Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Herrkinski: Un buon film d'avventura per famiglie, spesso tinto di commedia (formula che riprenderanno a breve anche Spencer & Hill in Io sto con gli ippopotami). La location africana è sempre di grande impatto visivo ed è ben fotografata; belle anche le musiche esotiche dei De Angelis e il cast, con un Gemma perfettamente a suo agio nel personaggio scanzonato e un Palance tipicamente cattivo; la Andress fa il suo mestiere senza troppa convinzione. Un film rilassante, con qualche momento di stanca ma nel complesso abbastanza buono.
Daidae: Film che per certi versi somiglia al successivo Le magnifique, girato anche quello con Jean-Paul Belmondo. Ha dalla sua ottime scene acrobatiche, realizzate benissimo. Per il resto è piuttosto noioso e soprattutto molto lungo. Nel cast appare Ursula Andress e fa una piccola parte anche Jean Rochefort, qui senza i caratteristici baffi. Un film che non ha niente di eccezionale ma che ha comunque i suoi punti di forza.
Tomastich: Lello Arena ci guida dentro il suo film (quasi un monologo e un affresco delle sue capacità attoriali) attraverso sventure amoroso-lavorative filtrate con la solita ironia surreale e non-senso tipica del comico partenopeo. Bravi i caratteristi di contorno e bella, come non lo è più stata sul grande e piccolo schermo, Tosca d'Aquino.
MEMORABILE: I gatti neri e bianchi, le galline con gli occhi a mandorla.
Nando: Commediola di bassa lega in cui si osservano una serie di slegate situazioni con protagonisti gli scalcagnati militari di una caserma. Battute triviali e situazioni al limite del pecoreccio nonostante il cast sia abbastanza ricco. Discreto Banfi iettatore e sempre preparato Agus, male D'Angelo brutalmente doppiato.
Albstef90: Divertente piccola commedia su misura per Fabrizi e Rascel. Nonostante la sceneggiatura sia molto semplice, riesce a regalare allo spettatore buoni momenti di comicità e più di una risata! Steno ha fatto di meglio, ma se ci si vuol divertire un po' questo è il film giusto. Imperdibili i vari duetti dei due protagonisti (davvero numerosi nel film). Parte rilevante per un giovanissimo Mario Girotti (poi divenuto Terence Hill). Semplice ma riuscito!
MEMORABILE: Il Digerfriz; La mangiata di spaghetti di Aldo Fabrizi.
Galbo: Elemento decisivo per la riuscita del film è legato alla camaleontica caratterizzazione di Gary Oldman, credibilissimo protagonista che si eleva al di sopra le altre interpretazioni (per la verità non sempre impeccabili, come nel caso della moglie dello statista), in un film in cui il regista riesce (con un evidente filo di retorica) a valorizzare i momenti topici legati alla storia oltre che al personaggio. Per il resto, una bella lezione di storia dall’impostazione teatrale, giustamente sottolineata da una colonna sonora ad hoc.
Mutaforme: Inguardabile fiction che ripropone su piccolo schermo una serie infinita di banalità e situazioni ampiamente prevedibili. Come se non bastasse la trama è davvero caotica e si fa fatica a trovare un filo logico. Davvero Abatantuono aveva bisogno di girare una cosa del genere?
Domino86: Film che racconta la storia di un uomo milionario e dei suoi demoni interiori (la cui origine si evince dalle prime scene della pellicola). Nel complesso il film non è granché, abbastanza fine a se stesso e non si crea mai quel pathos o quel qualcosa in più in grado si catturare in pieno l'attenzione dello spettatore.
Rambo90: Fiacco poliziesco dove il primo a non convincere è Eastwood, in un personaggio che si vorrebbe ambiguo ma che non diventa mai del tutto credibile. L'intreccio segue il classico schema sui serial killer, i dettagli "scabrosi" erano sorpassati già all'epoca e non aiuta un ritmo fin troppo statico. Non è male la fotografia scura, così come l'inedito ménage familiare inventato per Clint, ma a conti fatti risulta una delle sue pellicole più dimenticabili.
Paulaster: Tiramolla di una coppia in procinto di sposarsi. Riflessioni amorose sul tema dell’impegno a lungo termine con lo stile farfugliato di Troisi. Meno pungente nei dialoghi, riesce a mantenere sufficiente una sceneggiatura poco originale anche grazie ai caratteristi. Orlando è valido nel suo ruolo e Messeri dà il proprio apporto (forse è troppo toscanaccio però). La Neri recita meglio le parti della gelosa. Musiche di Pino Daniele come sottofondo.
MEMORABILE: La fattucchiera; La bambina innamorata che avvelena Troisi; Il nome Enea.
Kinodrop: L'improvvisa morte della moglie getta l'anziano marito Luigi in uno stato di profonda depressione; per fortuna c'è Dafne che, con la forza della sua schietta pragmaticità tutta protesa verso gli altri e "l'impudenza" del suo particolare carattere, riesce a resettare e ridimensionare la quotidianità e il dolore. Un racconto quasi "pedagogico", una specie di ricognizione delle fragilità affettive, ma anche delle risorse che ci vengono dalla sincerità totale (nel bene e nel male) da parte di chi vive sempre nel presente. Disomogeneo, ma la simpatia della Raspanti ci ripaga di tutto.
MEMORABILE: Dafne, "regina" del supermercato; Il viaggio (troppo lungo) fino al cimitero; Il respiro della madre nel palloncino.
Nando: Una giovane ad avvenente vedova con tre figli a carico stringe una relazione con facoltoso mariuolo locale tentando con metodi leciti e illeciti il raggiungimento di una agognata agiatezza sociale. Taglio televisivo, di buon livello, in cui la Ranieri mostra la sua grande capacità di calarsi in questi ruoli specifici di madre coraggio, in questo caso molto cinica. Discreto il cast di contorno; se si vuol trovare una pecca è il fatto che a metà narrazione già s'intuisce il finale.
Paulaster: Campione di biliardo conosce una escort al cimitero. Trama inesistente in cui Nuti si serve delle solite armi: il tappeto verde e la bellona di turno. Il gioco serve per mostrare qualche buon colpo e la classica finale al campionato mondiale non è nemmeno sfruttata. La gag delle donne di casa che pretendono la fidanzata perfetta non ha una sua vera funzione nella storia. Inguardabile la scena in cui la sorella si denuda perché pensa di poter guadagnare come squillo. Come regìa ogni tanto prova inquadrature ricercate.
MEMORABILE: La Ferilli che balla sul tavolo; L'esibizione; Il colpo con la scopa bendato.
Nancy: Un buon film di guerra, che ha tuttavia come limite i mezzi dell'epoca: è del 1962, quindi chapeau per Fuller ma altresì ciò lo rende abbastanza mal invecchiato. Ad ogni modo buonissima la scelta del regista di raccontare la storia di un intero plotone e non di un solo soldato in particolare, che fa avvicinare di più la tensione filmica al reale motivo bellico che non a un qualche evento diegetico legato alle vite dei protagonisti. Eccezionale Chandler, peraltro qui alla sua ultima prova attoriale prima della prematura scomparsa.
Siska80: Simpatica fanciulla incaricata di trovar moglie nientepopodimeno che all'affascinante principe di Voldavia finisce per innamorarsene. Fiaba moderna dal finale scontato che tuttavia risulta un po' più interessante di altre che affrontano lo stesso tema della protagonista Cenerentola in quanto evita i dialoghi stucchevoli mantenendo i toni da commedia quasi per tutto il tempo. Gli interpreti principali sono affiatati, il ritmo abbastanza regolare e il personaggio del giovane rampollo che si comporta come un uomo qualunque particolarmente riuscito. Non eccelso, ma con un suo perché.
MEMORABILE: La sigla iniziale; Il ballo con Petra Petrovich.
Cangaceiro: La fine della guerra di secessione americana fa da allegorìa alla fase terminale del western italiano. Non c'è più da combattere e forse non c'è neanche più nulla da dire. Lupo va al piccolo trotto, focalizzandosi sugli ultimi, i disperati, quelli che hanno perso anche se sono ancora vivi. Per farlo usa un occhio dignitoso e antiepico. Gemma centra bene la parte tratteggiando un uomo di carne e ossa, lontano anni luce dall'eroe da fumetto. Buon contributo del vitale Bosè, Harmstorf il solito professionista, valido apporto dai vari Undari, Felleghy e Brega.
Rambo90: Scaltra commedia western, quasi tutta ambientata in una stanza, dai dialoghi vivaci e i personaggi simpatici, che non stanca e anzi "rilancia" verso la fine con alcuni riusciti colpi di scena. Il cast è grandioso: Fonda e la Woodward si danno la staffetta come ottimi protagonisti, circondati da comprimari e caratteristi di primo livello. Il ritmo non langue e l'ambientazione western aiuta a creare un'atmosfera non indifferente. Notevole.
Stuntman22: Gaburro sceglie qui una strada più "sofisticata" (si fa per dire) rispetto al primo capitolo: meno gag e più storielle "originali". Ma le storielle non reggono e senza battute non si ride proprio, se non a tratti. Da salvare c'è l'interpretazione di Cecchini, che sfodera una timbrica vocale vagamente "albertosordiana" (non gridate alla bestemmia). Jerry Calà invece è in fase calante. Certe sequenze, come quelle in moto, sono imbarazzanti. Lo stesso Gaburro, in un'intervista, disse: "Questi non erano film".
Piero68: All'alba del conflitto tre storie si incrociano nell'inferno di Dunkirk: un soldato che cerca di tornare a casa a tutti i costi, un uomo che decide di rispondere all'appello di Churchill e due piloti che devono fronteggiare l'intera Luftwaffe. Nolan è bravo a costruire quell'atmosfera di incertezza che pervade gli uomini e nel rendere la confezione sublime. Il problema è che sembra mancare qualcosa, anche perché quello che ti aspetti è un film di guerra. Invece è un film introspettivo. Meno male che ci salva dalla retorica spiccia.
MEMORABILE: Il passaggio planato dell'unico aereo a difesa e per di più col motore spento e l'elica ferma e l'ovazione dei fanti sulla spiaggia.
Daniela: Il babbo Doge lo vorrebbe sposato ad una ricca aristocratica ed ambasciatore a Parigi ma il prode Manrico, travestito da simil Zorro, preferisce combattere i pirati ed amoreggiare con una focosa piratessa dall'improbabile look... L'attendibilità storica non è il punto forte di questo cappa e spada, poco originale e con personaggi stereotipati interpretati da attori a cui non è stata chiesta introspezione psicologica e fini sfumature ma solo il fisique du role. Tuttavia, è proprio questa ingenuità narrativa a salvare il film dall'ignominia: convenzionale ma non disprezzabile.
MEMORABILE: Il personaggio della zio scapolo impenitente interpretato da Giulio Marchetti, al quale sono delegati gli intermezzi di alleggerimento ironico
Pessoa: Anche con quest'opera Siani sceglie di raccontare una sorta di favola dal sapore partenopeo confermando la china discendente dell'artista napoletano che non riesce più a trovare l'umorismo schietto e un po' scomodo che aveva caratterizzato i suoi primi lavori. La storia, piuttosto impalbabile, fa il paio con una sceneggiatura spesso insulsa che sfocia raramente in una risata, preoccupata più che altro di esaltare i buoni sentimenti. Il prodotto resta nel complesso poco coinvolgente e se è in grado a soddisfare le esigenze del pubblico infantile, cinematograficamente è un mezzo flop.
MEMORABILE: La confezione, di livello più alto rispetto al film in sé.
124c: Albert, il figlio adottivo di Charles Ingalls, vorrebbe studiare per diventare un dottore, ma durante una visita col padre a Walnut Grove scopre d'avere un male incurabile che lo poterà presto alla morte. Primo di tre film tv prodotti da Michael Landon per chiudere l'epopea de La casa nella prateria. Per quanto lacrime e fazzoletti si tirino fuori, il film tv non si riduce all'agonia del giovane costretto a letto. Si preferisce puntare su scene dove Albert si fa coraggio e prova a vivere come sempre. Strano non vengano utilizzati flashback.
Daniela: Per sfuggire alle guardie, un ladro si nasconde in un barile di rhum, poi caricato su una nave pirata in procinto di salpare per i Caraibi. Scoperto, viene gettato a mare ma... Film modesto girato in modo approssimativo incollando alle riprese in studio spezzoni di altri film, d'altra parte il motivo di attrazione non erano le avventure marinaresche ma il comico nei panni del pirata, sia pure involontario. Lasciato libero di improvvisare da una sceneggiatura canovaccio, Totò ripaga con un fuoco di fila di quiproquo e giochi di parole, anche se non tutte le gag vanno a segno.
Parsifal68: Il primo lavoro di Pieraccioni è senza dubbio un buon film, una prova recitativa corale senza pretese di assurgere al ruolo di capolavoro comico, ma comunque di essere ricordato come un discreto lavoro d'esordio. Abbastanza in sintonia gli attori che fanno da spalla al comico toscano, che ben si prestano al ruolo di sfaccendati studenti universitari senza arte né parte. Bella e sensuale la Cucinotta, fresca di popolarità dopo Il postino, ma dall'ancora acerba recitazione. Dunque, un film che si lascia vedere e che non tracima mai verso la noia.
MEMORABILE: La scena della fuga per non pagare il conto al ristorante.
Dusso: Tanta buona musica (e questo si sapeva), ma anche dal punto di vista comico il film è abbastanza buono, grazie ad attori come Russell Brand. Difficile non farsi trasportare dalle canzoni rock e un pizzico di nostalgia non può mancare. Benino Cruise; la scena da ricordare è il bacio tra lui e la giornalista di Rolling Stones (Malin Akerman)!
Rambo90: Western fiacco di Kennedy: la storia è semplice e risaputa, i temi dell'amicizia virile triti e ritriti così come lente e noiose appaiono le numerose scene di cavalcate che servono per allungare il brodo (pure così molto ristretto). C'è un colpo di scena alla fine e una buona colonna sonora, inoltre John Wayne è come sempre carismatico e il resto del cast non gli è da meno (soprattutto Taylor e Johnson). Bello lo scontro finale, anonima la banda di "cattivi" che insegue i protagonisti. Mediocre.
Kinodrop: Come trasformare in comicità una trama che saccheggia spudoratamente e senza passione i cliché più vieti del thriller e dell'action movie riducendo a macchiette due attori del livello di Willis e Weaver. Storia raffazzonata e sceneggiatura sciatta; per non parlare delle pietose scene degli inseguimenti, sullo sfondo di una cartolinesca Madrid. Una mistura tra CIA, Mossad, rapimenti e valigetta misteriosa. Si stenta ad arrivare alla fine.
MEMORABILE: Il giovane protagonista sempre mazziato e sempre in fuga; In pieno marasma, il ritrovamento (di una sorella, questa poi...)!
Pigro: Gomorra era la città lontana dalle leggi di Dio: oggi è un quartiere di Napoli governato dalle leggi della camorra. Un mondo a parte di cui Garrone, sulla scorta del libro di Saviano, racconta 5 storie, che si intrecciano rivelando un tessuto inestricabile che ha come orizzonte unico la criminalità, senza la minima possibilità di un'alternativa. Il film si addentra nella Gomorra-Scampia (e nella sua lingua difficile e primitiva, ben lontana dal napoletano di Eduardo...) con occhio verista, mostrando l'inimmaginabile. Importante.
Disorder: Commedia sentimentale ultra-leggera che ebbe un successo all'epoca forse sproporzionato: basti dire che per Notting Hill (Londra), anni dopo, si incrociavano ancora drappelli di turisti visibilmente in cerca delle location! Comunque un film piacevole e scorrevolissimo. Un po' antipatico (almeno a me) Grant, qui più "inglesino" che mai, brava come sempre la Roberts; standing ovation invece per l'amico coinquilino, assolutamente irresistibile. Insomma, leggerissimo ma film così ogni tanto ci vogliono...
MEMORABILE: Quasi tutte le frasi di Spike; sempre lui che sfoggia t-shirt a dir poco improponibili; il pranzo con la ragazza "fruttariana".
Viccrowley: Ad un'occhiata superficiale, il film dell'anonimo Frankel può sembrare una sorta di amore al tempo del geriatrico. Grattata la scorza superficiale però, ne viene fuori una garbata e mai volgare commedia agrodolce sulle problematiche di coppia che affliggono i matrimoni da che esiste il mondo. La Streep e Lee Jones sono come sempre giganteschi e incarnano alla perfezione i due teneri, goffi, immalinconiti coniugi. Con la ciliegina di un ottimo e misurato Carell. Da rivalutare.
MEMORABILE: La "nuova" promessa di matrimonio sulla spiaggia durante i titoli di coda.
Zutnas: I giovani dei paesi poveri dovranno lottare tra loro fino alla morte per i ricchi che si godranno lo spettacolo. Trama completamente decontestualizzata; ci si chiede dove, quando e soprattutto perché, ma a quanto pare è da prendere così, senza domande. Film scontato, con scene d'azione poco avvincenti e col sangue censurato. Aggiungi una storia d'amore stucchevole e avrai un film da evitare. Successo inspiegabile, anche per il pubblico adolescente. Si salva solo la protagonista.
Può definirsi inquietante, ipnotico, enigmatico, magnetico, intrigante o con mille altri aggettivi che ne sottolineino il carattere quasi sonnambolico, da sogno a occhi aperti; il problema è che il tutto, poi, si traduce in un incedere catatonico, quasi tarkovskiano senza che tuttavia il compianto Giuseppe Petitto (valido documentarista morto in un incidente stradale poco dopo le riprese) possa ovviamente raggiungere le vette poetiche del maestro russo. La qual cosa inficia di molto la godibilità dell'opera, per quanto non si possa non riconoscerle grande eleganza visiva,...Leggi tutto con una fotografia straordinaria (di Davide Manca) soprattutto negli interni, in cui luci e ombre giocano un ruolo fondamentale. Perché l'ambito è quello del dramma familiare e del thriller venato da evidenti richiami all'horror - per quanto mai si aggiungano effettacci di alcun tipo - e per questo ci si attenderebbe una tensione di molto superiore.
Abbondano i simbolismi (i corvi in primis), i silenzi la fanno da padroni mentre l'assoluta protagonista Antonia Liskova – indubbiamente in parte – si ritrova a interpretare una madre ossessionata dalla figlia Lucy di otto anni (Mastrocola). La piccola appare come sfuggente, scontrosa, spesso più vicina al padre (Neuenschwander) che alla madre, da lei vista come “cattiva” senza che sulle prime se ne capisca il motivo; perché al contrario Nicole appare invece amorevole, sempre vicina alla figlia, comprensiva. Cosa nasconde Lucy? E cosa il marito, che parla quasi sempre in tedesco e capiamo presto come abbia tradito la moglie precipitandola in una crisi dalla quale la donna fatica a riemergere?
Il piano reale e onirico si confondono in un cocktail non certo originale che il cinema ci propina da anni in ogni variante possibile. Questa è una delle più utilizzate, quindi la scelta di servirsene lavorando quasi esclusivamente sull'impianto visivo non si rivela delle più felici. Certo, l'ambientazione montana sulle Dolomiti aiuta (il film è una coproduzione tra Italia, Svizzera e Slovenia), i paesaggi freddi si sposano bene con quanto si vuol comunicare (e non comunicare), ma per affrontare un tema tanto abusato con la speranza di farsi ricordare era necessario inserire qualche punta d'originalità che qui manca del tutto. Per chi bazzica il genere, insomma, l'intera vicenda si traduce in un lungo viaggio nella mente (malata? solo turbata? alterata?) della protagonista, con l'unico interprete esterno alla famiglia che risulta essere l'amante (Skrbinac) del marito, cui si concede una fugace presenza.
Orsetti di peluche, la bimba che appare un po' ovunque, poi scompare, riappare, inquietanti presagi, l'alcol sullo sfondo, i farmaci, il marito sulla cui ambiguità molto si gioca... Se la professionalità dell'insieme è garantita, non è facile perdonare l'insistenza con la quale si prolunga lo stesso schema all'infinito rallentando programmaticamente ogni scena e investendo la Liskova, pur brava, di una responsabilità enorme, che non può da sola assumersi sperando che il film riesca a coinvolgere. O si è disposti a immergersi in una dimensione liquida in cui accettare di buon grado la sostanziale assenza di azione e l'annullamento del ritmo, o il rischio tangibile è quello di trovare il film decisamente faticoso da seguire.
Markus: Seconda regia per Enrico Vanzina, che dopo l'instant movie Lockdown all'italiana tenta la via di una commedia tutta al femminile nella rassicurante - quanto furba - ambientazione vacanziera. La risata grassa non viene di certo scaturita, ma bisogna dar atto che ritmo e brillantezza sono costanti per tutta la durata di questa pellicola dal taglio decisamente italico/teatrale (la Francini - sempre sopra le righe, ma ci piace così - in tal senso dà manforte alla pratica simpatia). Qualche magro passaggio di sociologia in rosa fa saltuariamente capolino.
Tarabas: La guerra sporca tra le agenzie di sicurezza Usa e i cartelli messicani della droga visti dalla prospettiva di un'agente FBI imbarcata in un'operazione più grande di lei e dai motivi oscuri. La sensazione è di un'occasione sprecata. Il film è visivamente molto bello, ha un cast perfetto e un ritmo impeccabile. Però i possibili livelli di lettura impliciti nella prima parte finiscono annegati in un action molto spettacolare, sì, ma che si limita a mostrare la violenza, senza porre domande che non siano scontate come le risposte del regista.
MEMORABILE: Meglio la sottrazione (la probabile tortura del sospettato nella base militare) che l'accumulo (i cadaveri sotto il ponte, la scena del sottofinale).
Rufus68: Sempre piacevole alla visione disimpegnata, l’action di Statham lascia stavolta il posto a un ritratto borderline blandamente stereotipato (l’amore-odio per Las Vegas, la voglia d’escapismo regolarmente frustrata). Se le scene di lotta sono discrete, a convincere poco sono il contorno (fiacco l’antagonista così come il nerd redentore) e una definizione psicologica del personaggio più striminzita che lineare.
Puppigallo: Chi ha ideato il T-1000, un'occhiata a questo parente biologico, comparso per la prima volta nel 1987, deve averla data. Come anche lo stesso Venom sembrerebbe avere qualche parentela con La Cosa. A parte questo, la pellicola in sè non convince, minata dalla tremenda, fastidiosa interazione verbale tra i due. Gli effetti non sono male; e qualche simpatico scontro c'è (il protagonista che chiede scusa, mentre l'essere, tramite lui, si scatena). Ma ben poco rimarrà di tale entrata in scena, nel già smisurato mondo dei personaggi cinematografici tratti da fumetti.
MEMORABILE: Due enormi mannaie fanno piazza pulita, in un attimo, di tutti i poveri cervelloni e impiegati.
Ultimo: Grossa delusione. Pur potendo contare su di un cast più che buono (Ethan Hawke, John Travolta) questo western non decolla praticamente mai, consegnandoci una trama che più scontata non si può, per di più senza nessuna scena d'azione degna di nota. Comincia pure decentemente, ma nella seconda parte il tutto confluisce nel già visto. Cast sottotono, con un Travolta molto spento. Guardare altrove se si vuole gustare un western come si deve.
R.f.e.: Ispirato al racconto omonimo di Piero Chiara (è incluso nella raccolta "Sotto la Sua mano", pubblicata da Mondadori nel 1974) a mio giudizio il film non è poi così disastroso. Diverte spesso e vi si ritrovano le tipiche atmosfere provinciali dello scrittore di Luino. Certo Massaro NON è Lattuada, ma la pellicola scorre comunque piacevolmente, insaporita da un bel gruppo d'attori affiatati (con una particolare menzione per Bonacelli, Chiari e Gardenia).
Rickblaine: Storia di un ragazzo con passione per la musica metal, che si ritrova come cantante della band a lui preferita. Metal a tutto volume in compagnia di musicisti all'altezza come Wylde. Voci non confermate confessano che rifletta la biografia dei Judas Priest (che hanno avuto più o meno la stessa storia).
Markus: Trionfo di buoni sentimenti in funzione di una divertente commedia senza pretese, che punta più alla leggerezza che ai contenuti. La vicenda dell'uomo qualunque involontariamente destinatario di una sorta di lampada di Aladino non è certo nuova, quindi il film poggia le basi su una struttura narrativa collaudata; compito di Terry Jones sfruttarla il meglio possibile e, complice qualche felice intuizione, c'è in parte riuscito. Paradossalmente appare più improbabile che una come la Beckinsale possa essere attratta “da un Pegg” qualunque...
Daniela: Signora inglese sposata in terra di Francia con un ricco professionista si innamora di un operaio catalano con precedenti penali e pianta tutto per vivere per lui. Ma il marito, vendicativo e ricattatorio, mette in atto tutta una serie di misure per ridurre i due amanti sul lastrico... Nonostante la bravura e la sensualità dei due protagonisti, la storia d'amore è troppo banale per suscitare interesse. Funziona meglio la denuncia della condizione economicamente sfavorita della donna nel matrimonio, pur inficiata da un finale melodrammatico.
Herrkinski: Un sequel che parte in maniera abbastanza pretestuosa ma al tempo stesso funzionale, con un incipit da prison-movie improbabile ma molto violento e ricco di coreografie di lotta (invero con un po' troppi ralenti ed effetti del cinema post-Matrix); la seconda parte è invece ricalcata sul prototipo e risulterà familiare agli aficionados. Riconfermati Moussi e Van Damme, stracult le partecipazioni di Lambert e Tyson, spaventoso il gigante Björnsson. Un po' tirato per i capelli rispetto al primo, ma rimane gradevole per chi ama il sottogenere.
Daniela: Come molti hanno chiosato, più che un film un'esperienza sensoriale non necessariamente piacevole - chi soffre di vertigini può pure mettere in conto stordimento e nausea - ma immersiva come raramente accade di fronte ad uno schermo. La trama assai semplice - due soli personaggi che cercano di sopravvivere dopo un incidente in orbita - in questo caso non costituisce un problema, anzi lascia spazio al puro fluire inscindibile di immagini, suoni, emozioni. Cuarón si conferma regista di valore in grado di confezionare un blockbuster che unisce spettacolo e riflessione.
MEMORABILE: Nella cabina, il corpo di Sandra Bullock ruota in assenza di gravità, fino ad assumere una posizione fetale
Caesars: L'idea di partenza ha qualche carta per cercare di movimentare un po' i giochi, però il potenziale non viene sfruttato appieno per colpa di una sceneggiatura che presenta qualche caduta di troppo. Sarebbe stato molto meglio, ad esempio, evitare il la solita corsa all'ultimo istante per cercare di fermare la macchina della giustizia (è possibile ancora sorprendere qualcuno con sta roba?) con conclusiva "scivolata" finale che fa veramente ridere (per non piangere). Per il resto Neeson se la cava (anche se non cambia mai espressione per tutta la pellicola) e la regia è corretta.
Puppigallo: C'è ben poco da salvare in questo ritorno al passato (l'idea del primo, riuscito capitolo). Il tutto sa troppo di copia incolla realizzato solo per dare al protagonista la possibilità di tornare sui suoi passi. E' un continuo deja vu (poca inventiva persino nella realizzazione delle creature); e i cacciatori di taglie non aggiungono nulla a una narrazione che, col passare dei minuti, mostra tutta la pochezza di una sceneggiatura stiracchiata all'inverosimile. In linea di massima, inutile, nonostante Diesel si sforzi non poco per rendere meno insignificanti le quasi due ore di pellicola.
MEMORABILE: L'inizio, se non altro, molto movimentato (la sfida alla creatura immunizzandosi); I cadaveri plastificati (l'unica idea veramente originale).
Galbo: Decisamente Pierce Brosnan "funziona" meglio quando riscopre il suo passato artistico spionistico che non nelle commedie sentimentali. In questo film di Donlaldson interpreta un ex agente costretto a ritornare sul campo. Complice il discreto mestiere del regista che conferisce al film un buon ritmo, il film si segue piacevolmente. Da segnalare la buon scelta delle location (fondamentale in un film del genere) e la prova incisiva di attori come Luke Bracey, Olga Kurylenko e Bill Smitrovich piuttosto credibili nei loro ruoli.
Samuel1979: Albano riprende un tema importante e ha allo stesso tempo il compito delicato di delineare la figura energica della mamma di Peppino; il risultato è più che accettabile grazie alla intensa interpretazione della Savino in una parte abbastanza complicata per via della scarsa dimestichezza col dialetto siciliano. Bene Galati nella parte di Giovanni Impastato.
Pumpkh75: Alla fine (quasi) tutto torna al posto giusto; è questa la temeraria impresa di questo piccolo ottovolante temporale, costruito con pochi soldi ma inventiva a volontà e cura non indifferente. Senza considerare, poi, che le curvature e le distorsioni della clessidra sono ai servigi di una storia di per sé convincente, attraente anche nell’ipotesi di una consecutio lineare degli eventi. Gran bel personaggio, Hector 1, 2 e 3. Non gode di fama da larghe platee, ma la meriterebbe.
Lou: Una sofferta storia d'amore tra due donne nell'America degli Anni Cinquanta tratta dal libro della Highsmith. L'approccio di Haynes è delicato e intimista, aiutato in questo da due ottime attrici capaci di lasciar trasparire con intensità il desiderio e il tormento interiore. Anche l'uso delle inquadrature, della musica, delle luci, dei riflessi concorre alla realizzazione di un prodotto old-style che gioca in modo struggente sulle emozioni sacrificando aspetti più dinamici e spettacolari.
Reeves: Piccolo film che vede riunito tutto il clan delle sorella Izzo assieme a Ricky Tognazzi (che diventerà il compagno di Simona Izzo) e, in un piccolo ruolo, anche il fratello Gianmarco. La storia è volutamente semplice e ingenua (una coppia si sfalda e cerca nuove esperienze, ma non è facile nascondere il passato), l'interpretazione è quasi da recita familiare. L'unico brivido, vedendo il film oggi, consiste nel notare come fossero tutti più giovani e ovviamente più in forma trent'anni fa...
Berto88fi: Wes, detective ambiguo, tormentato, ama le figlie ma anche le prostitute, cerca di scoprire un killer pervertito che a tratti gli assomiglia; di sfondo, una New Orleans cupa e squallida e una malinconica atmosfera hard-boiled. Ritmo blando e tensione poco sostenuta, ma il difetto maggiore risiede nella poca credibilità delle gesta dell'assassino, sempre indisturbate. Manca una colonna sonora adeguata; buono invece il finale, anche se ampiamente prevedibile.
Deepred89: Dietro un titolo italiano da commedia sexy si cela un castissimo (la Muti non va oltre il costume da bagno) melodramma sentimentale contraddistinto da un'ingenuità che supera ampiamente ogni aspettativa. Telenovela formato grande schermo piena di valori e sentimenti, attorialmente inetta nonostante i buoni nomi coinvolti, girata senza guizzi né particolari strafalcioni (chiudiamo un occhio su qualche grossolano stacco di montaggio). Obiettivamente mediocrissimo ma non privo di un certo fascino dovuto alla sua naïveté.
Luckyboy65: Cheeseburger roboante e sconclusionato, malamente tratto da un videogioco di successo. Eccessivo ma non abbastanza, il suo limite principale sta nel non aver osato. Le scene migliori sono infatti quelle spudoratamente fumettistiche, con i pugni che colorano la scena di flash rossi e le pallottole in slow motion. Purtroppo però il film si perde in chiacchiere e in una sceneggiatura raffazzonata. Strepitose le due gnocche di turno che però si vedono pure loro troppo poco.
Homesick: Frammenti di varia gioventù e mode dell'Italia dei tardi anni 80 in una commedia tanto esile quanto leggera e rinfrescante come una bibita, da sorseggiare comodi ascoltando le musiche di Vasco Rossi nel suo periodo migliore e altri hit d'epoca. Alle prime armi, la Gerini fa l'amica-carogna, Flaherty il belloccio del quartiere, Andrei il biker burinaccio e l'ex bambino di western e peplum Loris Loddi il giornalista pederasta; se si volesse eleggere la Miss del film, il titolo spetterebbe alla mai più rivista Silvia Ramenghi, il cui volto risalta ancor più quando si traveste da ragazza araba.
MEMORABILE: Il padre di Paolo: «Ma chi cazzo è 'sto Vasco Rossi? Ma non è quello che avean messo in galera, quella specie di rottame umano?!».
Galbo: Film che come pochi traccia un quadro amaro e pessimista della società odierna del nostro paese (e forse dell'Occidente in genere). Amore e tenerezza della precedente opera di Muccino (L'ultimo bacio), lasciano posto al cinismo e alla dura competizione di una società centrata sull'arrivismo e l'apparire che riguarda anche il mondo degli educatori per eccellenza, i genitori che invece ne vengono coinvolti in pieno. Valido il cast, compresa la Bellucci in uno dei migliori ruoli della sua non travolgente carirera di attrice.
Herrkinski: Curiosa commedia ambientata ai tempi del fascismo (ricostruiti in modo adeguato) che vede un ménage tra zia e nipoti sullo sfondo delle guerre d'Africa e della situazione sociale dei tempi; si distingue perlopiù per un cast migliore della media, con una Asti 43enne che ricorda certi personaggi analoghi della Vukotic e i nipoti con le loro manie e particolarità. Erotismo più suggerito che altro e trama fin troppo arzigogolata per quella che dovrebbe essere una commedia satirica; nel complesso risulta un po' né carne né pesce e annoia moderatamente, pur restando un lavoro dignitoso.
Il Gobbo: Il generale Merrill guida in Birmania un plotone di guastatori per tagliare le comunicazioni ai giapponesi: sarà un inferno. Epica gemma di Fuller, turgida (che scene di battaglia!) e commovente. Jeff Chandler immenso.
Myvincent: Garrone si tiene lontano con sapienza dalle derive cronachistiche sensazionali raccontando la storia umana di un personaggio mite, vittima della periferia degradata e di se stesso. Lo stile asciutto e realistico è un lavoro di sottrazione a tentazioni di truculenze malavitose e stereotipi poliziotteschi. Ciò grazie anche alla faccia giusta di Marcello Fonte e alla rivisitazione globale del celebre caso del "canaro". Il ritratto di un uomo fragile doppiamente sconfitto dalla vita.
Deepred89: Avventuroso in salsa esotica che finché resta dalle parti del road movie con toni da commedia funziona discretamente, con dialoghi che buttano giustamente in farsa il ritratto del protagonista e di indigeni mai così da barzelletta. Poi nel secondo tempo la dose di action aumenta e il film, pur non precipitando, qua e là annoia. Gemma ricalca Terence Hill in voce (Locchi) e movenze e infatti la non asessualità del suo personaggio suona come qualcosa di anomalo. Puntuale la regia, musiche azzeccate, anche se non il top dei De Angelis bros.
Markus: Rifacimento del film Quei due (1935), con Croccolo e Golisano che sostituiscono i De Filippo (autori della sceneggiatura). Il rischio del confronto impietoso è quasi certo, ma i due caratteristi (specie Croccolo) riescono a essere comunque divertenti e spiritosi, complice un felice ritmo e una vicenda semplice che affonda nel più classico cliché del povero alla ricerca di una luce in fondo al tunnel nel mondo dello spettacolo di allora. La Barzizza sostituisce degnamente l'originaria Assia Noris.
Domino86: Film che racconta la storia di un uomo milionario e dei suoi demoni interiori (la cui origine si evince dalle prime scene della pellicola). Nel complesso il film non è granché, abbastanza fine a se stesso e non si crea mai quel pathos o quel qualcosa in più in grado si catturare in pieno l'attenzione dello spettatore.
Lucius: Un'idea già vista sul grande schermo e una pochezza di idee impressionante (vedi la scena della capretta libidinosa, o l'incipit), ma non tutto è da buttare: le tre protagoniste e il mare infatti sono in grado di farci sognare. Certo, una pastorella in un'isola semideserta, truccata come una modella della Portfolio, lascia molto da pensare; le leggerezze abbondano e non si capisce fino in fondo dove il film voglia andare a parare, ma nonostante ciò sento che merita l'appellativo di cult. Estivo.
MEMORABILE: La capretta lesbica; La videocamera nelle cabine dello yacht.
Abbondano i simbolismi (i corvi in primis), i silenzi la fanno da padroni mentre l'assoluta protagonista Antonia Liskova – indubbiamente in parte – si ritrova a interpretare una madre ossessionata dalla figlia Lucy di otto anni (Mastrocola). La piccola appare come sfuggente, scontrosa, spesso più vicina al padre (Neuenschwander) che alla madre, da lei vista come “cattiva” senza che sulle prime se ne capisca il motivo; perché al contrario Nicole appare invece amorevole, sempre vicina alla figlia, comprensiva. Cosa nasconde Lucy? E cosa il marito, che parla quasi sempre in tedesco e capiamo presto come abbia tradito la moglie precipitandola in una crisi dalla quale la donna fatica a riemergere?
Il piano reale e onirico si confondono in un cocktail non certo originale che il cinema ci propina da anni in ogni variante possibile. Questa è una delle più utilizzate, quindi la scelta di servirsene lavorando quasi esclusivamente sull'impianto visivo non si rivela delle più felici. Certo, l'ambientazione montana sulle Dolomiti aiuta (il film è una coproduzione tra Italia, Svizzera e Slovenia), i paesaggi freddi si sposano bene con quanto si vuol comunicare (e non comunicare), ma per affrontare un tema tanto abusato con la speranza di farsi ricordare era necessario inserire qualche punta d'originalità che qui manca del tutto. Per chi bazzica il genere, insomma, l'intera vicenda si traduce in un lungo viaggio nella mente (malata? solo turbata? alterata?) della protagonista, con l'unico interprete esterno alla famiglia che risulta essere l'amante (Skrbinac) del marito, cui si concede una fugace presenza.
Orsetti di peluche, la bimba che appare un po' ovunque, poi scompare, riappare, inquietanti presagi, l'alcol sullo sfondo, i farmaci, il marito sulla cui ambiguità molto si gioca... Se la professionalità dell'insieme è garantita, non è facile perdonare l'insistenza con la quale si prolunga lo stesso schema all'infinito rallentando programmaticamente ogni scena e investendo la Liskova, pur brava, di una responsabilità enorme, che non può da sola assumersi sperando che il film riesca a coinvolgere. O si è disposti a immergersi in una dimensione liquida in cui accettare di buon grado la sostanziale assenza di azione e l'annullamento del ritmo, o il rischio tangibile è quello di trovare il film decisamente faticoso da seguire.
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