Note: Film sulla figura dell'americana Florence Foster Jenkins (1868-1944), ereditiera mecenate della musica, passata alla storia della lirica come la peggiore cantante che si sia mai esibita in pubblico.
La vera storia di Florence Foster Jenkins (e quindi di ciò che la Jenkins ha rappresentato) si prestava indubbiamente a una divertita rilettura cinematografica, soprattutto in un'epoca in cui l'inconsapevole insipienza diventa materiale ideale per il fatidico sberleffo di ogni "trash-lover". Ecco, il trash degli Anni Quaranta a New York era anche Florence Foster Jenkins, che Meryl Streep interpreta con la consueta bravura e che fu ricca signora convinta di saper cantare perché circondata da persone cui mai sarebbe interessato farle credere il contrario. Ad impersonare la quintessenza di costoro e quindi di un atteggiamento che non è chiaro se vada considerato deprecabile o semplicemente affettuoso...Leggi tutto c'è il marito "pro-forma" St. Clair Bayfield, magnificamente reso nella sua impassibile imperturbabilità da uno Hugh Grant senza dubbio indicato per la parte: sempre accondiscendente, massimamente comprensivo, pronto a chiudere la bocca ai detrattori col denaro per nascondere a Florence l'evidenza di una voce sgraziata e lontanissima dall'eccellenza di chi il palco lo merita davvero. Ciò che manca è però la necessaria varietà nello sviluppo del racconto, ancorato alla ripetuta gag della performance vocale sballata che genera espressioni tra lo stupito e il disgustato in Cosmé McMoon, il pianista scelto (e profumatamente pagato) per fornire l'adeguato accompagnamento musicale alla sciagurata cantante. A causa forse dell'interpretazione fin troppo macchiettistica di Simon Helberg l'effetto - esilarante durante la prima prova, in cui sono di fondamentale importanza anche la monoespressività di Grant e il convinto entusiasmo del maestro di canto - finisce per stancare, all'ennesima riproposizione dello stesso schema comico. Le varianti sono poche: cambiano l'ambiente, l'occasione, ma la divertita reazione di parte del pubblico appare sempre più forzata e quanto ruota intorno alle scene riguardanti le diverse esibizioni (pubbliche o private che siano) non pare mai trovare la forza per poter donare la giusta sostanza al film. Nonostante le ottime prove dei due protagonisti e l'impeccabile ricostruzione d'epoca, non pare che quanto esula dalle comiche performance della Jenkins sia poi così interessante: il rapporto tra i due (filtrato dalla malattia di lei) è quello del parassita che ha trovato dove appendere il cappello e della donna che vive nell'idea che quello la ami, McMoon o l'amante (Ferguson) di St.Clair non riescono ad emergere da ruoli di puro contorno o di spalle inconsistenti e la regia di Frears ha troppo poco materiale su cui lavorare per rendere davvero vivo il quadro. Di conseguenza il film cede in più momenti, nella seconda parte si sgonfia e nel suo complesso lascia la sensazione di un'idea divertente sfruttata in modo banale, senza la capacità (o forse la voglia) di analizzarne le implicazioni drammatiche preferendogli dinamiche da commedia annacquata (per quanto raffinatamente diretta).
Biopic di un personaggio fino ad oggi a me ignoto: quello di una ricchissima donna con seri problemi di salute (e di testa) con il pallino della lirica. Canta per passione, ma è stonata come una campana. Il film racconta l'inquietante vicenda ripercorrendo gli ultimi anni della donna, attraverso le figure-chiave della sua vita di allora (oltre alla sempre ottima Streep, c'è da segnalare Grant e Helberg). La pellicola, saggiamente, tiene a freno le facili lacrime commiserevoli per dar spazio a una vicenda che scorre via senza intoppi.
Una sempre magnifica Meryl Streep interpreta Florence Foster Jenkins, a detta di tutti la peggior cantante lirica che si sia mai esibita in pubblico. Poteva essere un film che aveva poco da dire e invece Frears imbastisce l'opera in maniera intelligente caratterizzando bene anche i personaggi secondari ed evitando lungaggini che avrebbero appesantito il tutto. Si sorride parecchio e soprattutto si crea una naturale empatia tra protagonisti e spettatori (ed è una cosa non da poco).
MEMORABILE: Le facce del pianista alla prima prova di Florence.
Rispetto a Marguerite, ispirato molto liberamente allo stesso personaggio storico, Frears ne ripercorre gli ultimi anni di vita con una certa fedeltà. Apprezzato l'impegno degli interpreti (Streep che dona sfumature di toccante umanità ad un figura a rischio macchietta, Grant premuroso marito platonico, Helberg pianista imbarazzato), il film non convince del tutto per l'incertezza fra il registro grottesco e quello sentimentale/patetico, risultando curioso e anche apprezzabile, mettendo in conto lo strazio auricolare ma meno incisivo rispetto ad altre regie di Frears.
Una storia già raccontata, che il regista Frears colloca nella corretta dimensione ambientale e temporale. Un film improponibile se non interpretato da una grande attrice e la Streep è ovviamente perfetta restituendo al personaggio il candore e la passione necessari al ruolo ma non va sottovalutato il contributo di Hugh Grant che trova con la protagonista un ottimo feeling. Frears asseconda i suoi attori con grande bravura. Grande ritmo e belle ambientazioni.
Non solo biografia della soprano peggiore della storia, ma soprattutto storia di una passione e di un amore, ossia le due cose che possono portare a sfidare le possibilità e a superare i muri. Il terzetto Florence-marito-pianista è impagabile e ben riuscito, ma soprattutto Meryl Streep è davvero indimenticabile nella stonata inconsapevole (di cui replica gli strazianti acuti), a cui si accosta con tenerezza e umanità, in perfetto pendant con The iron lady, donandoci momenti di grande ilarità e di forte emozione.
Con leggerezza e una bella ricostruzione ambientale, Frears racconta la storia quasi favolistica e sognatrice della Jenkins, con una bella delicatezza e una sceneggiatura brillante, che non scivola mai nel melodrammatico nemmeno verso il prevedibile finale. A emozionare di più sono però le interpretazioni di Grant e della Streep, entrambi maestosi e di classe, naturali e capaci di passare benissimo dalla commedia al drammatico. Notevole anche il cast di contorno per un film ben fatto e piacevole da vedere.
Se Ed Wood ha saputo guadagnarsi una certa empatia nel mondo cinematografico per la grande passione che lo spingeva, madame Florence ha un'aggravante nell'aver avuto dalla sua denaro e raccomandazioni che quello si sognava. Tuttavia Frears è bravo a mascherare questo fatto e a mettere su un piedistallo la Streep e Grant, autori di belle prove. Anche il resto del cast funziona ma sulla trama c'è poco da inventarsi e la serata passa godibile ma non memorabile.
Davvero superba Meryl Streep, che spicca più in alto di tutti (non solo perché è la protagonista, ma per come riesce a donare al suo personaggio una realistica e tenera ingenua innocenza), rispetto a uno stanco e invecchiato Hugh Grant e un sorprendente Helberg, reso famoso da Big Bang theory, che non sfigura per niente al fianco di due veterani del cinema. Interessante la storia, al di là del giudizio che si potrebbe dare sull'opera di illusione che è stata attuata intorno a Florence per renderla ignara e contenta.
MEMORABILE: Le mille espressioni di Helberg, fra l'incredulo e la risata trattenuta; La Stark allontanata per le risa; Florence immagina sé stessa cantare bene.
Basandosi sulla vera storia di Florence Foster Jenkins, Frears realizza un film ben fatto, con una coppia di attori protagonisti appropriata che offre una grande prova. Anche il registro stilistico viene saggiamente mantenuto in equilibrio, senza cadere nella facile farsa. Il problema è semmai la povertà di contenuti della storia, che si traduce in una noiosa ripetitività delle strazianti esibizioni canore. Visto per fortuna in lingua originale, evitando così di sovrapporre anche l'effetto del doppiaggio ai terribili acuti della Streep.
La storia di Florence Jenkins (ovverosia la cantante lirica peggiore al mondo, che ha qui il volto di Meryl Streep), coadiuvata dal marito-mentore (Hugh Grant). Operazione poco gratificante che dissotterra un personaggio che meritava l'oblio, non si impreziosisce nemmeno di un perfezionamento psicologico e punta al bozzettistico. La cantante-gallina è una più che patetica figura che alla fine stufa pure coi suoi strilli cacofonici. Da dimenticare.
Un film formalmente impeccabile, con una ricostruzione degli ambienti più che ragguardevole ma che soffre di una sceneggiatura che non affonda la lama nelle pieghe della carne di un personaggio principale che prestava volentieri il fianco alla ferocia e al cinismo dell'umanità. Frears, invece, focalizza l'attenzione sulle tante piccole bugie che possono ruotare intorno a un matrimonio. Il ritmo sostenuto e una buona prova del cast aiutano la visione nonostante l'assenza di vere e proprie scene madri significative. Non male, dopotutto.
MEMORABILE: Le lezioni di canto; Il provino per pianista; Il concerto alla Carnegie Hall.
Una garbata e fedele biografia dell'arcinota cantante lirica americana nota come pessima esecutrice. Ambientazioni e ricostruzioni impeccabili, la Streep sempre eccelsa nelle sue interpretazioni ben coadiuvata da un appropriato Grant, marito non sempre fedele ma pronto a tutto pur di non turbare la serenità della consorte. Discreta nel complesso la narrazione.
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DiscussioneDaniela • 28/09/16 10:54 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Per notizie sulla figura di Florence Foster Jenkins e un "assaggio" delle sue (in)capacità vocali, rinvio al post in margine alla discussione nella scheda del film Marquerite di Xavier Giannoli.
Credo sia una semplice coincidenza, ma il personaggio è molto interessante
DiscussioneDaniela • 27/12/16 23:32 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Sembra davvero una coincidenza, i due film sono stati girati quasi in contemporanea, anche se quello di Giannoli, molto liberamente ispirato alla figura della cantante (cambiano ambientazione, nomi, circostanze della morte ect) è uscito prima sugli schermi rispetto a quello diretto da Frears, che invece è un biopic a tutti gli effetti.
DiscussioneDaniela • 24/01/17 22:56 Gran Burattinaio - 5946 interventi
Grazie a Florence, Meryl Streep conquista la sua ventesima candidatura all'Oscar (16 come attrice protagonista e 4 come non protagonista): un record assoluto.