Dispiace non poter assegnare a uno dei grandi capolavori della coppia Totò e Peppino il massimo dei voti (anche in virtù di scene passate alla storia del cinema italiano e riprese infinite volte come quelle dell’arrivo a Milano o della lettera sotto dettatura); purtroppo il film di Mastrocinque lascia troppo spazio alla storia d'amore tra Dorian Gray e Teddy Reno (che interpreta la famosa canzone del titolo scritta da Totò per Silvana Pampanini) sottraendolo ai due comici e facendo spesso precipitare il ritmo con parentesi melodrammatiche ad oggi inguardabili. Anche il giovanissimo Nino Manfredi è tristemente complice nei dialoghi inutili con Reno; non certo per colpa sua ma di una sceneggiatura...Leggi tutto che non sfrutta bene i numerosi spunti comici che la situazione avrebbe potuto offrire. Così abbiamo una commedia per metà esilarante e per metà noiosissima. In realtà ci si inizia a divertire veramente solo da quando Mezzacapa (Mario Castellani) arriva alla fattoria dei fratelli Caponi per raccontare di Milano, perché prima la coppia fatica leggermente a ingranare, prigioniera di gag un po’ sciocche (il trattore che si imbizzarrisce) o ingenue (Totò che ruba i soldi dal nascondiglio di Peppino). Da lì in poi, quando i due appaiono sono sempre duetti da antologia, come detto interrotti fastidiosamente dalle parti dedicate al “sentimento” che sono però parti integranti del film. In ogni caso uno stra-classico della comicità di casa nostra, che ebbe grande successo e portò Fizzarotti a dirigere MALAFEMMENA, che sfrutta il titolo della canzone di Totò ma non ha alcuna velleità comica. La coppia Totò Peppino invece, già sperimentata in TOTO’ E LE DONNE e in UNA DI QUELLE, diventerà da qui in avanti protagonista di altri leggendari “masterpiece”.
Le gag tra la coppia Totò e Peppino sono irresistibilmente comiche: Totò che ruba i soldi a Peppino, l'arrivo alla stazione di Milano, le pietre lanciate sulla finestra del loro rivale... In questo film ci sono scene che fanno parte della memoria collettiva e che hanno costruito il mito di Totò. Purtroppo la commedia non raggiunge i risultati comici di altri film perché deve contemporaneamente sorreggere la romance tra Dorian Gray e Teddy Reno, interessante ma per molti versi un po' troppo noiosa e lenta.
Uno dei punti più alti raggiunti dalla coppia Totò e Peppino. Sono strepitosi; e menomale, perché se non ci fossero loro il film si ridurrebbe a una commediola sentimentale di bassa lega. La scena della lettera è forse la più famosa (notare anche i formaggi appesi nella stanza), ma ce ne sono altre fenomenali (sul calesse, Totò che spia Peppino, il trattore, Mezzacapa, l’arrivo a Milano imbaccuccati col colbacco, il duetto Totò-vigile urbano). Siamo al cospetto di due fuoriclasse capaci, assieme, di far ridere con qualunque copione. Una volta visti, i Capone non si scordano più.
MEMORABILE: Totò spiega a Peppino come funziona il trattore: "Qui c'è la zanzariera e qui c'è tutto l'apparato tecnico movimentale"; "Ho le coliche apatiche".
Vertice della comicità dell' affiatata coppia Totò e Peppino: esuberante il primo, sottomesso il secondo. Funziona anche il cast di contorno: Reno, la Gray, la Crispo, la Sini, Manfredi. Le gag memorabili sono innumerevoli: i dispetti a Mezzacapa, la dettatura della lettera, l'arrivo a Milano, l'incontro con il vigile, i giochi lessicali. Imperdibile.
Tra le commedie più famose di Totò. Il film scorre su due binari paralleli: da un lato abbiamo le peripezie di Totò e Peppino, dall'altro invece la storia d'amore tra Teddy Reno e Dorian Gray. Se quest'ultima parte, nonostante sia raccontata con gusto e intelligenza, può apparire un po' scontata e datata allo spettatore moderno, l'altra raggiunge livelli altissimi: battute a raffica, trovate simpaticissime e i due comici al massimo. Peccato invece per il finale troppo affrettato e per alcuni inutili intermezzi musicali.
Lievemente retorico nei siparietti musicali (con Teddy Reno) il film si distingue per trovate linguistiche (la famosa lettera, la richiesta d'informazioni a piazza del Duomo con un vigile che Totò e Peppino credono "austriaco") e gag indimenticabili (De Curtis sul trattore). La bella soubrette (Dorian Gray) è la malafemmina alla quale il testo della canzone (scritta da Totò) rimanda, mentre dietro alla sua bellezza si perde il plebeo nipote Gianni (Teddy Reno). Scritto anche da Sandro Continenza il titolo diventa, giustamente, un classico.
Affianca momenti di sublime genialità (il decantatissimo momento della lettera, con Totò che improvvisa e Peppino che, avendo finito la carta, è costretto a continuare a scrivere sull'ultima riga, oppure la rivelazione di Castellani sulla sorte dell'altrui nipote) ad altri assai meno interessanti, talora noiosi. Ne esce quello che è, mediamente ragionando, un buon film... Sopportabile Teddy Reno. Interessante Dorian Gray. Linda Sini è la sua scafata collega.
Titolo storico della coppia Totò/De Filippo. Ma se da una parte la comicità dei due è contagiosa e memorabile, dall'altra abbiamo la storia tra Teddy Reno e la soubrette Gray con inutili intermezzi musicali, molto poco interessante e che finisce per appiattire la vicenda. Peccato, perché Totò e Peppino, sopratutto nella prima parte, sono in una forma a dir poco strepitosa. Il loro arrivo a Milano in stazione, in seguito con il vigile e alle prese con la lettera, è da antologia assoluta. Bravi comunque Reno e Manfredi.
Uno dei grandi classici della coppia Totò/Peppino De Filippo è in realtà una commedia ampiamente sopravvalutata perchè estremamente diseguale: la parte con i due grandi comici è assolutamente irresistibile con la scena della dettatura della lettera rimasta negli annali della comicità italiana; a questa parte si contrappone la storiella d'amore tra il giovane e l'attricetta che invece è di ordinaria banalità. Facendo i conti pertanto......la media si abbassa.
Più che un film, un classico. Popolato di scene memorabili ormai entrate a far parte dell'immaginario e del lessico comuni, scopiazzate o citate da chiunque altro abbia cercato di far ridere con un film, è davvero un toccasana per le serate tristi, o per le giornate uggiose. L'arrivo di Totò e Peppino a Milano, la dettatura della lettera alla "malafemmina", l'atmosfera di ingenua malizia che si respira in tutto il film ce lo rende davvero caro. L'unico neo sta nella storia, che di per sè è davvero troppo poco originale per restare impressa.
Indimenticabile. A partire dalla canzone "Tu si na malafemmena" composta da Totò in persona per compensare una delusione d'amore fino al momento in cui vestiti da cosacchi Totò e Peppino arrivano a Milano! Bellissima la Gray, ottima regia di Mastrocinque. Capolavoro.
Che ogni sequenza con Totò e Peppino meriti 5 palle non ci piove; purtroppo, come nelle commedie dell'epoca, era impossibile evitare il romanzetto rosa a latere e quando entra in azione Teddy Reno (antipaticissimo) con Dorian Gray (bonissima) son dolori. Grande il titolo della rivista dove lavora la Gray, parodia di un film di Matarazzo (La nave delle donne maledette). Cameo per un giovane Manfredi.
MEMORABILE: Ogni qualvolta appaiano Totò e Peppino è un momento memorabile.
Uno dei film più belli e divertenti di Totò (in coppia con Peppino) che può contare su diversi momenti divenuti ormai leggendari: l'arrivo a Milano imbacuccati come se stessero a Mosca, la richiesta di indicazioni al vigile ma soprattutto la lettera. Divertimento allo stato puro: si ride sempre ogni volta che lo si vede. Conta infinite imitazioni: ovviamente tutte inferiori all'originale.
Film che strappa più di una risata ad ogni suo passaggio; certo non tutto è perfetto: l'immancabile storia d'amore "a latere" ammoscia il ritmo, la descrizione dei napoletani appena arrivati a Milano sconta uno strisciante razzismo, ma Totò e Peppino, alias i fratelli Caponi, non si possono non amare, indistintamente!
Commedia brillante, leggera e divertente con Totò e Peppino che offrono il meglio della loro arte comica. Un soggetto semplice ma efficace che vede i fratelli Caponi partire per Milano per salvare il nipote innamoratosi di una avvenente soubrette. La composizione della lite con Mezzacapa, la scrittura della lettera, l'arrivo in stazione, le domande al Ghisa in Piazza Duomo, la cena al Gran Milàn... tanti piccoli capolavori, esempi di una comicità pura che non ha tempo e limiti. Teddy Reno interpreta le belle canzoni.
Deliziosa opera di Mastrocinque che si affida alla genialità comica del duetto Totò-Peppino. Questa volta nelle vesti di due zii in pensiero per il proprio nipote che invece di studiare si perde con le donne di "malaffare". Molte le gag esilaranti, in questo film, che sono indelebili nel repertorio della comicità italiana.
Uno dei classici del cinema italiano con la coppia Totò-Peppino. Battute a non finire. Purtroppo va detto che le scene senza loro due (con Teddy Reno e la Gray) annoiano un po': troppo mielose. Comunque un film da vedere e non c'è battuta che si dimentichi.
Molto divertente, anche se con qualche pausa di troppo. È perfino inutile soffermarsi sulle scene che tutti conosciamo a memoria o quasi: diciamo solo che Totò e Peppino De Filippo sono praticamente perfetti, sia quando improvvisano sia quando seguono un copione certo non memorabile. Le parti canore sono invecchiate in modo orrendo, ma sarebbe ingiusto pretendere di più da un film comico di Camillo Mastrocinque. Storico.
Vispo e godibile, ma non il capolavoro incensato dalla critica (ufficiale). I siparietti di Totò e Peppino, tanto esilaranti quanto pretestuosi ai fini del racconto (modesto), creano diversi imbarazzi a Mastrocinque che, assecondandoli, deve costantemente calibrare il tiro, dando inevitabilmente corso a qualche scompenso nella gestione del narrato. Niente di grave, ci si diverte comunque: certe frecciate sui provinciali in città restano memorabili. L’ellissi finale è una gradita economizzazione dei tempi cinematografici, visto che il meglio è ormai passato.
Questo film bisognerebbe farlo a pezzettini! No, non mi fraintendete. Nel senso di "salvare" solamente i brani "d'antologia" (l'inizio, l'arrivo a Milano dei due "cosacchi", Castellani e la Crispo, la "dettatura della lettera", Peppino che "eehee... ho detto tutto! ", l'informazione chiesta al vigile) che, lo si ammetta o no, sono ormai pietre miliari del cinema comico italiano e buttare via invece tutte le mediocri e insignificanti sequenze di raccordo, quelle con protagonista Teddy Reno, Dorian Gray e Linda Sini. Eehee.. ho detto tutto!
Ad essere completamente onesti bisognerebbe sforzarsi di valutare il film come se si fosse appena usciti da una prima visione nel 1956. Non che in quegli anni non si facessero capolavori assoluti, ma nel caso di commedie all'italiana, come questa, anche la parte canora sentimentale sarebbe meglio compresa e accettata. Per il resto è evidente che la coppia Totò e Peppino è la colonna portante di questo e di tanti altri lavori dove i due Grandi hanno espresso una comicità e umanità uniche, ed ora capite e giudicate per il loro reale valore.
Forse il Totò (qui in coppia con l'altrettanto bravo Peppino De Filippo) più famoso, con alcune scene che, giustamente, sono oramai entrate nella storia del cinema. Purtroppo quello che contorna tali (spassosissime) sequenze non è all'altezza e per questo ci troviamo di fronte solo ad un buon film e non ad un capolavoro. Comunque immancabile.
Capolavoro indiscusso della comicità italiana e punto mai più raggiunto dalla grande coppia Totò-Peppino De Filippo, affiatatissimi, perfettamente complementari e capaci di improvvisare senza mai perdere il senso del ritmo. Sono i loro duetti a fare un film dalla storia molto debole ma pieno di risate e di pezzi diventati veri e propri cult. Simpatico anche Teddy Reno e splendida la canzone malafemmena cantata da lui e scritta da Totò. C'è anche Manfredi: capolavoro assoluto!
Indiscutibilmente il film più conosciuto e popolare della coppia Totò e Peppino. Quello con il maggior numero di sketch passati alla storia e quello che ancora oggi vanta numerosi tentativi di imitazione. Dalla famosa lettera all'arrivo a Milano passando per il vigile (austriaco) e i continui battibecchi con Mezzacapa/Castellani. La bellezza di questa pellicola sta tutta nell'improvvisazione dei due, piaccia o no, maggiori geni della comicità italiana. Omaggiati persino da Benigni e Troisi nel film Non ci resta che piangere. Inarrivabile!
MEMORABILE: Al ristorante. Totò: "Scusi, ma lei chi è?" "Io sono il Maitre" Totò: "Complimenti! Se li porta bene i centimetri!"
Quasi sicuramente è il film con Totò più popolare, trasmesso e ritrasmesso a ciclo continuo in tv e sempre con gradimenti di ascolto elevati e costanti. Un prodotto costruito all'epoca soprattutto per lanciare nel mondo del cinema il volto della luccicante e solare Dorian Gray, oltre che la voce calda e vibrante del bravo Teddy Reno. Col tempo però, quelli che dovevano essere semplici siparietti comici a supporto dell'innocuo sentimentalismo della storiella centrale, sono irresistibilmente divenuti il vero geniale motivo d'interesse dell'intera messinscena.
MEMORABILE: La storica dettatura della lettera di Totò a Peppino: "Punto... due punti... ma sì, fai avvedè che abbondiamo. Abbondandissis adbondandum!"
Gli zii abbandonano il paesello per ricondurre sulla retta via il nipote perduto a Milano dietro una donnetta: su questa traccia da romanzone popolare si installa la vorticosa comicità di Totò e Peppino, che oltre a schermaglie esilaranti regalano almeno due tra gli sketch più memorabili della coppia, la scombiccherata dettatura della lettera e l'improbabile richiesta di informazione al vigile in piazza Duomo. Purtroppo il plot sentimentale di contorno è una zavorra che non aiuta. Insomma, splendidi i frammenti con i due ma banalotto il resto.
La storia è banale, decisamente invecchiata, farcita di luoghi comuni e nel complesso noiosa. Film da evitare quindi? Assolutamente no! Perchè contiene alcune delle migliori scenenette della coppia Totò-Peppino De Filippo. I due personaggi valgono da soli l'intero film. Geniali a tutti i livelli, dal fisico-visuale al verbale che raggiunge l'apice nella lettera dettata, una delle migliori improvvisazioni di sempre. Purtroppo ci sono anche balli e canzoni in cui la noia regna sovrana. Le parti comiche estrapolate dal resto meritano 5 pallini.
La grande arte comica di Totò e Peppino si manifesta in questa commedia in cui la liaison amorosa tra il loro nipote e un'ammaliante ballerina, l'algida ed altera Gray, è solo un pretesto per far sfoderare al duo alcune tra le gag più riuscite dell'intera comicità italica. Memorabili i momenti della lettera e dell'arrivo a Milano.
Io penso che tutti film della serie “Totò e Peppino” siano i veri “film d’autore” dei quali il nostro cinema dovrebbe menare vanto. Questo, in particolare, è di una forza comica straordinaria. I due comici, in forma strepitosa, formano, miracolosamente, una coppia perfetta, totalmente affiatata e complementare. Le due maschere sono del tutto divergenti: mobilissima e picassiana quella di Totò, cristallizzata in una immutabilità un po’ opaca quella di Peppino. Totò è il fratello irruente, anarchico, un po’ folle, Peppino quello calmo, saggio e un po' ottuso.
MEMORABILE: Tutte le scene nelle quali siano presenti Totò e Peppino in coppia sono da applausi, nessuna esclusa.
Merita i quattro pallini perché in questo film c'è l'apice della comicità di Totò e Peppino, con pezzi memorabili e tutt'oggi irresistibili. Purtroppo il film si completa con storie secondarie poco interessanti scaturite da una sceneggiatura non eccelsa e intrise di un sentimentalismo tipico dell'epoca (oggi stucchevole sarebbe dir poco). Da rimarcare la bellezza di Dorian Gray, ancora oggi un innegabile motivo d'interesse. Cultissimo.
MEMORABILE: Totò e Peppino mano nella mano camminano per Piazza Duomo...
Totò viene inserito in una trama con accanto un comprimario di lusso (De Filippo) e una storiella sentimentale per giustificare i momenti in cui non è in scena. Risultato oltre le aspettative dei produttori: il film diventa una pietra miliare del cinema italiano, con irresistibili momenti quali quello della "lettera" e del surreale dialogo col "milite austriaco". Bene anche i comprimari, ma la scena è tutta per il primo vero film della premiata ditta Totò & Peppino (In Totò e le donne Peppino ebbe poco spazio). Evergreen.
MEMORABILE: Totò che frega i soldi da sotto la mattonella a Peppino; L'incidente col trattore; La lettera; Il Duomo; "Na femmena bugiarda m'ha lassat..."
Senza alcun dubbio è uno dei film migliori nati dal sodalizio fra Totò e Peppino, la cui performance è talmente debordante da trasformare in pregi quelli che sono i difetti del film. Non si può però discutere sul fatto che, quando i nostri eroi non sono in scena, la storia va avanti a denti stretti, non senza punti morti. Un difetto importante che però stavolta viene perdonato dalla tante risate, banco di prova e marchio di fabbrica del successo della coppia. Da non perdere. ****
MEMORABILE: Totò e Peppino sul calesse; L'arrivo a Milano; La lettera.
Tra i film più celebri della coppia Totò/De Filippo. Alcune scene fanno ormai parte della storia del cinema italiano, su tutte la composizione della lettera sotto dettatura di Totò. Il film è diviso in due parti: la prima ad ambientazione campana, la seconda a Milano. Un poco invecchiato. Alcune gag rimangono memorabili, l'elemento sentimentale-romantico con protagonisti Dorian Gray e Teddy Reno è invece assolutamente trascurabile.
MEMORABILE: "E adesso che siamo arrivati a Milano, andiamo a vedere questo famoso Colosseo?"; La composizione della lettera.
Commedia celeberrima con l'impagabile coppia formata da Totò e Peppino De Filippo che ci regalano alcune perle memorabili entrate nella storia del nostro cinema italiano. Si ride sano, ma la pecca (se così la si può definire) sta nella melensa storia d'amore tra Teddy Reno e Dorian Gray, che è alla fin fine il nocciolo del film; ma la si può perdonare.
Grandissimo cult della premiata ditta Totò e Peppino con numerose scene da antologia. I duetti sono fantastici, come anche le conversazioni con la sorella e l'odiato Mezzacapa. Simbolistico di un sud arretrato e provinciale al cospetto di un nord avanzato e godereccio: l'amore colma ogni distanza e trionfa superando tutti gli ostacoli. Intermezzi musicali (belli) e romantici (meno belli) rallentano un po' il ritmo, ma le decine di gag a cui danno vita i nostri eroi, probabilmente nella loro migliore performance, sono una migliore dell'altra. Cineteca.
Deludente. Non che sia un brutto film, ma è oltremodo osannato dalla critica quasi come fosse il vero capolavoro di Totò. Invece purtroppo la storia d'amore con la malafemmina non è all'altezza di Totò e Peppino e la visione lascia un senso di incompiutezza, quasi ci si aspettasse obbligatoriamente qualcosa di più.
Si vede subito che agli amici d'infanzia Totò e Peppino basta uno sguardo per costruire dal niente alcune fra le più esilaranti scene del cinema italiano. Quando non ci sono loro il film è di una noia mortale, ma questo è il prezzo che spesso hanno dovuto pagare gli spettatori del Principe. Bravi come sempre Castellani, Vittoria Crispo e un giovanissimo Manfredi. Mastrocinque conosce bene il mestiere e i protagonisti, dai quali riesce sempre a tirare fuori il meglio. Imitatissimo anche all'estero, dovrebbe essere presente in tutte le cineteche.
MEMORABILE: Tutte le scene con Totò e Peppino, soprattutto quando è presente anche Castellani.
Forse il film più famoso di Totò, che regala duetti con Peppino De Filippo assolutamente eccezionali, alcuni dei quali rimasti impressi nella collettività oltre che nella storia del cinema italiano, come la lettera o l’arrivo a Milano. Purtroppo non si può dire lo stesso dell’insieme; dove non ci sono i due artisti, il film risulta tremendamente noioso e lento e non si aspetta altro che rientrino in scena.
Il grande Totò farebbe ridere anche enunciando il teorema di Pitagora e in questo film, grazie anche alla buona spalla di Peppino De Filippo, si ride di gusto per le tante deliziose scenette che si succedono con buon ritmo. Classica commedia all'italiana dei bei tempi che furono dove si guarda con benevolenza alle miserie di una Italia un po' strafalciona e casinara.
Totò e Peppino offrono scene indimenticabili, ciascuna delle quali meriterebbe cinque pallini. Mario Castellani, che compare poco, è sempre una sicurezza. La Gray e la Sini sono belle, Vittoria Crispo in parte. Il film, in sé, non dice molto: ma ha pezzi da Antologia (con la A maiuscola) e dimostra come due attori quali i nostri protagonisti, in piena maturità artistica e ben coadiuvati da ottimi comprimari, siano in grado di creare divertimento puro anche con materiale povero. Nel complesso davvero notevole!
MEMORABILE: Quelle con Totò e Peppino: ho detto tutto!
Una della più felici prove di Totò e Peppino De Filippo: esilaranti provinciali meridionali in quel di Milano, dispiegano tutto il loro repertorio di invenzioni verbali, in scene giustamente passate alla storia. La reputazione del film poggia tutta sui due grandi comici, in quanto la cornice è davvero modesta: una commedia sentimentale con intermezzi musicali datati, da ricordare solo per la bellezza di Dorian Gray e per la presenza del giovane Nino Manfredi (purtroppo sprecato).
MEMORABILE: Totò e Peppino con i colbacchi davanti al Duomo: “Noio vulevan savuàr l'indiriss”; La lettera sotto dettatura.
Due ingenui campagnoli partono alla volta di Milano per dissuadere un loro nipote a frequentare un'attricetta che lo distoglie dagli studi di medicina. Celeberrima commedia con la magnifica coppia Totò-Peppino che straripa e inonda di comicità tutto l'intorno. Se non ci fossero loro, il film sarebbe una mera storiella senza arte né parte, mentre grazie a loro esso diventa una pietra miliare del cinema comico italiano perché si basa su tempi comici tuttora insuperati. La scena della lettera, poi, è da antologia.
MEMORABILE: La rottura della finestra di Mezzacapa; L'arrivo a Milano di Totò e Peppino; La scena del vigile sempre a Milano; La scena della lettera.
Commedia irresistibilmente divertente. La coppia comica è superba. Totò e Peppino De Filippo sono una garanzia, ma qui si va oltre. Ritmi perfetti, scene divenute immortali e sempre gustose. La lettera, il vigile, la nebbia di Milano... cosa aggiungere? La storia d'amore è contorno, ma non inificia la grandezza del film. Non è una commedia, è un "trattato" di comicità pura, cristallina.
Due zii cercheranno di far terminare la storia d'amore del nipote. Ambivalenze tra Nord/Sud, ballerine e campagnoli con Totò e Peppino che divertono a ogni scena (un pregio la loro improvvisazione). Comicità imitata fino ai giorni nostri affiancata da una storiella d'amore con inserti da musicarello. Reno ha il viso giusto ma Manfredi è più dotato. Chiusura della trama coi tempi corretti e con buoni sentimenti.
MEMORABILE: "La parente... chiudila"; Le coliche apatiche; Il municipio di Milano; I furtarelli dei soldi; Il dialogo tra la madre e la ballerina.
Tra i migliori esempi del carattere di Totò e Peppino come coppia comica, che regalano numerosi momenti da antologia (la canzone in calesse, l'arrivo alla stazione di Milano, la conversazione in pseudo-francese col vigile, la dettatura della lettera...). Purtroppo il divertimento è frenato dalla vicenda parallela della love story tra i giovani (canovaccio obbligato che sporca sovente molti film analoghi), parte che avrebbe dovuto essere in teoria preponderante ma poi fortunatamente ridimensionata, risultando un'ingombrante appendice.
MEMORABILE: "Noio volevan savoir: per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare?"
Pietra miliare della commedia italiana; popolare e squisitamente popolana; tagliente; e sentimentale, anche, senza pretestuosità (restituisce un curioso romanticismo anni '50). Inesorabile nei tempi comici; con momenti topici tutti da godersi (la pietra, la lettera, le provviste, il vigile): davvero memorabili. La regia è precisa e generosa, dedita a far brillare le stelle dei formidabili Totò e Peppino (qui in ruoli e prove attoriali da antologia preziosa). Ciliegine sulla torta la bellezza d'antan di Dorian Gray e la canzone "Malafemmena".
Soporifere quanto puramente pubblicitarie le esibizioni canore di Teddy Reno (e non va meglio nelle parti "recitate", anche perché l'idea di raccontare una love story scandalosa tra lo studente perbene e la ballerina vissuta è abbastanza banale), mentre tutto ciò che ha a che fare con Totò e Peppino è semplicemente esilarante: le gag cui danno vita sono indimenticabili e, sebbene il ritmo appaia altalenante per i motivi di cui sopra, è solo grazie ai due grandi comici partenopei se il film si salva dalla totale mediocrità (i buchi nella sceneggiatura non si contano, infatti).
MEMORABILE: I fratelli Caponi arrivano a Milano vestiti come i cosacchi a suon di tarantella.
Totò e Peppino provano ad allontanare il nipote da Marisa, una ballerina che ritengono di facili costumi. Uno dei vertici dell'ampia filmografia di De Curtis il quale, col perfetto appoggio di Peppino de Filippo, innesca numerose e ormai famose gag che racchiudono l'essenza della sua arte comica, una comicità intelligente sempre più rara nel cinema di oggi.
Un vero e proprio campionario di gag immortali: i fratelli Caponi sono un pezzo della cultura nostrana e l'iconicità delle loro figure non si discute. Il plot in sé è di certo frivolo e favolistico (oltre che un po' affrettato nel finale), ma Mastrocinque sa evocare autentico romanticismo (la prima serenata di Gianni) e plasmare emozioni sincere da certi buoni dialoghi (il colloquio fra la madre e l'incantevole Mangini). Inutile dire che il meglio del film è offerto da Totò e Peppino, dall'arrivo in piazza del Duomo alla stesura della lettera (omaggiata in Non ci resta che piangere).
MEMORABILE: L'incidente col trattore; L'allestimento della stanza a Milano; La richiesta di indicazioni al vigile; La conversazione imbarazzante col cameriere.
Se si potesse riassumere questa splendida commedia in una sola scena sarebbe senza dubbio quella della lettera che Totò detta a Peppino, quando i i due, nel ruolo dei campagnoli partenopei, arrivano a Milano, con la sorella. Nel ruolo del giovane di campagna che va in città troviamo un convincente Teddy Reno anni prima di diventare mister Rita Pavone, mentre la Malafemmina del titolo è una splendida Dorian Grey. Risate a crepapelle e non volgari, con qualche lacrima materna.
Quando si guarda un film di oltre sessant'anni fa e si ride di continuo non si può che trovarsi davanti a un grande prodotto. Totò e Peppino sono affiatatissimi e le gag non si contano. La pellicola scorre molto bene ma si perde troppo spesso nei momenti sentimentali, a volte riusciti, a volte superflui. Anche Teddy Reno non se la cava male, mentre la prova di Dorian Gray è riuscita solo in parte. Imprescindibile se si vuole gustare un caposaldo della commedia italiana.
MEMORABILE: La lettera; L'arrivo a Milano; Toto e Peppino discutono del trattore.
Ci sono vecchi film da vedere e rivedere con il telecomando a portata di mano, pronti a premere il tasto di avanzamento veloce per evitare la parti allora inserite per ragioni di cassetta ed oggi inguardabili: questo ne è l'esempio più eclatante, tanto abissale è la differenza tra la melensaggine del tirammolla sentimentale tra Reno e Gray ed il fuoco d'artificio di quiproquo che ci regalano Totò e Peppino nella loro più geniale accoppiata. Pur zavorrato da troppe parentesi noiose, si tratta comunque di un capolavoro comico capace di suscitare il riso anche all'ennesima visione.
MEMORABILE: Sono tanti i momenti memorabili: La svalutazione; Le bufere; L'arrivo in stazione; Il contenuto della valigia; Il dialogo col vigile; La lettera.
I fratelli Caponi devono ricondurre sulla retta via il nipote invaghitosi di bella soubrette. Pur con qualche sporadico momento di rilassamento, è uno dei migliori film della strepitosa coppia Totò e Peppino, qui come non mai in assoluto affiatamento, e impreziosito da alcuni geniali momenti di improvvisazione della coppia.. Contiene alcune delle gag entrate a giusto titolo nella storia della comicità italiana che resistono ancor oggi nell’immaginario popolare. Insomma, si vede e si rivede, e sempre si ride a crepapancia.
MEMORABILE: La lettera sotto dettatura; La trasferta a Milano; In carrozzino sotto casa di Mezzacapa.
"'Na femmena busciarda m'ha lassato": Totò e Peppino ncopp'a nu Ciucciariello in mezzo a una strada janca e sulagna (per continuare la citazione della canzone di Murolo) è tra le immagini cinematografiche più radicate nella memoria di molti di noi. E poi Mezzacapa, la citatissima lettera, l'arrivo in stazione con valige e colbacchi, le struggenti parole di Malafemmina (citata anche da Scorsese). Un film/evento che vive di frammenti nei quali si muovono (anche) Dorian Gray (brava invero) e Reno (che si tollera) ma che esiste solo per i nostri due immarcescibili eroi . Ho detto tutto.
Una delle migliori commedie di Totò in assoluto. Oltre alla buona storia abbiamo un Peppino De Filippo che qui finalmente regge bene il confronto col collega, una bella colonna sonora tutta napoletana tra cui la leggendaria "Malafemmina", scritta dallo stesso Totò, e tante gag divertenti di cui alcune entrate nell'immaginario collettivo italiano (vedasi la scena della lettera e quella col vigile a Milano). Film scritto e diretto molto bene, ha anche un bel cast, a parte i due protagonisti. Forse non sarà il più bel film di Totò, ma sicuramente è il più completo.
La bella Italia cinematografica di quel tempo vista attraverso gli occhi di un ottimo regista, una romantica storia d'amore, alternativa allo stereotipo comune. Fosse solo questo non ci sarebbe niente da ridere, invece qui a volte si ride proprio di gusto: i due protagonisti rendono perenne il sorriso sul volto dello spettatore, anche solo quando vivono la loro consuetudine fatta di furbate e finestre rotte. Un grande film eterno e impossibile da non rivedere, ogni tanto; anche per rammentare la società di quella bella Italia, nella sua semplicità così emozionante.
Film solcato da due anime incompatibili che viaggiano ognuna nel proprio mondo. Da una parte un fiacco musicarello rosa a promuovere l’ugola di Teddy Reno, dall’altra uno scoppiettante ottovolante comico con Totò e Peppino che ci trascinano attraverso duetti memorabili. Il primo, senza l'appiglio del secondo, sarebbe finito inesorabilmente inghiottito dall’oblio. Il secondo, senza la zavorra del primo, avrebbe avuto più metraggio per poter integrare con qualcosa di più affine. Il giudizio finale non può che essere una media tra la banale mediocrità e il grande cinema.
MEMORABILE: “’Na femmena busciarda mm’ha lassato”; La nebbia; La lettera; Il vigile.
Uno dei migliori film di Totò, qui in coppia inscindibile con Peppino e circondato da "giovani" (Teddy Reno, Dorian Gray...) che sanno stare alla loro altezza. Una trama articolata, un crescendo di situazioni memorabili, non un solo caratterista fuori posto, battute che saranno memorabili e ricordate da tutti. Insomma, un vero e proprio manuale per una comicità forte e sorprendente, davvero senza età.
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DiscussioneDaniela • 22/03/17 09:42 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Certo che non c'è nulla di male!
La mia voleva essere solo una battuta scherzosa sulla tempestività del commento
DiscussioneManfrin • 22/03/17 13:40 Servizio caffè - 477 interventi
Zender ebbe a dire: Sì beh, ma non c'è niente di male a rispondere a un post anche di dieci anni fa. Alla fine conta ciò che si dice.
Quale foto Manfrin? Il fotogramma dici? O quelle di Wylly? Quando è uscito Sorrisi? E' ancora in edicola quello che dici? No,è la prima immagine,quella da Google e non le foto di Wylly.E' sicuramente in edicola,è quello di questa settimana.Poichè stanno lanciando l'ennesima serie di DVD sui film di Totò(l'occasione è il 50esimo dalla morte)credo ne presentino un film alla settimana.
Daniela ebbe a dire: Scusa Pessoa, ma ti sei accorto di essere d'accordo (scusa il bisticcio di parole) con un pensiero espresso 8 anni fa? :o)
Effettivamente Daniela la cosa è quantomeno strana, Ma sono partito dall'ultimo post (che era di un giorno prima) e sono andato a ritroso per curiosità, anche perché adoro questo film. Poi ho letto il post di Undying che trovo attualissimo ed ho detto la mia. Forse è un bene aver riportato l'argomento alle cronache, visto che in un mio recente commento al Film rosso di Kieslowski sono stato "vittima" di un episodio analogo.
DiscussioneDaniela • 22/03/17 18:46 Gran Burattinaio - 5942 interventi
Pessoa ebbe a dire: ...in un mio recente commento al Film rosso di Kieslowski sono stato "vittima" di un episodio analogo.
Beh, ora l'"attualità" del commento mi è divenuta più chiara ;o)
DiscussioneZender • 23/03/17 08:27 Capo scrivano - 48440 interventi
Manfrin ebbe a dire: E' sicuramente in edicola,è quello di questa settimana. Fidandomi di quel "sicuramente" ieri l'ho comprato e a pagina 39 ci ho trovato un articolo su Floris. Evidentemente già ieri non era più in edicola quello che cerchiamo, Manfrin...
Non riesci a scannerizzare la pagina?
DiscussioneManfrin • 23/03/17 12:57 Servizio caffè - 477 interventi
Zender ebbe a dire: Manfrin ebbe a dire: E' sicuramente in edicola,è quello di questa settimana. Fidandomi di quel "sicuramente" ieri l'ho comprato e a pagina 39 ci ho trovato un articolo su Floris. Evidentemente già ieri non era più in edicola quello che cerchiamo, Manfrin...
Non riesci a scannerizzare la pagina? Caro Zender,chiedo venia,i programmi sono quelli di questa settimana ma evidentemente il giornale esce la settimana precedente:ti rimborserò con una birra alla prima occasione:):)
Lo posso fare domattina,ora lavoro lontano da casa,domani ti mando una mail a colori.Ad ogni modo è un'immagine da Google che possono avere preso anche loro ma probabilmente gli è venuto più comodo consultare il Vangelo davinottiano.
DiscussioneZender • 23/03/17 16:42 Capo scrivano - 48440 interventi
Sì, ma ero curioso di vedere come avevano impostato la cosa. Grazie, attendo mail domani allora. Ciao.
DiscussioneManfrin • 24/03/17 11:59 Servizio caffè - 477 interventi
Zender ebbe a dire: Sì, ma ero curioso di vedere come avevano impostato la cosa. Grazie, attendo mail domani allora. Ciao. L'ho mandata stamane alle 9,05 sulla tua mail.
DiscussioneDaniela • 22/08/21 12:20 Gran Burattinaio - 5942 interventi
... Signorina, veniamo, veniamo noi con questa mia addirvi … Il testo integrale della lettera di Totò e Peppino alla malafemmina si può leggere qui, insieme ad altre curiosità sul film.
DiscussioneZender • 16/08/24 07:42 Capo scrivano - 48440 interventi
Ci scrive Francesco via mail:
Dopo aver visto per l'ennesima volta il film, vorrei chiedervi se, per caso, abbiate mai osservato, nella scena in cui i Caponi consegnano alla Florian la scatolina con i soldi, che la stessa entra una prima volta con un pesante trucco su occhi e sopracciglia. Poi si gira ed è quasi struccata. Poi prima di lasciare gli zii è di nuovo truccata in modo pesante (addirittura sembra una controfigura). Spero di avervi un po', almeno, incuriosito. La scena di cui parlo è intorno a 1h 18' dall'inizio film.