Giuseppe Colizzi fu l’inventore della coppia Bud Spencer/Terence Hill e concluse con questo LA COLLINA DEGLI STIVALI una sua trilogia western in cui i due salgono progressivamente d'importanza: Cat Stevens (Hill) e Hutch Bessy (Spencer) diventano qui quasi una coppia compiuta (pur se non così complementare come sarà in seguito) occupando, con le loro caratterizzazioni già abbastanza vicine a quelle che diverranno le loro future “maschere”, una buona parte del film. Film comunque che offre un'ampia galleria di personaggi: dal padrone del circo Lionel Stander all'equilibrista Woody Strode, dal signorotto del paese Victor Buono all'amico muto di Hutch George Eastman (o meglio Luigi - e non Luca...Leggi tutto - Montefiori, come ancora si faceva chiamare), che con Spencer dividerà la scazzottata finale sostituendo idealmente l'assente Hill altrove impegnato. La bravura di Colizzi (anche soggettista sceneggiatore unico) è evidente nell'originalità delle inquadrature, nel gusto della messinscena, ma questa volta la storia è un po' troppo pasticciata e regna una confusione strutturale che demolisce il ritmo già lento della pellicola. Inoltre l'originale inserimento del circo itinerante che aggrega un po' tutti i personaggi “positivi” appesantisce per via dell'esagerato spazio lasciato alle esibizioni, i balletti, le pompose presentazioni di Stander. L'impianto in ogni caso non è ancora da commedia (pur se si intuiscono, soprattutto in Spencer, le potenzialità in questo senso) ed è invece più vicino agli exploit leoniani contaminati semmai da un'insolita vena grottesca. Poche le parti parlate, molti i primi piani sui volti (di Hill, in gran parte).
Chiusura in sordina per la trilogia di Colizzi che prepara il terreno per la svolta comica del duo Pedersoli/Girotti, più per il contesto del film che per le situazioni effettivamente ridanciane, che non sono poi tante. In ogni caso un po' ci si annoia, specie per le stucchevoli riprese dei numeri circensi, ed è un peccato perché cast e regista avrebbero potuto garantire un risultato superiore. Esistono due montaggi differenti del film, ma senza varianti decisive.
Western duro e puro con parecchie sparatorie e morti ammazzati contraddistinto da una particolare ed originale ambientazione circense, con tanto di nani e ballerine, che accompagna l'intero film. La componente comica che farà le fortune di Bud (qui meno presente che in futuro) e Terence è ancora in embrione e sia la regia che il montaggio sono piuttosto rozzi. Nonostante ciò la trama è abbastanza interessante e il ritmo si mantiene buono.
È un western abbastanza canonico ma a suo modo insolito; comunque un buon film, fatto con cura e ben interpretato dalla coppia Spencer-Hill, ormai pronta per il salto di qualità con i due grandiosi 'Trinità'. Buona anche la trama, la classica vendetta personale ma dall'insolita cornice circense. Non un film indispensabile, ma una visione la merita senz'altro...
Un giovane pistolero inseguito dai suoi nemici si rifugia in un circo dove trova aiuto e solidarietà. E' proprio l'ambientazione l'elemento peculiare di questo "spaghetti western" di Colizzi ed insieme il suo limite con l'insistere piuttosto esiziale proprio sui numeri circensi. Le parti "tradizionali" sono invece divertenti e ben realizzate. Buono il cast.
Bella chiusura della trilogia di Colizzi, con la componente circense a fare da novità e un bel gruppo di personaggi: la coppia Hill/Spencer in gran forma, il bravissimo Stander, Strode e il cattivo ben impersonato da Buono. Tutto mescolato a una buona dose di sparatorie e scazzottate (l'ultima anticipa ampiamente il futuro della coppia) e coronato da una adeguata colonna sonora (bello il tema del circo). Notevole.
Si chiude qui la trilogia iniziata con Dio perdona... Io no! e proseguita con I 4 dell'Ave Maria. Si chiude in punta di piedi, senza produrre lo stesso coinvolgimento emotivo dei primi due film. La Struttura globale è solida, ma sia Stander che Buono non valgono quanto Wolff e Wallach. Spencer-Hill ancora in fase di rodaggio. Mettiamola così: una bella sinfonia può godere di un tripudio di colori nel movimento conclusivo, oppure di sfumate mezze-tinte con suoni che svaniscono placidamente all'orizzonte; ma ciò non cambia il valore dell'opera.
Conclusione della trilogia di Giuseppe Colizzi, l'uomo che ha "inventato" la coppia Bud Spencer-Terence Hill. Uno spaghetti western dall'originale ambientazione circense, ricco di sparatorie, anche se la parte finale ricorda maggiormente i film che hanno reso famosi i due protagonisti. Nulla di particolarmente originale, anche se si segnala un gran Lionel Stander.
Mediocre western dal ritmo troppo altalenante, frenato da sipari pseudocomici (la scazzottata finale), che fanno di questa pellicola un ibrido non in grado di soddisfare i puristi del genere (l'ironia va bene, ma qui è un po' troppo maldestra). Hill se la cava, Spencer fa il suo (Hill a Bud: "Vieni giù bestione, da quando gli asini volano?") e il nero ci sta. La scelta del circo itinerante, con i suoi coloriti personaggi, alla lunga toglie atmosfera al tutto, anche se qua e là ci sono momenti di vero spaghetti western (la prima scena; la perquisizione dei carri; il rinnovo delle concessioni).
MEMORABILE: Per spronare i muli: "Sveglia carognoni!"; Agli acrobati: "Maledette scimmie!"; "Il nano esce dal camino e consegna un foglio al funzionario.
Insolito western circense in cui la commedia guadagna sempre maggior spazio rispetto ai residui delle violenze leoniane. Hill, ancora nei panni dell'ombroso pistolero Cat Stevens dei due precedenti film di Colizzi, è letteralmente eclissato da Spencer, Strode, Montefiori, Buono e Stander, nonché dalle acrobazie di Dell'Acqua e di Zamperla. Glauco Onorato doppia Spencer ed è a sua volta doppiato da Luciano De Ambrosiis.
MEMORABILE: L'omicidio dell'acrobata in scena; Lo spettacolo con le allusioni; Il muto Montefiori che riacquista la parola.
È evidente la volontà da parte di Colizzi di creare un prodotto di una certa qualità. Lo si nota dalle ricercate inquadrature, dal montaggio (che spazia da una situazione all'altra dando l'idea di quante cose diverse, o affini tra loro, possono succedere nello stesso momento) e dal soggetto, con la presenza del circo inserito come parte fondamentale nella storia. L'assemblaggio di tutto ciò non riesce però come dovrebbe: ne risulta un andamento altalenante che non giova. Bene i protagonisti, buone le musiche di Rustichelli (che anticipa il jazz).
Film da dimenticare praticamente sotto tutti i punti di vista: la dilatazione del tempo sembra realizzata più per "scimmiottare" registi più capaci che per una vera e propria scelta stilistica. Perciò si assiste a un film lento, con un'introduzione lunghissima e quasi priva di parole, con musiche jazz e circensi che si alternano continuamente. Il carattere dei personaggi è abbozzato malamente e le azioni che questi compiono non bastano a delinearli. Si salva la fotografia; però che disastro!
Si chiude così la trilogia di Colizzi; il film non ha nulla da invidiare ai due predecessori ma la qualità risulta pessima, specie nelle scene notturne. I battibecchi tra Bud e Terence cominciano a far sorridere di gusto. Peccato per il finale arronzato, con la scazzottata bella ma troppo corta dove Terence non partecipa impegnato nel faccia a faccia col cattivo (Onorato, doppiatore di Bud), anche in questo caso troppo veloce. Finale da western classico ma Bud e Terence sono una garanzia.
MEMORABILE: Bud nel finale: "Imbecille!"; La discussione tra Bud e Terence nella capanna del primo.
Discreto spaghetti western "circense" costruito su basi solide e ben collaudate. Colizzi è regista di esperienza e sa come produrre certe tipologie di film. A questo si aggiunga un cast non da poco che interpreta bene il contesto con un Victor Buono nella sua perenne parte di "cattivo viscido". Particolare la colonna sonora di Rustichelli.
Colizzi chiude la sua trilogia western con un film che vive di alti e bassi. L'ambientazione circense conferisce una certa originalità, ma funge anche da pretesto per una serie di siparietti che rallentano ulteriormente il ritmo. Hill ancora cupo e ombroso, mentre Bud entra in scena piuttosto tardi (e da lì in poi le cose migliorano). Rispetto ai precedenti capitoli, manca una controparte forte come Wolff o Wallach, ma si sopperisce grazie alla presenza di bravi caratteristi (in evidenza Strode, Stander, Buono e Ciannelli).
MEMORABILE: Il rinnovo delle concessioni; L'entrata in scena di Bud Spencer; Il finale.
Un western insopportabilmente farcito di primissimi piani e dettagli anche quando non servono, che spesso rendono difficoltosa e faticosa la ricostruzione mentale delle sequenze, girate prevalentemente in notturna, o con notte americana. La storia di per sé non sarebbe male e gli interpreti nemmeno, anche se i soliti dell'epoca; resta il problema della tecnica narrativa, che delude e tanto.
Spaghetti-western piuttosto sui generis per Colizzi, che interfaccia a una trama classica (quella del manigoldo di turno che tenta di impadronirsi delle miniere) le vicende di un circo itinerante capitanato da un convincente Stander, in una delle sue migliori prove italiane. La trama, esaurite le trovate circensi, mostra la corda verso il finale dando spazio al lato semiserio con scazzottate e sparatorie che paiono vere a stento. Buona la regia, contando il budget e la prova dei due protagonisti, anche se per me il migliore del cast è Strode.
Capitolo conclusivo della trilogia di Colizzi e per quanto mi riguarda il più debole. La pellicola indugia in maniera eccessiva sui numeri circensi e sui balli, lasciando alla storia vera e propria uno spazio esiguo, tra l'altro anch'esso caratterizzato da una colonna sonora pomposa e a tratti inadatta. Si percepisce la voglia di fare qualcosa di diverso, ma il risultato sembra uno spezzatino mal riuscito, soprattutto nella parte finale dove il montaggio è fatto in modo da sembrare che manchino alcune scene.
Spaghetti condito con salse diverse per un risultato un po' confuso ma non disprezzabile. Hill non perde tempo nell'ironia e preferisce lo sguardo teso alle battute facili, mentre Spencer si lascia andare, ogni tanto. La storia non fa impazzire e il circo non mi è mai piaciuto troppo, ma ci sono momenti ben fatti e curati. Sparatorie più che cazzotti, molti morti e molti colpi sparati. Ancora drammatico, ma sulla via della moderazione che porterà una parte del western italiano a diventare quasi commedia. Complessivamente discreto.
MEMORABILE: I bei panorami durante le cavalcate; Il confronto finale al circo; La carrozza senza cavalli che finisce nel pollaio.
Visto il tono epico raggiunto in I quattro dell’Ave Maria ci si aspettava di meglio, come conclusione della trilogia colizziana della coppia. Invece la trama già confusa viene ulteriormente penalizzata dalle eccessive rappresentazioni del circo, rendendo tutto molto lento (Bud Spencer è troppo in secondo piano). Tra i cattivi emerge Onorato (storico doppiatore di Spencer), ma rispetto alla straordinaria performance di Frank Wolff in Dio perdona... io no! è poca cosa.
Un film curioso e stilisticamente disarmonico ma che mantiene una buona tenuta drammatica fino alla fine. La storia del regolamento di conti è secca ed essenziale nonché popolata da personaggi taciturni e introversi che si rimpallano pochi dialoghi concisi ma incisivi, mentre l’insistita ambientazione circense stempera gli affanni e le tensioni della vicenda in una dimensione giocosa e colorita. Suggestiva la fotografia notturna e dai colori bruciati, geniali certi stacchi formali di montaggio giocati sul movimento e sul ritmo delle inquadrature.
MEMORABILE: Molto convincente il personaggio brontolone e dalla battuta sempre pronta interpretato da Bud Spencer: da quando entra in scena il film prende quota.
Terzo della trilogia di Cat & Hutch e il più noioso dei tre. Molte scene tirate troppo per le lunghe (nel finale c'è una sequenza dove i cowboy si posizionano per un agguato che sembra eterna!). Dialoghi nella norma, Cat non fa quasi nulla, Hutch si vede dopo mezz'ora per non fare pure lui praticamente niente. Un western molto atipico, privo o quasi di quegli elementi che hanno reso famoso il genere.
Terza prova in regia per Colizzi, il quale non deve avere faticato troppo per mettere insieme questa storiella simpatica ma anche abbastanza "facilona" e sconclusionata. Tantissimi minuti spesi per mostrare i giocolieri all'inizio e un finale liquidato con una sparatoria e una carovana che parte non rendono un buon servizio; a tutto ciò aggiungiamo la coppia di protagonisti che non interagisce quasi mai, con Bud lasciato in disparte. Funzionano invece la colonna sonora e la prova di Stander.
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Sull'autorevole sito internet -SPAGHETTI WESTERN DATABASE(S.W.D.B.)- Quentin Tarantino lo ha citato citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la sua carriera registica.
Uno di quei casi in cui l'industria italiana dell'home-video ha superato, in negativo, se stessa. A distanza di pochi mesi se non settimane uscirono infatti due edizioni del film: la prima della Stormovie, in doppio disco con ben tre vesrioni del film. Peccato che nessuna delle tre sia integrale e manchi anzi di diversi minuti; integrale è invece l'edizione Rarovideo, di qualità video tuttavia inferiore a quella della "versione internazionale" contenuta nel dvd Storm, che è anamorfica!
La Raro è uscita anche in edicola.
Ce n'è infine una spagnola, della Suevia, con audio italiano.
HomevideoXtron • 5/02/12 11:37 Servizio caffè - 2231 interventi
Consiglio il dvd francese dal titolo "Trinita va tout casser".
Contiene la versione corta (1h31m42s) e la versione lunga (1h36m25s) entrambe con audio italiano e sottotitoli francesi removibili
Alla fine mi ritrovo ad avere tre versioni di questo film: la prima Stormovie a 2 DVD (bella confezione ma qualità penosa e film tagliato), la seconda edizione Stormovie che in fascetta riporta "nuova versione integrale" (durata 94'52", video penoso), e finalmente, su consiglio di Xtron, l'edizione francese che presenta un ottimo master video italiano e una buona resa audio. L'unica pecca di questo dvd è la grafica della fascetta veramente brutta.
Alcuni screenshots: