Roberto D'Agostino non tradisce: lookologo, idealista del nulla o come in tanti altri modi è stato offeso, resta comunque una garanzia di trash assoluto. Il suo capolavoro, per il quale passerà addirittura in regia, resta MUTANDE PAZZE (se non altro divertente), ma già con CIAO MA’..., sceneggiato in coppia con Fiorenzo Senese, riesce a inserire nei dialoghi chicche non da poco! Il resto lo fa il regista Giandomenico Curi alle prese con un cast di giovanissimi (alcuni di futuro successo come Marco Leonardi, Lorenzo Flaherty, pure un’acerbissima Claudia Gerini nel ruolo di...Leggi tutto piccola iena) accompagnato da guest star del calibro di Loredana Romito e Sebastiano Somma (il divo da fotoromanzi per eccellenza). Il film vorrebbe essere una sorta di NASHVILLE in economia, con quattro storie diverse che, alternate, compongono altrettanti episodi destinati a confluire nel megaconcerto romano di Vasco Rossi: c'è il ragazzino fissato che si inventa ogni trucco per conoscere il Blasco, le due amiche (una è Claudia Gerini) che si disputano Il belloccio intelligente e romantico, i due bulli palestrati che si ripassano le ragazze tra moto e fitness e infine la commessa in un negozio di abbigliamento che lasciata dal ragazzo offre il biglietto del concerto a un lungagnone dall’aria non troppo sveglia. Alla fine ci sarà qualche pretestuoso intreccio, ma il film resta volontariamente spezzettato, probabilmente per farci staccare tra una storia e l'altra (viste di seguito avrebbero pututo anche disgustare...). La recitazione è un po’ da provino televisivo. Si salva Vasco, nel concerto finale e come comparsa.
Tutti quanti a vedere Vasco in questo filmetto giavanilistico che pare un'anticipazione de I ragazzi del muretto. Nel cast vi sono alcuni attori che in futuro avranno un successo più che dignitoso: Claudia Gerini, Lorenzo Flaherty, Marco Leonardi. Girato nel 1987 durante il tour di "C'è chi dice no", è una commedia leggerissima fatta di piccole storie che si incrociano e si risolvono appunto durante il concerto. Confezione paratelevisiva, ma per i nostalgici degli Anni Ottanta e i fan di Vasco è il film adatto.
Modesto filmetto per ragazzi; il concerto finale di Vasco è solo un pretesto per incollare insieme tre o quattro storielle adolescenziali (fidanzatini contesi, spacconate varie ecc...). A volte scade nel cattivo gusto, ma per fortuna non cade mai nella mera celebrazione del nuovo idolo delle folle. Il concerto finale è una buona occasione per gustarsi Vasco nel suo periodo migliore, prima che il successo lo trasformasse nella macchietta rock che è oggi. Si lascia vedere.
Tremendo film giovanilista di fine anni Ottanta che forse può incuriosire i fan sfegatati di Vasco o i nostalgici del periodo ma non certo lo spettatore comune. I motivi di interesse della pellicola sono, infatti, del tutto nulli. Da evitare se non rientrate nelle categorie di cui sopra.
Il Vasco trionfante di "C'è chi dice no" (1987) evidentemente bastava, all'epoca, a giustificare un film così misero. Rispetto a Sposerò Simon Le Bon vuole essere più pellicola "vera" e meno fotoromanzo per ragazzine, ma finisce solo per affogare nel nullismo giovanile di fine '80 abbandonando la sguaiata tenerezza adolescenziale delle giovani duraniane. Vacuo e inutile.
MEMORABILE: La sequenza d'apertura con "Vivere una favola".
I tre tir con le insegne del "C'è chi dice no Tour 1987", accompagnate dalla più bella canzone di Vasco (ovvero Vivere una favola), potrebbero bastare per descrivere questo musicarello degli anni '80, dove i giovani romani si devono organizzare per assistere allo show del blasco. Sono più curiosi i dettagli che il film in generale: come scovare un H/M d'annata fra le riviste di Nico (una copertina di Gary Moore che si intravede sul comodino). Commovente per i sognatori.
Tipica cazzatiella italica senza arte né parte, l'opera si contraddistingue per la totale misconoscenza dei tempi comici e per l'idiozia delle battute. Fitto di scene "particolarmente interessanti", tra le quali segnalerei il sogno con il sommo Somma: è una vetta di trash notevole e "geniale". Lo spessore psicologico dei ragazzetti è pari a zero, come tutta la sceneggiatura. Il finale troppo irreale e buonista è la "giusta" conclusione per una pellicola che non riesce mai a lasciare il segno. Scarso.
Roma, 1987, un giorno primaverile, la sera ci sarà il concerto al palasport di Vasco. Tutto questo fa da cornice a vicende incrociate di alcuni ragazzi che si arrabattano tra amori tormentati (sfogati con pianti nevrastenici sul letto), amicizia (virile tra gli uomini, di sgallettate tra le donne) e la passione per Vasco (che fa una comparsata nel film). Giovanilistico Anni Ottanta di tutto rispetto e culto personale. Malgrado il nome di richiamo fu un clamoroso flop cinematografico.
Campionario di varia gioventù romana unita da un obiettivo comune, il concerto di Vasco. Un film di per sè pessimo in tutti i suoi aspetti, che acquista ragion d'essere solamente se visto in chiave grottesca. Battute agghiaccianti che fanno ridere da quanto sono brutte, recitazione questa sconosciuta, sceneggiatura in diversi frangenti demenziale, un finale diabolicamente conciliante... Avrebbe potuto ambire al sublime se si fosse spinto di più sul fanatismo del "popolo del Blasco", mia personale fonte di ilarità.
Filmetto inutile, con protagonisti inutili che si dipana tra battute e situazioni imbarazzanti, gli anni Ottanta caratterizzati a suon di marche d'abbigliamento e poco, pochissimo altro. Il pretesto è il concerto di Vasco a Roma, ma poteva essere qualsiasi cosa: oltre che sul piano narrativo, il film fallisce anche nel rappresentare la passione dei giovani fan, che sembrano andare al concerto tanto per passare una serata diversa. Curioso poi che fino al grande evento, buona parte della colonna sonora sia Vasco-free. Bah.
Imbarazzante trionfo del nulla, che sfrutta il successo e il notevole numero di fan di Vasco Rossi per racimolare qualche soldo al botteghino. Tutto ruota intorno al concerto di Vasco ma forse è meglio non domandarsi tutto cosa, vista la qualità e i contenuti, entrambi nulli, di questa pellicola. Strano che una rock star come Vasco si sia abbassato a questi livelli.
Storielline vacue interpretate da giovani attori sconosciuti che ruotano intorno al concerto finale di Vasco Rossi (che non dice una parola per tutto il film). Dialoghi allucinanti di Roberto D'Agostino buttati lì senza un minimo di razionalità. Nel rivederlo può anche fare tenerezza, ma le buone intenzioni durano molto poco...
MEMORABILE: Il sogno con Sebastiano Somma e la comparsa bionda che insulta Vasco.
Leggerissimo e spensierato film di eventi giovanili: amore, amicizia, delusioni, voglia di crescere. Girato con noncuranza e in fretta, si sperava potesse far cassetta sulle sole spalle del buon Vasco. Non fu così. Rientra in un certo filone di film giovanili tipici degli anni 80, ma questo ha forse meno ragion d'essere di altri. Per chi lo vide ai suoi tempi può restare un bel ricordo, ma adesso ha più che altro interesse documentaristico.
MEMORABILE: Il sound-check con la chitarra che prende fuoco.
Frammenti di varia gioventù e mode dell'Italia dei tardi anni 80 in una commedia tanto esile quanto leggera e rinfrescante come una bibita, da sorseggiare comodi ascoltando le musiche di Vasco Rossi nel suo periodo migliore e altri hit d'epoca. Alle prime armi, la Gerini fa l'amica-carogna, Flaherty il belloccio del quartiere, Andrei il biker burinaccio e l'ex bambino di western e peplum Loris Loddi il giornalista pederasta; se si volesse eleggere la Miss del film, il titolo spetterebbe alla mai più rivista Silvia Ramenghi, il cui volto risalta ancor più quando si traveste da ragazza araba.
MEMORABILE: Il padre di Paolo: «Ma chi cazzo è 'sto Vasco Rossi? Ma non è quello che avean messo in galera, quella specie di rottame umano?!».
Operazione analoga a quella di Blues metropolitano, settata a Roma anziché a Napoli e incentrata su Vasco Rossi anziché su Pino Daniele & co.: anche qui infatti intorno a frammenti documentaristici con Vasco (sfuggente) nel suo tour più trionfale si sviluppa una trama corale fatta di tanti bozzetti da musicarello opportunamente (s)corretti e aggiornati in chiave 80's (pruriti sessuali espliciti e innocui cannoni coltivati sul balcone). D'Agostino fa sociologia d'accatto, ma il materiale risulta suo malgrado utile per i sociologi posteri.
MEMORABILE: La contrapposizione De Gregori-Vasco (che oggi, dopo anni di cover reciproche, non appare più così siderale come allora).
Tripudio kitsch ottantiano che troverà il suo giusto picco nel segmento finale dove l'ambaradan si autoesalta durante un concerto (reale) di Vasco Rossi con l'immancabile e tormentosa "Albachiara". La densità dei momenti memorabili (in chiave antifrastica), così come quella delle frasi, è alta. Si sghignazza, anche con nostalgia; ci si sorprende della sfrontatezza dell'operazione, dell'ingenuo cinismo e della soave sguaiatezza di certe battute. Cadono le braccia davanti alla confezione (interpretazioni micidiali), ma in fondo cosa importa?
Commedia anni '80 adatta solo ai nostalgici dell'epoca. La recitazione è piuttosto atroce, compresa la Gerini all'epoca delle riprese sedicenne e la moda nonché il linguaggio paninaro non aiutano. Vasco si presta al gioco, sebbene non dica una parola, e lo si vede in varie occasioni, fino al gran finale col suo concerto (era il tour di "C'è chi dice no"); sul palco anche il compianto Massimo Riva. La sceneggiatura è un incrocio di storielle senza spessore fra adolescenti che dicono frasi tipo: intimo di squinzia, o la bella addormentata nel buscopan. Tenero.
Fa il paio con Sposerò Simon Le Bon come film-manifesto di certi anni '80 in Italia; se lì però i Duran Duran manco si sentivano, qui Vasco appare eccome, specialmente nel finale trionfale con lunghi spezzoni di un suo concerto. Il film è quindi destinato in primis ai fans del cantautore, ma è anche un'istantanea pazzesca della Roma d'epoca, tra paninari, tamarri di periferia, marche celebri di vestiario, fast-food e look d'altri tempi; la trama da giovanilistico - para-televisiva - è solo un pretesto e la recitazione dei giovani attori mediocre, con battute e terminologie atroci.
MEMORABILE: Gli scorci e le mode dei tempi; Il live d'epoca di Vasco (a chi piace).
Lo splendido viso di Silvia Ramenghi è l'unica cosa per cui valga la pena di vedere questo film, che potrà probabilmente essere apprezzato solo dai fan di Vasco Rossi e dai feticisti degli anni '80. Si tratta di quattro storielle adolescenziali che culminano tutte nel concerto finale, cariche di dialoghi imbarazzanti, situazioni poco credibili e fastidiose macchiette. La maggior parte dei personaggi risultano insopportabili e la recitazione è scadente. Una certa nostalgia per l'adolescenza la tira fuori, ma ci si arriva passando per un'ora e mezza di nulla. Da evitare.
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Ah ah ah...grande Markus...e' difficile, ma prima o poi, durante queste serate trash ci
sarà una sorprendente epifania cotolesca. :-)
DiscussionePol • 6/10/11 13:09 Servizio caffè - 185 interventi
Cotola ebbe a dire: Ah ah ah...grande Markus...e' difficile, ma prima o poi, durante queste serate trash ci
sarà una sorprendente epifania cotolesca. :-)
Non vedo l'ora, buon Cotola!
Ciao Mà è proprio un film perfetto per la serata trash! Me lo aspettavo più un "Sposerò Simon Le Bon" con legioni di ragazzini che pregano davanti ai poster di Vasco, ed invece c'è solo uno dei protagonisti che lo idolatra con l'immancabile effetto comico, ma come riporta il papiro Davinottico D'Agostino si sbizzarrisce in dialoghi inascoltabili e scene patetiche quindi la visione in Sala Markus è d'obbligo!
Il giovanilistico (soprattutto quello di un tempo) è già di per se comico. Certe frustrazioni giovanili sono raccontate dal nostro cinema in maniera spesso stucchevole e stereotipata e il buon CIAO MA' non è da meno.
Zender ebbe a dire: Sì, in giro si trova anche con questo sottotitolo, anche se nei manifesti dell'epoca non c'è traccia. L'ho messo nelle note tra gli aka, per scrupolo.
Curioso anche il fatto che nei titoli di coda venga ringraziata per gli abiti la:
Film sulla spaccato giovanile puro anni ‘80, al di là di Vasco Rossi, il film si incanala perfettamente nel genere, il periodo della “Milano da bere” della moda paninara, degli status symbol. Credo che la sua rivalutazione nel tempo o meglio una sua più attenta visione sia alla base del piccolo cult tra gli appassionati di quel periodo più che di Vasco Rossi. Prenderò il dvd perché fa parte sella mia generazione e mi ci ritrovo molto, e poi perché amo i vintage giovanili anni 80, che a confronto dei filmetti che girano oggi, con i cani dei vari reality che vi prendono parte sono dei capolavori.
Per Zender: il film aveva come leggero sottotitolo “baci da Roma” che era un reale brand di moda anni 80 ora scomparso, (anche se vi è ancora attivo il
sito), e che in quegli anni spopolava tra i giovani teenager.
DiscussioneZender • 7/11/19 19:01 Capo scrivano - 47698 interventi
In realtà io il sottotitolo non lo vedo in nessuna delle tante locandine che si trovano online...