggio in gran forma coadiuvato da un gruppo di toscani affiatati sul set e nella vita (Ceccherini, Novelli, Hendel, Paci). Scenografie accurate, così come il commento musicale affidato a Renzo Arbore: un film piacevolissimo.
Monicelli cerca di recuperare la verve dei tempi belli con un road-movie picaresco a metà tra L'armata Brancaleone e I soliti ignoti. Tra il pimpante prologo nella Firenze liberata dai tedeschi e il malinconico finale si intravede qualche eco della gloria passata. Ma più che il divertimento prevale la nostalgia per un'idea di cinema che non esiste più: la commedia all'italiana. Lontano dalle fanto-fracchiate, Villaggio si dimostra attore di razza, circondato però da comprimari di estrazione para-televisiva che non vanno oltre alla macchietta.
MEMORABILE: "Adesso che sono vecchio e non mi piace quasi nulla, ho capito che forse sopravvivere è meglio che vivere"; Dieci che boxa con la propria ombra.
Nella toscana liberata una compagine di pugili fa esibizioni. Più che un quadro di guerra il film racconta una vicenda nostalgica, quando sopravvivere era meglio che vivere, come viene detto. Forse l'ultimo Monicelli degno di nota: con un camion scassato, un ring di fortuna e un gruppo di grulli le vicende scorrono briosamente. I toni non sono accesi e l'ironia toscana impera (pure gli inglesi son sgraditi). Villaggio ha la giusta verve, la Macola un ruolo scomodo e il gruppo di giovani dà un prezioso contributo. Ben scelte le ambientazioni.
MEMORABILE: Il primo match senza colpi; Gli stivali di Handel; La fucilazione dei partigiani.
A bordo di un camioncino-traghetto un gruppo di perdenti (affamati un po' di sesso, molto di cibo), guidati da un buon Villaggio, intraprende un viaggio in un Italia che cerca di rinascere cancellando il passato ma non ha ancora scelto il proprio futuro. La fascinosa ambientazione toscana e le spassosissime esibizioni di boxe risollevano un film un po' frammentario, che mostra segni di stanchezza nonostante cerchi la freschezza: uno degli ultimi vagiti della gloriosa commedia all'italiana è un Monicelli lontano dai suoi capolavori ma piacevole e divertente con una punta di amaro.
MEMORABILE: Le esibizioni a Monteriggioni e al campo americano; La fila di persone dall'orologiaio; La fucilazione
Simpatica divagazione di Monicelli che riprende la formula a lui cara (un gruppo di amici che deve compiere un'impresa che non è assolutamente alla loro portata e un fatto storico da raccontare con le vesti della commedia). La cosa più notevole è che finalmente gli alleati non sono visti come bravi liberatori ma come un esercito che, al pari dei nazisti, disprezzava gli italiani. Villaggio è bravo, ma si è visto di meglio.
Nella vasta filmografia di Monicelli, un intermezzo dedicato all'amata Toscana nel bel mezzo della Seconda Guerra Mondiale. All'interno di un bizzarro gruppo di pugili, Villaggio è un capobanda brillante, mentre Ceccherini si destreggia tra un ruolo più misurato rispetto al solito e il bizzarro ruolo di voce fuori campo. Nota di merito per "Testa di rapa" Beatrice Macola, nei panni del personaggio più complesso del film e che più di tutti anima le vicende dei boxeurs. Bellissime le ambientazioni tra Firenze e le crete senesi, la colonna sonora di Renzo Arbore dà ritmo. Piacevole.
MEMORABILE: La partenza da Firenze; Il campo minato; Gli incontri di boxe nei piccoli paesi e alla base americana.
A metà anni '90 il cinema italiano già boccheggiava, ma tutto sommato questo film di Monicelli si salva. Grazie all'esperta regia, grazie alla presenza del buon Paolo Villaggio e a un bella storia on the road, con ambientazione post-armistizio. Un po' troppo vernacolare (è possibile che tutti abbiano un accento toscano così forte e marcato?), ha il principale difetto nell'avere forse troppi personaggi, nessuno dei quali viene veramente analizzato e nessuno dei quali sembra cambiare nel corso della storia. Meritevole invece la scelta di evitare il manicheismo.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Santa Maria del Sorbo,Campagnano (Roma)(verificata)
Via dell'Erta Canina (segnalata).
Nessuna nuova location trovata,che tristezza..
Buono,so che hai visto la trasmissione,confermi?
Hanno ringraziato la Toscana Film Commission.
Ho analizzato con cura il sito e affermo con sicurezza che nella location di San Giovanni D'asso non è citato nessun film.
E per la location di Santa Maria del Sorbo come hanno fatto?Ancora non me lo spiego....O forse si...
Per la chiesetta del Sorbo hanno addirittura aggiunto che si vede in più film.Le ovvie come ad esempio Monteriggioni o Piazza del Carmine a Firenze posso anche averle trovate senza guardare il Davinotti,ma mostrare ad esempio il Sorbo (accompagnato dalla frase di cui sopra) o Monterongriffoli è davvero sfacciataggine.
Iena ebbe a dire: ... a mio avviso che un'occhiatina al sito da parte loro c'è stata.
Indiscutibile. In questo caso hanno messo solo le nostre.
Per DUE MARINES il culmine è stato la "mia" GALLERIA. Nel finale hanno mostrato il luogo dell'addio, in aperta compagna. In effetti il profilo del campo del congedo corrispondeva al film... ma forse era solo un campo simile. E in ogni caso è una location che vale molto di meno rispetto alle altre.
Ma poi voglio dire, ma non dico di citare pubblicamente il sito, ma almeno nei titoli di coda scrivere: " per il materiale o per parte del materiale si ringrazia Davinotti.com" e che diamine un minimo di serietà ci vuole.
DiscussioneZender • 27/08/11 09:23 Capo scrivano - 48467 interventi
La verità è che se lo scrivono diventa chiaro che in questi due casi ad esempio il loro sforzo nel cercare le location è stato zero e non ci farebbero una gran figura. Per Iena: è OVVIO che han preso da noi, l'hanno già fatto dicendocelo apertamente, non vedo perché avrebbero dovuto smettere di guardare il sito, visto che gli risparmia l'intero lavoro di ricerca.
DiscussioneRaremirko • 20/01/18 22:44 Call center Davinotti - 3863 interventi
Quasi discreto, anche se da cast e crew sarebbe stato lecito aspettarsi di più; almeno si vede un Villaggio diverso dal solito e la ricostruzione storica è nella media.
A quanto ho capito il tutto è pure ispirato ad un fatto vero.
Non propriamente stanco, ma comunque un film per certi versi rivedibile e che, davvero, ha poco di ciò che ha fatto grande il regista prima e dopo.
DiscussioneReeves • 6/10/22 06:36 Contratto a progetto - 758 interventi