Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Caesars: Dal titolo ti aspetteresti una parodia del celebre film di Stanley Kramer che invece nulla c'entra con questa pellicola. Si mette qui in burletta il genere bellico-carcerario stile La grande fuga e lo spunto per il titolo viene fornito dall'impiego di un attore di colore nel ruolo di un ufficiale americano. Il risultato finale è discretamente sconfortante, anche se qualche momento che riesce a strappare un sorriso c'è. Tra i volti noti del cinema anni '60 segnaliamo quelli di Mimmo Palmara e Giacomo Rossi Stuart.
Rambo90: Il maresciallo Carotenuto viene trasferito nella polizia municipale di Sorrento, ma il succo della storia non cambia: la Loren sostituisce la Lollobrigida molto bene, con una verve davvero ottima. Rimane la fondamentale Tina Pica nella schiera dei caratteristi e si aggiunge un divertentissimo Mario Carotenuto come fratello del protagonista. Molto divertente, ottimi i colori.
Vanadio: Grande film di Monicelli in vena creativa che trasporta grandi attori (Gassman, Volontè, Enrico Maria Salerno) in un medioevo semiserio e li lascia divertire come matti con un linguaggio (inventato anche dallo stesso Gassman) che si rifà all'italiano arcaico con molta ironia. La durata è considerevole, ma grazie al cielo i tempi morti sono pochi e non pesano. Mitici Volontè con la erre moscia e il motivetto del film ("Branca-branca-branca... leon-leon-leon, fiii, bum!").
MEMORABILE: "Transitare lo cavalcone in fila longobarda"; "Ite anco voi, sanza meta... ma de un'altra parte!"
Puppigallo: Pellicola piuttosto furba, che tocca i tasti scolastici giusti, seguendo la via più facile e fruibile a tutti: insegnanti tra l'ottuso, il represso, lo spaventato, la carogna, con rare eccezioni, al cospetto di una colorita fauna studentesca. Lo si segue segue senza problemi, sorridendo per le varie situazioni create dalla gestione di professori e studenti. Certo, le figure dei docenti sono piuttosto stereotipate, ma ognuno dà il suo il suo contributo, rendendo il tutto piacevole fino all'epilogo, piuttosto buonista ma che ci sta, in un simile contesto.
MEMORABILE: "Gli ha detto bene che non c'è stato contatto fisico"; L'urlo della notte.
Elsolina: Emblema della comicità partenopea, Scusate il ritardo rappresenta una delle prove maggiormente riuscite di Troisi. E' la storia di Vincenzo, malinconico e incerto (a cui Massimo concede tratti autobiografici) che si innamora, a modo suo, della sicura e decisa Anna, una giovane De Sio. Una comicità delicata e sempre alla ricerca del paradosso che si manifesta nel rapporto di Vincenzo con l'amico Tonino, con la sua famiglia e con la fortuna del fratello Alfredo che si contrappone alla sua perenne inerzia e apatia.
MEMORABILE: 'A vita s'adda piglià comme vene... io 'a piglio comme và? Io 'a piglio comme vene, solo che a me me vene sempe 'na chiavica, guarda a cumbinazion!"
Dopo il successo dei tanti film ispirati al mondo dei Lego ci prova anche la Playmobil a portare su grande schermo i suoi caratteristici pupazzi animati, ma il risultato non è dello stesso livello. Già nella realtà i Playmobil (tedeschi) sono stati introdotti molti anni più tardi dei Lego (danesi) e senza raggiungerne lo stesso grado di popolarità; identica sudditanza, in qualche modo, si riflette al cinema, con un film che guarda all'esempio altrui riprendendo (con meno creatività) l'idea del prologo in carne ed ossa, in cui la fresca diciottenne...Leggi tutto Marla (Taylor-Joy) perde i genitori rimanendo a vivere col fratellino Charlie (Bateman). Quattro anni dopo la disgrazia lei non sembra riuscire a dimenticare e lui, intristito, raggiunge un negozio di giocattoli dove sono esposti centinaia di Playmobil. Grazie alla luce di un faro giocattolo che d'improvviso s'accende, Charlie e Marla (che lì è arrivata cercando il fratello) finiscono proiettati in un mondo immaginario popolato dai noti pupazzetti. Mentre tuttavia lei mantiene un aspetto "moderno", lui si trasforma in vichingo, con tanto di barba ed elmo; perché il primo "mondo" visitato dai due è quello, tra drakkar che sbarcano sulla spiaggia dando il via a una "feroce" battaglia. Più che un film, a dire il vero, si ha spesso la sensazione di guardare shorts pubblicitari che esibiscono il prodotto. Ben realizzati dal punto di vista grafico, comunque: immediatamente riconoscibili, i Playmobil diventano parte di un universo che anche i non più giovani non tarderanno a ritrovare nei loro ricordi, con ambientazioni diverse che corrispondono perlopiù a quelle in cui abitualmente i pupazzetti sono inseriti nelle confezioni giocattolo. Dai vichinghi si passa al villaggio western fino agli antichi romani (in cui l'imperatore è doppiato in Italia dal rapper J-Ax, interprete pure di una delle quattro o cinque canzoni che di tanto in tanto s'inseriscono nella storia fin dall'inizio). Ci sono inseguimenti, spostamenti velocissimi da un luogo all'altro, mostri, dinosauri, cavalli alati e pure qualche personaggio destinato ad accompagnare Marla nella ricerca del fratellino, che nel mondo virtuale riscompare presto. In particolare saranno con lei Del, venditore ambulante che gira con il suo furgoncino ed è convinto che la ragazza porti con sé un tesoro, e Rex Dasher (in originale doppiato da Daniel Radcliffe, in Italia da Davide Perino), un agente segreto in giacca, cravatta e occhiali da sole. Non esiste una vera storia, solo una traccia minimale da seguire che funge da pretesto per mostrare più situazioni diverse possibili attraverso una regia comunque competente che rende discretamente spettacolare l'azione. Qualche idea fa sorridere (il riconoscimento della retina per passare una porta blindata quando l'occhio dei Playmobil è solo una palla nera; la maschera alla 007 che nasconde un volto praticamente identico...), qualche personaggio suscita simpatia, ma la forza del film sta soprattutto – per gli appassionati - nel ritrovare in versione animata quei bizzarri, rigidi pupazzetti che per molti rappresentano solo una versione semplicizzata dei Lego ma che invece nei Settanta e negli Ottanta, soprattutto, avevano una loro dignità e che tutti i bambini di allora vedevano esposti nei negozi. E anzi, quando nel 1974 comparvero per la prima volta, la Lego non aveva ancora introdotto le figure umanizzate così come oggi tutti le conoscono e che tanto ricordano per molti versi i Playmobil (le mani a tenaglia, lo snodo unico tra busto e gambe, i capelli da incastrare in blocco sulla testa...). Senza nessuna pretesa se non quella di divertire i più piccoli, il film svolge parzialmente il compito puntando sui colori accesi, la velocità e la fluidità dei movimenti, ma prima di ogni cosa sull'originalità data dai pupazzetti Playmobil, che sono indubbiamente quelli e solo quelli. Chiudi
Noodles: Discreto film di fantascienza di marca anni '80, con effetti speciali oggi terribili ma discreti per il periodo, una buona dose di divertimento e tutto sommato una bella storia di fondo. Purtroppo il marchio Disney si fa sentire con diverse scene zuccherose che si potevano evitare, ma tutto sommato è un film per ragazzi e la cosa si può perdonare. Recitazione così così, tremendo il doppiaggio italiano del ragazzino protagonista. Piacevole.
Rambo90: Alla prima prova da protagonista assoluto, Nuti interpreta una storia appena abbozzata che riesce a mettere in risalto le sue ottime doti di attore comico ma anche malinconico. Molti sono i monologhi da ricordare; il ritmo non sempre è alto ma le risate ci sono e quando Nuti inizia a intonare "Puppe a pera" non si può non desiderare che torni a fare cinema.
Cotola: Pellicola piuttosto risaputa nel suo svolgimento narrativo ed anche un po’ troppo semplicistica su alcuni temi (il razzismo) ma in ogni caso gradevole a vedersi anche grazie e soprattutto alle buone prove degli attori. Ultima apparizione sullo schermo per Don Ameche. Si può vedere.
Pigro: Il romanzo per bambini “Senza famiglia” di Malot, un classico delle storie votate a lacrime e commozione, rivive in una nuova confezione estremamente curata sotto tutti i punti di vista: la ricomposizione narrativa (qui inquadrata da una cornice che innesta il flashback), la fotografia (con equilibri cromatici suggestivi), la regia che sembra richiamarsi più a certe nuances fantasy che al pauperismo para-verista ottocentesco. Patetismo e avventura miscelati per toccare un pubblico infantile ma anche adulto.
Rebis: Cary Scott, ricca vedova infuocata dalla porpora di un nuovo autunno, sfida l'intera comunità per vivere il suo secondo indecoroso amore, perché la paura mangia l'anima. Folgorante melodramma di Sirk che trova nel conflitto di classe (e ideologico: Thoureau contro l'ipocrisia borghese) e negli scontri generazionali (madre e figli edipici) concisione ancorché turgore e fiamme. Vivo di una simbolizzazione di luci, colori e musiche talmente radicale da trascendere in un amalgama indistinguibile la funzionalità dei mezzi e la sovraesposizione dello stile. Happy end espugnato con sudore e lacrime.
Ira72: Il connubio leggerezza/Vanzina raramente sbaglia. Per chi apprezza i due fratelli, si intende. Vero che, bene o male, le macchiette sono pur sempre le stesse. Eppure. Qui il romanesco Principe “de” Dubai Brignano è davvero spassoso e anche talentuoso - nel miscelare le parole - a strappare non poche risate. Simpatici anche gli altri. Certo, non sarà candidato al Festival di Cannes, ma è una discreta boccata di aria fresca in un’afosa serata estiva. Apprezzabile il fritto misto del cast, improbabile eppure accettabile.
Zender: Ancor più di Peppino fu Fabrizi ad offrire i migliori assist all'incontenibile estro di Totò: come già si era capito in Guardie e ladri (da cui I tartassati ricalca pedissequamente l'impostazione ideologica), la puntigliosa energia del funzionario si scontra meravigliosamente con la fantasia arrembante del perseguitato abituato a percorrere con sfacciataggine i territori dell'illegalità. Steno spoglia il film dell'acuta analisi sociologica del precedente per potenziarne l'impatto comico: il risultato è meno alto ma straordinario, perché certi duetti (arricchiti dall'impagabile espressività dei due) sono da antologia assoluta della comicità popolare.
Gabrius79: Simpatica ma non del tutto riuscita commedia musicale che si avvale delle canzoni di Raffaella Carrà come colonna sonora, girata in Spagna e ambientata negli anni 70. I protagonisti sono molto simpatici e ci regalano pure qualche godibile siparietto, ma la sceneggiatura è piuttosto elementare e tende a rendere il tutto un po' trash. Notevolissima la fotografia dai colori assai sgargianti. Attenzione alla fugace apparizione della Carrà.
Capannelle: Ha lo stesso appeal di Marta Marzotto o di una pasta cotta senza sale. L'atmosfera è quella di Angeli e demoni, superficiale e prevedibile, e i caratteri attinti dal bignami hollywoodiano. Tra il vecchio (un Hopkins sornione e basta) e il giovane (niente di speciale) funziona di più la giovane indemoniata (la Gastini). Il problema generale non è tanto l'assenza di gore ma l'assenza di pathos. Parte minuscola per la Cucinotta e qualcosa di più per Hauer. Voto magnanimo.
Vitgar: Argomento molto sfruttato dalla cinematografia mondiale; si pensi ad Almodovar in Donne sull'orlo di una crisi di nervi, ma quanta differenza di originalità, buon gusto e trovate geniali! Qui si vede un filmino, con una regia impacciata e poco ispirata da una sceneggiatura debole e slegata. Simpatica la Finocchiaro, pregevole Elio, spaesato Giovanni.
Furetto60: Simpatico thriller tratto da romanzo scritto dallo scrittore islandese Arnaldur Indriðason e ambientato tra i suggestivi ghiacciai d’Islanda. La trama ha il sapore della caccia ai nascosti tesori del passato vista nella saga di Indiana Jones, ma qui l’aspetto nazionalistico è evidente: la piccola Islanda che, attraverso i suoi estemporanei rappresentanti, cerca di difendersi dall’operato di sicari professionisti come quelli in appalto alla CIA. Con qualche incongruenza, la tensione regge sino alla fine, anche se la chiusura appare un tantino affrettata.
Mickes2: Spensierato divertissement comico dallo spunto straordinario (letteralmente il diavolo e l’acqua santa in chiave spiritosa e goliardica!), ottimamente sviluppato nella prima parte briosa e straniante allo stesso tempo; merito anche di una regia ispirata in grado di esaltare le doti recitative – speculari - di due mattatori assoluti come Benigni e Walter “faccia di pongo” Matthau; meno nella seconda, nel quale il soggetto mostra la corda incanalando un racconto fin là spassosissimo in una superflua storiella d’amore. Poteva essere di più. Buono.
MEMORABILE: “Maurizioooo!”; “Per la stazioneee!”; Al ristorante.
Rambo90: Avventuroso hollywoodiano come da canone delle grandi produzioni moderne: molto rumore per nulla. Effetti speciali e cast in ottima forma ma pochissima sostanza, tanto da far rischiare il sonno in più di un occasione. Il mestiere di Campbell si riconosce solo nei concitati duelli, ben coreografati, ma troppo sparuti per l'eccessiva durata del film. Banderas e Hopkins perfetti per i rispettivi ruoli, ma la storia non è per nulla all'altezza. Mediocre.
Giuliam: Film fra i più sopravvalutati del cinema italiano. Ipocrisia un po' evidente ed invadente in questa sceneggiatura povera (con molti dialoghi inutili e nessuno degno di memoria). Salvatores qui contribuisce solo alla regia. Diego Abatantuono è l'unico da salvare.
Galbo: Filmone d'avventura in puro "hollywood style": in oltre due ore (forse un pò troppe) succede di tutto, dalla deportazione ai rapimenti, inseguimenti e quant'altro. Molta carne al fuoco, ma lo spettacolo non sempre è all'altezza della situazione quanto a contenuti (a volte si sfiora il ridicolo) ma la "confezione" è di primissimo ordine come è lecito aspettarsi da DeMille.
Rocchiola: L’ultimo tassello della trilogia western di Hawks è sicuramente inferiore a Un dollaro d’onore e El Dorado, dei quali riprende toni e tematiche. Resta comunque uno dei migliori titoli della parte finale della carriera di Wayne. A parte la bella Jennifer Jones i comprimari sono piuttosto anonimi, ma il film ha ancora ritmo e ironia da vendere ed è apprezzabile anche nel modo brusco con cui passa dalla commedia al dramma. Un degno congedo per un vecchio leone come Hawks, che firma la sua opera visivamente più violenta e crepuscolare.
MEMORABILE: Il confronto finale nella sabbia spazzata dal vento; La rapina al treno con il nido d'api; "Ora per favore non dire morbido!!!"
Enzus79: Secondo capitolo dell'eroe mascherato Zorro. La storia non convince, sembra un po' tutto forzato. Si è perso brio e intrattiene parzialmente. L'entrata in scena del figlio sembra ingombrante, poco azzeccata. Antonio Banderas, pur sempre simpatico e perfetto nel ruolo, non basta. Per di più la durata di due ore e più si fa sentire. Apprezzabile, comunque, la regia di Martin Campbell.
Daniela: Figlia di archeologo inglese sposata ad avventuriero italo/spagnolo coinvolge ricercatore americano nella ricerca della tomba di un faraone egizio... Trama approssimativa dai prevedibilissimi risvolti sentimentali per un film di avventure esotiche con ambizioni kolossal e qualche apporto di pregio (fotografia di Surtees, musiche di Rózsa) il cui principale motivo d'interesse consiste però nell'ambientazione in loco, che consente di vedere il complesso monumentale di Abu Simbel dove sorgeva prima dello spostamento disposto a seguito della decisione di costruire la diga di Assuan.
Mr.chicago: Henry soffre di una malattia genetica che lo fa viaggiare nel tempo in funzione "shuffle", ovvero non sa dove andrà, se avanti o indietro nell'arco della sua vita; sia la precedente trasposizione che questa serie hanno i soliti titoli storpiati nella traduzione italiana, quando quello originale ("The Time Traveler's Wife") fa ben capire il fulcro della vicenda. A parte il fatto che non è facile incontrare tante volte un uomo nudo in tv, la serie è ben fatta e gli attori davvero bravi. Gran peccato che non ci sia stata una seconda stagione che avrebbe sciolto i vari nodi...
Cotola: E se fosse uno dei film più sopravvalutati del nostro cinema? Sia chiaro è un bel film, ma l’aura di capolavoro che lo avvolge, non gli si addice. Ha dalla sua, la capacità di trasmettere l’amore per il cinema e di far vedere anche ai più giovani, come il cinema venisse vissuto e consumato in passato. Per il resto, confezione a parte (buona), la storia non convince più di tanto e presenta troppe lungaggini. Se ne accorse anche il produttore che sforbiciò la seconda versione (quella baciata dal successo) di ben 35 minuti.
MEMORABILE: Le scene nel cinema, mentre gli spettatori guardano i film.
Daniela: Ennesimo renake nostrano di una commedia francese in cui Miniero, già responsabile di un'operazione analoga con Benvenuti al Sud, ripropone le vicende di un gruppo di ragazzini che per un disguido si ritrovano da soli a bordo di un treno mentre il loro accompagnatore restato a terra cerca di raggiungerli incorrendo in varie disavventure. Senza aver visto l'originale è impossibile fare un confronto, ma il risultato è mediocre: il ritmo è fastidiosamente esagitato, la qualità delle gag scarsa, i bimbi non brillano per naturalezza e anche attori altrove validi qui offrono prove modeste.
(1 commento) animazione (b/n) di Vari con (animazione)
Ciavazzaro: Serie d'animazione con protagonista il topo Stuart Little che si era già visto in due film con attori in carne ed ossa. La serie non è un granchè (animazione compresa) e si fa abbastanza dimenticare, a mio avviso. Anche se non la guardate non vi perderete nulla.
Rigoletto: Seguito abbastanza riuscito di Dio perdona... Io no, ne continua la storia senza perdere lo stile e con un Eli Wallach sugli scudi che prende il posto di Frank Wolff senza farlo rimpiangere. Bud e Terence sono ancora in fase di rodaggio ma le asperità cominciano a smussarsi e loro ad affiatarsi sempre più. Bellissime le muscihe di un grande Carlo Rustichelli. Buona la regia. **1/2
MEMORABILE: Bud che, dopo una rissa, guarda il suo vestito nuovo ridotto a brandelli dicendo: "Guarda che porcheria di stoffa ti rifilano! Non dura niente!".
Pinhead80: Questa volta al timone di regia c'è John Woo e a guadagnarci sono sicuramente i fan delle scene d'azione. Il passo indietro però è evidente soprattutto a livello di storia (banalissima) e di dialoghi. Gira che ti rigira siamo sempre al più classico degli scontri tra l'eroe e il villain di turno (un incisivo Dougray Scott) che si trascina sino all'estenuante finale.
Giacomovie: Il noto chirurgo Can si innamora di Zeynep, un'umile ragazza delle pulizie, che però nasconde un segreto. Discreto film turco che tratta i sentimenti in modo efficace, senza ingenuità ed eccessi zuccherosi. La storia d'amore viene esposta districandosi bene tra episodi spensierati e altri drammatici. Gli attori recitano in modo decoroso e il finale dapprima sembra scontato ma poi ci si ricrede.
124c: Fiction sulla vita e la predicazione di San Pietro dopo la morte e resurrezione di Gesù Cristo. La regia di Giulio Base è adeguata al racconto, con un Omar Sharif calato veramente bene nei panni di Pietro, anche se quando è giovane pare già abbastanza vecchio. Nonostante alcune ingenuità (Flavio Insinna gladiatore di Roma? Mah!), la trama ha una prima parte discreta grazie al Paolo di Daniele Pecci che perseguita i Cristiani e una seconda interessante ma meno riuscita, nonostante sia ambientata nella Roma di Nerone. Un prodotto discreto.
Capannelle: E' un film confezionato con estrema professionalità e con la volontà di rappresentare con cura l'ambientazione in cui nasce il sentimento che legherà le due protagoniste. Sconta però alcuni peccati: la lentezza di fondo, il ruolo troppo defilato dei mariti (del resto Casey Affleck taciturno è un classico della sua cinematografia), l'assenza di altre variazioni della trama, un certo schematismo nel delineare le aspirazioni opposte di donne e uomini, volenterose di evolvere loro, concentrati solo sui bisogni terreni gli altri.
Redeyes: Buona pellicola che non eccelle assolutamente ma che sfrutta in modo piacevole l'idea di partenza. Buona prova recitativa della Paltrow, che nei suoi due personaggi si accolla gran parte del film. I coprotagonisti: Lynch tartaglione-mantenuto non è, poi, così male nel suo ruolo, Hannah ha del baccalà per quanto si ostini a citar i Monty Python (sacrilegio!), la Tripplehorn mostra la giusta cattiveria e ci piace! La sceneggiatura ha qualche falla, ma diciamo che la lasciamo passare. Exit music "Can't turn back time" dei desaparecidos Aqua!
Saintgifts: Dopo Balla coi lupi e Waterworld Costner interpreta ancora una sorta di cavaliere solitario, in epoche diverse, eroe tanto caro al mito americano: l'uomo di frontiera che sa come sopravvivere, che vorrebbe rimanere al di fuori della società costituita ma è nello stesso tempo rispettoso della stessa, pronto a combattere il cattivo di turno. L'impressione è che l'attore regista abbia affrontato il compito con troppa faciloneria, rimanendo piuttosto in superficie. Scelta sbagliata dei nemici, comandati da un Will Patton senza il giusto carisma.
Lou: Una commedia simpatica, che racconta con grazia e ironia la disavventura sentimentale di un vedovo con tre figlie che incontra e si innamora della fidanzata del fratello. Nulla di nuovo e trama ampiamente prevedibile, eppure bisogna riconoscere che il tono è brillante, alcune gag sono esilaranti e il cast è di buon livello, con Farrel e la Binoche in ottima forma.
Capannelle: Film curioso più che interessante. Siamo in una Vienna raffigurata alla Sin City, con un pervasivo impiego della CG che disegna atmosfere particolarmente cupe e palazzi ricurvi. Va bene il senso di rigetto verso i reduci dal fronte, però un po' si esagera. Gli attori sono mediamente validi e diretti con efficacia, anche se sono solo un paio di personaggi ad emergere chiaramente. L'intreccio thriller rimane giustamente in secondo piano rispetto al tema dei traumi vissuti dai protagonisti.
Daniela: Poliziotto corrotto e puttaniere riesce grazie ai suoi contatti a porre freno agli scontri fra gang rivali nella Chinatown di Seul. Le cose si complicano con l'arrivo dalla Cina di un altro gruppo criminale molto più spietato. Film sudcoreano di routine quanto a livelli di violenza con scontri sanguinosi sempre all'arma bianca. Anche la rappresentazione dei metodi polizieschi è tipica del genere ma merita la visione per la prova trascinante e budspenceriana del protagonista Ma Dong-Seok, generalmente utilizzato per ruoli di vilain, qui sbirro dai modi spicci non privo di senso dell'umorismo.
MEMORABILE: Lo scontro dentro il bagno pubblico dell'aeroporto
Nando: Le apparizioni della Madonna di Fatima nel 1917 a tre pastorelli e tutte le conseguenze che si verificheranno. Pontecorvo, buon autore di fiction, dirige questa pellicola con taglio similare; d'altronde bisogna attenersi ai fatti e non inventare, in maniera comunque dignitosa, non tralasciando particolari e generando qualche piccola emozione nello spettatore. Discreta ricostruzione dell'epoca e se c'è da fare un appunto è per la Braga, che proprio non sembra una suora ultra ottantenne (nonostante il trucco).
Schramm: Raimi è sempre Raimi e quando c'è da sfoderare spettacolo e mozzare il fiato non conosce smentite e te la serve su vassoi di platino. Non c'è dubbio, è pasticciato, prolisso, sovraccarico e lezioso ancorché filologicamente sballato (dietro al danno c'è più puzza di imposizioni produttive che di un Raimi sfiatato o confuso) e lascia con l'impressione che manchi molto metraggio o che forse ce n'è troppo, ma resta pur sempre prodigioso, ipertrofico e epinefrinico spettacolo che solletica i neurotrasmettitori, dà gioia nell'anima e ti rimette in pari con una giornata no.
MEMORABILE: La gru e i match con Sandman, le parentesi con Simmons.
Cloack 77: Il film diverte e intrattiene con leggerezza, azzecca anche due scene sorprendenti (lo sguardo di Pacino al dileguarsi dell'elicottero e la tutina mimetica di Vincent Cassel) e Soderbergh dimostra di saper maneggiare cotanto materiale senza spercare comprimari e riservandosi un meritato divertimento con una regia glamour e brillante adatta "alla serata". L'unico appunto può riguardare la sceneggiatura forzata, che non sorprende mai (se non col padre di Matt Damon), con colpi di scena un po' blandi.
Cotola: Divertente commedia diretta, scritta (in collaborazione con Cerami) ed interpretata
da Benigni. Troppo direte voi? Niente affatto perchè qui il "toscanaccio" non nutre ancora patetiche velleità autoriali di alcune pellicole successive e riesce a dar vita ad un puro divertimento comico piene di belle gag e trovate che fanno ridere parecchio lo spettatore grazie anche ad un ritmo che si mantiene elevato per quasi
tutta la durata della pellicola. Il meglio del regista assieme a Il mostro.
MEMORABILE: Le banane. Il discorso di Bonacelli sui mali della Sicilia. Benigni truffaldino a Marescotti assicuratore: "Si va nel penale".
Greymouser: Tra i più celebrati romanzi di Stephen King, "It" - al di là dei pregi indiscutibili - è anche un testo afflitto da eccessiva prolissità (spaventoso per la mole di oltre 1000 pagine) e soprattutto vanificato da un finale bruttissimo. Inoltre, vivendo soprattutto dei vissuti interiori dei personaggi (flashback, narrazioni a ritroso, salti temporali), non si presta naturalmente alla riduzione cinematografica. Vista la difficoltà, poteva il mediocre Lee Wallace tirar fuori qualcosa di buono? Non poteva, ovviamente.
Piero68: Non convince molto questo Hostiles. Dopo un inizio crudo e violento scivola su binari troppo introspettivi ma poco efficaci, perché l'ambiguità la fa da padrona e perché alcuni personaggi sono troppo posticci per risultare credibili. La ricerca del realismo spasmodico introdotta da Iñárritu nel genere qui prende una piega poco credibile visto che il comparto tecnico (su tutti sonoro e montaggio) non brilla di certo. Anche la (pseudo) morale di fondo si sposa male con tutto il contesto narrativo. Brava la Pike, meno Bale.
Galbo: Una giovane americana in vacanza a Verona aiuta un'anziana donna inglese (che viaggia in compagnia del nipote) a ritrovare un vecchio amore italiano. Il film presenta un'immagine oltremodo stereotipata e non più proponibile dell'Italia, che è quella che il pubblico americano medio verosimilmente si aspetta, con immacolate colline e indigeni che discettano d'amore mangiando allegramente. La sceneggiatura colleziona luoghi comuni a ripetizione e i dialoghi sono ridicoli. A nobilitare il film, solo la grande Vanessa Redgrave.
Metuant: Da bambino mi bastava vedere la faccia bianca di Pennywise per terrorizzarmi. Adesso le cose sono cambiate, ma la figura del clown di Tim Curry rimane la cosa più genuinamente inquietante di tutto il film. Tutto il resto non è male, ma purtroppo soffre dei limiti tipici di un prodotto televisivo, primo fra tutti un comparto di effetti speciali decisamente da b-movie anni '50, specie nel finale. Peccato, perché con degli sfx decenti e qualche trovata migliore sarebbe stato tutta un'altra cosa.
MEMORABILE: La prima apparizione di Pennywise tra i panni che svolazzano al vento.
Puppigallo: P.S. Gli appassionati di scambi verbali è meglio che ne stiano alla larga. Per il resto trattasi di fantapellicola che ricicla a tutto spiano partendo dal vecchio, si può dire, stereotipo dell'alieno. Partita anche discretamente, grazie a una protagonista singolare, ma piuttosto convincente, inizia però a scivolare nell'esagerazione, nel reale o no (una sorta di "Mi fan sognare o son desta?"), enfatizzato e, qua e là, ai limiti del ridicolo. Pur durando poco più di un'ora e trenta, l'ultima parte sembra piuttosto stirata, ripetendo il concetto. È anche vedibile, ma nulla più.
MEMORABILE: La prima incursione degli alieni, dove si crea una certa tensione all'interno delle mura; In autobus; "Sorry"; E vissero tutti "felice" e "contenti".
Pinhead80: Davvero divertente questo action movie ben confezionato e ben diretto da Robert Schwentke. Un gruppo di agenti CIA oramai in pensione è coinvolto in un complotto che li vede oggetto di una caccia spietata da parte degli ex datori di lavoro. Ogni scena (anche la più cruenta) è segnata da una efficace vena umoristica. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati tranne Morgan Freeman, che appare sfinito proprio come il personaggio che interpreta.
MEMORABILE: Il personaggio interpretato di John Malkovich.
Danilo80: Un gruppo di ragazzini (i Goonies) trova nel solaio di casa la mappa di un tesoro appartenuto al pirata Willy l'Orbo e partono tutti e sette alla sua ricerca. Stravagante e divertente fantasy adolescenziale di metà anni 80 per un pubblico di tutte le età che ruba non poco a Indiana Jones e simili, aggiungendo di suo molte buone trovate e invenzioni, come il personaggio di Slot e il vascello sotterraneo. Non un capolavoro, ma ai giorni nostri sicuramente un cult. Azzeccata la canzone traino di Cindy Lauper.
MEMORABILE: Il ritrovamento del tesoro all'interno del vascello, con gli scheletri dei pirati intorno al tavolo colmo di monete.
Disorder: Sinceramente imbarazzante, sia per la povertà di idee (il solito imbranato che combina un guaio dietro l'altro per conquistare la sua amata) sia per la recitazione dei giovani, Guglielmo Scilla in particolare. La trama non viene portata avanti in modo coerente e i pochi spunti interessanti (come il rapporto conflittuale padre-figlio) non vengono adeguatamente sviluppati. La noia regna sovrana e nemmeno gli sforzi di Salemme servono a strappare qualche risata. Bocciato.
Ira72: Incipit originale che con ironia tratta le diverse nevrosi del genere umano senza banalizzarle o ridicolizzarle. Piuttosto, le debolezze di ognuno vengono esaltate sorridendoci sopra delicatamente (e non ridendo sguaiatamente). Nessun pietismo (già visto, nel genere) e molto umorismo. Avrei sfoltito qualche incursione un po' banale, ma nel complesso il film scorre e diverte, lasciando qualche consapevolezza in più e facendoci sentire un pò meno soli con nostre ansie. Buy gioca facile per il ruolo sempre conflittuale che le si addice.
Mota: Un po' commedia, un po' giallo, un po' musical: otto donne si confrontano in una casa dove è avvenuto un delitto e l'omicida è per forza una di loro. Film abbastanza interessante con recitazioni e situazioni molto teatrali; ottime tutte le interpretazioni delle otto donne, soprattutto quelle di Isabelle Huppert, della bella e brava Virginie Ledoyen e dell'affascinante Emmanuelle Béart. Gli intermezzi cantati annoiano un po', ma nonostante questo è un buon film.
Ciavazzaro: Buon episodio della serie, che indovina il ritmo, può contare su alcune brave guest-star (Reynolds e Orbach), ha una discreta tensione e delle ottime musiche di Richard De Benedictis. Non male la soluzione finale, anche se certi colpi di scena durante il telefilm potevano essere risparmiati.
Puppigallo: Niente di nuovo sul fronte esorcistico in una pellicola che si fa apprezzare nella prima metà, grazie a Hopkins e alla ragazzina posseduta, nipote di una Cucinotta che fa solo presenza, per poi scivolare giù nella seconda parte, dalla comparsa di una sorta di Varenne con la congiuntivite, fino ad arrivare all'esorcismo con demone piuttosto adirato (menomale che Hopkins, all'inizio, aveva detto "Non ti aspettavi mica teste che girano e zuppa di piselli?"). Nel complesso è vedibile, ma non appena si è calcata la mano, la tensione è svanita, eliminata dalla spettacolarizzazione, seppur contenuta.
MEMORABILE: Hopkins, in pieno esorcismo, risponde al cellulare.
Almicione: Film che nei primi minuti sembra poter andare in onda solo un giovedì mattina su Rete 4. Le lande d'Irlanda e il protagonista ribelle ricorderanno Barry Lyndon, ma ovviamente qui è tutta un'altra storia. La visione sorprende lo spettatore dapprima con buone scene (la fuga a cavallo e poi quella a piedi) e in generale per una trama che si dimostra persino avvincente. Certamente possiede i suoi limiti, anche dovuti agli anni e Hudson non mi è piaciuto, a differenza dell'adorabile Rush. Non straordinario, ma comunque soprendentemente godibile.
MEMORABILE: "My pleasure, sir!" "The pleasure is all yours!"
Deepred89: I Vanzina accantonano la consueta satira sulla società nostrana mettendo in un scena una commedia brillante che ammicca ai coevi prodotti di matrice hollywoodiana. Puntando per quanto possibile a un'estetica all'americana - che tutto sommato si respira, sebbene l'effetto telefilm incomba -, il film si dipana spensierato e risaputo, senza la minima ambizione od originalità: quasi due ore piacevoli e prevedibili, che scorrono in un soffio senza la minima caduta di gusto o di stile. Cast non eccelso ma mai fastidioso, amalgamato dalla carismatica figura di Everett.
Mickes2: Devastante rappresentazione della violenza psicologica e fisica, dei rapporti umani che si sgretolano come un castello di sabbia sotto i colpi di un'ottusa misoginia. Torture che attraversano per la loro potenza e incisività, intrise di inesorabile e duro realismo. Pura mentalità bigotta americana che annichilisce, lascia storditi ed atterriti. Wilson sceglie il fuoricampo come Haneke, la sua Pianista e i Funny games insegnano: suggerire è molto meglio che mostrare. Di vibrante naturalezza l'intepretazione di Blanche Baker.
MEMORABILE: La sadica usanza della bruciatura del clitoride.
Markus: Tratto da un romanzo della youtuber/scrittrice adolescenziale Sofia Viscardi, una pellicola giovane per i giovani. Non è il teen-movie un po' becero di Moccia, ma nemmeno un'inchiesta di Comencini: il film dell'esordiente Francesca Mazzoleni fotografa, attraverso le maglie del romanzo dal quale è derivato, una storia di tiritere scolastico/amorose di una ragazzina nerd solo nell'aspetto alla quale si aggiunge la modernissima componente social. Tutto stranamente fila liscio: l'opera segue gli antichi dettami di un genere ampiamente collaudato.
Il Dandi: Indagine di ambiente militare (genere già saggiato da Travolta ne La figlia del generale). Il classico polpettone ingarbugliato impossibile da mandare a memoria: nulla è come sembra e ciascun personaggio fornisce una versione differente della stessa vicenda. La presa dell'attenzione è garantita, a prezzo della disonestà dei colpi di scena. Un bel giocattolo che fa egregiamente il suo dovere, certo; ma francamente il magico duo di Pulp fiction Travolta-Jackson meritava di essere riunito per un progetto più autoriale di un blockbuster qualsiasi.
MEMORABILE: "Posso avere un 'Uh-Ah sergente'?" "Uh-Ha sergente!"
Leandrino: Il documentario racconta una fase decisiva nella vita di Amber, adolescente con disforia di genere in procinto di richiedere un intervento di mastectomia. Racconto (volutamente) disomogeneo, creato da frammenti di video rubati dalle autrici o registrati dalla stessa protagonista. Intasato da filtri social e scritte in caratteri cubitali al neon, descritto da pomeriggi al gusto di sigaretta e junk food: linguaggio aperto, laconico e malinconico. La colonna sonora degli Shitkid fa aderire il tutto nella sua disordinata coerenza, resa tale da alcuni perfetti stacchi di montaggio.
Fabbiu: Nell'affascinante Roma degli anni 50 si sviluppa questa commedia di Luciano Emmer, piuttosto semplice nella sua struttura ma oggi deliziosa per il contesto sociale fotografato: un'Italia che a fatica regge le nuove istituzioni repubblicane, come quelle dei Tribunali, dove non manca una seppur lieve critica sociale (già all'epoca una insana tendenza alla popolarità, come dimostrano la presunta seconda moglie - Franca Valeri - e il personaggio più carismatico dell'intera pellicola, l'avvocato interpretato da De Sica).
Markus: Ragazzino figlio di una cantante sempre impegnata è lasciato in un collegio sul Lago Maggiore. Un giorno fugge e, quasi annegato, viene salvato da un filosofo naturalista locale. Giovanni Paolucci mette in scena un dramma psicologico con sfumature non tanto velate d'una stucchevole pedagogia; un film insomma destinato ai ragazzi o per meglio dire a chi insegna a costoro. L'opera, tolto il fascino del tempo che fu e qualche scorcio lacustre, non va oltre a una tediosa storia sul filo della lacrima.
Hearty76: Film leggero con una gradevole punta di noir. Commedia all'italiana senza pretese ma scorrevole e sobriamente recitata. Simpatico il risvolto quasi spagnoleggiante della colonna sonora e non solo. Molto a suo agio nel ruolo la Pivetti, forse un po' meno la Ferilli, tuttavia bel binomio d'attrici nel fiore della loro rampante carriera. Essendo del 2000, ossia ambientato in uno scenario non certo dominato da cellulari e Internet, evoca anche una particolare nostalgia di un'epoca più scanzonata in cui si poteva ancora fare della semplicità un punto di forza.
Rigoletto: Confesso di aver avuto un po' di puzza sotto il naso prima di vederlo e alla fine, oltre ad aver visionato un buon film, ne ho tratto anche qualcosa per me. Detto questo, Navigator dimostra che la maschera di "fantascienza per ragazzini" non gli si addice; anzi, è restrittivo inglobarlo in tale categoria. Non è un film eclatante, non è "urlato", ma è un prodotto leggero e frizzante, anche se la parte nella quale il robot scannerizza emozioni umane lo fa regredire qualitativamente. Discreto (nel senso di "innocuo", e, "non eccelso") il cast.
Vstringer: La Milano da bere con la coca-cola da Burghy al posto dell'amaro Ramazzotti, quattro figli d'arte (pure Giuppy Izzo che si fa inopinatamente chiamare Federica) che danno vita a stereotipi eighties sullo sfondo del culto duraniano. Regia elementare, prove recitative modestissime, sceneggiatura (tratta dal romanzo della vera Clizia) poco fantasiosa. Eppure è un documento d'epoca curioso e non troppo bugiardo e una botta di sguaiata tenerezza adolescenziale capace di strappare più di un sorriso.