Siamo nel facile come sceneggiatura (lo scambio dei ruoli); e il voler far passare i nemici come belve fredde, sanguinarie e torturatrici, che non hanno rispetto neanche per i loro stessi compagni (chi sgarra muore) mi dà un certo fastidio (potrà anche essere tutto vero, ma non esistono buoni e cattivi a prescindere, non ci crederò mai). Detto questo, il film è sorretto dall'interpretazione convincente dei protagonisti (i due fratelli, la moglie e la figlia maggiore, molto brava). Ciò che combina il marine, naturalmente aizzato dai cattivi, sarà l'inizio della sua fine. Comunque, non male.
MEMORABILE: Non c'è un momento che mi è rimasto particolarmente impresso, proprio perchè la pellicola non è male, ma non ha mai un guizzo deciso verso l'alto.
Ispirato al film danese Non desiderare la donna d'altri, Brothers è la storia di due drammi (quello bellico e quello provocato dalle lacerazioni familiari) che si sovrappongono tra loro. Il reduce di guerra rientra in una realtà che non lo riconosce e anzi (nelle parole delle figlie) lo rifiuta preferendo la figura del fratello con il quale entrerà in conflitto prima di metabolizzare il suo dramma. Sceneggiatura non originale ma ben scritta e buona prova degli attori, specie Maguire nei panni dell'alienato reduce di guerra.
Nuovo non lo è di sicuro. Situazioni e sviluppi sono abbastanza noti. Tuttavia la sapiente regia di Sheridan e una discreta sceneggiatura riescono a destare l'interesse dello spettatore e a coinvolgerlo riuscendo anche a raggiungere una buona intensità emotiva in alcune scene grazie anche all'apporto del cast la cui prova rappresenta il punto di forza della pellicola. Buono.
Un solido melodrammone in salsa americana con l'inserimento dei soldati americani inviati in Afghanistan. Narrazione valida e livello drammatico ben tenuto. Impressionanti le scene di prigionia alternate alla felicità statunitense. Un bel confronto tra chi sceglie la patria e chi, dopo aver sbagliato, sa cambiare ed amare un focolare domestico. Contraddittorio!
Buon film. Mi aspettavo di peggio, dato che non mi fido molto dei remake. Si poteva cadere facilmente nel piagnisteo, ma fortunatamente non succede. Non c'è un'interpretazione che mi ha deluso, nemmeno quella del sopravvalutato Tobey Maguire.
Il film non è originale, ma si fa guardare con interesse perché Sheridan riesce a spremere il massimo dal proprio cast, nel quale spicca (sorprendentemente) Tobey Maguire davvero in grande forma. Il film è ben diretto, la sceneggiatura abbastanza lineare; purtroppo manca qualche colpo di genio. Sicuramente non è un film che delude, la visione lascia abbastanza soddisfatti. Da vedere.
La lieta soepresa di questo film è che Toby McGuire è un attore vero, anche fuori dalla sgargiante tuta dell'Uomo Ragno: è lui il mattatore in quest'opera drammatica, rifacimento di un film danese sugli orrori della guerra (e di certe dinamiche familiari) che Sheridan dirige con la solita mano ferma e di mestiere. Gyllenhal e la Portman fanno il loro dovere, mentre merita un plauso particolare la recitazione delle due bambine. Non esaltante, ma solido e narrativamente compatto.
Due fratelli così diversi fra di loro, a cui la vita designerà a un certo punto alternanze di ruoli e destini anche a causa della guerra in Afganistan e dei suoi reduci (non dissimili a quelli del Vietnam). C'è qualcosa di già sentito e percepito, ma le emozioni, in fondo, non si esauriscono mai, qui anche grazie a buone interpretazioni.
Un titolo che entra a buon diritto nella ricca filmografia antibellica, denunciando gli orrori della guerra e del militarismo sia sul piano sociale (l’inutilità delle guerre “giuste”), sia su quello personale (ottundono le menti, provocano traumi psichici nei reduci e disgregano le famiglie); ma questa denuncia ha il pregio di essere scevra di buonismi e mena colpi duri anche alla barbarie talebana, inumana ed esecranda al di là di qualsiasi tentativo di giustificazione patriottica. Regia vigorosa e interpreti intensi, spontanei e assai partecipi, le due bambine incluse.
MEMORABILE: McGuire costretto dai talebani ad uccidere il commilitone per salvarsi; le accuse della figlioletta; i traumi e la furia di McGuire reduce.
Due fratelli: uno ufficiale dei marines, tutto casa e patria, l'altro sbandato, insofferente nei confronti della retorica militaristica paterna, con qualche guaio con la giustizia. Quando il primo è dato per morto durante una missione in Afganistan, il secondo si prende cura della cognata e delle nipotine... Remake a distanza di pochi anni di un film danese, con scarse varianti se non quelle legate alla diversa ambientazione: pur diretto con mestiere e recitato con convinzione, soprattutto da parte di Maguire, risulta troppo simile all'originale. Discreto, ma in definitiva superfluo.
Gli orrori della guerra, i traumi e le conseguenze che provoca sulla vita di tutti i giorni una volta rientrati in famiglia e nella società; tutti temi affrontati numerose volte, a partire dalla cinematografia sul Vietnam (in questo caso aggiornato all'Afghanistan), che tuttavia Sheridan riesce a rendere con lucida durezza e senza troppi buonismi o finali hollywoodiani, indagando a fondo sulle dinamiche dei rapporti e potendo contare su prove emozionali di un cast in gran spolvero, su cui spicca l'allucinato Maguire. Decisamente un buon lavoro.
Un film discreto il cui punto di forza è il cast nelle figure di contorno (bravi sia Sam Shepard che Bailee Madison nei panni della sorella maggiore), mentre quello che poteva essere migliorato era la scrittura dei passaggi più cruenti o pungenti, sia che ci si trovasse nel teatro di guerra afgano sia nelle vicissitudini familiari che scoppiano a tavola. Modulandoli meglio si poteva alzare il voto a tre e si guadagnava in credibilità dell'insieme. Maguire bravino ma da reduce della guerra sbrocca un po' troppo.
Il fratello "bravo", sposato con due figlie, parte per l'Afghanistan e viene creduto morto; quello "cattivo", ex galeotto animato da buoni propositi, consola la famiglia distrutta; la situazione si fa complicata quando il soldato torna a casa. Bel dramma a sfondo bellico che, accanto a qualche stereotipo forse inevitabile (il percorso di redenzione di Gyllenhaal, il suo rapporto travagliato col padre), serve sulla tavola questioni morali di notevole impatto, rafforzate da performance attoriali più che solide e da un adeguato, schietto delineamento psicologico dei personaggi. Valido.
MEMORABILE: La scelta tragica del prigioniero Maguire; Lo sfogo della bimba contro il padre; La sindrome da stress post-traumatico si manifesta; Il teso finale.
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visto il film, pensate che un militare addestrato anche a lunghe prigionie, possa tornare normalmente vivo nonostante tutto?
DiscussioneDaniela • 17/07/10 11:44 Gran Burattinaio - 5934 interventi
Ciao Galbo, aggiusta il link nel tuo commento: il titolo del film in italiano è lo stesso, ma il film è il remake del film del 2004 diretto da Susanne Bier, non del capitolo del decalogo di Krzysztof Kieslowski
DiscussioneZender • 17/07/10 13:44 Capo scrivano - 48117 interventi