Con la vita di John Sims, uomo qualunque nell'incipiente società di massa, il naturalismo sfonda le barricate degli Studios e fa la Storia (o meglio, la anticipa): mosso dall'urgenza politica di riformare un sistema produttivo (ed espressivo) in clamoroso rischio d'implosione, Vidor - letteralmente folgorato dalle potenzialità del mezzo cinema, qui portate ad un livello altissimo quanto a stile, consapevolezza e inventiva - invade l'obbiettivo di astrattismo urbano; popola lo schermo di gesti, attese, sguardi; libera l'intimità dei protagonisti. Pietra miliare di tutto il cinema metropolitano.
Se narrativamente parlando il film può risultare oggi risaputo e prevedibile nei suoi meccanismi e nelle sue considerazioni, non lo era affatto a quei tempi: anzi, fu molto coraggioso. Vidor affronta con grande maestria il tema della società di massa e di una folla che avvinghia l'uomo comune nelle sue spire conformiste e borghesi e lo fagocita senza pietà. Mal ne incoglie a chi prova a liberarsi dalle sue logiche. Finale imposto dal produttore (Talberg). Si era appena nel 1928, ma tecnicamente parlando siamo già eoni avanti: alcune inquadrature sono da visibilio. Grande esempio di cinema.
Film muto girato un anno dopo l'avvento del sonoro a testimonianza di come, anche senza il valore aggiunto della parola, il cinema esplica pienamente la sua funzione (arte) attraverso l'immagine in movimento, capace da sola di concretizzare l'astrazione dei sentimenti; non solo attraverso le mimiche facciali quindi, ma spostando l'obiettivo sulle impersonalità della società in cui si vive (su una folla anonima, appunto). Film pessimista e ottimista allo stesso tempo, che subisce i punti di vista del luogo e del momento in cui nasce, ma ugualmente universale.
MEMORABILE: Come la folla si forma (l'incidente della bambina) non per essere d'aiuto ma solo per soddisfare la propria curiosità.
Crocevia d'ispirazioni artistiche, Vidor fitra distillati di sociologia (Kafka, Bruegel, Hopper, Murnau e Griffith) per esorcizzare l'alienazione dell'uomo-massa, delle sue strade brulicanti e dei suoi asettici uffici, facendosi summa di novant'anni di cinema: da Tati, Wells e Wilder, fino a Fantozzi e Koyaanisqatsi, attraversando tutto il realismo e neo-realismo. I meriti sono formali (tecniche di riprese), politici (la rottura con Hollywood) e narrativi (l'uomo alle soglie del New deal). La fonte è inesauribile, tra positivismo borghese e pessimismo documentaristico. Monumento.
MEMORABILE: Le scrivanie disposte geometricamente su un grande spazio; L'incipit espressionista; L'incidente; Il pic-nic; Tutti gli esterni tra la folla.
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Di questo film esiste un'edizione italiana in DVD, distribuita daDNA Srl: LA FOLLA (1928) + LA GRANDE PARATA (1925) - (2 Film su un unico Dvd). Film muti con accompagnamento musicale Sottotitoli: Italiano (Forced) Rapporto schermo: 1.33:1 (Riadattato in formato 16/9 Pillarbox) Extra: Presentazione Il film è stato rieditato con il contributo dello studioso di storia del cinema Riccardo Cusin. Questa versione è disponibile anche in streaming su alcune piattaforme.