Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Samuel1979: Penultima prova da regista per Sordi il quale confeziona un film che, nonostante non sia immune da vari difetti, presenta temi notevoli come la vecchiaia e il maltrattamento degli animali; volendo c'è anche un parallelismo fra Nestore e l'attore romano, entrambi destinati a cedere il passo alle nuove generazioni dopo una vita da protagonisti. Sordi, nonostante l'età avanzata, tira fuori dalle sue corde una prova dignitosissima, ma è evidente che ormai la vivacità di una volta è solo un ricordo sbiadito.
Flagranza: In fondo se penso a Muccino penso a Lelouch, che però è molto più smaliziato e meno esangue del nostro regista. Ma che senso ha oggi raccontare una storia così? Lode a Johnny Hallyday, un non-attore che sa funzionare (anche se il mio ricordo più caro è ne Gli specialisti) però, francamente, un modo di raccontare tensioni familiari, rimpianti e amarezze in tal guisa può andar bene per spettatori in quiescenza. Amanti delle stimolazioni audiovisive, evitatelo.
Renato: Pazzesco dramma napoletano con una trama che sembra presa da un fotoromanzo anni Quaranta. I momenti di culto non si contano. Si parte subito con Gianni Dei e Tommaso Palladino en travesti, ma è solo l'antipasto: dialoghi folli, momenti comici agghiaccianti (la coppia Ferdinando-Carolina), la bizzarra congrega dei femminielli e così via. Il tutto con un cast nemmeno disprezzabile, da Maria Fiore a una spaesata Paola Pitagora. Mario Da Vinci è troppo inespressivo per fare il protagonista, molto più bravo suo figlio Sal. Mario Bianchi comunque ha fatto di peggio.
Gabrius79: Commedia poco convincente diretta e interpretata da Vincenzo Salemme, che non riesce ad "acchiappare" interesse a causa di una trama piuttosto banale. Sporadiche risate a volte un po' amare e svariati momenti di noia. Nemmeno la presenza di Panariello e Rubini riesce a tenere in piedi la baracca. Sprecati (purtroppo) due mostri sacri come Anna Proclemer e Giacomo Furia. Stessa sorte anche per Gisella Sofio e Oreste Lionello.
Renato: Molto divertente, anche se con qualche pausa di troppo. È perfino inutile soffermarsi sulle scene che tutti conosciamo a memoria o quasi: diciamo solo che Totò e Peppino De Filippo sono praticamente perfetti, sia quando improvvisano sia quando seguono un copione certo non memorabile. Le parti canore sono invecchiate in modo orrendo, ma sarebbe ingiusto pretendere di più da un film comico di Camillo Mastrocinque. Storico.
Markus: Belgio. Giovane e graziosa creatrice di profumi ("naso", come si dice in gergo) ha un maldestro incontro con un giovane a aitante botanico in un bar. Sboccerà l'amore... tra fiori e fiale con estratti profumati. Curiosa ambientazione (non così frequente) nel mondo della fabbricazione delle fragranze, ma tolta questa nota siamo di fronte a una canonica storiella d'amore con la più classica attrazione fisica e mentale tra belli. L'opera resta quindi fruibile senza difficoltà ma ha basse prospettive artistiche.
Scarlett: Nonostante il tempo, Mystic River non lascia mai cadere l'attenzione nel torpore. Un'interpretazione da parte di Penn veramente da manuale, impressionante, travolgente e a tratti commovente. Riesce a trasmettere le emozioni forti che Eastwood dirige tanto bene sul suo quadro complessivo dell'opera. Un gran bel film, meritevole della mia piena ammirazione.
Mascherato: Squadra che vince non si cambia. Alzi la mano chi crede che i proverbi abbiano sempre ragione. Pellegrini, Luca & Paolo saranno tra quelli col braccio alzato, visto che, dopo l'inopinato (ed opinabile) successo di E allora mambo, ci riprovarono con questo Tandem. Che comincia bene: una gradevole commedia corale in cui, però, i solisti sono deboli (il personaggio di Luca, troppo convenzionale). E, quando, nella seconda parte, il coro man mano sparisce per far posto ai 4 protagonisti, il film logicamente si impantana. I due ex Cavalli Marci si confermano, comunque, attori di "razza".
Anthonyvm: Simpatica commedia fantasy australiana che, pur riproponendo teorie crono-sentimentaliste già ampiamente discusse in opere quali Ricomincio da capo (menzionato apertamente dai personaggi) o Cambia la tua vita con un click, dai mariti stacanovisti che trascurano la famiglia agli angeli custodi che li aiuteranno a rimettersi sulla retta via, trova i toni e i tempi giusti per offrirne un'ulteriore e convincente dimostrazione, fra gag riuscite, incisi drammatici, una notevole prova da protagonista di Rafe Spall. Prevedibile sin dall'inizio ma indovinato: long story short, un buon lavoro.
MEMORABILE: L'accidentale bacio dagli esiti quasi fatali; La moglie incinta dopo un giorno; La lettura della lettera terapeutica; L'ex in casa; L'amico malato.
Ronax: Per prolungare l'agonia del peplum, un genere ormai moribondo, produttori e sceneggiatori si spremono le meningi e immaginano addiritura che il buon Ercole naufraghi sulle coste americane dove si trova coinvolto in una sanguinosa faida tra tribu Incas. Inutile dire che il nostro mette la sua proverbiale forza al servizio dei buoni con le conseguenze che si possono facilmente prevedere. Puerile nello svolgimento, offre qualche motivo di interesse nelle fantasiose e coreografiche scene di danza, tirate per le lunghe tutto il tempo necessario a coprire l'assoluta nullità della trama.
MEMORABILE: Le macchine da guerra che Ercole fa costruire agli Incas.
Rigoletto: Si chiude qui la trilogia iniziata con Dio perdona... Io no! e proseguita con I 4 dell'Ave Maria. Si chiude in punta di piedi, senza produrre lo stesso coinvolgimento emotivo dei primi due film. La Struttura globale è solida, ma sia Stander che Buono non valgono quanto Wolff e Wallach. Spencer-Hill ancora in fase di rodaggio. Mettiamola così: una bella sinfonia può godere di un tripudio di colori nel movimento conclusivo, oppure di sfumate mezze-tinte con suoni che svaniscono placidamente all'orizzonte; ma ciò non cambia il valore dell'opera.
Dunque, c'è un assassino (LaValle) che si chiama Jack Meyers, indossa la maschera di Jason e adora i giochini da torturatore dell'Enigmista. Nome d'arte, da lui stesso scelto, Kaos Killer. Si comincia insomma con un leggero déjà vu e un bel mucchio di rubacchiamenti mascherati da omaggi. C'è di buono che dopo qualche minuto lo beccano, lo portano in prigione e durante un trasferimento in furgone ci resta...Leggi tutto secco in un incidente stradale (ma sarà vero? Il riconoscimento è difficoltoso). Genna (Frigon), la procuratrice distrettuale che l'ex sindaco ha designato come successore preferendola al capo della polizia (Munro), resosi responsabile di parecchi disastri nel periodo di detenzione di Kaos, indaga però su un nuovo omicidio commesso seguendo lo stesso modus operandi del killer defunto. La vittima è una ragazza dello staff della procuratrice e sul luogo del delitto ci sono impronte proprio di Genna! Possibile? Tanto quanto il resto, cioè ben poco. A contare le assurdità di cui questo thriller è intriso c'è da perdere il conto; al punto che a comportarsi - a tratti - sensatamente sembrano essere giusto la protagonista e la poliziotta che indaga con lei (la rediviva Natasha Henstridge, lontanissima dalle slanciatissime forme che nella saga di SPECIE MORTALE l'avevano imposta come icona sexy dei Novanta); gli altri sono un branco di strampalati personaggi che una regia sgangherata come poche fa entrare e uscire di scena come capita. Il vero caos insomma più che il killer lo genera il film fin dalle prime scene, mettendo fin troppa carne al fuoco e rischiando di bruciare tutto subito nel tentativo di riassumere il periodo di detenzione dell'assassino attraverso i commenti di diverse trasmissioni tv sui titoli di testa (scopriamo mille cose, tra cui il fatto che Meyers è esperto di computer, laureato, che ha accusato lo Stato e che pretende l'infermità mentale!). Individuata la protagonista - alla quale si associano immediatamente una figlia bisbetica e un marito traditore che se la fa colla segretaria in un video amatoriale ripreso da chissà chi e mandato online dal solito misterioso hacker che s'introduce nel computer di Genna - cominciano a fioccare i cadaveri, massacrati dal nuovo killer che a sua volta filma tutto spedendo sui computer di molti i propri filmati. Genna ha il suo esperto informatico che l'aiuta, che le traferisce su file le logorroiche interviste a Kaos e intanto scopriamo che qualche scheletro nell'armadio ce l'ha pure lei: tradiva il marito col vicino di casa. Divorzio in vista e ulteriore sottotrama da infilare nella confusione generale. Si salva in qualche modo la fotografia, di un certo fascino nei cupi interni, tuttavia l'approssimatività dell'insieme ha momenti agghiaccianti. La storia in sé non mancava di spunti, ma andava organizzata meglio e anche nel finale i ripetuti, ridicoli colpi di scena vanificano ogni buon proposito svelando la pochezza generale dello script e di una regia che, insieme al montaggio, fa grossi danni. Tanto che la soluzione, al terzo ribaltamento gratuito, fa venir voglia di mandare tutti a quel paese...Chiudi
Rigoletto: Il canovaccio costruito su tre briganti che svezzano un signorino poteva anche funzionare, ma la macchina si ingolfa presto. Hill perde il suo piglio da duro stile Eastwood e rinuncia alla malizia di Trinità e Nessuno ma è decisamente fuori ruolo; i bravi attori che gli ronzano attorno lo fanno con consumato mestiere e offrono un solido apporto a un film in cui c'è poco da salvare (tranne Yanti Somer... tutta da salvare!). La regia di Barboni risulta poco convinta e poco convincente, dal ritmo blando. Bella ma inadatta la location. **1/2
MEMORABILE: Tutti gli alterchi e i duetti fra i tre fuorilegge valgono una stella in più.
Cangaceiro: Ringo è uno degli eroi dello spaghetti western. Prova ne è questo film, che sta in piedi per lo più grazie al personaggio incarnato come si deve da Gemma, il quale snòcciola lungo tutta la pellicola la sua filosofia di vita spicciola ma efficace, con una serie di massime memorabili. La trama basata sul sequestro delle persone nella villa (con i vari contrasti tra i rapinatori, sindrome di Stoccolma ecc.) è intelligente ed in vantaggio sui tempi. Originale l'ambientazione natalizia, mentre Morricone firma una soundtrack "minore" tra quelle da lui fatte.
MEMORABILE: Ringo: "Non piangere mai per un morto chico, non serve a niente..."
Homesick: Dallo scarno soggetto poliziesco Welles trae un’acuta riflessione sull’ambiguità del potere dietro il paravento della legge, affidandosi ad una tecnica mirabile in piani sequenza ed inquadrature sbilenche e ad un forte realismo nelle ambientazioni (lugubri bassifondi e squallidi motel frequentati da tossici e teppisti) e nella violenza esplicita (l’aggressione alla Leigh e lo strangolamento di Tamiroff). Lercio, badiale, dispotico, prevaricatore e razzista, Hank Quinlan è l’emblema di tutti gli sbirri corrotti, nonchè il villain par excellence della lunga galleria dei personaggi di Welles.
MEMORABILE: Il piano sequenza iniziale; l’aggressione alla Leigh; l’orrorifico volto di Tamiroff morto che spaventa la Leigh; il confronto finale.
Markus: In seguito alla perdita del posto di lavoro, una signora e suo marito si trasferiscono in un casa fuori città. La donna, una volta conosciuto il nuovo vicino di casa, sospetta che egli tenga nascosto qualcuno nella cantina... Thriller dal taglio televisivo, composto da momenti di apprensione mai supportati da una vicenda ficcante. Anche sotto il profilo delle interpretazioni siamo su livelli non molto elevati. Resta in ogni caso un film che riesce a coinvolgere in un ambito di basse aspettative.
Daidae: A parte Bodo che parla in napoletano (trovata ridicola), questo Piedone d'Egitto non è per niente male: la storia è intrigante, buona la prova degli attori, stupendi i paesaggi egiziani. Qualche scena fuoriluogo ma nel complesso il film regge e chiude la serie del simpatico Piedone.
Dusso: Un soggetto (fermarsi per sempre a un età sotto i trent'anni) chiaramente "impossibile" con qualche piccola forzatura, ma nel complesso le scene singole sono ben realizzate sia dal punto di vista drammatico (le foto del cane) che romantico, quindi non penso deluderà chi si aspetta un film di questo tipo. Finale prevedibile.
Saintgifts: Inizia senza promettere troppe sorprese con la presentazione dei personaggi (già noti a quelli che hanno visto il prequel), con l'inserimento ad hoc di musiche accattivanti seguendo una prassi stranota. Una volta però in terra ellenica il film prende una sua vita e ogni personaggio (o coppia di personaggi) ha una storia dai risvolti più disparati (con l'argomento amore in comune per tutti) che, assieme a una foto capace di valorizzare l'incanto del posto, rende piacevole la visione. Tutto fortunatamente rimane nell'ambito della commedia.
MEMORABILE: Maurizio Mattioli al conducente dei somarelli: "fermate un po', a Zorba".
Lucius: Il titolo italiano ingannatorio messo lì per far soldi per una storia avulsa ai primi, se così possiamo definirli, capitoli. Il risultato: un modesto filmetto sentimentale, sempre sul genere giovanile, con una Sophie Marceau più donna, studentessa alla Sorbona, che ha un incontro fatale con un musicista girovago. Movimentato ma smielato e non molto interessante il risultato complessivo.
Siska80: La morale del film è che bisogna sempre tendere la mano agli altri, anche quando ci si ritrova soli nei momenti più bui: Peyton l'ha capito, e per questo motivo fa di tutto per aiutare una ragazza madre costretta a un gesto estremo a causa di gravi problemi economici. Dramma dallo scontato lieto fine che si lascia seguire con un certo interesse (nonostante la totale assenza di significativi colpi di scena) per la sua attualità e che lancia un messaggio di speranza avvalendosi di un buon cast. Dignitoso.
Ronax: Uno dei numerosi Zorro sfornati in quegli anni dalla prolifica fabbrica del B-movie italico, vede l'invincibile difensore dei poveri impegnato a sventare le losche trame del perfido capo della guarnigione e dei suoi complici. A vestire i panni dell'eroe questa volta è il biondo Giorgio Ardisson che fa strage di nemici e di cuori, a partire da quello di una candida e vestitissima Femi Benussi. Zurli fa di necessità virtù, riuscendo con pochi mezzi a disposizione ad allestire un potabile divertimento domenicale per famiglie destinato alle lontane e gloriose sale di terza visione.
MEMORABILE: Il prototipo di macchina da scrivere utilizzata dal giornalista.
Siska80: Il cinismo del film capostipite è sostituito da uno spirito farsesco che porta Manfredonia agli esiti del secondo capitolo: si parte col turbo, lasciando pregustare situazioni sorprendentemente esilaranti, ma poco per volta il ritmo decresce e si cade nella ripetitività salvo poi riprendersi giusto nell' esplosiva (letteralmente) conclusione. Un vero peccato, poiché qui più che altrove i dialoghi sono ben scritti (specie quelli sull'italiano medio messi in bocca a un bravissimo Albanese). Buono il cast di contorno, ma la chiusura della saga rimane comunque poco icastica.
MEMORABILE: I titoli di testa "spalmati" sui muri; Le ultime parole di Cetto in chiesa; Il finale del brano con annesse risate della serie "buona la prima".
Piero68: Squallida storia di sesso e tradimenti malamente occultata dietro una falsa satira politica. Ma la politica in questa storia c'entra come i cavoli a merenda e l'accozzaglia di luoghi comuni su destra e sinistra, sparati a mitraglia dal personaggio di turno, è quanto di più qualunquista e becero si possa trovare in circolazione. Regia pessima con un cast di non attori veramente imbarazzante. Dalla Lodovini, che continuo a non capire come faccia l'attrice, alla Cucciari, alla Riccobono. Persino Marchioni delude. Cameo di Travaglio inspiegabile.
Siska80: Doraemon e Nobita partono alla volta del pianeta Pirika per aiutare un alieno umanoide di piccole dimensioni. Quanto a grafica e animazione siamo più o meno ai livelli degli Anni Ottanta (molto probabilmente si tratta di una scelta voluta al fine di non snaturare un anime tanto celebre), ma si tratta comunque di una produzione indirizzata a un pubblico eterogeneo capace di intrigare, colorata, carica di adrenalina, con personaggi simpatici (tenero l'extraterrestre) e una trama che, nonostante la scarsa originalità, si segue con piacere valorizzando il potere dell'amicizia. Buono.
Domino86: Tratto da una storia vera, il film racconta come un medico afroamericano si sia messo contro tutto e tutti, contro lo sport che negli Stati Uniti fa girare cifre da capogiro, per dimostrare e spiegare al mondo cosa sia la CTE e cosa provochi in quelle che un tempo erano le grandi glorie del football americano. Sicuramente un film interessante e coinvolgente.
Enzus79: Film pluripremiato che verrà ricordato negli anni per i suoi effetti speciali ma anche per la sua storia. Tom Hanks (giustamente premiato con l'Oscar) è credibile e convincente. Zemeckis in una delle sue migliori regie. Forrest Gump, oltre che far sorridere, fa anche riflettere.
Trivex: Storia divertente, serenamente intrigante e con un buon ritmo. Percorre anche la via dell'improbabile, nei dialoghi stralunati di Carlo Verdone (quelli di sempre, tanto per capirci). L'insieme frutta bene, anche perché i personaggi di contorno sono all'altezza e il mitico motivo degli Stadio piazza il calcio finale che fa decollare la pellicola. Il finale è come una coccola per il nostro amante di superficie, con la sua sigaretta disimpegnata ed i suoi amici che ballano con lui. Assolutamente vedibile in santa pace.
MEMORABILE: La spiegazione del libro; il mandrillo del palazzo..
Galbo: Cercare di rivitalizzare una serie che ha dato il meglio negli anni ’80 è dura. Ci era in parte riuscito Terminator salvation che aveva il pregio di un deciso cambio di ambientazione. Terminator genisys sembra un (confuso) remake dei primi due capitoli, pochissimo convincente nella storia ormai iper sfruttata e ancor meno nelle performance degli attori che (super Arnold a parte, almeno capace di un minimo di auto ironia) convincono e coinvolgono davvero poco. Assolutamente inutile l’innesto del personaggio di JK Simmons.
Pinhead80: Tre arzilli vecchietti decidono di dare una svolta alla propria vita dopo che sono stati "derubati" della loro pensione. Cercheranno di svaligiare la propria banca. Remake divertente che può contare su di un ottimo cast e una scrittura adatta alle caratteristiche dei tre protagonisti. Tantissima autoironia e l'amicizia permettono al terzetto di superare gli ostacoli derivanti dalla vecchiaia e dalla solitudine. Divertimento e azione sono garantiti fino alla conclusione.
Galbo: Nonostante il cast stellare impiegato e la regia del grande Sidney Lumet, è decisamente un film poco riuscito. La sceneggiatura (in particolare tutta la serie delle incomprensioni familiari) è troppo scontata e piena di luoghi comuni; la storia procede su binari narrativi altamente prevedibile. Inoltre il cast appare poco assortito e in particolare molto poco credibile appare il rapporto padre/figlio tra Hoffman e Connery. Occasione sprecata.
Galbo: Un dongiovanni incallito non più giovane ha un infarto durante un week end con una sua giovane compagna.E' quindi costretto a trascorrere la convalescenza a casa della madre di lei.Dalla specialista del genere Nancy Meyers (What Woman Want) una brillante commedia, ben scritta e diretta che diventa anche fonte di non banale riflessione sui rapporti personali ed amorosi nella terza età, benchè proponga modelli non esattamente alla portata di tutti. Gran parte della riuscita del film va all'ottima coppia di protagonisti.
Rebis: Horror Blumhouse, piccolo, veloce, compatto, che nell'adattare "Gramma", terrificante gemma della produzione kinghiana, ne esplicita il tema lovecraftiano sotteso: divinità ancestrali che albergano oltre le colline esaudiscono i desideri degli uomini, tacendone le conseguenze. Mercy si allinea così all'immaginario di Pet Sematary, evocato da Cornwell e Greenberg sia nell'atmosfera necrofora che nelle soluzioni narrative. L'anima fulciana, che aveva vitalizzato The haunting in Connecticut, qui è in parte inficiata da un regime paratelevisivo e da un finale che mostra decisamente troppo.
Deepred89: Zeller si immerge nell'incubo delle malattie mentali degenerative offrendo un originale approccio al contempo sobrio e allucinato, tenero e doloroso, con un credibilissimo personaggio principale, più vicino a certi thriller psicologici (viene in mente L'insonne, per l'atmosfera claustrofobica ed emotivamente frastornante) che ai tipici drammi sulla terza età. Hopkins forse mai a questi livelli, confezione perfetta, qualche ridondanza di troppo che non inficia troppo sul risultato globale. Finale dolente ma tutto sommato ottimista.
Markus: Arrivato ormai al terzo capitolo della saga, Massimiliano Bruno fa retrocedere la vicenda al 1943, in piena Seconda guerra mondiale. Cambia la circostanza, piuttosto curata nei costumi e decisamente meno sul fronte del divertimento. Di fatto, come nei primi due capitoli, la vicenda è sostenuta dalla presenza di alcuni dei grandi attori di oggi, che regalano ai personaggi a loro affibbiati un'impronta stilistica. Le magagne saltano però fuori nella seconda parte del film, nella quale consumato l'effetto novità si rasenta uno stucchevole trash in cambio di davvero pochi e scarsi spunti comici.
Rambo90: Action di routine ma girato bene da Lundgren, che nonostante un budget limitato riesce a gestire bene azione e approfondimento dei personaggi. La prima parte è tutta costruzione del plot che porterà i protagonisti a scannarsi per un mucchio di soldi in un edificio da demolire. Seguono gustosi scontri corpo a corpo e sparatorie, dominati dalla buona accoppiata Adkins e Lundgren, con i due che nonostante invecchiati rimangono le scelte migliori per questo tipo di film. Divertente.
Rambo90: Non all'altezza del suo successo, ma comunque un godibile film che mescola il filone della casa infestata con quello dell'esorcismo, mettendo il tutto in mano all'ottimo Wan che (sebbene lontanissimo dalla fantasia di Insidious) riesce in qualche modo a tenere desta l'attenzione. Prima parte prevedibile e soporifera, poi quando entrano in scena i demonologi ci si diverte un po' di più. Guardabile.
Siska80: Un'avvocatessa ingiustamente accusata di omicidio finisce coinvolta in un intrigo internazionale che ha a che fare addirittura con il Secondo Conflitto Mondiale. Dopo una prima mezz'ora preparatoria si entra finalmente nel vivo della vicenda ambientata tra i ghiacci dell'Islanda e ci si lascia trasportare in un intreccio interessante anche se non particolarmente originale, convergente in un finale che di sorprendente ha davvero poco. In fondo comunque non male, anche grazie a un cast che fa bene il suo mestiere, alle location di ampio respiro e alle sequenze d'azione riuscite.
Digital: Ricostruzione opportunamente enfatizzata degli attacchi terroristici occorsi in quel di Mumbai nel 2008. Film impostato classicamente, con una prima parte più focalizzata a presentare i personaggi principali e una seconda dove vi è un’esplosione di cinica, inarrestabile violenza. Lo spettacolo è assicurato grazie a una regia in grado di imprimere un considerevole ritmo al girato, tra sparatorie all'arma bianca, inseguimenti e spettacolari esplosioni. Cast ottimo, con menzione d’onore per Dev Patel e Anupam Kher.
Daniela: Agente teatrale porta sul palco il proprio autista, che inaspettatamente riscuote un grande successo come show-man fra il malizioso ed il pecoreccio. Ma il successo, si sa, dà alla testa ed il ragazzo si dimostrerà un "core ingrato" nei confronti del suo pigmalione. Film dall'inizio piuttosto promettente, anche grazie alla presenza di Beppe Fiorello (non un mostro di simpatia, ma adatto al ruolo), che però affonda ben presto nella banalità e in moralismo fastidioso. Anche Verdone - sorta di Danny Rose all'amatriciana - convince poco.
Zender: Un film capace di stravolgere il classico con Vincent Price, uno stupendo campionario di effetti speciali e raccapriccianti make-up, ma anche e soprattutto un visionario racconto ricco di scene ad alta tensione che cerca di apparire quanto più credibile possibile. E ci riesce, perché le metamorfosi cui va incontro il bravissimo Jeff Goldblum sono attentamente ricavate da uno studio approfondito delle caratteristiche della mosca. Ottima anche l'ultima parte, che si chiude senza stupidi epiloghi.
Mascherato: Un neologismo: heimlich movie. Si tratterebbe di un transgenere che punta su elementi ricorrenti, sì da risultare "familiare" allo spettatore che ne anticipa gli snodi narrativi. Nonostante l'etimo tedesco possa lasciarlo presumere, quindi, non c'è nulla a che vedere col vocabolo "casa" presente nel titolo italiano di questa commedia di Tom Dey. Che familiare lo è: una commedia sentimentale con due protagonisti ed un parterre di comprimari che costituiscono la vera forza del film. Peccato che deboli siano proprio i personaggi principali.
Nando: Film abbastanza consueto in cui si denuncia il terrorismo integralista islamico e si evidenzia la collaborazione arabo americana. Scene d'azione efficaci e discrete ambientazioni per un prodotto medio che si avvale di un sempre preparato Foxx e di una non memorabile Garner.
Cotola: Può una copia avere il suo valore e la sua dignità? In certi casi sì: e questo è uno di quelli clamorosi se si pensa alla matrice da cui è tratto. Cimentarsi con un film seminale di tutta la storia del cinema sembrava un'impresa impossibile e invece Van Sant riesce a non sfigurare, a patto però di non fare paragoni troppo severi col maestro del brivido. Certo il colore per qualcuno può essere uno shock e la scena della doccia non è minimamente accostabile all'originale, ma per il resto il film funziona e l'unico che sfigura davvero è il povero Vaughn che non può reggere il confronto con Perkins.
Herrkinski: Al secondo film, Seagal sfoggia l'ormai immortale look con codino e capelli ingellati, nei panni di un poliziotto che sopravvive a un attentato e si sveglia dal coma dopo sette anni per finire quel che aveva iniziato. Improbabile come non mai, con vari cliché del sottogenere (tipo il training "rustico" e orientaleggiante) e una dose di violenza abbastanza esplicita; nel complesso godibile e con qualche momento d'azione ben girato, anche se Malmuth non è più quello de I falchi della notte. Qualche faccia nota dei B-movie e un ritmo sostenuto, per un film figlio del periodo.
Pessoa: Fiacca commedia erotica di Carnimeo con una trama scontatissima completamente rovinata da una sceneggiatura inconsistente, che nel migliore dei casi insiste su doppi sensi degni del peggior avanspettacolo. Dispiace ancora di più leggendo i nomi del prestigioso cast, sia fra i protagonisti che fra i comprimari, che riescono con grande mestiere a trovare qualche momento divertente, anche se per la maggior parte del tempo prevale la noia. La confezione sarebbe anche discreta, ma il risultato finale resta sotto la sufficienza. Visione evitabile, se non siete completisti del genere.
Rigoletto: Fine dei giochi! Si conclude con un action più esplosivo dei precedenti la serie di Left Behind. Cambia parte del cast, poiché per il gran finale occorre gente di peso: esce di scena Gilyard, entra (in un altro ruolo) Gossett Jr. e nel complesso la cosa funziona. Sorpresona finale: andrà proprio così? Il giudizio complessivo sulla trilogia è buono, ma probabilmente non tutti (per ovvie ragioni) potranno apprezzarla. ***
Claudius: Commedia per adolescenti (o meglio post-adolescenti) la cui trama ricorda un vecchio successo, "Una storia importante". Intendiamoci, se non si hanno grosse pretese il film si può anche guardare e risulta scorrevole, ma a parte l'inizio sulla neve e qualche altra scena resta ben poco, alla fine! Passo falso del regista. La Marceau, comunque, è sempre bellissima.
Herrkinski: Tremenda sciocchezza mascherata dalla sempre ambigua patinatura dell' "erotico d'autore", questo film mette in scena una Parietti con parruccona scura davvero poco credibile. Il film è decisamente noioso, per non parlare della ormai arcinota scena di sesso tra il macellaio (un Manojlovic a dir poco inespressivo) e la Parietti, lunghissima e risibile per contenuto erotico. Il resto del film mostra la solita trafila di luoghi comuni e vanifica ogni tentativo autoriale del regista.
Galbo: Ipotetici quadretti di vita quotidiana all'età della pietra: guerra tra tribù, lotte senza quartiere con enormi dinosauri ed altre amenità. Questo in spregio a qualsiasi presupposto di verità scientifica (i dinosauri si estinsero prima dell'uomo come sanno tutti) la visione della vita primitiva in questo film di Don Chaffey. A sopresa però, nonostante il kitch profuso a piene mani (o forse proprio per questo), un film divertente anche se assurdo.
Homesick: Il nadir del western italico, in confronto al quale le pellicole di un Fidani o di un Mulargia sono quasi capolavori. Veramente e letteralmente brutto, con attori maldestri, regia vacante, dialoghi insulsi, ambientazione alpina vergognosamente spacciata per l'America... Inguardabile e irrecuperabile.
Daniela: Due fratelli: uno ufficiale dei marines, tutto casa e patria, l'altro sbandato, insofferente nei confronti della retorica militaristica paterna, con qualche guaio con la giustizia. Quando il primo è dato per morto durante una missione in Afganistan, il secondo si prende cura della cognata e delle nipotine... Remake a distanza di pochi anni di un film danese, con scarse varianti se non quelle legate alla diversa ambientazione: pur diretto con mestiere e recitato con convinzione, soprattutto da parte di Maguire, risulta troppo simile all'originale. Discreto, ma in definitiva superfluo.
Markus: In seguito alla perdita del posto di lavoro, una signora e suo marito si trasferiscono in un casa fuori città. La donna, una volta conosciuto il nuovo vicino di casa, sospetta che egli tenga nascosto qualcuno nella cantina... Thriller dal taglio televisivo, composto da momenti di apprensione mai supportati da una vicenda ficcante. Anche sotto il profilo delle interpretazioni siamo su livelli non molto elevati. Resta in ogni caso un film che riesce a coinvolgere in un ambito di basse aspettative.
Paulaster: Il sipario si chiude: il cavallo deve finire al mattatoio e il vetturino all’ospizio. Sordi scrive e dirige il suo personale requiem accusando gli umani di averlo dimenticato. Imperfetta la fase registica tra lentezze e troppa segmentazione della sceneggiatura. Sordi dà comunque una buona prova sia nelle fasi disperate che quando fa il finto tonto. A tratti si nota un’ispirazione alla De Sica nell’accostare il ragazzino al vecchio. Eccessivi diversi frangenti (la figlia seminuda, le mani addosso del genero) o addirittura disturbanti (al mattatoio).
MEMORABILE: La pistola al mattatoio; Il rapimento da parte degli zingari; La denuncia di Nestore anche se non è suo il cavallo.
Minitina80: Una commedia di una tale bruttezza da lasciare basiti. La presenza di Sordi è solo uno specchietto per le allodole perché relegato in un ruolo marginale che non smuove nulla. I personaggi che si dividono la scena sono tutti di un’antipatia unica, tratteggiati male e con dialoghi spesso e volentieri urticanti. Impossibile non menzionare i fastidiosissimi intermezzi musicali, anch’essi brutti e insistenti al punto da spingere lo spettatore a odiare il pianoforte. Da starne alla larga.
Giùan: Come nel successivo film, Bedos gioca "all in" sullo script a orologeria e sul milieu radical chic tanto caro ai cugini d'oltralpe (e per certi versi affine al nostro cinema). Se tuttavia molte delle situazioni iniziali sono indovinate (il rapporto politically uncorrect col figlio demente) e le singole sequenze son ben conchiuse, il ritmo del racconto si va progressivamente sfocando mostrando la corda di un indulgenza eccessiva, tanto che lo stesso finale risulta piuttosto (pre)supponente che sorprendente. Resta godibile la bravura degli interpreti, con la fulgida Tillier in testa.
Capannelle: Martinelli ne combina una delle sue confezionando un film che sfrutta il tema del giorno senza dargli spessore, miscelando male thriller e (risibile) love story e con tanto di frecciata anti-critici inserita ad arte (in pratica il momento più palpitante del film) per pararsi le spalle. Pessima figura per un Keitel monoespressivo mentre la coppia di protagonisti più di tanto non può dare. Qualche sequenza presa singolarmente funziona, ma lo sviluppo della storia vanifica tutto.
MEMORABILE: "Che film vuoi vedere?" "Uno che i critici hanno fatto a pezzi. Quindi sarà un buon film".