Il secondo capitolo della trilogia western di Giuseppe Colizzi con la coppia Bud Spencer/Terence Hill, e dei tre quello in cui la complementarità dei due salta più all'occhio. Riuniti assieme per la seconda volta dopo DIO PERDONA... IO NO, i due confermano un'affinità straordinaria, caratterizzando il film con i loro sguardi "truci" (non hanno proprio ancora nulla di comico, i loro personaggi) ancor più della "star" Eli Wallach. Si dividono il set alla perfezione (nonostante ci si aspettasse che il più noto dei due all'epoca, Terence Hill, esercitase una certa preminenza),...Leggi tutto menano già le mani con vigore e non si fanno troppi problemi ad usare la pistola per uccidere (Soprattutto Hill). Il problema priincipale del film, come per gli altri due capitoli, è dato dalla regia di Colizzi, prolissa oltremisura (si superano le due ore e dieci!) e incapace di sintetizzare le fasi meno interessanti. Assistiamo a lunghi numeri di ballo da saloon, interminabili sparatorie senza capo né coda, feste folkloristiche prolungate oltre i limiti della sopportazione. Colizzi, pur bravo e più dotato tecnicamente di molti suoi colleghi, non è certo Sergio Leone, e i silenzi "carichi di significato" imposti all'ottimo Eli Wallach snervano e basta. Così come le troppe parentesi supeflue, diluite senza motivo e incapaci di comunicare lo stesso respiro dei film di film di Leone. I mezzi sono modesti, le scenografie pure, le musiche di Rustichelli funzionano solo quando si aprono a facili suggestioni morriconiane e la storia è povera quanto la sceneggiatura, che comincia a diventare godibile solo verso la fine, alla casa da gioco. Un western ambizioso mal supportato dalla regia di Colizzi.
Questo film strizza l'occhio a troppi generi (comico, commedia, western, pseudo-dramma) e il risultato è una pellicola che non convince, nonostante Bud sia sempre un simpatico orso e Wallach se la cavi bene, anche se nel solito ruolo di bandito dal cuore tenero, ma non troppo (bella la scena iniziale dal vecchio "amico" baffuto). Terence invece, è serio e piuttosto insignificante. L'inizio è buono, ma dalla comparsa del nero, il meccanismo inizia ad arrancare e il sopracitato mischione di generi fa il resto. Mediocre.
MEMORABILE: Bud vestito come un damerino (in posa, con una colomba in mano), in attesa che il fotografo scatti.
Eccellente seconda prova della coppia Pedersoli-Girotti, in gran forma, come Colizzi. Gli altri due sono Brock Peters e un gigionissimo, scatenato Eli Wallach, doppiato al solito da Carletto Romano: il suo Cacopulos imperversa, ed è il motore della vicenda fino al rendez-vous col perfido Kevin McCarthy (scampato ai baccelloni) nella grande scena del casinò. Imperdibile. Il personaggio di Terence Hill si chiama Cat Stevens (!), ma per fortuna non canta e non porta il turbante.
MEMORABILE: L’intercalare di Cacopulos: “Salve gente!”
Al film avrebbe giovato almeno una mezzoretta in meno; la prolissità di certer situazioni è il suo aspetto peggiore. Colizzi si dimostra migliore di tanti suoi colleghi, ma pecca proprio nel non riuscire a dare più dinamismo alla vicenda: alcune situazioni si prolungano per parecchi minuti in modo del tutto inutile. Per il resto la pellicola si mantiene su livelli accettabili senza però convincere più di tanto. Oltre alla coppia Hill/Spencer, ancora lonatana dal tono scanzonato, c'è un buon Ely Wallach; il quarto è il nero Brock Peters.
Discreto spaghetti wetsern diretto da Giuseppe Colizzi nel quale si ricostituisce la coppia Bud Spencer e Terence Hill. Nonostante la simpatia dei due attori, ne qui il vero dominatore della scena è il grande Eli Wallach. Il film non risparmia nessuno dei luoghi comuni narrativi del genere, ma risulta piuttosto godibile specie nella prima parte mentre nella seconda perde un po' quota.
Non troppo male, grazie anche a un ottimo cast di attori; oltre alla storica coppia Hill-Spencer, ci sono infatti un Kevin Mc Carthy molto in parte e lo specialista Eli Wallach. Cito i titoli finali, la scena nel saloon-casinò con Mc Carthy, il pre-finale che offre una certa tensione. Più che buono.
La pellicola riprende dove era terminato Dio perdona.... io no! Sicuramente Colizzi gira di nuovo un ottimo film, stavolta però meno violento e più caciarone, con scazzottate alla fagioli western (certo le sparatorie non mancano). Dopo Frank Wolff, stavolta abbiamo la presenza del grande Eli Wallach, protagonista indiscusso del film. Bellissima la sequenza dentro al casinò. Un po' lunghino...
La prestigiosa presenza di Eli Wallach, teatrale e spassosissimo come sempre, è il fiore all'occhiello di questo western colizziano buono ma piuttosto canonico e prevedibile. La vicenda è ben sceneggiata e diretta ma non c'è troppa fantasia nell'intreccio. Le oltre due ore di durata poi sono effettivamente troppe causa lungaggini ridondanti. Bud e Terence già in grande sintonia anche se il rapporto tra i loro personaggi è diverso rispetto a un futuro a venire. Al di là di tutto un film solido, da non perdere per chi ama lo "spaghetti" di casa nostra.
Il secondo incontro tra il duo Spencer-Hill e Colizzi è all’insegna di un western allegro e luminoso, tuttavia appesantito da una lunghezza eccessiva. Hill, ancora ombroso e taciturno come il suo Django apocrifo, è scavalcato da Spencer e soprattutto da un grandissimo Wallach, impegnato in un personaggio molto simile al Tuco leoniano; anche il “Cangaçeiro” Capitani e il biscazziere McCarthy fanno la loro bella figura. Notevole il duello finale nel casinò, che fa guadagnare al film un giudizio discreto.
Dice bene Giusti (Dizionario Spaghetti) nel sottolineare che il difetto principale del film è il tono epico-leoniano che si dà a una storia che epica non è. Così la dilatazione dei tempi, le lungaggini, le parentesi sono pesanti, quasi indisponenti. Il film si salva con il finale (che è l'unica parte a meritare l'èpos, con camminata di gruppo, ma all'indietro) portando a casa una stiracchiata sufficienza (**). Molto diverse le valutazioni che si leggono sulle tre stelle: a mio parere Wallach si mangia a colazione il duo Hill-Spencer. Bella ed efficace l'apparizione di Kevin McCarthy.
Seguito abbastanza riuscito di Dio perdona... Io no, ne continua la storia senza perdere lo stile e con un Eli Wallach sugli scudi che prende il posto di Frank Wolff senza farlo rimpiangere. Bud e Terence sono ancora in fase di rodaggio ma le asperità cominciano a smussarsi e loro ad affiatarsi sempre più. Bellissime le muscihe di un grande Carlo Rustichelli. Buona la regia. **1/2
MEMORABILE: Bud che, dopo una rissa, guarda il suo vestito nuovo ridotto a brandelli dicendo: "Guarda che porcheria di stoffa ti rifilano! Non dura niente!".
Colizzi scoprì la coppia ma non capì che Hill era un comico e non il clone di Nero. Il film è fatto con mestiere ma, a rivederlo, è decisamente noioso. Hill marginale, Wallach rifà Tuco, Spencer è già lui. Sempre presente il circo nei film di Colizzi, cosa di cui terrà presente Valerii ne Il mio nome è nessuno. Perchè a inizio film i cavalli scoreggiano?
Uno dei migliori spaghetti-western del periodo, diretto da Colizzi in gran forma ed egregiamente interpretato dal grande Eli Wallach, ben spalleggiato dalla coppia Spencer-Hill ancora lontana dal western farsesco (anche se qualche scazzottata e un po' di ironia qua e là ci sono). Notevole la colonna sonora, il duello finale nel casinò, la prima apparizione di Cacopolous. Ottimo.
Colizzi, dopo aver creato dal nulla nel precedente film la formidabile coppia Hill/Spencer, con questo inizia a inserire, nel consueto contesto violento e picaresco del western all'italiana, degli elementi di satira e di ironia. Però non riesce ad affrancarsi dal formalismo esteriore dello stile di Leone che faceva della dilatazione temporale il suo marchio di fabbrica. In Colizzi la dilatazione diviene indugio, tiritera, perdita di tempo. Se questo film fosse stato sforbiciato sarebbe stato notevole invece è solo un solido western comunque riuscito. Insopportabile la scena della festa messicana.
MEMORABILE: Di grande tensione la scene della rapina al Casinò, che sveglia lo spettatore un po' assopito.
L'ormai nota prorompenza di Wallach ridimensiona di molto la figura di un Hill ancora molto giovane, tanto da fargli assumere un atteggiamento più serio e incazzoso del suo collega Spencer, ed è un'eccezione degna di nota. Memorabile la sfida a chi casca prima fra quest'ultimo e l'orsaccio nero (così Cassius Clay appellava Liston!), ma il punto più forte è il racconto di Eli della sua infanzia con voce da cantilena così melensa da far addormentare tutti come tassi. Abbastanze buone anche le massime sulle bugie e sulla verità con relative conseguenze.
MEMORABILE: "Io credo ai miracoli" guardando il soffitto; "...e io miagolaaaavo".
Chi aspetta di vedere i quattro in azione dovrà pazientare (è il caso di dirlo) fino alla fine del film. Questo non sarebbe male di per sé, il fatto è che tutto ciò che sta in mezzo tra l'inizio e l'importante parte finale non sempre è necessario e non sempre ha la qualità necessaria per far giudicare il film buono; ne allunga solo la durata e fa scadere la media. Spencer e Hill confermano le loro doti, Wallach è un grande attore ma (e anche questo è un punto a sfavore) rifà un personaggio già fatto in grande stile e a sorpresa.
Siamo nel pieno di questo tipo di western e in effetti il film non delude: contiene tutti gli ingredienti necessari per confezionare un buon prodotto. La trama è buona e la regia tiene per tutta la durata del film che, in effetti, è eccessiva. Bene gli attori, con "i nostri" Hill e Spencer e un ottimo, come sempre, Wallace a incarnare il solito personaggio enigmatico presente in tutti i film del genere. Per chi ama il western, da vedere senza dubbio.
Bisogna aspettare (obiettivamente troppo) per arrivare a godere di questo film, che per un'ora e mezza abbondante mette in mostra i topoi del western all'italiana in maniera piuttosto scontata e tutt'altro che originale, come la lenta regia vorrebbe invece far credere. Il finale nel casinò, tuttavia, rappresenta da solo una delle pagine più gloriose dello spaghetti western e verrebbe da dire che il film merita (quasi "esige") la visione solamente per questo. Bellissima la fotografia, bravi gli interpreti.
Secondo film sia della coppia Spencer-Hill sia della trilogia di cui sono protagonisti, ovvero quella di Colizzi. Il film migliora sia nella parte tecnica - vedi il buon budget a disposizione dopo i risultati del primo film - che in quella artistica; i due eroi sono affiancati dal leoniano Eli Wallach che si fa ammirare grazie anche al doppiaggio. Azione senza sosta, dialoghi all'altezza e anche il quarto dell'ave Maria se la cava.
MEMORABILE: Bud: "Lascia perdere, per lui ce ne vogliono dieci come te e solo perchè cominci a divertirsi"; I consigli del nonno di Cacopulos; Gli occhi di Hill.
Discreto, ma inferiore al suo status di culto. Bello l'inizio che riprende da dove terminava il film precedente, bello il finale alla casa da gioco, ma il problema è quello che c'è nel mezzo, con svariate scene inutili (la festa messicana su tutte) che portano a una durata eccessiva. Neppure Leone scherzava in fatto di tempi morti, però conferiva un clima epico che invece manca al pur bravo Colizzi. Lo straripante Wallach si limita a riproporre il personaggio di Tuco, la coppia Hill/Spencer (ancora "seria" e tenuta a freno) convince sempre.
Il sequel di Dio perdona... io no presenta maggiore consapevolezza delle potenzialità del duo Spencer/Hill (anche se quest'ultimo continua a essere imbrigliato in un ruolo serioso e taciturno): l'impianto generale resta leoniano (addirittura con "l'originale" Wallach ad avvicinarne le atmosfere), ma fanno la loro comparsa anche i cazzottoni tirati da Bud dall'alto verso il basso e le pistolettate di Hill che si limitano a far saltare cappelli dalle teste. Ancora indeciso, ma Colizzi merita il titolo di vero scopritore della coppia.
Secondo film della trilogia di Colizzi, tra i più celebri del genere. In realtà col passare degli anni si fanno più nitidi i piccoli problemi sofferti dalla pellicola. L'eccessiva dilatazione non risulta sempre positiva se non hai una sceneggiatura perfetta e/o la Monument Valley di sfondo a disposizione e portare fin da subito in primo piano la comicità dei personaggi sembra scelta forzata e toglie importanza alla storia, che comunque è varia e buona. Ottimo Wallach, vero protagonista, con Bud/Terence qui semplici comprimari.
MEMORABILE: Lo scontro nel fortino in Messico, con un body count pazzesco.
Noioso, evidentemente confezionato per il noto duo che allora faceva la gioia di grandi e piccini. Pare che alla cinepresa sia costantemente incollato lo stesso obiettivo, la sceneggiatura è di una banalità sconcertante e attinge anche dai fumetti di Galep. Con l'arrivo di Eli Wallach si tira un sospiro di sollievo, così come nel finale, decente. Il tutto non basta. Irritanti scopiazzature leoniane.
Secondo western di Colizzi, meno serioso del precedente, anche se il potenziale comico della coppia Spencer-Hill viene colto solo a metà, in quanto il personaggio di Hill è una sorta di sotto-Django, mentre Spencer funziona meglio come spalla del vero protagonista, Wallach, che alza il livello del film con un personaggio simile al leoniano Tuco. La durata ingiustificata e l’inserimento di lunghe scene poco funzionali alla trama purtroppo azzoppano il ritmo e tolgono brio all’opera.
Bel seguito di Dio perdona... io no, presenta Hill e Spencer più come coppia, rispetto al primo film. In realtà sarebbe più corretto parlare di trio, vista la partecipazione di Eli Wallach in un ruolo da quasi protagonista. Il ritmo è sempre lento e ci sono ancora un po’ di punti morti, ma soprattutto verso la fine assume un bel tono epico. Il migliore della trilogia.
Wallach riprende a grandi linee il ruolo di Tuco in Il buono, il brutto e il cattivo, ma questa volta interpretando un bandito che manipola i vecchi amici Hill & Spencer con un piano per vendicarsi delle persone che lo hanno incastrato 15 anni prima. Colizzi dirige con mano sicura. Mancano i veri toni da commedia che la maggior parte dei film di questo sotto-genere contiene, ma i personaggi sono simpatici e il quartetto funziona alla grande. Qualche lungaggine poteva essere evitata. Musica degna di nota.
Pietra miliare dello spaghetti, con un formidabile Eli Wallach e un eccezionale Bud, in perfetto equilibrio tra il truce e il clownesco. Terence ha gli occhi di ghiaccio e parla poco, ma va bene anche così. OST di Rustichelli stupenda. Le scene allungate di Colizzi sono necessarie e coinvolgenti e la festa messicana in cui Bud si gonfia con Wallach che lo burla è memorabile. Chapeau!
Si vira già decisamente sui toni della commedia con qualche assaggio delle future scazzottate, ma il vero asso nella manica di Colizzi è proprio Eli Wallach, la cui sete di vendetta si intreccia fin dalle prime scene con le vicende dei protagonisti. Il ritmo è a tratti più lento, c'è qualche lungaggine nel copione ma il film è godibile e lo si riguarda volentieri. La scena clou, di chiara ispirazione leoniana, è da antologia del genere western. Qualche idea verrà ripresa nei film successivi della coppia.
MEMORABILE: "Guarda qua! Che porcheria di stoffa che ti rifilano... non dura niente!"; "Ma che fai, spari? Sei pazzo? Metti via quell'arnese!".
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CuriositàPatrick78 • 4/06/09 10:04 Pulizia ai piani - 545 interventi
Sull'autorevole sito internet SPAGHETTI WESTERN DATABASE(S.W.D.B.) Quentin Tarantino lo ha citato citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la sua carriera registica.
Tiffany Hoyweld, la "ragazza nera che fa la donna di Peters" muore "ammazzata il 14 dicembre 1971" e viene "ritrovata sulla riva del lago di Martignano, al centro di uno scandalo della Roma bene, legato ai locali notturni e alla cocaina".
GIUSTI, Dizionario Spaghetti, pag. 402
HomevideoXtron • 13/04/12 16:14 Servizio caffè - 2233 interventi