Woman of the hour - Film (2023)

Prima prova da regista per Anna Kendrick, con un risultato abbastanza timido e a tratti distaccato, quando avrebbe potuto spingere sull'acceleratore per rendere la pellicola più accattivante e perché no, anche gore (zero sangue, zero terrore). Il serial killer Rodney Alcala, tra una donna stuprata e una uccisa, decide di partecipare al "Gioco delle coppie"... la cosa assurda è che davvero è andata così, perché siam nel classico film "basato su una storia vera". Daniel Zovatto non sembra avere la faccia giusta e la sceneggiatura pare confusionaria. Classica occasione persa, peccato.

L'esordio della Kendrick in regia racconta la storia del serial-killer Rodney Alcala, noto per essere apparso in un programma televisivo; una storia assurda e tipicamente americana, che per l'occasione viene però portata sullo schermo con un taglio para-televisivo e poco accattivante. Banditi sangue e momenti troppo espliciti, blanda la narrazione, non proprio azzeccato il protagonista (avrebbe dovuto perlomeno perdere qualche chilo), anonima la confezione; il film si lascia seguire con un filo di noia e non c'è davvero nulla che possa rimanere impresso. Si doveva fare di più.

Una storia incredibilmente vera è lo spunto per il debutto da regista di Anna Kendrick, che si ritaglia per sé il ruolo della coprotagonista. La neoregista fa un buon lavoro sulla ricostruzione ambientale, mostrando bene il contesto in cui si svolge la vicenda. Purtroppo non riesce a trasferire sullo schermo la tensione necessaria, il che rende "piatta" la narrazione e commette un errore di casting scegliendo un attore poco adatto per il ruolo del serial killer.

Anche se ufficialmente collegato a "soli" otto omicidi, Rodney Alcala potrebbe essere stato il serial killer più letale nella storia degli USA. Nel suo film d'esordio come regista, Kendrick ne racconta la gesta con uno sguardo obliquo, focalizzandosi su due potenziali vittime e mostrando l'indifferenza/inerzia della polizia: una scelta coraggiosa perché non convenzionale come pure lo è il mostrare il killer come un tipo comune, privo di quel fascino carismatico che il cinema spesso attribuisce a tali personaggi e questo fa perdonare almeno in parte la messa in scena piuttosto piatta.

Tratto da una storia vera, quella del serial killer Rodney Alcala, che riuscì a partecipare al Gioco delle Coppie statunitense. Discreto thriller (primo lungometraggio diretto dalla Kendrick), interessante per il modo con cui viene raccontato il tutto. Buona dose di suspense. Tutto sommato il cast è convincente. Molto apprezzabili la fotografia e le location desertiche.

Scialbo film incentrato sulla figura del serial killer Rodney Alcala. Rispetto ad altre operazioni del genere si segnala per il modo di narrare diverso dal solito che a tratti però appare anche un po' confuso. La breve durata permette di non annoiarsi ma globalmente appare un'operazione un po' troppo tirata via, compreso un finale eccessivamente affrettato. La Kendrick funziona meglio come attrice che come regista, anche se sotto quest'ultimo punto di vista prova a utilizzare soluzioni non usuali, sebbene con risultati altalenanti. Il suo perché ce l'ha.

Gli appassionati di true crime ricorderanno il caso di Rodney Alcala, pluriomicida texano che incredibilmente partecipò (vincendo!) a una puntata di "The dating game". Partendo proprio da quell'episodio, l'esordiente regista Anna Kendrick (anche protagonista) si distacca dal consueto documentarismo dei biopic sui serial killer per narrare la storia da un punto di vista femminile, ampliando il discorso alla misoginia sottocutanea che serpeggia (va?) nello show business e nella società tutta. Approccio interessante, risultato più simile al rimontaggio sintetico di una miniserie. Medio.

Storia di Rodney Alcala, killer autore di un numero imprecisato di omicidi di giovani donne e come Bundy in grado di mimetizzare la sua indole criminale. Al punto di riuscire a farsi selezionare per una puntata del "Gioco delle coppie" degli USA e là essere scelto da quella che stava per diventare la sua ennesima vittima. Kendrick, alla sua prima regia, mostra padronanza dei tempi di una narrazione fredda e non sempre lineare. Omicidi solo accennati, attenzione più rivolta alla psicologia di personaggi e ambiente. Il finale desta qualche perplessità, ma resta un film niente male.