Storia di vendetta ma con canoni completamente diversi dal solito. Corbucci qui dà sfogo alla sua fantasia con particolari del tutto inusuali per uno spaghetti western (come già ci ha abituato). Il film risulta avvincente fin da subito grazie anche alle interpretazioni ottime dei protagonisti (su tutti Gastone Moschin). Le analogie con Il Grande Silenzio saltano subito all'occhio ma il film ha una sua anima. Alcune scelte sono discutibili ma non rovinano la pellicola. Sicuramente da vedere.
Un altro western "off" di Sergio Corbucci, che riesce a iniettarvi persino umori hippie e protestatari (soprattutto nel finale) senza rinunciare allo spettacolo. Anche il cast è spiazzante, la scelta sulla carta più improbabile (Johnny Halliday) funziona assai meglio del previsto. Un po' squilibrato fra serio e grottesco, ma con molti momenti efficaci, merita senz'altro una (ri)scoperta.
Curioso, non del tutto riuscito ma meritevole di uno sguardo perché Corbucci nel western ha sempre una parola personale da dire. A me Hallyday non spiace come protagonista anche per via dell'aspetto fragile (si salva grazie alla sua cotta a maglia di ferro). Buono Moschin e ottimo sempre Adorf. Ci sono delle follie in mezzo che se non ce lo fanno amare ma ce lo fanno vedere con abbastanza piacere.
Prima ora un po' bislacca dopo un incipit classico. La storia zoppica e l'interesse maggiore è concentrato su personaggi (Hallyday che fa Franco Nero, Adorf capitan uncino e Moschin sceriffo distratto, i giovani hippies) e ambienti, tra parecchia ironia e improvvise esplosioni di violenze. Inaspettatamente si impenna nell'ultima furente mezzora: un vero concentrato di grande cinema per montaggio, inquadrature e contenuti. Se il livello fosse stato sempre questo avremmo avuto un capolavoro. Pazienza, è "solo" un buon film. Cinico.
In un'alternanza di violenza e ironia, Corbucci attua una pregevole contaminatio tra i suoi precedenti western (il fango e la ferocia di Django; i monti innevati, lo sceriffo integro ma ingenuo e la vena malinconica di Silenzio), recuperi leoniani (il gilet metallico) e alcune bizzarrie post-sessantottine come gli hippies tossici e sbandati, l’avidità borghese e l’insistenza sui nudi. Per il suo battesimo western Halliday costituisce un curioso terzetto insieme a Moschin e Adorf, bandito monco con biografo atterrgato. Splendida la Fennec.
MEMORABILE: Il Cabazon, Le banconote in fiamme. I cittadini denudati e fatti strisciare come vermi.
Amaro e discontinuo western di Corbucci, con atipica ambientazione alpina e Johnny Halliday carismatico protagonista. Per il resto non convince né appassiona, è lento e manca di brio, odora di posticcio, appare pesante nel tono e con stravaganti apparizioni totalmente fuori contesto. Adorf e Moschin sprecati. Trascurabile.
Western squilibrato ma interessantissimo, ricco di elementi assolutamente eterogenei: ironia, gotico, violenza, hippies, grottesco, ambientazioni sia alpine che desertiche. Aggiungiamoci Gastone Moschin sceriffo, Johnny Hallyday (tutt'altro che malvagio) vendicatore alla Django, Mario Adorf bandito tra il buffonesco e lo spietato. Tecnicamente, un po' frastornante l'anticlassica combinazione di messa a quadro e montaggio (anche se ciò è coerente con lo spirito del film), mentre la fotografia è stupenda. Imperfetto, ma suo modo imperdibile.
A fargli difetto, rispetto ai capolavori Django e Silenzio, non sono l'estro figurativo (la splendida sequenza dei nudi borghesucci verminosi) o le soluzioni di scrittura (la trovata degli hippies adolescenti), né tantomeno la voglia di costruire personaggi ambiguamente bidimensionali (Moschin sceriffo burocrate, servo di troppi padroni). A mancare è invece (come sintetizza la debolezza del protagonista Halliday) un collante crepuscolare che giustifichi tanta cinica visionarietà. Ne esce trionfatrice una Fabian mai così disinibita, irresistibilmente burrosa.
MEMORABILE: Il rivoluzionario Adorf che si porta dietro il biografo; Gli sporchi piccoli hippies che voglion traviare la bambina; La Fabian nella vasca.
L'impressione che suscita questo particolare western di Corbucci è quella che tutto funzioni in maniera stentata e che niente sia davvero all'altezza della nomea che il regista possiede proprio grazie al genere spaghetti. La colonna sonora è mediocre come la performance di Hallyday, mentre alcuni personaggi (in primis degli pseudo figli dei fiori) sono totalmente fuori luogo. Il film giunge in maniera abbastanza statica a un finale confusionario, pure per certi aspetti molto interessante. Non male, ma Corbucci ha fatto di meglio.
Western anomalo con un cast eterogeneo comunque dotato di un certo vigore. Hallyday è piacevole nel suo ruolo da bello e dannato, Moschin con un volto poco cowboy se la cava bene e Adorf gigioneggia alla grande. Belle presenze femminili, non del tutto azzeccato il finale con deretani nudi e una mezza copia del dollaro di Leone.
Uno dei miei spaghetti-western prediletti. Corbucci, affiancato da uno spaesato ma efficacissimo (soprattutto nel finale) Hallyday, tinge con mano sapiente e amaro pessimismo una storia ricca di colpi di scena e momenti di alta suspense introducendo un discorso sull'avidità e sul concetto di vendetta abbastanza inedito per il genere. Il film è comunque famoso per l'alta carica anti-borghese (magistralmente caratterizzata nella scena del rogo delle banconote) e per le stoccate inflitte al movimento sessantottino e ai suoi falsi miti e profeti.
Western barocco con un bel po' di carne al fuoco (oltre che banconote), forse troppa; si perde talvolta in eccessi e lungaggini. Sfoltito e ridotto all'essenziale sarebbe stato migliore; così come ci è stato consegnato ha dell'artificioso e sembra preferire più le questioni di look che di espressione di genere; non indegno (con toni di critica sociale) ma il rischio di distrarsi è dietro l'angolo. Imperfetto per aver voluto strafare.
Spaghetti western decisamente bizzarro, che funziona finché resta ancorato alla serietà ma che deraglia nei momenti farseschi. Cast a dir poco eterogeneo: il cantante Johnny Hallyday (che non se la cava neppure male) pistolero protagonista, Moschin sceriffo duro ma ingenuo, Adorf istrionico bandito/rivoluzionario, la Fabian conturbante e pericolosa, la dolce Fennec. Sul ruolo dei giovani hippie e sulla scena delle banconote bruciate si sono sprecate le interpretazioni politiche. Piacevoli le musiche di Lavagnino.
Un film che mescola buone intuizioni a stereotipi del genere questo spaghetti western altalenante, che trae in inganno a partire dall'equivoco titolo (chi sono gli specialisti?). Degne di nota la presenza del carismatico e bravo Moschin, alcune idee originali come la banda di fricchettoni, una certa critica all'avidità sociale e la crudeltà nel far morire alcuni personaggi che si penserebbe centrali. Per contro, deludono una sceneggiatura abbastanza piatta, un Mario Adorf troppo macchettistico e un Hallyday davvero imbalsamato.
Spaghetti western firmato Sergio Corbucci, da considerarsi riuscito grazie alla buona prova del cast, su tutti Hallyday e Adorf. Moschin è un attore che ho sempre apprezzato ma qui pare essere più sottotono e si porta a casa giusto una sufficienza. Il film scorre senza noia (chiaramente se vi piace il genere...) e cede un po' giusto nell'ultima parte. Non male, nel complesso.
Spaghetti western un po' raffazzonato, che Corbucci confeziona senza troppa verve e un ritmo a volte davvero soporifero (soprattutto nella prima metà). La vendetta è la chiave di volta classica, ma il peregrinare del protagonista in cerca di colpevoli (e di soldi) non coinvolge fino in fondo. Se non altro il cast non è male: Hallyday è una presenza se non riuscita almeno curiosa, Moschin e Adorf si danno da fare con caratterizzazioni gustose e riuscite. Ultima mezz'ora leggermente in ripresa. Mediocre.
Western in cui Corbucci osa molto, tra scenari alpini alternati a deserti, protohippies, nudi e un protagonista come Johnny Hallyday (credibile malinconico pistolero solitario, contrapposto al chiassoso Adorf). Questi felici azzardi, anche grazie a un cast sontuoso, che comprende Moschin e un tris vincente di donne (Fabian, Fennec, Luce), fanno passare in secondo piano una storia piuttosto ordinaria, in bilico tra ironia e sequenze violente piuttosto urtanti, fino all’incredibile finale.
MEMORABILE: Hud: "Io non ho amici"; Il nudo della Fabian; Il cabezòn e lo spagnolo maccheronico del Diablo; Il rogo dei soldi e l’isteria collettiva che ne segue.
Corbucci firma uno splendido spaghetti-western in cui riesce ad incastrare tutti i topoi del genere prendendo al contempo le distanze dai predecessori piu illustri. I progenitori dei personaggi di questo film vanno forse cercati negli eroi dei fumetti, rievocati anche dalla bella fotografia di Di Palma e da alcune surreali soluzioni narrative. Buona prova del cast con Moschin e Adorf che si confermano attori di razza. Senza qualche sbavatura nella sceneggiatura sarebbe stato un piccolo gioiellino, ma anche così si fa guardare con piacere, anche da coloro che non amano il genere.
MEMORABILE: I soldi che bruciano; "El cabezon"; Gli abitanti del villaggio che strisciano nudi.
Il western all’italiana è rude e non risparmia improvvise virate, andando all’invasione di territori poco affini. Non ci sono solo i pestaggi in cui si gronda sangue o i nudi femminili per l’epoca audacissimi, poiché si può giungere a parlare di capelloni più o meno alterati o di situazioni grottesche davvero sopra le righe. Si sta parlando anche di questo film, in cui convivono altresì due spiriti opposti, tanto per rendere il tutto ancora più spassoso. Ironia e violenza non mancano, anche a causa degli ecclettici partecipanti e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Da vedere.
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La scena in questione è veramente geniale e mi dispiacerebbe spoilerarla (anche se nei vari commenti qualcosina c'è scritto). Comunque non si tratta di nessun attrice in particolare. Il film ti consiglio di recupararlo, in quanto al di là dei difetti ha così tante particolarità che sarebbe davvero un peccato perderselo.
ps potresti aggiungermi tra le scene da ricordare "La scena finale, assolutamente memorabile"?
DiscussioneXtron • 3/06/12 15:56 Servizio caffè - 2194 interventi
Kaciaro ebbe a dire: ma tutte quelle chiappe al vento non fecero discutere un po' nel 69????
Da ricordare anche il nudo integrale di Françoise Fabian: