Rassegna estiva:
Le Regine del B-Movie
Sorprendente sotto ogni punto di vista
, così come mi ha sorpreso la regia dinamica e curata di Giuliana Gamba, spanne sopra ai colleghi maschietti dei patinati erotici morbosetti italiani targati anni '80.
In primis una fotografia avvolgente e curatissima (di Giorgio Di Battista) che dona fascino e dà valore aggiunto, poi location mozzafiato (la villa sul mare)che regala momenti da esotic movie (l'amore sulla spiaggia, ripreso in varie angolazioni non banali), un atmosfera satura di morbosità e sottile tensione, che sfocia nell'ossessione (il marito ingombrante nella mente compromessa della Guèrin) con marcate venature thriller (il corpo scomparso, la fuga, il piano diabolico contro il marito, la resa dei conti finale)
La Gamba rivisita in chiave femminea un genere prettamente maschile (è la Gùerin a spiare Egon sotto la doccia, è la Gùerin che sodomizza Egon con il manico di una spazzola-e per tutta risposta si piglia un sonoro schiaffone-, è la Gùerin che conduce la danza della perversione: cambia look e diventa maschiaccio, fà vestire Egon da donna e lo trasforma in un assatanata/o femme fatale, è la Gùerin che pianifica la vendetta voyeuristica contro il laido maritino,è la Gùerin che impartisce direttive "femminili sconcie" a Egon en travesti e "trasformato" in provocante e ninfomane "vicina" del palazzo accanto, è la Gùerin che pone fine alla sua "prigionia sessuofobica" eliminando il carnefice, è la Gùerin che usa l'efebico Egon per i suoi scopi di vendetta), non lesinando sul sesso-anche ai limiti dell'hard-(la pistola-con silenziatore aggiunto-a mò di dildo infilato nella vagina dal marito, il gioco erotico con la Coca-Cola, la penetrazione con il piede, la Gùerin che si mette la cornetta del telefono lì e ansima frasi da porca)
La tensione sale fino all'ultima parte vendicativa voyeuristica, improbabile ma comunque febbrile, che sfocia nel puro omaggio all'
Omicidio a Luci Rosse depalmiano
Finale amaro e per nulla consolatorio
La Gamba parte con zozzi giochi erotici di coppia, vira nel romantico per poi sfociare nel torbido e chiudere con il thriller
Degne di nota le diaboliche pianificazioni della donna (lei diventa uomo e l'efebico Egon donna), così come e da antologia la Gùerin che và dal parrucchiere per scegliersi un taglio di capelli alla maschiaccio, la Gùerin che trucca Egon da mignottona, mentre la televisione spara una serie di immagini subliminali (pubblicità, cartoni animati, film muti)
La Gùerin è al massimo dello splendore (come si dice: lo farebbe rizzare anche a un morto), vedere solo la scena in cui viene abbordata al bar dallo scagnozzo del marito e poi portata in camera da letto; Bartoli è a dir poco viscidissimo e schifosissimo; mentre Egon e solo una bella statuina, efebico stoccafisso sia da maschio che da femmina
Uno dei migliori film erotici italiani degli anni ottanta (e c'è qualcosa che mi rammentava
Il Miele del Diavolo) di una delle nostre registe più talentuose in assoluto (peccato che dopo
La Cintura-che non ho ancora visto-si sia data alla televisione)
Momento cult: Il marito, ormai in preda alla libido, ficca in bocca la canna della pistola-che usava per penetrarla- alla Gùerin, dicendo ansimante: "
Senti? C'è ancora il tuo profumo..."
Notevole, davvero notevole...