Rieccoci all'intramontabile mito della macchina del tempo, metafora della macchina cinema. Rewind e fastforward senza soluzione di continuità. Raccontati in maniera apparentemente lineare. Finché non si insedia una variabile impazzita, anzi due, e il rompicapo si fa lambiccante, il cervello si cappotta come in preda a un'allucinazione, la logica diventa una chimera e il film più complesso di un Memento. Eppure, benché più di qualcosa sfugge, tutto torna. Sciarada di rara intelligenza, vi manderà gli emisferi totalmente in cabriolet.
Gli intramontabili paradossi temporali trovano linfa vitale. È il caso di questa pellicola spagnola, passata in sordina, in cui il protagonista "se la canta e se la suona". Se per i primi 3/4 di film non colpisce per particolari guizzi (se non per un'asciutto stile registico), negli ultimi minuti raggiunge arzigogoli tali da far divenire d'obbligo una seconda visione. Nulla di nuovo, sia chiaro, ma la preponderante goliardia di fondo suggella quel che può essere considerato un piccolo gioiello. Provate a proporre un soggetto simile in Italia...
Che peccato aver visto Il colpo grosso di Bender prima di questo film: rimpiango d'essermi accomodato alla visione con i globi oculari già deflorati dall'orgia di viaggi temporali di Futurama. Ho subito lo stesso effetto ridimesionante che si potrebbe avere vedendo Homer che parodizza Jack Nicholson prima di entrare nella sala dove proiettano Shining, per intenderci. Un film sagace, brillante, con gustosa citazione da L'inquilino del terzo piano nell'ansiogena battuta di caccia all'uomo. Se avete intenzione di capirlo preparate carta e penna...
Una manciata di attori (bravo il protagonista, già visto in Nameless), scenografie ridotte al minimo, effetti speciali praticamente assenti ed un'unica idea, che però si presta a coniugazioni infinite, quella del viaggio nel tempo e dei conseguenti paradossi. Piccolo film prezioso, che obbliga lo spettatore a "tener a mente" particolari, incontri ed incroci, per scoprire eventuali falle, una specie di gioco mentale forzatamente senza soluzione di continuità, perchè tutto quello che succede è già successo oppure dovrà succedere. Godurioso.
Un buon uomo se ne sta appollaiato nel giardino e si diletta con binocolo sino a scorgere una bella ragazza che si denuda. Appena la moglie si allontana, incuriosito s'avvicina solo per iniziare un viaggio nell'incubo che parte con un'ora di ritardo. Curiosa variante di Butterfly effect che teorizza la possibilità di viaggiare nel tempo (anche di una sola ora o, meno, di pochi secondi) con tutte le implicazioni morali, etiche ed esistenziali che questo comporta. La sceneggiatura è particolarmente curata e riesce a tenere incollati davanti allo schermo, sorpresi dallo svolgersi degli eventi.
Graditissima sorpresa questo thriller-fantascientifico proveniente dalla Spagna. Inizia piano per poi creare un crescente clima di mistero e quanto lo spettatore crede di aver ormai capito il gioco e di sapere la prossima mossa tutto viene rimescolato e piovono le sorprese. Complesso ma tutto sommato abbastanza lineare tanto da farsi seguire senza troppi problemi. Finale non del tutto compiuto ma visto il tema principale ed il genere di film ci può assolutamente stare. Gioiellino che
va recuperato.
Il paradosso temporale messo in scena da pochissimi attori e scarne ambientazioni funziona e avvince (qui molto più che nel consimile Triangle). Non stroppia e mantiene le variabili gestibili. Alcuni colpi di scena sono scontati, altri molto meno. Bello il clima asettico virato thriller. Verso la fine si intravede uno spiraglio borgesiano da sentieri che si biforcano, che però sfuma subito nei titoli di coda. Un grosso errore logico verso la metà del film ruba mezzo pallino al giudizio finale.
Era dai tempi dell'intrigante Apri gli occhi che non si vedeva, in territorio iberico, un fanta-mistery così singolare, soprattutto nel dar corpo ai sottintesi della psicanalisi. Intrappolato nelle subdole spire dei paradossi temporali, in un circolo vizioso moebiusiano senza via di fuga, lo sconcertato Hector, incolpevole faber fortunae suae, dovrà confrontarsi duramente con le pulsioni erotiche sepolte dietro la sua maschera autoimposta, prima di porre fine all'incubo innescato. Il tasso di inattendibilità è esorbitante ma l'allure da tragicommedia kafkiana vale la candela.
MEMORABILE: La passività e l'accondiscendenza di tutti i personaggi, fuori da ogni buon senso immaginabile.
Il tema del viaggio nel tempo "reinventato" negli anni '80 con i geniali spunti di Ritorno al futuro non è mai stato abbastanza sfruttato: ben venga, quindi, questa produzione spagnola che, senza effetti speciali e fantasmi digitali di sorta, ci consegna un thriller fantascientifico interessante, spontaneo, a modo suo originale e con un leggerissimo tocco retrò (mai ostentato). Forse un po' fine a se stesso, come dimostra il finale, ma con i tempi che corrono un film del genere è quasi una manna dal cielo. Dategli un'occhiata.
La fantascienza può essere estremamente interessante anche senza alcun effetto speciale. Una sceneggiatura accurata, attenzione ai particolari e la scelta delle inquadrature giuste per nascondere ciò che non deve essere ancora visto. Contano molto i dettagli e le sorprese non mancano. Alla fine ci si accorge che tutto funziona alla perfezione e tutti i pezzi si incastrano: piacevole sorpresa davvero constatare che non ci sono falle nella logica. Gli attori mediocri sono il maggior difetto: peccato. Buon candidato per un remake hollywoodiano..
Il Tempo è l'unico posto dal quale non possiamo uscire a piacimento. Tale, in fin dei conti banale, considerazione ha dato la stura a tutto un filone di cinematografia: stavolta sono gli spagnoli a distorcere la linearità della nostra dimensione temporale e a scaraventare uno spaesato e panzuto Hector in una sorta di malsano loop in un iberico uno, nessuno e trecentomila. Buon ritmo e pochi cali, la sottile ironia di fondo del regista nel complicare le cose mi ha dato l'impressione di essere preso, con mia grande goduria, allegramente per i fondelli!
Si dice che il tempo è tiranno. Interessante e ben congegnato sci-fi/drama con venature fantasy declinate alla realtà. Con mestiere e una buona dose di humour Vigalonga cattura spettatore e cervello attraverso una più che buona struttura narrativa a ellissi temporali sfalsate, che alterna e sovrappone i punti di vista amplificando la deriva morale e psicologica di un uomo incatenato dentro una ragnatela temporale. Bisogna sorvolare su qualche snodo che scricchiola e la caratterizzazione dei personaggi, tutto il resto è grasso che cola.
Alla fine (quasi) tutto torna al posto giusto; è questa la temeraria impresa di questo piccolo ottovolante temporale, costruito con pochi soldi ma inventiva a volontà e cura non indifferente. Senza considerare, poi, che le curvature e le distorsioni della clessidra sono ai servigi di una storia di per sé convincente, attraente anche nell’ipotesi di una consecutio lineare degli eventi. Gran bel personaggio, Hector 1, 2 e 3. Non gode di fama da larghe platee, ma la meriterebbe.
Istruzioni per l'uso: vedere una volta e se, come può accadere, non si è capito tutto fino in fondo, rivederlo armati di taccuino o di wikipedia per controllare i vari passaggi e stati d'animo di Hector busta numero 1, 2 e 3. A quel punto potrete godervi del tutto questo originale intreccio girato senza fronzoli e discreto ritmo. Poi che esista un razionale dietro la storia è un altro paio di maniche, ma questo non rappresenta un problema.
Nonostante una riuscitissima atmosfera angosciante degna del miglior Polanski, la pellicola mostra ben presto i difetti della sceneggiatura, che porta avanti con affanno la stra-abusata tematica dei viaggi nel tempo. Le difficoltà si riscontrano nell'incapacità di generare colpi di scena degni e nel finale torna ben poco. Modestissima la tecnica cinematografica di Vigalondo ed è certamente poco aiutata da una fotografia piatta dalla chiara matrice televisiva. Poco espressivi gli attori messi in campo. Dalla Spagna sono giunti da noi lavori di molto superiori.
Film labirinto - quanto di più prossimo ad un loop metafisico il cinema sia oggi riuscito a rappresentare (e Inception gli è debitore) - nutrito da una sceneggiatura escheriana che irretisce lo spettatore costringendolo a memorizzare indizi e a ricollocare ogni volta gli imprevisti in una mise en abyme sempre più vertiginosa. La confezione da b-movie gioca in contropiede con le aspettative del pubblico. Che non sia solo questione di scrittura lo dimostra la tenuta del ritmo e lo straordinario piano sequenza finale che coglie in un solo movimento di macchina il senso dell'intero film.
Davvero un bel film, girato ottimamente e carico di tensione, a dimostrazione che la fantascienza prima che di grandi mezzi ha bisogno di buone idee. Impossibile non restar affascinati dal progressivo intreccio degli eventi mentre si continua, rapiti, a formular previsioni. Fotografia livida, atmosfera noir, un laboratorio che pare uscito dal progetto Dharma. Qualche ingenuità non compromette il buon giudizio complessivo.
MEMORABILE: La "nascita" dell'uomo con le bende, dopo l'incidente.
Una buona idea, sviluppata poi discretamente, allarga la classica visuale cinematografica fatta di inquadrature, campi e controcampi, aggiungendo la possibilità di rivedere la stessa scena "fisicamente" da molteplici punti di vista. Complice un orpello visitato molte volte dal cinema: la macchina del tempo che, come è stato detto da più parti e giustamente, può essere associata al cinema stesso. Il film azzecca anche un altro classico orpello: la maschera, inquietante al punto giusto, messa e tolta con perfetto tempismo. Stimolante.
MEMORABILE: Una menzione la merita il corpo della "ragassa".
La curiosità di un uomo armato di binocolo lo trascinerà in una sorta di "centrifuga" spazio-temporale e in un incubo senza soluzione. Una storia ingarbugliata e circolare che ripercorre tematiche stra-abusate sui paradossi del tempo e sulle implicazioni psicologiche e morali. Date le premesse e svelate le carte, non si può che assistere a un facile gioco legato alla reiterazione, al tema del doppio (anzi del triplo!) che, lungi dall'incrementare tensione, la diluisce fino al ridicolo. Tanto rumore per nulla; si salva solo l'ambientazione e Elejalde.
Mai affidare il proprio destino nelle mani di un giovane FrankEinstein: va a finire che l'unità atomica si duplica, poi triplica e poi... e poi non lo sapremo mai, perché da un certo punto in avanti il film entra in un loop in(de)finito, mendacemente ricorsivo. Script in debito di logica: problematica è la giustificazione alla maggior parte delle scelte operate dal protagonista, non del tutto chiare le scansioni temporali (a che punto inizia esattamente la vicenda e perché?) e finale aperto, divisivo. Nel genere c'è molto di meglio.
Ottimo esempio di cinema indipendente, al netto delle fisiologiche limitazioni (un paio di attori non eccelsi; il laboratorio scientifico più spartano della storia del cinema). Eppure Vigalondo fa leva sulla forza immaginifica dei viaggi temporali e annessi paradossi; resta abbottonato con le spiegazioni e costringe lo spettatore a visionare con prospettiva nuova ogni sequenza e oggetto di scena: obiettivo ultimo ricostruire il quadro con la giusta collocazione spazio-temporale di personaggi ed eventi. Cervellotico, ma affascinante.
MEMORABILE: Il primo avvistamento al binocolo; L'uomo bendato; Camminare sul sentiero luminoso; La chiamata a casa; La discussione "a tre" sul walkie-talkie.
Senza stravolgimenti metafisici à la Triangle, Vigalondo racconta una "semplice" storia di viaggi nel tempo in salsa thriller, limitando i personaggi, il raggio d'azione e pure l'arco temporale entro cui si svolge la vicenda, riuscendo così a gestire i diversi elementi del plot e limitando notevolmente i paradossi anti-logici che spesso s'incontrano in questo genere di pellicole. A una struttura narrativa intelligente si affianca una catena di colpi di scena sapientemente studiati, che giungono a svolte imprevedibilmente "immorali". La conclusione beffarda è un gioiello nero. Ottimo.
MEMORABILE: Lo spogliarello forzato della bella Goenaga; La "mummia rosa" con le mani sulla faccia a mo' di binocolo; La macchina del tempo; La caduta fatale.
Un uomo che vive con la moglie in una casa nei boschi finisce in una macchina del tempo di uno strano personaggio e torna indietro per porre rimedio a un incidente, ma le cose peggiorano sempre più. Script che pur agendo su un filone già sfruttato risalta per notevole originalità. Contribuiscono il bravo interprete e una regia che sa far progredire la tensione con un costante inquietudine su cosa accadrà. Intelligente e intrigante con pochi mezzi. Bel finale aperto a duplice interpretazione.
MEMORABILE: La fasciatura del volto; La macchina del tempo a immersione.
I salti temporali sono quasi sempre un discreto macello mentale; e questa pellicola non fa eccezione, andando seguita con una certa attenzione (e non è comunque detto che tutto torni). In questo caso però il meccanismo funziona piuttosto bene e le inevitabili sovrapposizioni permettono alla narrazione di mantenere a buoni livelli l'interesse dello spettatore che, come è giusto che sia, verrà illuminato, prima a piccoli e poi a sempre più grandi bocconi esplicativi. Quello che si dice un buon fantatemporale.
MEMORABILE: Il ritrovamento della ragazza con forbiciata; La piattaforma; In auto con le bende; "Me l' ha detto Ector 3"; "Rilassati per favore".
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Zender ebbe a dire: Ma è mai uscito in Italia? L'hai visto coi sub?
Io lo vidi a suo tempo in lingua originale coi sub in italiano ma il film è uscito doppiato a noleggio proprio pochissimo tempo fa, il 29 Marzo scorso.
DiscussioneZender • 4/04/11 12:09 Capo scrivano - 46958 interventi
Ah, bene allora. Ma con un titolo così spagnoleggiante è uscito in italiano? Non l'han rititolato?
un cerchio non chiuso, un'intersezione di nastri di moebius, un rompicapo quantistico di raro acume, a una seconda visione confonde ancor più e acquista il triplo del valore
chi ancora ce l'ha in sala d'aspetto, non indugi oltre.
A proposito di Moebius: Zender, potresti aggiungere la doverosa "i" nel "moeb_usiano" del mio commento.
Refuso mabusiano fu.
DiscussioneRaremirko • 11/12/12 16:10 Capo call center Davinotti - 3858 interventi
Schramm ebbe a dire: rivisto anch'esso dopo antanni.
un cerchio non chiuso, un'intersezione di nastri di moebius, un rompicapo quantistico di raro acume, a una seconda visione confonde ancor più e acquista il triplo del valore
chi ancora ce l'ha in sala d'aspetto, non indugi oltre.
no, ignoravo che ne fosse stato fatto uno e a meno che non aggiunga nulla di nuovo all'originale salto volentieri il giro: questo e il bel triangle sono d'avanzo.
DiscussioneRaremirko • 11/12/12 21:01 Capo call center Davinotti - 3858 interventi
Schramm ebbe a dire: no, ignoravo che ne fosse stato fatto uno e a meno che non aggiunga nulla di nuovo all'originale salto volentieri il giro: questo e il bel triangle sono d'avanzo.