Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Daniela: Coppia matura dal rapporto ormai logoro, con lui tutto preso dalla passione da fan sfegatato per un cantautore da tempo sparito dalla circolazione. Ad un certo punto tra lei e questo misterioso Tucker Crowe inizia un fitto scambio di email... Commedia anglo/americana che trova nella parte centrale il tono giusto, con i duetti tra Hawke e Byrne che ricordano in scioltezza quelli tra lo stesso attore e Delpy diretti da Linklater. I difetti (alcune forzature, una certa ruffianeria) si fanno perdonare grazie ad una sequenza ospedaliera esilarante e alle belle canzoni cantate dallo stesso Hawke.
MEMORABILE: L'infartuato sotto progressivo assedio; Nell'epilogo, la recensione acida del nuovo disco
Guru: La traumatica caduta dentro il passato e il risveglio nell’antica Roma... e così comincia l’avventura. I nostri eroi sono attratti dalla bellezza femminile e finiranno in un mare di guai! Nonostante il cast d'eccezione, testi monotoni e banali quanto basta. Il ratto delle Blue Bells incornicia le bizzarre storie d’amore dell’imperatore Tiberio. E... per un altro Tiberio, ma questa volta Murgia, tessere le lodi non è mai una perdita di tempo!
Belfagor: La morte di una ragazza mette un magistrato senza remore contro un imprenditore senza scrupoli fino a mostrare come uno sia l'immagine speculare dell'altro. In mezzo a questa schermaglia finisce non solo la vittima, profanata per scopi ideologici, ma l'intero popolo italiano, reo più di faciloneria che di autentica cattiveria. Film italiano per gli italiani, anticipatore di Tangentopoli e dell'autocommiserazione esterofila (le lezioni d'inglese), guidato da due mostri sacri circondati da un ottimo stuolo di caratteristi. Chirurgico.
MEMORABILE: Il linguaggio "aderenziale" e "desemplicizzato" di Gassman; Il diario altalenante fra inglese e italiano.
Reeves: Francesco Rosi si concede una vacanza fantasy (la storia è tratta da Basile) e cerca di lanciare la Loren e Sharif come nuova coppia sexy. Il film è monumentale, i colori sono pastosi ma si capisce che è tutto molto costruito, che non c'è divertimento vero ma solo una inclinazione verso il popolare che non riesce a convincere. Per i fans, c'è anche Chris Huerta in un piccolo ruolo.
Tomastich: Vidi questo "film" (dopo aver commentato Elio Petri, mi sembra un'offesa chiamare questo film) anni fa e ho deciso di commentarlo sia per distruggerlo a livello di trama, continuità e Giorgio Pasotti, sia per dire che ricordo le facce comiche di Bruno Colella come la cosa più simpatica e che sinceramente mi hanno fatto ridere. Solo questo: 1 punto a favore, 15 punti contro.
Siska80: Giovane donna corre ad occuparsi del vigneto paterno e trova subito un bellissimo vicino che si innamora di lei. Anacronistico (sembra uno dei primi filmetti per la tv tratti dai romanzi di Inga Lindström), privo di colpi di scena, prevedibile in tutto, si serve di un cast mediocre relegato in ruoli poco interessanti quando non addirittura antipatici (solitamente i bambini ispirano tenerezza, ma la piccola Mabel è fastidiosa coi suoi continui commenti saccenti e gli sguardi che scrutano dall'alto in basso) e soffre di un doppiaggio italiano scadente. Flop completo.
Homesick: Oater di semplice intrattenimento che ritesse un classico intreccio di vendetta basato molto sull’azione e le sparatorie, senza tuttavia trascurare qualche impennata drammatica e brevi pause umoristiche. Robert Taylor rappresenta saldo e austero il solito cowboy di sani principi ed onesto lavoratore; tra i ruoli secondari, anch’essi aderenti alle tipologie del genere, risaltano un baldo Robert Loggia, un tremulo William Windom, un sanguinario Richard Devon e un rabbioso Malcolm Atterbury. Molto buona la resa dei conti finale.
MEMORABILE: «Dammi!»; la devastazione del ranch di Atterbury; la vendetta finale.
Giacomovie: Una bambina riceve in regalo un raro cucciolo di leone bianco e tra i due si crea un legame particolare che rende difficoltoso il distacco. Le tappe della reale crescita del leone e della bimba scandiscono le fasi delle riprese, che acquisiscono così più concretezza, a vantaggio del realismo sia del contesto emotivo che di quello avventuroso. Un estremo ma affascinante aspetto del connubio uomo - animale si sviluppa in selvaggi spazi naturali da cartolina. Giovanilistico ma adatto a tutte le età.
Saintgifts: Primo film con Milian nei panni dell'ispettore Giraldi che vedo con attenzione, e l'impressione è buona. Un giallo che non punta tutto sulle indagini e quando lo fa è con leggerezza. Si è più immersi nella vita e nella famiglia del colorato ispettore e tutto è ben integrato per funzionare in modo fluido, senza intoppi. La storia del delitto non è sconvolgente e i mezzi a disposizione piuttosto modesti, ma tutto è usato al meglio fino allo spiegone finale degno dei migliori classici, anche se fatto solo tra Milian e il colpevole.
Rigoletto: Buon sequel che però non raggiunge i vertici del primo film. Schwarzy è ben calato nel personaggio ed è affiancato da attori che riescono ad offrire un buona interpretazione (punta di diamante la prova di Tracey Walter, bravissimo). La regia di Fleischer punta più sul fantastico rispetto al primo, epico capitolo. Ottime anche le musiche, come sempre. Da vedere per completezza. **1/2
MEMORABILE: Akiro a Malak: "Se vedi qualcosa, non la rubare".
Galbo: Dopo il commercialmente fortunato ma artisticamente sopravvalutato SMS, Vincenzo Salemme torna con questa commedia basata su un forte desiderio di paternità di un bambino fortemente condizionato dal mezzo televisivo. L'idea di partenza è buona ma il film si arena a causa di una sceneggiatura che gira a vuoto e nella quale si preferiscono i momenti scontati allo svolgimento originale. I pochi momenti divertenti derivano da alcune estemporanee improvvisazioni tipo quelle del personaggio fortemente caricaturale di Sergio Rubini. Il resto è noia.
Soga: L’omicidio di una ragazza che sembra coinvolgere potenti appartenenti all’ambiente cattolico, il cinico poliziotto Robert Duvall che si trova ad indagare sul caso e il fratello di questi, Robert De Niro, monsignore intrallazzatore e in crisi morale, che potrebbe c’entrare qualcosa. Due grandi personaggi il cui rapporto diventa inevitabilmente il fulcro di questo buon film, ambientato nel cosmo immorale e ipocrita che gira intorno al potere e a chi lo detiene. Bello.
MEMORABILE: Tutti i dialoghi principali che si svolgono nel confessionale, vero nucleo simbolico del film.
Anthonyvm: Ancora una mano sulla culla formato TV, questa volta appartenente non alla classica "tata" ma alla "doula". Piccola sfumatura professionale per raccontare essenzialmente la stessa identica storia. E così via di mamme impazzite dopo la perdita del bebè, infiltrazioni domestiche, tentativi di ricatto soppressi nel sangue (si fa per dire, considerata la violenza anemica), sonniferi nel tè, mariti sedotti e ficcanaso da zittire. Tutto schematico e schematicamente inverosimile, incoerente sottofinale compreso. Passabile l'eroina Linsey Godfrey, meno convincente la villainess Leigh Willis.
MEMORABILE: Quale location migliore per ricattare una matta se non un luogo isolato di sera?; Il lento crollo gaslighteggiante della neo-mamma scandito via vlog.
B. Legnani: Talora divertente (De Funès è al suo massimo), talora un po' troppo prolisso. Divertente Therry Thomas, non poi tanto il decantato Bourvil: alla fin dei conti è De Funès a reggere il gioco, con le ovvie e conseguenti positività e negatività. Qua e là gustosetta questa vicenda, che vede i francesi aiutare nella fuga gli aviatori britannici, il cui aereo è precipitato a Parigi durante la Seconda Guerra Mondiale. Assai meno notevole della fama, però.
MEMORABILE:
L'equivoco in albergo, quando De Funès finisce in camera col tedesco.
Pigro: Cinque amici vincono al Superenalotto, ma chi ha il biglietto scompare e gli altri lo inseguono per tutta Italia. Divertente, spiritoso, con spunti originali e alcuni momenti esilaranti, questo film ha anche il pregio di essere riuscito (cosa rara) ad assortire e caratterizzare i protagonisti con grande accuratezza, mettendo a punto quattro microstorie che si intrecciano attorno alla trama principale. Molto semplice, ma gustoso e meritevole di maggior attenzione di quanta abbia avuto.
Siska80: Non ci troviamo certamente di fronte a un film originale (soprattutto quando c'è di mezzo un bimbo orfano che si affeziona al protagonista è intuibile come andrà a finire), ma si segue comunque con interesse per il buon ritmo, le scene d'azione, la bravura di Spencer (in uno dei suoi ruoli più celebri) e la strabordante simpatia di Cannavale, sua degna spalla. Buono anche il resto del cast, divertente il finale.
Renato: Una delusione? Sì e no... è fuor di dubbio che questo sèguito sia stato scritto male e girato anche peggio, in stile da fiction e con troppi non-attori, ma rivedere il grande, grandissimo Banfi tornare al cinema con un film puramente comico dopo oltre 20 anni è qualcosa che va al di là di una semplice critica: si entra nel campo dell'emozione pura. Resta da dire che Biagio Izzo funziona molto bene e che la gnocca albanese esce di scena largamente troppo presto. Eccessivi, infine, i camei dei vari calciatori, allenatori e giornalisti.
Cangaceiro: Ha il retrogusto della minestra riscaldata questo thriller diretto e prodotto dal sempiterno Clint Eastwood, asciutto e senza fronzoli come regista e soddisfacente nel ruolo di protagonista sofferente ma tenace. La caccia al serial killer si svolge tra mille clichè e manca di ogni originalità ma è tutto sommato ben impostata e coinvolgente. Dove si vada a parare però lo si capisce ben prima della fine. Piuttosto desolante è tutto lo stuolo di comprimari: nessuno tra loro riesce a colpire. Abbastanza gradevole ma non lascia molto dopo averlo visto.
MEMORABILE: Il poliziotto messicano contro Clint: "La prossima volta fatti trapiantare il ca**o perché te lo strappo con le mie mani! "
Matalo!: Tardo spag con uno dei re del genere, Anthony Steffen; il film, girato con la mano sinistra da Bosch è una poveristica variante dell'andazzo picaresco del Buono il brutto il cattivo. Un pistolero e un messicano sono alla caccia di un malloppo nascosto nella statua di san Firmino. Steffen è il solito imbalsamato pistolero nerovestito, Martin è un peone alla Cuchillo, furbastro e umano. La Alvarado è gran bella donna. Qua e là comunque il film risulta simpatico e meno peso di tanti sottoprodotti simili. Sancho fa un veloce passaggio e se ne va (sottoterra).
Nando: Pellicola che scopiazza film passati con riferimenti molto marcati. Un furto in teoria benefico porta a situazioni talvolta raffazzonate e poco verosimili. Bravo comunque Salemme, ben coadiuvato da Buccirosso, mentre Tortora appare ripetitivo. Sorprendente la Filangieri, che si mostra sensuale e simpatica come non mai. Nel complesso un prodotto modesto che strappa qualche sorriso.
Pessoa: Ennesimo esempio di comicità televisiva portata sul grande schermo con poca cognizione di causa del mezzo cinematografico. Le battute hanno il fiato corto e mancano del conforto di una storia originale per cui spesso cadono nel vuoto, nonostante l'impegno della coppia di protagonisti (soprattutto la Lima), che comunque trasuda una simpatia a pelle. Piuttosto scarsa la confezione, condizionata molto dal budget limitato, che limita ulteriormente le potenzialità del prodotto, anche se alcune situazioni generano una moderata ilarità. Consigliata solo ai fan del duo Iuppariello/Lima.
B. Legnani: Il miglior film di Duccio Tessari fra quelli che conosco. Sposa bene western a tragedia e cinismo a commedia, diventando illustre capostipite di tantissimi prodotti successivi. Qui Gemma è simpaticissimo, mentre Fernando Sancho ha una caratteristica che lo abbina a Vincent Gardenia: piace da matti pure quando è eccessivo, al punto che, se sta composto per cinque minuti, ci mancano i suoi scoppi e i suoi scatti. Da vedere.
Pau: Nel genere action-fracassone che imperversava tra la fine degli anni '80 e l'inizio dei '90, uno dei migliori. Dinamico, ipertrofico e dal gran ritmo, sebbene meno originale del primo e non "strutturato" come il terzo capitolo della serie. Willis (o meglio, lo sceneggiatore) eccede col battutismo smargiasso, ma rappresenta un pregevole mix di fisicità, humor e appeal. Alcune buone trovate dello script, ed almeno un paio di sequenze che entrano nella storia "minore" dei pop corn movies (chi ha parlato del seggiolino eiettabile?)
MEMORABILE: McClane ripreso dall'alto mentre si "spara" fuori dalla cabina di un aereo e ricade verso il suolo.
Mascherato: Guerrafondaio? Conservatore? Perché non mi è parso? Perché penso che Mann non sia John Wayne? E nemmeno l'Antoine Fuqua de L'ultima alba? Un approccio critico (o, perlomeno ambiguo) alla s(S)toria (quella dell'Arabia Saudita nel prologo/bignami e quella del plot)? E perché l'ending alternato mi è sembrato molto manniano nel suo collegare il West e l'East come se fossero le due facce di una stessa medaglia: la guerra scatenata per vendetta? Berg non è una cima e guarda sia a Mann che allo Scott di Black Hawk Down. Ma l'emulazione gli riesce.
Galbo: I figli che superati abbondantemente i 30 anni vivono ancora felicemente in casa con i genitori sono stati l'argomento del bel film francese Tanguy. In quel caso si giocava la carta della satira e del paradosso; in questo film americano, lo stile narrativo è quello di una commedia tradizionale che regala momenti divertenti anche se la sceneggiatura appare abbastanza convenzionale e non priva di tempi morti come in alcune divagazioni che sembrano avere poco a che fare con il tema portante del film.
Rambo90: La storia vera di un gruppo di vigili del fuoco addetti a smorzare incendi boschivi. Il film è ben costruito, dando ampio spazio alle vicende personali dei personaggi, mettendo bene in luce l'attaccamento al proprio lavoro e i sacrifici che questo comporta. Non mancano spettacolari sequenze di incendi, che però non cedono mai il passo al puro intrattenimento ma anzi sono rese con un pathos davvero incredibile. Ottimi Brolin e Connelly, comprimari adeguati, Bridges più defilato. Altamente commovente, in alcuni punti. Notevole.
Rambo90: Remake discreto, superiore all'originale per ritmo e confezione (il vecchio è ormai datato ed era girato alla meno peggio) ma mancante di un vero coinvolgimento o di una certa tensione. Comunque il personaggio di Moussi funziona e lui è in parte, così come un Van Damme invecchiato ma non domo, che torna nei panni di maestro ma dispensando anche una buona dose di calci. Bautista è un villain di un certo livello, inutili invece la Carano e St. Pierre. Bello il combattimento finale, insulsa la sottotraccia amorosa. Per nostalgici del genere.
Galbo: Che James Wan sia un regista di talento non ci piove; il suo approccio all'horror rivela un talento visivo notevole, con una decisa eleganza nella messa in scena, effetti speciali curati e una recitazione degli attori su un livello superiore rispetto alle produzioni del genere. Anche l'ambientazione (siamo negli anni '70) rappresenta un valore aggiunto. Peccato che la sceneggiatura non riesca ad uscire dai clichè delle pellicole che hanno per oggetto le case infestate e da questo punto di vista è arduo proporre qualcosa di nuovo.
Galbo: Per il regista Besson i tempi migliori sono alle spalle e si riciclano vecchie idee e personaggi femminili eredi di quelli del passato. Quello di questo film è un'assassina spietata che conduce un doppio gioco spionistico tra CIA e KGB. Ben realizzato tecnicamente e con una protagonista tutto sommato adatta, il film funziona maggiormente nella parte iniziale e in quelle finale, ma si prende qualche pausa di troppo nella parte centrale, un pò da "videoclip". Buone ambientazione e attori come la Mirren che si vedono sempre volentieri.
Saintgifts: Nell'incipit la dottoressa Hudson (Sigourney Weaver), che tiene un seminario sulla figura dei serial killer, afferma che la figura del serial killer è il più delle volte insospettabile; può essere il ragazzo della porta accanto... Lo si sapeva, ma qui si esagera con William McNamara, attore più adatto a parti dove esibirsi in tutt'altre attività. E' l'unico vero neo in questo discreto prodotto di genere, che segue schemi conosciuti non tralasciando di inserire piccoli inserti sentimental-sessuali. Le donne sono senz'altro le vincenti (vittime a parte).
Pessoa: Spaghetti-western piuttosto sui generis per Colizzi, che interfaccia a una trama classica (quella del manigoldo di turno che tenta di impadronirsi delle miniere) le vicende di un circo itinerante capitanato da un convincente Stander, in una delle sue migliori prove italiane. La trama, esaurite le trovate circensi, mostra la corda verso il finale dando spazio al lato semiserio con scazzottate e sparatorie che paiono vere a stento. Buona la regia, contando il budget e la prova dei due protagonisti, anche se per me il migliore del cast è Strode.
Piero68: Nonostante anche questa volta la storia principale giri attorno allo zio Fester, come già accaduto per il primo episodio, c'è da dire che comunque questo secondo capitolo funziona anche meglio. Attori già rodati e padroni dei personaggi e una comicità fatta di freddure e black-humor davvero efficace. Julia e la Huston inarrivabili nelle loro interpretazioni come Lloyd irriconoscibile nei panni di zio Fester. Insomma la trasposizione dalla serie è ottima e il divetimento assicurato.
MEMORABILE: Debbie: "ma dove si trovano questi uomini Addams?" e Morticia: "In posti umidi".
Giapo: All’insegna dello humor nero più spinto, questo film rappresenta con molta ironia una serie di morti tanto raccapriccianti quanto improbabili e beffarde. Divertentissimo e spettacolare, paga però una storia inconsistente e piena di incongruenze. Peccato perchè è davvero molto godibile.
Nando: Pellicola che dopo un inizio accattivante non mantiene le promesse scadendo nel generalista orrifico tradizionale in cui si mostrano le tipiche peculiarità del film di genere. Una nave da crociera scomparsa e le ricerche. Finale nebuloso che comunque si allinea alla mediocrità.
Jandileida: Pellicola postatomica che nulla aggiunge a un genere che, tolta qualche luminosa eccezione, ormai pare aver cominciato a grattare il fondo del barile. Qui abbiamo infatti tutto quello che si deve avere in un film del genere: il prode eroe guerriero, il cattivo pazzo, qualcosa dal sapore messianico da combattersi, una ragazza graziosa che segue l'eroe, un sacco di gente con i capelli sporchi, tanta polvere e fotografia che vira al grigio. Si va avanti con il pilota automatico (anche gli attori) fino a un colpo di scena finale che non stupisce nessuno. Noia.
Zoltan: Garbata commedia romantica, spalmata nel tempo con il pretesto del giorno (il 15 Luglio) in cui ogni anno i due protagonisti si ritrovano. Non manca qualche passaggio a vuoto che può far storcere il naso nella prima parte, ma la vicenda è portata avanti con buon tatto ed è forte di una protagonista sensazionale, perché Anne Hathaway è deliziosa nel dare forma al suo personaggio e conferma una volta più di possedere un'espressività naturale dolcissima. Col passare dei minuti il film si rafforza fino a un finale anche commovente.
Rambo90: Un poliziotto e una agente dell'FBI si ritrovano a dar la caccia allo stesso serial killer, che rapisce e uccide ragazze in Florida. Un thriller che sa di già visto fin dall'inizio e che mostra chiari limiti in sede di regia (Emmett è un produttore al debutto registico) ma in cui comunque non tutto è da buttare. L'atmosfera c'è e la seconda parte nella tana del killer funziona. Così come funziona la prova di Haas, piuttosto malsana, e la grinta del duo Hirsch-Fox mentre Willis appare talmente poco che si fa fatica a comprendere il senso della sua partecipazione.
Hackett: Solidissimo poliziesco che conta su una sceneggiatura di ferro, una regia sicura e un interprete memorabile. Il capitano Stanley White con i suoi modi spicci e decisi, come un toro scatenato avanza nella sua indagine e risulta il vero mattatore di questo film che non risparmia i colpi bassi. Davvero imperdibile.
Markus: Trasposizione cinematografica del romanzo "Groundswell", che la regista Lee Friedlander modifica nell'ambientazione dislocando la vicenda dal Messico alle Hawaii. Tipico film d'amore alla Hallmark: lei molla il moroso prepotente e cerca pace in un'isola vacanziera dove ottiene il "rimpiazzo" con un giovine locale tutto muscoli e sorrisi bianchi. C'è Lacey Chabert, che è un po' una reginetta del settore ed è sinonimo di ragazza della porta accanto, che ben si coniuga in un film di scarso valore ma che regala, va detto, un'ora e mezza di disteso romanticismo che ci fa bene al cuore.
Disorder: Quasi un lungo hard dalla trama assolutamente pretestuosa e funzionale al fatto che la Parietti faccia vedere il più possibile. La fotografia con pretese artistiche indugia lungamente su pezzi di carne sanguinante o sulle carcasse di animali da macelleria: voltastomaco assicurato. Assai deludente la prova attorale della Parietti, che incespica sulle parole ed è monoespressiva. Discreti gli altri ma non serve a nulla. Terribile.
MEMORABILE: Nel primo incontro della Parietti col macellaio, si sente in sottofondo musicale "T'appartengo" di Ambra: più trash di così...
Ronax: Un Petri stanco, deluso, probabilmente già minato dalla malattia, sprofonda in un pessimismo cosmico leopardiano affidando il suo testamento cinematografico a un'opera non priva di intuizioni felici ma complessivamente confusa e ridondante. La mano del regista è sempre solida ma si sente la mancanza di uno sceneggiatore come Ugo Pirro capace di dare solidità è un respiro unitario al tutto. Giannini è costantemente sopra le righe come Volontè, ma senza il suo carisma. Bravi Bonacelli, la Molina e la Clement. Davoli è solo una inutile macchietta.
MEMORABILE: Il trattato sulla masturbazione che Bonacelli si porta dietro nella clinica psichiatrica.
Rambo90: Un ex pezzo grosso del crimine russo (non viene specificato se gangster, killer o quant'altro) si reca al matrimonio della figlia ma, nello stesso giorno, la ex moglie viene uccisa e la figlia stessa ridotta in fin di vita. Parte la vendetta. Dopo il mediocre Killing Point Seagal si fa dirigere ancora da King in un altro action da dvd. La storia è quella banale della vendetta, l'azione è tanta ma noiosa e i combattimenti ripresi in maniera frenetica e inseguibile come nel precedente. Jjikine però è un cattivo che funziona. Brutte musiche.
MEMORABILE: Il combattimento finale, l'unico degno del nome di Seagal.
Didda23: Sharon Maguire, dopo il successo commerciale a livello planetario de Il diario di Bridget Jones, tenta la via del drammone con risultati più che soddisfacenti: in effetti la sceneggiatura dosa alla perfezione la tensione narrativa e il crescendo emotivo è sviluppato con dovizia. Pregevole l'intuizione di strappare le lacrime senza il solito escamotage dell'utilizzo della retorica. Monumentale la prova della Williams, che dona letteralmente anima e corpo (intensa la scena erotica con McGregor) al progetto. Buono.
Ultimo: Pellicola non banale che tratta le vicende di due giovani innamorati. Tutto sarebbe perfetto, se non fosse che lei soffre di una malattia rara per la quale non può rimanere a contatto con la luce del sole. Il film scorre bene e confluisce in una seconda parte piuttosto drammatica. Bravi gli interpreti, buona la regia con belle riprese notturne.
Giacomovie: L'ambientazione è da cinema bellico ed è una continua "guerra" di sketch e trovate, ma il film cade in uno dei difetti del genere comico, quello di non riuscire a tenere costante l'efficacia di tali gag. Si riesce invece a tenere costantemente elevato il ritmo, che viene percepito sempre alto grazie anche alla spigliatezza verbale. Notevole la vivacità cromatica delle immagini. Simpatico l'uso del brano "Tea for two" di Shostakovich. **!
Markus: Il triangolo amoroso nel 1700. La vicenda non riesce mai a decollare e la regia di Christian De Sica (buon attore, ma non molto capace dietro la macchina da presa) non aiuta molto. Restando in famiglia fa meglio il fratello Manuel con delle ariose musiche molto suggestive. Se Christian recita sopra le righe (e pure ci sta, visto il "personaggio"), la presenza della Galiena è solo per assecondare l'occhio e quello di un Conticini alle prime armi in un certo qual senso pure, anche se non ha lo stesso talento del protagonista. Non da buttare... ma si arranca non poco!
MEMORABILE: "Vede come siamo fatti noi uomini? Rischiamo la vita... per una tastatina di culo".
Modo: Zombi post apocalittico non particolarmente originale che prende spunto qua e là da Mad Max a Fuga da New York di Carpenter. Un film comunque onesto che si lascia guardare grazie al discreto ritmo e alla bella fotografia, malgrado qualche eccesso gratuito di sentimentalismo. Il regista sembra vivere un po' di rendita e procedere col pilota automatico dopo il più riuscito Train to Busan.
Galbo: Storia di una coppia in crisi, ad un passo dalla separazione. Il regista Reiner abbandona i toni lievi del suo film più famoso (Harry ti presento Sally) per affrontare i piccoli drammi della crisi coniugale ma nonostante l'impegno e la presenza di due protagonisti bravi e carismatici (Willis e la Pfeiffer), l'operazione non riesce in gran parte per debolezza della sceneggiatura che risulta ripetitiva e troppo legata ai luoghi comuni insiti nei film dedicati alla fine dei rapporti matrimoniali. Il film risulta gradevole solo a tratti
Capannelle: Si parte ovviamente dai flashback e dagli strascichi interiori legati al rapimento del primo film per approdare a nuovi ricordi che portano al centro dell'attenzione il fotografo amico di famiglia. Sembra tutto un maldestro tentativo di dare una patina autoriale a una serie di situazioni in cui la Niehaus "deve" comparire sempre disinibita e senza veli, affrancandosi dai propri tormenti. Si gira per diverse location ma si fa fatica a capirne il senso. Insopportabile poi l'epilogo horror infilato a forza e seguito dalla solita musichetta da commedia scollacciata.
Greymouser: Fleischer non è Milius, e si vede lontano un miglio. Nel primo titolo sul rude Cimmeriano, era stato colto abbastanza bene il particolare spirito dell'eroe e delle ambientazioni di Howard. Questo è solo un fantasy-action dalla trama banale, che si giustifica solamente per alcune scene ben fatte, ma che perde clamorosamente terreno man mano che si avvicina allo stanco finale.
Pessoa: Commedia in costume che fa il verso ai peplum allora in voga. La storia è piuttosto esile e si regge essenzialmente sul nutrito cast formato da grandi attori del nostro cinema brillante, capaci di strappare un sorriso anche con le battute nella maggior parte dei casi decisamente insulse. Decorativa, sebbene di forte impatto visivo, la presenza della Lane ma in generale l'occhio dei maschietti non resta deluso dal formidabile gineceo di contorno. Un ritmo elevato depone a favore della pellicola che nonostante i limiti fisiologici si fa guardare con piacere, se vi piace il genere.
Rocchiola: Sicuramente uno dei pochi remake che può competere con l'originale, rispetto al quale recupera il finale pessimistico che avrebbe voluto anche Siegel (al quale però fu imposto l'happy ending dalla produzione). L'ambientazione cittadina rende l'invasione aliena ancor meno controllabile e più inquietante, in linea con le tematiche dell'alienazione urbana degli anni 70. Azzecata anche l'idea di scegliere quale principale oppositore dell'invasione aliena un ispettore della sanità pubblica. Doverosi i camei di McCarthy e Siegel. Ottimo Sutherland.
MEMORABILE: Lo stridulo urlo quasi Munchiano di Sutherland nel finale; La presenza non casuale di Nimoy ([f=5862]Star Trek[/f]) e della Cartwright ([f=1651]Alien[/f]).