L'insegnante questa volta è di pianoforte, ma continua ad avere il volto e il corpo della bellissima Edwige Fenech, che naturalmente si concede alle immancabili docce spiata dal solito gruppo di porcelloni (tra i quali spicca, tanto per cambiare, Alvaro Vitali). L’ambientazione lucchese differenzia qualche esterno, ma il grosso dell'azione si svolge nell'appartamento preso in affitto dall'insegnante, collocato nel condominio abitato dai caratteristi abituali: Banfi è il portinaio col figlio (Vitali) sedicente playboy, Giuseppe Barra è il chirurgo, Carlo Sposito il colonnello dall'intonazione marziale... E’ però a Renzo Montagnani assessore...Leggi tutto che spetta di condurre i giochi e fare da principale motore comico del film: è sposato con Ria De Simone e si ritrova in città l'amante (Fenech) alla quale aveva sempre fatto credere di vivere con la madre. Per l’amante delusa è pronto il sostituto ovvero Marcello (Marco Gelardini), il figlio del chirurgo. Sarà lui ad accompagnare la bella vicina in giro per la città e a guadagnarsene le grazie secondo tradizione (in un amplesso al rallentatore sotto la solita doccia). Il cast è piuttosto in forma e scatenato, ma la sceneggiatura non lo assiste e ne scaturisce una commedia dal buon ritmo priva però della necessaria comicità. Montagnani gira quasi sempre a vuoto, Banfi e Vitali si vedono poco e divertono meno del previsto e le parti con la Fenech e Gelardini raffreddano il tutto. In definitiva un'occasione perduta, considerati il cast e le potenzialità comiche della farsa classica in ambiente unico. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Nell'orgia di poppute insegnanti, liceali, supplenti, questa docente di pianoforte, che si trasferisce in quel di Lucca, dà vita ad un film guardabilissimo che, grazie ad interpreti bravi e ben diretti, porta a casa un interessante risultato. Cast gustoso, non solo nei ranghi di prima fila, ma ovunque: Gisella Sofio, Clara Colosimo, Gianfranco Barra, Elsa Vazzoler... Regge bene anche alla seconda visione. Su tutti, quasi ovviamente, trionfa un ottimo Renzo Montagnani, assessore bricconcello.
La Fenech affitta un appartamento dove i coinqulini del palazzo entrano ed escono nascondendosi sotto al letto o nell'armadio. Tutto questo puzza di già visto, e pure troppo, soprattutto tra le produzioni di Tarantini. Come se non bastasse le cose che fanno ridere sono poche, tra tutte una storica e comicissima partecipazione di Jimmy il Fenomeno, e Lino Banfi che, se pur bravissimo, ha un ruolo molto marginale. Marco Gelardini ha l'identico ruolo di L'insegnante al mare con tutta la classe. Montagnani ripetitivo e Vitali pessimo.
Sequel di una serie avviata alcuni anni prima e legato, per produzione, sceneggiatura ed interpreti a L'Insegnante va in Collegio (1978). La comicità ruota attorno alle forme (abbondanti) della professoressa musicale Luisa De Dominicis (la Fenech, of course) presa di mira dal malandrino toscano (è girato/ambientato a Lucca) Ferdinando Bonci Marinotti (Montagnani). Nella sua pochezza narrativa e nel caotico sviluppo (la regia è di Tarantini) riesce a strappare qualche sorriso e figura meglio del suo predecessore.
Discreta commedia sexy ben diretta dallo specialista del genere Tarantini e affidata ad un solido cast. La Fenech è nel pieno del suo splendore, Montagnani strepitoso come suo solito, Banfi e Vitali esilaranti. Non male anche Gianfranco Barra. Buon ritmo. Non un capolavoro, certo, ma l'ideale per passare in allegria una serata.
Il collante che unisce le pellicole del genere, fatte salve alcune eccezioni, è la noia. Gli attori fan le stesse cose: gli oddiiio di Montagnani, la risata cavallina di Vitali, i dialettismi di Banfi. Le attrici fanno la doccia. Meritiamo la palma della nazione con il cast femminile più pulito del mondo. Però la Fenech... che argomenti!!! In questo film è anche abbastanza spudorata. Carlo Sposito è la faccia peggiore tra i ragazzi in cerca di nave scuola del genere. Son tutti odiosi, ma lui li supera...
Canonica commediaccia pochadistica degna di nota per l'ambientazione lucchese. Nessuna sorpresa, ma prove come sempre all'altezza della trimurti Montagnani-Banfi-Vitali e dei caratteristi di contorno (qui giganteggia Carlo Sposito come colonnello Marullo). Quanto a Edwige, nullum par elogium. Clamorosi per sfrontatezza nella scena ambientata al Ciocco gli spottoni di Fernet Branca e Principe di Piemonte. La scena con la Fenech che suona nuda il piano ne richiama - dubitiamo volontariamente - una del Fantasma buñueliano...
MEMORABILE: "Un Fernet Branca a lei e uno alla signora" "Ma è vero che fa bene?" "Da quanto si sente non manca una digestione!"
Classico film pecoreccio all'italiana in cui degni di nota sono i nudi della Fenech e qualche gag di Banfi con la sua famiglia (tra cui spicca il solito alvaro Vitali). Per il resto la storia è abbastanza scontata e il finale pure. Ma d'altra parte a questo genere di film non si può chiedere molto di più. Comunque non tra i peggiori del genere.
Scadente compare de L'insegnante va in collegio, che sa di già visto e risulta poco divertente persino per gli standard del genere. Montagnani è troppo ripetitivo, Vitali non ha la solita verve e Sposito fornisce una delle sue peggiori interpretazioni. E tuttavia, la Fenech... eh! Da notare la spudorata pubblicità fatta ad amari, digestivi & co. *1/2
MEMORABILE: La Fenech che suona il piano senza veli.
Commedia assolutamente povera di mordente comico o d'intrattenimento a causa di un malsfruttamento del cast pauroso e di gag-quiproquo davvero noiose e risapute (basta con gli amanti nell'armadio!) che non denotano impegno da parte del regista nel congegnarle. E dire che gli attori c'erano: Banfi (le uniche scene comiche sono merito suo), Vitali, Montanaro. La Fenech è bravissima e ci concede notevoli momenti erotici (supportati splendidamente dalla soundtrack di Campanino), da Oscar alle sue tette, ma con quei capelli pare piuttosto Uschi Glas... Voto: *!
MEMORABILE: La doccia; il finale con le pomiciate; i versi d'eccitazione di Vitali.
Il titolo giusto sarebbe "L'insegnante sta a casa", la Fenech è una bella Raperonzolo, semi-reclusa in un appartamento all'ultimo piano di un palazzotto nell'amena città di Lucca. Appartamento che non è una fortezza inespugnabile: vi entrano tutti, con lo sguardo (il classico buco nella parete), attraverso la porta, il davanzale, manca solo la cappa del camino... Le gag scaturiscono appunto dalla difficoltà di concentrare un numero cospicuo di aspiranti amanti in uno spazio ristretto. Ritmo frenetico alla Ridolini, bravo Montagnani, toscanaccio, ma di (finti) sani principi.
MEMORABILE: Banfi alle prese con la moglie "balena" e il figlio (Vitali) scimunito.
Si poteva far di più, mentre si esce dalla visione con la sensazione di un occasione persa. L'alternativo scenario lucchese, le aspettative di un cast dalla provata godibilità, la patina satirica non dico politica ma quantomeno di costume, facevano sperare in una resa più alta. Tarantini invece dopo troppo poco la butta in caciara da camera e non ci fa goder appieno le pr(e)omesse. Puzza critica sotto il naso a parte, poi per il resto ci si trova dentro quel che ai tempi noi gggiovani brufolosi chiedevamo: tanta tantissima Edwige e un paio di tormentoni.
Mi ha sempre fatto ridere... soprattutto la sequenza di Montagnani che cerca di raggiungere la Fenech e viene ripetutamente costretto al ricevimento di matrimonio della figlia del colonnello. Non è il miglior film del genere, ma pur negli schemi di quella convenzione resta divertente. Qua e là ci va anche giù spinto, almeno più della media. Banfi non comicissimo ma ben valorizzato. Vitali ancora "secondario". Avrà ruoli da protagonista pochi anni dopo.
MEMORABILE: "Jane aspettami... il tùTarzanino arriverà"... e invece Montagnani scavalca il muro di cinta e ci trova i cani.
Deludente. La trama è incentrata troppo sui capricci dell'antipaticissimo Marcello, che vuol conquistare la Fenech. Mancano scene comiche in grado di strappare vere risate e anche il bravo Montagnani non riesce a decollare. Il divertimento si riduce alle scene in cui sono protagonisti Gianfranco Barra (il proprietario dellappartamento) e Lino Banfi (il portinaio Amedeo).
MEMORABILE: Dopo aver dato uno schiaffo al figlio, Amedeo ne riceve suo malgrado uno dalla moglie e dice: "L'importante nelle famiglie è l'uguaglianza!".
Sexy commedia abbastanza similare al genere del periodo in cui le situazioni non mostrano originalità. Si sorride con difficoltà e i momenti piacevoli sono quelli che vedono protagoniste le grazie della Fenech, come al solito molto procace. Montagnani, Banfi e Vitali e svolgono il loro compito con la solita sufficienza.
Una delle più guardabili commediacce sexy degli anni '70, può vantare una sceneggiatura finalmente dignitosa e caratterizzazioni definite. Montagnani e Banfi sono ispirati e la Fenech ci offre forse il ruolo più stuzzicante della carriera: un'insegnante di pianoforte sexy e bellissima. Tarantini in regia non si lascia pregare e ci va sotto con le scene di nudo (ce ne sono diverse). Le ** se le merita tutte.
La solita commedia sexy di Tarantini, non c'è dubbio, ma non per questo è sgradevole. Il film scorre bene specialmente all'inizio, perde un po' di ritmo nel rapporto mieloso tra la piacente (!!!) insegnnate di pianoforte e l'antipatico figlio del propietario di casa. I mattatori comici del film contribuiscono in maniera ergegia, specialmente Banfi e Barra, mentre Vitali e Montagnani sono un po' sottotono. La Fenech è sempre splendida e molto sexy. Presenza di ottimi caratteristi (Sposito, Sofio, Vazzoler) e spudorate pubblicità "occulte" tipiche dell'epoca.
MEMORABILE: I duetti tra Banfi portiere e Vitali suo figlio scemotto; La doccia della Fenech; Il finale soft-erotico; Pubblicità del "Fernet Branca" al ristorante.
Soprassedendo sull'equivoca duplice chiave di lettura del titolo, la pellicola rappresenta un must del cinema scollacciato di casa nostra. Come soggetto femminile catalizzatore troviamo Edwige Fenech, per la quale spendere parole di elogio fisico sarebbe sovrabbondante. Infatti si concede generose esposizioni di epidermide mandando in sollucchero i maschietti presenti sulla scena (e non solo). Banfi e Vitali in gran spolvero con le consuete gag "a presa sicura", affiancati dal cavallo vincente Montagnani. Per aficionados e neofiti
Ennesimo episodio dedicato all'insegnante con un cast interessante ma in gran parte sprecato per la pochezza della sceneggiatura. Va detto che Banfi, Vitali e Montagnani la fanno da padroni e a chiudere il cerchio troviamo le grazie e la bellezza di una gustosa Edwige Fenech. Molti caratteristi fanno da contorno al tutto (Sofio, Barra, Colosimo).
Questa volta l’insegnante Edwige Fenech è... di pianoforte, ma la solfa è la solita degli altri episodi della serie: attizzare uomini e portarli a compiere simpatiche prodezze per cercare di sedurla (lei è scambiata per prostituta, ma poco cambia). Sceneggiatura, ça va sans dire, puerile e puntante al pruriginoso di grana grossa, addizionata da un'apprezzabile componente comica assicurata dal solito stuolo di comici e caratteristi. Curiosa quanto insolita l’ambientazione a Lucca. Ottimo il commento musicale di Franco Campanino.
Mi ha sempre sorpreso la differenza di età (ma più che di età di compatibilità) tra la Fenech e i vari ragazzotti che si innamorano di lei e viceversa (nei film naturalmente). Giustificata in parte nei casi dove la protagonista è veramente un'insegnante alle prese con studenti che a tutto pensano meno che a studiare. Uno dei meno peggio dei tanti girati dalla bella Edwige che, nonostante si presti a mostrarsi disinvoltamente senza veli e a vari toccheggiamenti, rimane sempre casta e pulita, proprio in virtù di questa sua fresca naturalezza.
Rispetto alla precedente insegnante lo scarto è notevole per la fiacchezza d'insieme, che schiaccia la sceneggiatura negli spazi angusti e prevedibili e della pochade e dei suoi equivoci. Chiaro che quando sono di scena Banfi, Vitali, Montagnani e Sposito - quest'ultimo stavolta nella divisa di un colonnello marziale e parolacciaio - non si può non ridere, sebbene gli stessi interpreti abbiano saputo esprimere meglio la loro vis comica in altre occasioni. La Fenech soddisfa appieno il sex appeal richiesto.
MEMORABILE: La caduta multipla di Montagnani; la toeletta velocizzata di Barra prima di andare ad aprire la porta alla Fenech; «OH DIOOOOOO MIOOOOOOOOOOO!!!!».
Nonostante l'ottimo cast con diversi pezzi da 90 del genere (Banfi, Vitali, Fenech, Montagnani) e il valido regista, questa opera è una delle più fiacche del genere. Con poco mordente, poco erotismo e battute/scene riciclate (vedi l'abusata gag della pallina in bocca). Non bruttissimo, ma visto il cast e il regista mi aspettavo di più.
Tutto sommato un più che discreto esemplare del filone, nonostante paia evidente che la prima parte sia quella più ricca di gag; proseguendo, il film tende a perdere la verve pur mantenendo un ritmo andante, senza troppi cali. Il cast è di quelli delle grandi occasioni, seppur non tutti siano sfruttati al meglio; Montagnani in particolare risulta meno brillante che in altre occasioni mentre le apparizioni di Jimmy il Fenomeno sono spassosissime. Nel complesso si poteva fare di più con un cast così, ma diverte abbastanza; scene sexy non eccelse.
MEMORABILE: L'inizio con Jimmy il Fenomeno e Barra.
Commedia sexy nella media del genere in cui si susseguono le consuete situazioni alla Feydeau sceneggiate senza garbo né ironia. Unici elementi positivi sono Banfi, come sempre una garanzia (che purtroppo si vede poco) e la divina Fenech, che concede le sue grazie senza parsimonia. La regia esperta di Tarantini garantisce un ritmo decente e anche alcuni comprimari sono all'altezza del loro mestiere (Sposito, Barra, De Simone), ma il "bello" di turno, Gelardini, riesce a essere particolarmente antipatico (e non è invidia). Solo per appassionati.
MEMORABILE: "Perché non sono nato spugna?" (Vitali spiando la Fenech sotto la doccia).
Sexy commediola senza sceneggiatura e con poco mordente (il ritmo e le trovate rallentano vistosamente). Ci si affida alla verve dei grandi caratteristi: Montagnani, soprattutto, bravo anche in mutande (e attore a tutto tondo) oltre al grande Banfi, perfetto nello slapstick più disastroso (impossibile non ridere quando viene trascinato rovinosamente dalla muta di cani). Barra e Vitali aleggiano da par loro nei dintorni. Ciò non basta, però, a risollevare le sorti del filmino.
Un classicone del filone della commedia sexy. Le parti divertenti non mancano, soprattutto quando entrano in gioco Lino Banfi e Gianfranco Barra. Molto monotono ma solo "utile" alla trama il filotto romanticone con il giovanotto, un dai e molla che stanca, ma dopotutto da film del genere non si può pretendere troppo in fatto di sceneggiatura. Fenech nel periodo d'oro.
MEMORABILE: Quando Banfi si espone alla professoressa pensando sia una prostituta, mentre lei pensa che stia pagando per una lezione di piano. Solfeggio?
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DiscussioneRuber • 30/08/16 19:46 Contratto a progetto - 9219 interventi
Da inserire nello speciale lo spottone alla schiuma da barba Vidal.
La benemerita DIGITMOVIES sta facendo uscire il cd con tutti i brani appositamente scritti da Franco Campanino per il film L'INSEGNANTE VIENE A CASA. Oltre ai brani (rimasterizzati) dell'album originale uscito nel 1978, ci sono delle bonus tracks che all'epoca (per ovvie ragioni di spazio sul supporto-vinile) non furono inserite.
Per gli aficionados delle spensierate note ariose fine anni Settanta italiane questo è un cd da non farsi scappare.
Sempre in tema di spot, nella parte finale è chiaramente inquadrata la marca INNO-HIT del radioregistratore cassetta a nastro, al quale si accenna più volte nei dialoghi (immagine tratta dal finale, dopo che Luisa/Fenech – delusa – ha smesso di guardare il comizio di Ferdinando/Montagnani in tv). L’azienda era molto in voga nell’Italia degli anni Settanta, commercializzando prodotti del colosso giapponese Hitachi da cui traeva la seconda parte del nome (fonte: wikipedia). Provo a mettere la foto se ci riesco, comunque la marca Inno-Hit è inquadrata in primo piano pochi secondi dopo che Luisa abbandona il televisore per la radio.
DiscussioneZender • 27/06/21 16:53 Capo scrivano - 46934 interventi
Se ne può mettere una sola di curiosità con foto, al giorno. Copia da qualche parte quelle in più e mettile nei giorni successivi. In ogni caso non si vedon le foto...
ciao Scusa Zender, ho provato a caricare le foto ma non ci riesco. Elimino le due in eccesso e le reinserisco domani... ma senza foto perché non sono capace. Zender ebbe a dire:
Se ne può mettere una sola di curiosità con foto, al giorno. Copia da qualche parte quelle in più e mettile nei giorni successivi. In ogni caso non si vedon le foto...
Il ritratto della bestia inquadrato nelle scene dei guardoni è una copia del famoso dipinto di Antonio Ligabue “Testa di Tigre”, del 1940. Immagine tratta dalla prima apparizione, quando il padrone di casa mostra l’appartamento da affittare a Luisa/Fenech. C’è anche una battuta di Vitali su “l’Occhio della Tigre” quando fanno il foro con il trapano, ma siccome la famosa canzone della colonna sonora di Rocky è del 1982 (Eye of the Tiger dei Survivor), l’allusione probabilmente è alla pietra preziosa di colore giallo. Non so se riesco a caricare la foto, ma nel film si vede in continuazione, e il quadro è molto famoso.
DiscussioneZender • 28/06/21 08:41 Capo scrivano - 46934 interventi
Per inserire una foto: 1) Utilizzare il sito postimages per caricare il fotogramma desiderato. 2) Una volta caricata l'immagine copiare il Collegamento diretto (seconda in elenco) e NON le altre voci come "Collegamento diretto per forum". 3) Aprire il post e pigiare l'icona a forma di quadro. 4) Una volta aperta la finestra: incollare nella parte URL l'indirizzo copiato in precedenza e poi premere Inserisci.
Forse involontariamente, ma il telo mare steso da Luisa/Fenech per fare ginnastica in terrazza (sotto gli occhi di due guardoni) riproduce ripetutamente volte il simbolo araldico della famiglia medievale di Bartolomeo Colleoni, che erano appunto due testicoli stilizzati. Potrebbe essere casuale – quel genere di disegno ondulato era molto frequente nell’oggettistica degli anni Settanta – oppure potrebbe essere una allusione ai due “Colleoni” che la osservano dall’alto.
DiscussioneZender • 29/06/21 17:10 Capo scrivano - 46934 interventi
A me pare un semplice simbolo grafico, un disegno stilizzato. Farlo risalire al simbolo araldico mi pare decisamente una forzatura.