Accantonato velocemente il bellimbusto Timothy Dalton (un fallimento secondo solo a quello, storico, di George Lazenby), la saga di Bond riprende con Pierce Brosnan, che ha nel suo DNA più di un punto in contatto con l'indimenticato Sean Connery: la stessa espressione da allegra canaglia, ad esempio, e una certa predisposizione all’ronia. Peccato che una sceneggiatura mediocre non riesca a sfruttare le doti dell’irlandese, riducendolo al solito 007 spaccatutto al quale da un po' di tempo siamo abituati. Tuttavia questa volta il soggetto è meno contorto, si torna alle grandi armi di distruzione in stile SPECTRE...Leggi tutto (il “Goldeneye” è un satellite russo capace di spegnere con i suoi impulsi elettromagnetici l'energia di una città intera), ai viaggi da un capo all'altro del mondo (da San Pietroburgo a Cuba) mentre dall’Aston Martin si passa a una più moderna BMV cabrio. La regia di Martin Campbell è superiore a quella del pensionando John Glen (finalmente si cambia!) e il ritmo de guadagna. Due ore continuano a essere troppe, ma almeno l'azione non manca e il finale è spettacolare al punto giusto. Qualche riserva sulla parte femminile (le due sovietiche sono odiosamente sopra le righe, Moneypenny comincia a fare un po' troppo la libertina), mentre l’antagonista scelto (un ex collega di Bond) ha il quid necessario. Insomma, pur non essendo quel filmone che qualcuno vorrebbe farci credere (il prologo è interessante, ma sul tema Moore aveva fatto vedere di meglio), GOLDENEYE è un parziale ritorno in sella dopo una lunga epoca buia. E anche la sigla di testa (scritta dagli U2 per Tina Turner), benché mediocre, ha avuto un successo notevole. Ottimi i titoli su cui scorre.
Goldeneye è un film storicamente importante perchè riapre la serie degli 007 dopo ben 6 anni di assenza dagli schermi. E in questo tempo molto è accaduto (il crollo del muro di Berlino, l'avvento di internet e numerose innovazioni tecnologiche) tale da rendere difficoltoso l'agognato ritorno di Bond. Campbell (con cui si attua una strategia di rinnovo registico più autoriale) tenta di rifarsi allo schema storico (prologo-preambolo-armamento-missione) e di immettere qualche novita (il capo è una donna). Brosnan se la cava. Missione compiuta.
MEMORABILE: Nel film vi sono alcune citazioni dai film storici di 007, come lo scontro eroticissimo tra Brosnam e la Jansenn, quasi una scena d'amore sadomaso...
Dopo il periodo grigio di Timothy Dalton (film discreti con un attore fuori parte) il film rappresenta la rinascita della saga bondiana. In gran parte ciò è merito di una buona sceneggiatura (una delle migliori tra i film di Bond) ottimamente diretta da un regista a suo agio nel genere come Campbell; inoltre la scelta di Pierce Brosnan si rivela vincente; l'attore presenta il giusto mix tra "fisico" e "(auto)ironia" che ne fanno una sorta di via di mezzo tra Connery e Moore; peccato che dopo questo film la magia per Brosnan non si sia più ripetuta.
Con Pierce Brosnan si acquista nuova energia anche se il sex-appeal di Connery e l'ironia di Moore rimangono distanti. Ritmo discreto con alcune buone trovate (ad esempio a Montecarlo, il carro armato a San Pietroburgo), sceneggiatura apprezzabile anche se si intravede una certa deriva tecnologica. Azzeccati il cattivo (perché Sean Bean lo sa fare bene) e la Judi Dench come nuovo capo dell'Intelligence. Non male.
Dopo la battuta d'arresto di Vendetta privata, che portò ad una crisi bondiana lunga sei anni, nel 1995 compare sul grande schermo "Goldeneye" di Martin Campbell che, in teoria e visto il budget, dovrebbe riportare James Bond ai fasti di un tempo anche grazie alla scelta di Pierce Brosnan (che la maggior parte dei fans approva). Io no: trovo il film un'americanata, interpretato da un attore irlandese con la puzza sotto il naso, salvabile solo per la presenza della bellissima Famke Janssen.
MEMORABILE: Famke Janssen stringe fra le sue cosce Bond per ucciderlo, come aveva fatto con il commodoro, nelle prime scene. Peccato che Bond la uccida.
Ottimo esordio per il nuovo Bond (interpretato da Pierce Brosnam) non tanto per merito dell’attore inglese quanto piuttosto per una sceneggiatura davvero divertente, incalzante ed avvincente che regala diverse scene ad alta tensione e difficili da dimenticare: da citare almeno l’inizio (letteralmente esplosivo nella sua inverosimiglianza) con tanto di salto nel vuoto per salire su un aereo e più avanti nel film la corsa in carro armato. Consigliabile per fan e non.
A mio avviso il miglior Bond con Brosnan. Da vedersi rigorosamente in lingua originale (in cui, per esempio, Izabella Scorupco parla in inglese con uno spiccato accento polacco ed è molto più "tosta" e per nulla la "damsel in distress" che sembra essere nel doppiaggio italiano). Indovinati gli attori (meno Joe Don Baker, a mio avviso una presenza insignificante in tutta la serie!) come Famke "big feet" Janssen e l'amico traditore Sean Bean. Divertente e adrenalinico.
Il primo "Bond" che vidi da ragazzino e il motivo per cui per anni ho evitato la saga. Rivisto oggi la mia impressione non è cambiata, anzi: dopo aver ammirato i film con Connery, Moore e perfino Lazenby, il confronto è impietoso. L'azione è adrenalinica e serrata, ma abbastanza inutile; Brosnan è un playboy-belloccio privo di stile e dalla faccia molto "british" (l'antitesi esatta di come ce lo descriveva Fleming!). La regia indugia tra il "vecchio stile" e lo stile action moderno, senza prendere una vera direzione. Evitabile...
Scialbo come il suo protagonista, Goldeneye ebbe grande successo al botteghino rilanciando l'agente piu famoso del mondo in veste più moderna. Dopo un pessimo inizio, esagerato ma anche tecnicamente deludente, la storia prosegue con le solite location sparse per il mondo. Brosnan al suo esordio fa rimpiangere tutti quelli che lo hanno preceduto e regala un agente belloccio ma mai pericoloso ed incisivo. Penosa Izabella Scorupco, eccessiva e memorabile Famke Janssen. Sean Bean fa sempre quello che Hollywood gli chiede di fare.
Pierce Brosnan come successore di Sean Connery (il James Bond cinematografico di riferimento) non è male. Possiede molti degli attributi che fanno di 007 il personaggio che è, ma non è del tutto convincente. Meccanico direi che è l'aggettivo giusto, quindi funzionante (fino a che non si inceppa) ma senz'anima e, per l'agente di Sua Maestà, l'anima è tutto. Il film però funziona, spettacolare e divertente (anche se non proprio adrenalinico), ma l'impianto ormai è conosciuto ed è più una "spy-comedy", dove la prevedibiltà fa parte del gioco.
L'intrigante sceneggiatura va di pari passo con l'azione e con le spettacolari immagini di una natura incontaminata che non fanno sentire l'assenza di location megafantastiche. La Bond girl è all'altezza, quanto a fascino, delle donne più belle mai apparse sul grande schermo. Il problema di Brosnan è che non bisogna essere solo belli per sedurre ma avere sex-appeal, e lui proprio ne è privo. Il film ha un taglio moderno e un meccanismo in grado di funzionare abbastanza bene grazie alla sua scorrevolezza, ma non è certo memorabile.
Torna dopo sei anni di assenza l'agente 007 nel diciassettesimo film della serie. Campbell è regista d'azione dotato di ritmo e ironia e il risultato è un film che se purtroppo da una parte si avvicina pericolosamente alle tipiche spacconate americane, dall'altra riesce a unire adrenalina, divertimento e una discreta sceneggiatura. Brosnan è il nuovo, azzeccato Bond, un mix di stile, vulnerabilità, machismo e autoironia, perfettamente in linea con il personaggio. Discreti i cattivi, con preferenza verso la sexy masochista Famke Janssen.
MEMORABILE: L'inseguimento a bordo del carro armato; Il confronto finale sulla gigantesca antenna.
Uno dei migliori Bond di sempre, nonchè l'unico davvero incisivo con Brosnan. La storia fila liscia senza inutili intrighi o troppi cambiamenti di location, inoltre l'azione non conosce praticamente sosta, con sequenze da antologia come quella del carro armato, dirette dall'ottimo Campbell. Brosnan è un buon attore e dà al personaggio il giusto piglio, Sean Bean è finalmente un cattivo meno sopra le righe che conferisce comunque il necessario spessore. Da non perdere.
Il cambio di Bond e la prima di Brosnan nascono sotto un buon segno e danno vita a un brioso e piuttosto godibile capitolo della spia più famosa del mondo. La trama, con le esagerazioni di rito, è abbastanza gustosa e l'ambientazione russa originale e insolita. Tra gadget ed esplosioni si gioca sul sicuro. Il main theme cantato da Tina Turner ha quel tocco "Bond" che completa la confezione.
Martin Campbell, regista di film non proprio di contenuto, dirige questo 007 piuttosto spettacolare anche se in certe sequenze suscita ilarità per le situazioni impossibili che presenta (vedi il fatto che un ufficiale venga promosso a generale nonostante la distruzione, a opera di Bond, di un deposito forse chimico di cui era responsabile della sicurezza). Può essere un film per i "duri e puri" della serie, ben disposti nei confronti del genere "spara-spara". Ma che tristezza tanto spreco di risorse.
Questa volta 007 se la vede vedere con 006, ossia un collega dato per morto mentre in realtà è a capo di un complesso piano che unisce l'utile al dilettevole, ossia il guadagno e la vendetta... Il primo film dell'era Brosnan è anche il migliore: trama complicata ma non astrusa, belle sequenze d'azione come l'inseguimento in carro armato per le vie cittadine, una bond girl che non è solo trastullo ma svolge un ruolo attivo nella vicenda ed infine una buona squadra di "cattivi" con il misurato Bean, il cialtronesco Cumming e la sadica Janssen. Felice anche l'esordio di Dench nel ruolo di M.
James Bond tenta di impedire la distruzione del mondo occidentale tramite la letale arma spaziale GoldenEye. Il film risente di un lungo periodo iniziale di poco rilievo, nel quale si nota solo uno sterile sfoggio tecnologico, che punta soprattutto sulle novità informatiche di quel periodo. Pierce Brosnan è lontano da tutti i Bond che l'hanno preceduto, sembrando quasi uno 007 da salotto. Il potenziale seduttivo delle due protagoniste femminili rimane inespresso. Fino a quell’anno tra i peggiori 007, sia come Bond che come film.
È un valido film d'azione, nulla di più. Come nella migliore tradizione del genere 007 e dintorni sono in scena due donne, entrambe bellissime: una dalla parte di Bond, l'altra contro. Ci sono ottime scene acrobatiche, scazzottate, sparatorie e via dicendo. Il cast non è così male. Ovviamente paragonare questo film con la serie di 007 del periodo d'oro metà Sessanta-metà Ottanta sarebbe follia pura. Non male comunque.
Bond entra negli anni Novanta privo della classe dei film precedenti, sostituita con un clima da action statunitense dozzinale e battutacce e situazioni di pessimo gusto. Brosnan, altrove bravo, appare da subito assolutamente inadeguato nei panni di 007, che diventa un legnoso Big Jim privo dello charme di Connery e della simpatia di Moore. Non mancano elementi interessanti (come l'adrenalinico prologo) ma non bastano a salvare il film, oltretutto noioso, che ha come unico merito quello di aver ispirato un videogioco capolavoro per il Nintendo 64. Andrà meglio la seconda volta.
L’esordio di Brosnan è confortante in quanto dimostra di avere la sfrontatezza necessaria per creare un Bond dinamico e sicuro di sé. Il contesto in cui si muove si mantiene inalterato, essendo costruito su sequenze spettacolari e dinamiche, anche se non sempre credibili a causa della capacità di uscire indenne da sparatorie contro soldati armati fino ai denti. Il livello qualitativo della sceneggiatura si adagia sugli standard della serie, in cui i personaggi e le trame non vengono approfonditi, ma almeno si evitano situazioni grottesche o tragicomiche. Non si registra alcun apice.
Il primo episodio della saga con protagonista Pierce Brosnan è anche il migliore della sua era: la spettacolarizzazione arriva fino alle stelle, sforando spesso i limiti dell'assurdo e cadendo nel ridicolo involontario. Brosnan si rivela un ottimo Bond, con il giusto equilibrio tra serietà e ironia. La trama è discreta, nulla di eccezionale ma abbastanza intrigante, e vede come super cattivo l'ottimo Sean Bean. Tutto sommato l'unico episodio salvabile dell'era Brosnan.
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DiscussioneZender • 10/04/12 16:17 Capo scrivano - 48430 interventi
Sì, questione diu gusti chiaramente. A me Dalton non piaceva per lo stesso motivo di Craig: troppo poco ironico.
Zender ebbe a dire: Sì, questione diu gusti chiaramente. A me Dalton non piaceva per lo stesso motivo di Craig: troppo poco ironico.
No, il problema dell'era Dalton è il regista, John Glen, che funzionava meglio con Moore.
DiscussioneZender • 10/04/12 16:52 Capo scrivano - 48430 interventi
Per me era un problema anche la mancanza d'ironia, a dire il vero. Anche perché i registi di Moore non mi son mai piaciuti. Moore mi piaceva come personaggio, ma dei suoi film l'unico che mi son diverito davvero a guardare è Moonraker (in chiave quasi trash).
DiscussioneRaremirko • 11/04/12 19:47 Call center Davinotti - 3863 interventi
Zender ebbe a dire: Sì, questione diu gusti chiaramente. A me Dalton non piaceva per lo stesso motivo di Craig: troppo poco ironico.
Ma in casino royale Craig non allude ironicamente alla masturbazione?
DiscussioneZender • 11/04/12 19:55 Capo scrivano - 48430 interventi
Ah, umorismo scoreggione quindi... Non lo ricordavo, ma detto con quella faccia lì...
Leggo sul forum di nocturno che, almeno nel cofanone per i 50 anni cinematografici di James Bond, l'edizione su blu ray di questo film è problematica (si parla dell'unico film con qualità video non eccellente ma al contrario assai scarsa).