Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Digital: Film con il marito che sembra esemplare ma che in realtà ha le rotelle fuori posto se ne sono visti un bel po’ e questa ennesima variante non riesce certo a elevarsi da chi l'ha preceduta. I limiti della destinazione televisiva sono oltremodo evidenti e si palesano in una fotografia banale, in un montaggio poco ficcante e in una regia nient’affatto dinamica. La storia procede su binari ultra-noti, senza generare la benché minima tensione, tediando a più riprese. Guardabile unicamente per i fan della prima ora della graziosa Haylie Duff.
Belfagor: Una coppia in cerca di trasgressione abborda una bella ragazza dando inizio a una serie di equivoci che coinvolgeranno anche una coppia di loro amici. Questa tiepida pochade riesce ad essere più borghese e moralista del mondo che pretende di mettere alla berlina: lo stile è lungi dall'essere graffiante, la comicità è fiacca (ma almeno non troppo volgare), non c'è mai un momento autenticamente corrosivo. L'unico motivo di riscatto è dato dal cast, soprattutto dal valido quartetto di protagonisti.
Almicione: Film che nei primi minuti sembra poter andare in onda solo un giovedì mattina su Rete 4. Le lande d'Irlanda e il protagonista ribelle ricorderanno Barry Lyndon, ma ovviamente qui è tutta un'altra storia. La visione sorprende lo spettatore dapprima con buone scene (la fuga a cavallo e poi quella a piedi) e in generale per una trama che si dimostra persino avvincente. Certamente possiede i suoi limiti, anche dovuti agli anni e Hudson non mi è piaciuto, a differenza dell'adorabile Rush. Non straordinario, ma comunque soprendentemente godibile.
MEMORABILE: "My pleasure, sir!" "The pleasure is all yours!"
Galbo: Nel 1944 alcuni giovani universitari anfifascisti si arruolano tra i partigiani nelle montagne del bellunese. Tratto da un romanzo omonimo di Luigi Meneghello, I Piccoli maestri è una storia di passione civile realizzata dal regista Lucchetti con sincera partecipazione e senza ricorrere alla facile retorica che il tema avrebbe potuto generare. Il film ha tuttavia il limite di rimanere un po' in superficie rigurardo alle motivazioni e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi. Buono il cast. Efficace l'ambientazione.
Magerehein: Soggetto che poteva anche essere interessante (madre e figlia circuiscono gonzi ricchi per spillar loro denaro, ma per una volta trovano un contrattempo), vuoi per l'idea di base, vuoi per un cast con nomi di peso (assai seducente la Weaver, più macchiettistico il tabagista Hackman). Nel complesso però si rimane piuttosto delusi; l'umorismo utilizzato è prevalentemente banale e poco raffinato, la Hewitt non riesce a essere una protagonista all'altezza e l'evoluzione romantica del tutto finisce per appiattire le iniziali premesse. Ritmato e non scadente, ma nemmeno eccezionale.
MEMORABILE: Hackman che non riesce a fumarsi un sigaro in pace (gli si spezzano sempre); La Hewitt che, tentando di atteggiarsi, rischia di soffocare.
Siska80: Quando qualcuno tenta di avvelenare a più riprese il cavallo Cagliostro, la giovane Lou lo porta via per proteggerlo. Nonostante l'argomento drammatico, il film mantiene una sua leggerezza di base (per rimpolpare la trama viene altresì inserita la più classica, e ovviamente fortuita, delle love story fra ragazzi) rivelandosi nel complesso migliore del capitolo precedente e con un ritmo più costante. Non male il cast; la regista sceglie con intelligenza di concentrarsi sulle traversie dell'animale, lanciando anche una poco velata critica allo sfruttamento negli ambienti ippici.
Lupus73: Adolescente fugge da casa e la madre rintraccia due vecchie fiamme nonché probabili padri per ritrovarlo. Gradevole commedia dalla sceneggiatura non così brillante, a tratti divertente ma altre volte un po' tiepida. Se però non fosse per le prove di Robin Williams e Billy Crystal che ne risollevano le sorti, potrebbe tranquillamente rimanere nel limbo del dimenticatoio (e la regia di Reitman ha offerto assolutamente di meglio). Consigliato a chi ama i due attori protagonisti (Nastassja Kinski però è sempre uno splendore). Cameo della band Sugar Ray.
MEMORABILE: La scena del wc chimico giù per la scarpata con dentro il vero padre.
Belfagor: Seguito di Stuart Little che vede il topolino protagonista incontrare un uccellino di nome Margalo, minacciata da un falcone. Questo sequel ha gli stessi pregi e difetti del capostipite, sebbene la storia sia più movimentata e gli effetti speciali siano migliorati. Adorabile Geena Davis nei panni della signora Little, divertente il pavido e sardonico gatto Fiocco Di Neve che stempera gli eccessi di zucchero. Ben realizzate le sequenze aeree.
Siska80: Uno scambio di scompartimento all'interno di un treno porta all'omicidio della persona sbagliata: ma qual è la verità? Impeccabile e pregno di suspense sino al momento in cui, dopo una divertente arringa finale con tanto di interferenze mal tollerate da Poirot da parte dei sospettati, non si arriva all'identificazione del criminale (così feroce da risultare incoerente nell'ultima sequenza in cui tenta miseramente la fuga) e a un movente banale e deludente. Personaggi ben delineati dai risvolti inattesi, singolare l'uso di un linguaggio un po' forte in qualche occasione. Non male.
Donarfio: L'ascesa e la caduta di Tony Montana, per citare una famosa rockstar. Sontuoso dramma psicologico che narra il delirio d'onnipotenza insinuatosi in un giovane cubano venuto dal nulla, con attributi da vendere che gli permetteranno la grande scalata. Universalmente riconosciuto tra i migliori gangster-movies di sempre (grazie anche a scene di violenza che saranno d'ispirazione per Tarantino), il lavoro di De Palma non avrebbe avuto lo stesso impatto senza un Pacino così teatrale, volutamente sopra le righe e sfacciato davanti alla cinepresa.
MEMORABILE: Tony a cena che inveisce contro tutti; Vaffanculo!; Dall'uccisione di Manny in poi.
Silvestro: Notevole l'idea iniziale, così come i primi quarantacinque minuti, in cui Zemeckis riesce a miscelare le varie componenti creando un cocktail eccellente. Nella seconda parte il film perde un po' quota, diventando eccessivamente spezzettato e causando una conseguente perdita di ritmo e forza comica. Il risultato finale è comunque ampiamente apprezzabile.
Galbo: Buon film bellico di John Frankenheimer che si conferma solido professionista, dirigendo la storia di uno spettacolare inseguimento da parte di un gruppo di francesi ad un nazista che ha trafugato opere d'arte. La vicenda viene raccontata in modo avvincente da una buona sceneggiatura che evita tempi morti, grazie ad una direzione efficace e a scene davvero spettacolari. Bravo Burt Lancester ma il migliore è decisamente Paul Scofield nella parte del nazista.
Piero68: Inutile, pessima, irritante rivisitazione di un cult con un Amendola che non è nemmeno l'unghia di un piede di Tomas Milian. Per non parlare poi di Salvi. Mi astengo per evitare censure. Anche la sceneggiatura è semplicemente ridicola. Perchè nei vecchi film di Giraldi è vero che la prevalenza era la commedia, ma con un sottofondo di giallo o poliziesco. Mi spiace dirlo ma i Vanzina, con i loro film, continuano a gettare discredito su un genere (la commedia italiana) che all'epoca ci è stato invidiato e copiato.
Gestarsh99: Anno nuovo, vita vecchia per il 12enne Greg, salito di pochissimo nelle gerarchie scolastiche e familiari di questo simpatico sequel kinneiano. Qui l'occhio della cinepresa si concentra meno sull'interno scuola per dare maggiore visibilità ai problematici conflitti tra fratelli, anche se spesso alcune situazioni vengono lasciate in sospeso o appena accennate, senza fornir loro il tempo utile per rendersi parti integranti della trama. Fattore vincente resta il fatto che il film diverta e intrattenga senza ricorrere a petulanze pedagogiche o al ricatto della volgarità a tutti i costi.
MEMORABILE: La macchia di cioccolata sul retro dei pantaloni del protagonista, scambiata dalla folla per "qualcosa di più grave"...
Luchi78: Visione da evitare, aggravata dal fatto di aver piazzato anche degli ottimi attori. Molti svarioni nella regia, qualche inseguimento azzeccato ma la trama è di una superficialità arrendevole. Anche dal punto di vista effetti speciali non rilevo niente di interessante. Come se non lo avessi visto.
(1 commento) animazione (b/n) di Vari con (animazione)
Ciavazzaro: Serie d'animazione con protagonista il topo Stuart Little che si era già visto in due film con attori in carne ed ossa. La serie non è un granchè (animazione compresa) e si fa abbastanza dimenticare, a mio avviso. Anche se non la guardate non vi perderete nulla.
Daniela: L'élite militare del futuro è costituita da ragazzini in grado di condurre una guerra preventiva contro una minaccia aliena come se fosse la partita di un videogame... Fantascienza adolescenziale per un pubblico della stessa fascia d'età mentre gli adulti, se potranno facilmente condividerne il messaggio finale, dovranno mettere in conto molta noia. Confezione accettabile ma trama esile con incongruenze e banalità sparse, VFX di routine, personaggi di modesto spessore interpretati da un cast dalle prestazioni altalenanti con Butterfield discreto, Kingsley immoto e Ford pessimo. Film loffio.
Mascherato: Per favore, qualcuno apra una sottoscrizione a favore di Michael Apted. Avrà sicuramente bisogno di soldi perché altrimenti non avrebbe messo la sua indubbia professionalità (il film è girato bene) al servizio di un brutto copione che, per di più, ricalca il già dimenticabile A letto con il nemico. La Lopez aveva ben cominciato al cinema, ma, da quando ha sfornato il marchio J.Lo (musica, profumi, abbigliamento e chi più ne ha più ne metta), sul grande schermo è diventata una iattura più devastante di Madonna.
Siska80: La lunghezza è un po' eccessiva se paragonata alla corposità di una trama non originale (che vede affrontarsi a colpi di ricetta last minute i proprietari di due ristoranti rivali) dal finale ovvio, ma qui c'è qualcosa in più rispetto ad altre pellicole simili: in effetti, oltre all'affiatata coppia protagonista (un plauso speciale merita però l'interpretazione intensa di Helen Mirren), degni di nota sono le stupende location, la fotografia e quel tocco di esotico che rende la vicenda più attuale (l'interprete principale è indiano). A conti fatti, un film movimentato e gradevole.
G.Godardi: Ormai è palese che Vanzina è rimasto imprigionato in un limbo, quell'arco di tempo che va dal '60 a tutti gli anni 80. Fuori da tale range i suoi film non valgono una cicca, perché non sono veri. Paradossalmente c'è più aderenza alla realtà in questo tv movie che nell'ultimo Olè. Il film è simpatico e ben fatto, buona cura d'ambientazione e custumi, buona anche la scelta delle facce secondarie. Sorvoliamo sui giovani insipidi(Stella e Branciamore) e gustiamoci un bravo Ghini che fa il verso a Mastroianni e Mattioli simil Fabrizi. E la classe della Alt.
Enzus79: Primo film con Francesco Nuti protagonista assoluto. Film abbastanza effervescente, con momenti grotteschi e fuori dal comune. Molte le situazioni da ricordare (per esempio quelle sul posto di lavoro). Commedia che poteva essere molto più originale e avere più spunti intriganti. Personaggi di contorno interessanti (su tutti il Magnifico). Colonna sonora così così.
Siska80: Una regista ha la brillante idea di girare un documentario sui matrimoni combinati in Pakistan, ma sceglie la coppia sbagliata. Spunto niente affatto malvagio, ma l'happy end non è molto convincente: ok, l'intento è quello di affrontare un argomento serio in maniera leggera, ma forse qualche tocco di verosimiglianza in più non avrebbe guastato. Il risultato complessivo è quindi mediocre, nonostante il ritmo sia scorrevole e la coppia protagonista abbia un buon feeling: belle location, dialoghi semplici e un'ambientazione esotica consentono di arrivare alla fine senza annoiarsi.
Renato: E' un film da vedere in lingua originale, per poter apprezzare appieno la recitazione dell'ottimo Al Pacino senza la mediazione del pur bravo doppiatore italiano. Anche perché, tolto questo, al film non rimane davvero granché da offrire... la regìa è calligrafica, la storia a mio avviso è mal scritta e finisce coll'annoiare quasi subito. Ed il finale nell'aula magna è talmente ovvio che più ovvio non si può.
Il ferrini: Chi scrive non è un appassionato di film d'animazione, tuttavia queste dodici prove cui vengono sottoposti i due gallici dall'imperatore romano riservano parecchi momenti divertenti. Lo scopo di queste fatiche è quello di dimostrare a Giulio Cesare di non essere semplici uomini ma delle divinità e se è vero che alcune si riducono a semplici gag di fisicità, altre invece per esser superate richiedono ingegno e scaltrezza, rendendo più interessante lo sviluppo. I disegni sono gradevoli e il film non pare risentire dei suoi 40 anni suonati.
Cotola: La rappresentazione dell’orrore (assoluto) in chiave comica non è novità assoluta, ma Benigni riesce a trovare un mirabile equilibrio tra parte ludica (soprattutto la prima) e quella drammatica (la seconda) riuscendo anche a contenere, per fortuna, il suo ego ipertrofico. Divertente e commovente allo stesso tempo, resta l’ultima pellicola di valore del toscanaccio che dopo il successo internazionale si monterà la testa, arrivando a credersi (sacrilegio!) novello Chaplin.
B. Legnani: Più che discreto, gradevole film, che sposa in modo intelligente il "teen movie" alla storia che può interessare anche all'adulto. Divertente l'acquisizione di fascino da parte del "giovane tecnologico-informatico" agli occhi della fanciulla. Intendiàmoci: pellicola che non è nulla di eccezionale, ma che è quel che si dice un buon film...
Digital: Film con il marito che sembra esemplare ma che in realtà ha le rotelle fuori posto se ne sono visti un bel po’ e questa ennesima variante non riesce certo a elevarsi da chi l'ha preceduta. I limiti della destinazione televisiva sono oltremodo evidenti e si palesano in una fotografia banale, in un montaggio poco ficcante e in una regia nient’affatto dinamica. La storia procede su binari ultra-noti, senza generare la benché minima tensione, tediando a più riprese. Guardabile unicamente per i fan della prima ora della graziosa Haylie Duff.
Piero68: Ennesima, inutile rilettura del romanzo di Dumas. Con aggiunta di Verne e Stevenson esageriamo! Anderson troppo legato alla saga di Resident Evil. Talmente legato che si dimentica di dire alla Jovovich che il film è un altro, cosicchè lei continua ad interpretatre Alice. Il resto del cast invece sembra essere stato scovato in un discount per attori. Lerman semplicente inconsistente: zazzera incomprensibile, fisico da nullità e faccia monoespressiva. Dialoghi puerili, sceneggiatura pessima e citazioni vergognose. Si salva solo Waltz.
Siska80: I cattivi del passato si uniscono a quelli del presente e i Teen Titans sono costretti a loro volta a coalizzarsi con la controparte di un tempo. La trama è delle più comuni nonostante l'idea delle combo conservi ancora un certo fascino, ma il cartone (indirizzato in special mondo ai più piccoli) rimane comunque apprezzabile per il ritmo incessante, i dialoghi a effetto e la simpatia dei vari personaggi: certo, dal punto di vista tecnico è men che modesto, potendo contare su un design strampalato e poco accattivante, eppure i colori improbabili rendono l'atmosfera frizzante.
Zutnas: Battute di spirito e sarcasmo sono in molti film di Bruce Willis, ma qui, complice un esaurito giocatore di football come comprimario, sono il vero punto di forza. Non che l'azione sia trascurata con scene ben fatte e adrenaliniche, ma la trama non lascia molto spazio all'immaginazione e il finale è troppo "...e vissero tutti felici e contenti". Rimane comunque un imperdibile action-commedia.
Jandileida: A mia memoria l'ultimo grande film di guerra a stelle e strisce, inciso nel solco di una tradizione che non considerava tentennamenti dottrinari o tentazioni di negoziazioni: di qua i buoni, di là i cattivi, anzi i cattivissimi, farcito di retorica fino al midollo. Ridley sfoggia tutta la sua immensa sapienza registica e, anche grazie a una fantastica fotografia, dà vita a un film adrenalinico che punta tutto su un'azione esasperata che rimescola con stile tutti i topoi di un genere glorioso. Il grande cast completa il quadro. Graniticamente Usa.
Rambo90: Commedia leggera, di quelle che Hollywood sforna a ritmi incessanti, divertente soprattutto grazie alla buona performance dei due protagonisti. In coppia Crystal e Williams funzionano molto bene e la sceneggiatura riesce a offrire loro vari spunti simpatici. Non male anche il cast di contorno, per quanto il fulcro dell'azione siano sempre loro due. Un po' inutile il cameo di Mel Gibson. Buono.
Galbo: Lungi da una dignitosa collocazione nell'ambito di un cinema brillante di serie B, il cinecocomero precipita verso gli abissi dell'ultratrash cinematografico con questo dimenticabilissimo film di Giordani. Raramente nell'ultima fase del cinema italiano si è assistito ad una tale banalità di contenuti e sciatteria di confezione, nel quale vengono coinvolti anche discreti attori brillanti qui francamente impresentabili: è il caso di Brignano e sopratutto di Panariello mai così inutilmente becero e antipatico. Una vera vaccata.
Galbo: La terza puntata della storia della “schiappa” Greg vede il nostro eroe alle prese con un’estate difficile. Si tratta, analogamente ai precedenti episodi, di un film per famiglie senza alcuna pretesa che non sia quella del semplice intrattenimento. Le gag sono forse meno divertenti che in precedenza, ma ancora una volta bisogna apprezzare la leggerezza dei toni, la buona prova e l’affiatamento di attori simpatici e, non da ultimo la totale mancanza di volgarità che ne fanno un prodotto assolutamente godibile. Buono il doppiaggio.
Bruce: Film d'animazione che ha nella semplicità la sua forza. La dolce ingenuità dei tanti personaggi lo rende irresistibile per i bambini e per chi vuole concedersi un tuffo nella fantasia più tenera e distante dalla realtà. Grafica di qualità, musiche adeguate e piacevoli. Un sogno buffo e ricco di buoni sentimenti. Sempre valido.
Funesto: Contro ogni aspettativa, beh, questo giocattolone mi è piaciuto. È un film completamente di plastica e grafica computerizzata, finto come una moneta da tre euro e molto fine a se stesso negli eccessi che mostra, nonchè assai compiaciuto: sopportando con un po' di pazienza queste premesse, lo vedrete come uno spasso. Scenograficamente è una perla, con bei paesaggi, bei cromatismi e attori con le facce giuste (pur se rovinati da un doppiaggio di scarso livello), gli effetti in CG (sbugiardabilissimi) regalano simpatici momenti gore. Bravo Butler.
MEMORABILE: Il personaggio di Efialte, disperato e approfittatore, simbolo che nel mondo greco la bellezza esteriore era il perfetto specchio di quella interiore.
Galbo: Bellissimo film dei fratelli Taviani che parte da un evento dolorosamente reale (fuga delle popolazione dalle truppe tedesche in Toscana) per diventare un'opera dove la cronaca fa spazio alla fantasia e alla magica elegia del racconto, trasfigurato dai bambini che ne rimuovono la dolorosa realtà. Fotografia magnifica e cast all'altezza. Belle le musiche di Nicola Piovani.
Siska80: In varie parti del mondo, tre donne di condizioni sociali differenti affrontano la grande sfida che il destino ha riservato loro... Interessante pellicola tremendamente attuale che ha il merito di avvalersi di attrici all'altezza della situazione, mentre il ritmo è forse la pecca più evidente: superare la lunghezza standard sarebbe stato opportuno se si fosse approfittato dell'occasione (cosa che qui non accade) per inserire sequenze utili ai fini narrativi; invece, si ha l'impressione che si voglia tirare per le lunghe una vicenda dall'epilogo peraltro prevedibile. Non male, però.
Cotola: Film cronenberghiano insolitamente sobrio e moderato, in cui il regista canadese rinuncia alla carne e al sangue (copiosamente presenti nei film precedenti) e si concentra, con ottimi risultati, sull'introspezione psicologica del personaggio principale, all'interno del quale riesce a compiere una notevole opera di scavo. Probabilmente il miglior film tratto da un libro di King.
Rigoletto: De Niro torna a vestire i panni del poliziotto integerrimo, affacendato a evitare un accostamento con il padre giustiziato per omicidio. Tutto si aspettava fuorché indagare sul proprio figlio. Ottima prova dell'attore italoamericano, che qui sceglie di dare una voce pacata e ragionevole al suo personaggio e fa da chioccia a un Franco notevole. Caton-Jones dirige bene un thriller dalle molte sfaccettature ma con sempre ben chiaro l'obbiettivo finale. Sfortunato Dzundza: dopo Douglas gli va male anche come partner di De Niro.
Daniela: Spinto da un'avvocato parolaio, un bullo borgataro aspirante attore prova ad inscenare un incidente truffaldino ma le cose non vanno come programmato... Dopo il pessimo precedente dell'82, si riforma la coppia Verdone-Sordi con scambio in cabina di regia. Le cose vanno meglio, ma si tratta comunque di un'occasione persa: non abbastanza divertente per essere comico, troppo fiacco come satira del mondo del cinema, con Sordi stanca macchietta e Verdone adagiato nel proprio personaggio bonaccione. Non pervenuti i contributi di Leone e Sonego nella sceneggiatura, orecchiabile la ost di Venditti.
Delpiero89: Buona commedia americana anni 90 che può contare su un Jack Nicholson davvero formidabile in un ruolo che calza a pennello con le sue caratteristiche. Non male anche gli altri, con la Hunt e Kinnear in testa, mentre il personaggio di Cuba Gooding è caricato all'eccesso. Troppo lungo per essere comunque una commedia. Tutto sommato originale ma non eccezionale.
Galbo: Commedia di stampo ecologista e animalista. Se la trama e il tema di fondo non sono inediti, non troppo scontata è la caratterizzazione della giovane “umana” coprotagonista (l’altro è un tenero leoncino), ragazza ribelle ferita dalla perdita della madre. Il film è destinato principalmente ai ragazzi ma può essere apprezzato da un pubblico trasversale grazie al tema universale di fondo, al ritmo e alla simpatia dei protagonisti di tutte le specie.
Enzus79: Tratto da un romanzo di A.J. Quinnell. Azione pura: ex agente della CIA viene assunto per fare da guardia del corpo di una bambina, finirà in un vortice di violenza e vendetta. Adrenalinico, soprattutto nella seconda parte. Regia di Tony Scott più che efficace, nonostante l'approccio un po' da videoclip. Denzel Washington in una delle sue migliori interpretazioni.
Cotola: Terrificante film in cui Brass, ormai al suo minimo storico, raggiunge il grado zero del suo, come sempre, posticcio erotismo. E ormai di questi tempi anche le sue, presenute, provocazioni (un pissing non simulato) cadono nel vuoto. Anna Ammirati non ha nulla di sensuale, anzi è qui semplicemente odiosa e irritante. Per il resto non c'è molto altro da dire. Evitatelo!
Galbo: Tra il film comico e la commedia sentimentale, Licenza di matrimonio è un'opera totalmente monopolizzata dal suo protagonista, il camaleontico Robin Williams. La sua presenza relega gli altri attori al ruolo di comparse ma non è adeguatamente "servita" dalla sceneggiatura nella quale momenti piuttosto brillanti si alternano ad altri totalmente prevedibili. Si fanno comunque un po' di risate.
Nando: Ispirata da una vicenda reale, la pellicola narra il desiderio di un uomo single di poter adottare una neonata, in questo caso colpita dalla sindrome di down dopo che la stessa è stata rifiutata da circa quaranta coppie. Una narrazione delicata che mostra un tocco romantico e al tempo stesso drammatico, che vede il protagonista immediatamente in parte ben coadiuvato dal resto del cast. Probabilmente qualche lieve lungaggine, ma è solo un dettaglio.
Daniela: Film palesemente su commissione da parte di un regista che alterna opere importanti a cosette di routine ma di buon mestiere, per giunta su un tema ipersfruttato come il colpo grosso in banca: c'era da aspettarsi un discreto intrattenimento ma niente più, ed invece entra di prepotenza nel novero delle migliori rapine dello schermo, per merito di una sceneggiatura raffinata con bella alternanza di piani temporali, un'accurata definizione dei caratteri, un ritmo che ti mette spalle al muro. Ottimo tutto il cast, con punte di eccellenza.
MEMORABILE: I momenti degli interrogatori incrociati
Lupus73: Commedia gothic per Halloween, sorta di Munsters/Addams all'italiana in cui vengono riproposti tutti gli stereotipi del gothic horror da macchietta (il vampiro, la strega, il licantropo, il mostro di Frankenstein) uniti a quelli della famiglia burina italiana (i genitori di lei). Alcune gag riuscite, altre quasi fastidiose e da cartoon (con modelli cinematografici ormai triti e ritriti), ma probabilmente la peculiarità sta proprio nel confronto tra vecchi mostri e "nuovi mostri" (la caricaturalità della famiglia romana). Pippo Franco è il nonno, la Bouchet la nonna fantasma.
Rebis: La lunghissima, esilarante sequenza dell'overdose da Quaalude vale i 179 minuti di sbornia-cinema che ci sta intorno: un cocktail spumeggiante emulsionato in un montaggio trascendentale (ottimo il lavoro di Thelma Schoonmaker), che dilaga su una popolazione di comprimari tratteggiati ad arte - straordinario McConaughey - su cui troneggia - mefistofelico e riscattato Johnny Sims - Leonardo DiCaprio; una fiumana di dialoghi sagaci, orge, gag a profusione. Opera monster, squilibrata, straripante, sviluppata per addizione, lascia un dubbio soltanto: ma Scorsese non lo aveva già fatto questo film?
Siska80: Ennesima commedia copia e incolla nella quale la solita giovane (e bella) affermata nel mondo del lavoro corre ad aiutare un parente e trova l'amore in un uomo affascinante e dinamico (però scordatevi il finale "al bacio" tipico di film simili, perché qui persino le effusioni sono stringate). In un mare di situazioni più o meno fortuite e straviste sono due le cose che consentono allo spettatore di arrivare sino alla conclusione senza troppi sbadigli: in primo luogo la simpatica e affiatata coppia protagonista; in secondo la durata media. Comunque sia, non fondamentale.
Panza: Anche qui il finale rovina tutto visto che si giunge alla risoluzione del delitto in maniera preveggente, quasi casuale e perciò poco convincente (caratteristica spesso presente in questi film-tv con Mason). Qui però anche le parentesi con gli aiutanti risultano perlomeno ironiche (fantastico il processo sul furto di biancheria che l'aiutante avvocato deve affrontare) e più vedibili del solito. La regia perde fra l'altro troppo tempo con le scene inerenti al musical che si sta allestendo ma si riprende parzialmente con il resto della storia...
Capannelle: Come storia si lascia seguire ma è ampiamente prevedibile (e la durata eccessiva non aiuta) tanto forte è il richiamo ai canoni disneyani e la successione degli eventi dopo il distacco delle tigri. I personaggi sono vari e quelli caricaturali sono i più gustosi; per gli altri (Pearce compreso) poco da annotare. Da godersi invece tutti i frangenti dove compaiono i due fratelli felini, le loro esplorazioni e i loro fantastici balletti, roba da consumati attori.
Taxius: Divertente film sportivo che prende spunto da un fatto realmente accaduto. Il film è semplice e presenta vari cliché del genere, ma è divertente e sa emozionare, è girato e scritto bene. I vari personaggi sono caratterizzati ottimamente (uno su tutti il grandissimo Gene Hackman). Da non amante del genere devo ammettere di essere stato colpito positivamente.
Von Leppe: Remake ottimamente girato che sfrutta molto bene gli effetti in HD: le ferite, la pelle sporca di fango e umida... tutto fatto alla perfezione e, malgrado la storia sia già vista, riesce a creare molta suspence; in più sembra essere un conflitto di due famiglie, quindi un riadattamento che vale la pena di vedere, come altri prodotti dallo stesso Wes Craven. Alcune violenze mi sembrano inserite a caso, mentre altre sequenze sono straordinarie (la più riuscita è quella dell'ombra che esce dall'acqua nella notte di tempesta).
Dionigi: Film godibile nella sua semplicità. La storia del fratello Down da proteggere è sceneggiata in modo lineare e senza colpi di scena. Questa volta l'interpretazione degli attori giovani sovrasta una stanca prestazione dei dinosauri Gassman e Ragonese. Certo siamo piuttosto stanchi di vedere bellissime ambientazioni nella pianura padana con attori che recitano in romanesco...
Nando: Il maestro Spielberg realizza questo remake in cui si cerca l'assoluta spettacolarizzazione dell'evento. Inizialmente le tinte fosche son apprezzabili, ma nel proseguio il sentimentalismo frammisto al buonismo prende il sopravvento con risultati poco memorabili. Effetti speciali di solidissimo livello, ma la narrazione non convince del tutto.
Galbo: Ennesima variazione sul tema del delitto perfetto che si svolge questa volta in un ambiente di giovani benestanti annoiati. Sebbene non originale, il film è tuttavia ben realizzato e il regista riesce a mantenere la tensione piuttosto alta grazie agli sviluppi di una discreta sceneggiatura che caratterizza piuttosto bene le motivazioni e la mentalità dei personaggi principali, ben intepretati da un buon cast. Discreto.
Motorship: Personalmente il film non mi ha mai entusiasmato questo film, nonostante la presenza di due colossi come Alberto Sordi e Carlo Verdone. I due hanno fatto di certo di meglio anche assieme (Troppo forte è superiore). La prima parte è buona, con belle battute e un ritmo, ma la seconda è fiacca e ripetitiva (gli ah ah ah del padre e i fiu fiu del figlio danno alla noia) e la regia di Sordi è sciatta e distratta. I personaggi sanno di già visto nel recente passato e la sceneggiatura è un "groviera" continuo.
Daniela: Poliziotto corrotto e puttaniere riesce grazie ai suoi contatti a porre freno agli scontri fra gang rivali nella Chinatown di Seul. Le cose si complicano con l'arrivo dalla Cina di un altro gruppo criminale molto più spietato. Film sudcoreano di routine quanto a livelli di violenza con scontri sanguinosi sempre all'arma bianca. Anche la rappresentazione dei metodi polizieschi è tipica del genere ma merita la visione per la prova trascinante e budspenceriana del protagonista Ma Dong-Seok, generalmente utilizzato per ruoli di vilain, qui sbirro dai modi spicci non privo di senso dell'umorismo.
MEMORABILE: Lo scontro dentro il bagno pubblico dell'aeroporto
Daniela: Generale condannato a 10 di carcere militare vs. colonnello fetente direttore dello stesso. Redford torna dietro le sbarre come ai tempi di Brubaker e, con il suo pacato carisma, riesce a rendere potabile un film pieno zeppo di cliché, banalità psicologiche da due soldi, retorica militarista che, pur veicolata da un attore notoriamente democratico, è irrimediabilmente destrorsa. Il finale in stile action-movie rischia comunque di affossare definitivamente la pellicola, facendolo etichettare come carcerario di routine. Peccato per il cast, interessante ed in parte, a cominciare da Gandolfini.
Rambo90: Prodotto tipico della carriera millennial di De Niro (salvata da poche eccezioni), rivolto alle famiglie e ai più piccoli, con gag spesso infantili e una trama ridotta davvero all'osso. Non uno dei peggiori comunque, visto che il ritmo è discreto e il nostro può contare su un ottimo cast di supporto, a cominciare da un ragazzino abbastanza bravo e simpatico. La regia fa il minimo, il tutto è mantenuto da momenti comici e fracassoni alternati da dialoghi paterni e più buonisti. De Niro comunque recita sempre bene, anche quando potrebbe fare il minimo sindacale.
Corinne: Un Verdone non memorabile (né alla regia né come protagonista) ma ancora ad alti livelli, pre-Viaggi di nozze non solo cronologicamente. Dopo una prima parte amarissima e caustica su un tema che a vedere oggi il film lo rende tutt'altro che datato (la "tv del dolore"), si addolcisce un po' troppo nello scivolare verso la classica deriva sentimentale verdoniana, ma mantiene un certo equilibrio. Da segnalare un'Asia Argento piacevole e in parte.
Galbo: La storia (incredibilmente reale) dell’attore regista Tommy Wiseau e del suo film, The room, è perfetta per l’operazione metacinematografica concepita da un sempre più bravo James Franco per tracciare il sottile confine tra genio, idiozia e follia. L’attore e regista opera su una sceneggiatura ben scritta che delinea bene l’originale personalità del protagonista senza (volutamente) chiarirne molti aspetti e ricostruendo benissimo il contesto ambientale e del mondo del cinema dell’epoca. Brillante la prova di tutti gli attori.
Corinne: Melodrammone dai connotati psicanalitici, molto ingenuo e datato visto oggi. Chi lo esalta e chi lo denigra; per me raggiunge la sufficienza piena, con qualche momento di tensione (la prima scena con la cassaforte, Marnie con la pistola in mano) ed un finale con un flashback di forte impatto, non completamente a sorpresa ma efficace. Bravina la Hedren, un po' meno Connery (poco espressivo).
Daniela: Dopo quasi un quarto di secolo, Macfadyen torna a vestire i panni di quel Robert Bruce che aveva fatto una figura tapina rispetto a Wallace in Braveheart. Nonostante si sia appesantito, l'attore ha ancora il fisico adatto per risultare attendibile come re guerriero, ma è il film a non convincere, facendo rivalutare il quasi coevo Outlaw King. Uggioso nei toni favolistici dell'inizio, trito nella dinamica tra i personaggi, poco spettacolare negli scontri ridotti a scaramucce, si fa apprezzare in virtù degli splendidi paesaggi scozzesi ma qui il merito è soprattutto di Madre Natura.
Siska80: Quattro partigiani in fuga in mezzo alla neve si imbattono in una ragazza... E finisce lì: un gruppetto di attori che ha davanti un copione di tre righe si aggira tra i boschi in mezzo alle intemperie per quasi un'ora, prima di una breve sparatoria mal simulata durante la quale non vediamo la controparte (per tacere di un finale arronzato e abbandonato alla sorte). Non bastano l'utilizzo del bianco e nero e location a perdita d'occhio per risultare credibili: l'intento documentaristico si sgretola lentamente, al pari della pazienza dello spettatore. Si può vedere, ma solo una volta.
Markus: I tempi sono quelli del cinema di ricostruzione storica anni Settanta (impegnato?), confacente agli stilemi degli sceneggiati Rai; inammissibile perciò esigere vivacità perché è una pellicola figlia dei tempi in cui fu girata (i richiami all'allora contemporaneità non mancano). Bella la fotografia, rilassati i toni ed eccezionale l'immedesimazione in San Francesco di Graham Faulkner (una vera icona). Nel complesso film dottrinale e stucchevole, ma è un'opera di pregio storico. L'OST di Baglioni è diventata culto.
Ruber: Pellicola che non vanta un soggetto originale né brilla nella sceneggiatura, e il già visto è dietro l'angolo (il rapporto padre/figlio lontani da tempo). Tuttavia, grazie ai buoni interpreti riesce a farsi guardare senza annoiare. Arrivato tardivamente da noi e senza passare in saIa, il film ha nell'inedito duo Timberlake/Bridges il suo punto di forza. Gradevole l'interpreatazione di Kate Mara anche se poteva aver un risalto maggiore. Il regista indipendente Meredith si occupa di produzione, scrittura e regia: forse un po' troppo...
Kanon: Rien a faire. Nulla può l'improbabile coppia di stelle cadenti Andrews-Mastroianni dinanzi a simili po(r)chade. Un prêt-à-porter dei clichés: l'italiano gran viveur, guicciardinesco latin lover (inde)fesso tra ma(s)chi(li)smo e mammismo e l'inglesina self control, pragmatica ed algida da tè delle cinque. Svaporata farsetta di trombati che finiranno... ci siam capiti. Sullo sfondo aleggia una torre Eiffel che assume - alla luce di tutto questo - inquietanti simbolismi fallocratici. Champagne annacquato. Prosit!
MEMORABILE: Mastroianni che spara un rutto in faccia alla Andrews.
Gold cult: Titolo iconico per una pellicola divisa nettamente in due parti. La trama principale si svolge nella seconda, mentre la prima è formata da una serie di gag preparatorie, invero abbastanza divertenti. La durata esigua fa sì che il tutto appaia molto tirato via: forse sarebbe stato meglio concentrarsi su qualcosa di più unitario. Comunque la pellicola è abbastanza godibile e si vede con piacere. Finale al solito abbastanza sciocco, ma non dei peggiori. La coppia è sempre sugli scudi, e anche i due storici comprimari non sfigurano. Non mancano un paio di momenti memorabili. Buono.
MEMORABILE: La fabbrica di trombe e i cartelli appesi; La capra; Stanlio nel letto solletica Ollio col piede; La cena "finta" per il galeotto; Allocco & Balordo.
Panza: Lo sbaglio è stato dare al film un'atmosfera western con l'onnipresenza delle monotone musiche di Gori e scene lente alla Leone. Se poi aggiungiamo che il governatore è la figura politica più ingenua mai vista in un film che si fa gabbare dall'esattore di turno, otterremo un incedere discontinuo con pochi duelli nemmeno così interessanti. Le location sono abbastanza desolanti, segno che questo film è stato girato con poco sforzo produttivo ma anche creativo. Il frequentatore dei film d'avventura Quiney non è così male, avendo un viso adatto.
Daniela: Per indagare sull'omicidio della moglie di un grosso imprenditore, due poliziotti caratterialmente molto diversi sono costretti a collaborare... Quello della "strana coppia" è tema frequentatissimo, soprattutto nel cinema americano: la differenza fra prodotti riusciti ed altri meno sono date dalla sceneggiatura, qui piuttosto povera, e dalla prova degli interpreti. Sotto questo punto di vista, Sy e Lafitte si impegnano con effetti anche troppo esuberanti con il rischio, soprattutto per il primo, di risultare forzati e stucchevoli.
Kanon: Le cose lunghe diventano serpi e questo è un pitone che pian piano ti si aggroviglia intorno per poi stritolarti di noia. Soufflé stragonfio del troppo che stroppia: tra risse, pupe, cinema in b/n, feste e contrabbando, riesce ad uscire dal forno totalmente afflosciato. Un divertissement che rincuorerebbe le idee del morigerato Blaise P., rarissimo caso dove le cesoie son arrivate con gran giubilo del pubblico (ma la sfumatura doveva essere ancor più alta). Prescrizione: solo veri aficionados o chi è rimasto senza Valium.
Remen51: Una pattuglia difende la sua postazione sull'Amba. I militari si scambiano confidenze e promesse da realizzare. Poi vengono sopraffatti dagli inglesi. Uno scappa. Tutti muoiono; solo il personaggio di Luciano Taioli si salva. Anni dopo, in Patria si dedica, sua sponte, all'esecuzione testamentaria dei compagni morti. Nel film, che anticipa i musicarelli nostrani, Taioli canta e incanta. La narrazione è perfetta, dolce e lineare. Valori, dovere e amicizia la pervadono senza retoriche post belliche o apologismi del passato.
MEMORABILE: Il maestro spiega alla classe come è morto e perché, in Africa Orientale, un suo ex allievo. I ragazzini ascoltano muti e rapiti. Oggigiorno invece...