Dopo il flop di Waterworld Costner ci riprova ma questa volta dirige lui. In questa America post bellica, dove la speranza portata da un postino fa rinascere lo spirito di comunità, c'è ancora una forte influenza dei film post-apocalittici alla Mad Max. Questa volta però Costner si concentra più sulla storia che sugli effetti e il suo postino solitario è decisamente convincente. Affascinanti le ambientazioni che ci riportano (con la nostalgia del regista) ad un cinema vecchio stile, di ampio respiro, fatto di tempi lunghi e paesaggi.
Ambientato in un periodo post-bellico non tanto definito, il film racconta le "gesta" di una persona che con il suo sogno vuole riportare ordine e legalità in un'America alla mercè di un folle militarista. Film nazionalista diretto da Kevin Costner sin troppo prolisso, in alcune parti. Belle le ambientazioni ma non bastano a sostenere il peso della trama. Costner è sempre il solito attore monofacciale. Spesso i dialoghi scadono nel ridicolo, soprattutto nel finale fin troppo telefonato.
In un'America postbellica regredita un attore si trasforma in postino e ricollega i baluardi dispersi della civiltà. La serietà con cui l’attore-regista ha girato questo film toglie il legittimo dubbio che si tratti di una farsa. Il portalettere, storica figura-emblema degli Usa nonché garante della democrazia (sic!), è celebrato in modo bislacco da un ispirato Costner in vena di retorica patriottica, che tinge di incongruente e assurdo una storia insulsa e fanfarona nel suo parossismo ideologico.
Dopo una guerra civile, gli USA si sono disgregati e nel paese imperversa un esercito comandato da un ex piazzista. Uno sbandato ruba un'uniforme da postino e una sacca di posta per scroccare un pasto, dando inconsapevolmente inizio alla rivoluzione. È vero, questo film scopiazza dal filone MadMax e cita temi classici della letteratura distopica sul futuro imbarbarimento dell'umanità. Ma il suo (rozzo) vitalismo e l'idea tipicamente americana che il destino si costruisce, non si subisce, mi sono sempre piaciuti. Costner ha la faccia giusta.
Fa tenerezza il pensiero democratico di Costner, così "limpido", così "diritto". E dopo il flop di Waterworld ci vuol pensare lui alla fiaba dell'inossidabilità dei Valori dopo il Grande Conflitto. Il seme lanciato dal postino farlocco fa crescere la pianta dell'americano democratico in lotta contro un cattivo da operetta. Costner peggiora i difetti di Balla coi lupi e si lascia andare in un racconto lunghissimo e puerile, con qualche buon momento ma degno dei migliori flop di sempre. E infatti il film ha vinto diversi Razzie Award.
Lo spirito missionario di un attore improvvisatosi postino coagula lo spirito patriottico di un gruppo di cittadini che si ribella alla tirannide. Accantonando ogni pretesa di verosimiglianza, non si può dire che il film diretto ed interpretato da Kevin Costner non abbia spunti originali. Purtroppo la realizzazione è fortemente penalizzata da una sceneggiatura prolissa e a tratti inconcludente. Efficace la caratterizzazione ambientale.
In seguito a una guerra totale, un messianico postino (Costner) fa risorgere la speranza degli Stati Uniti, ormai ridotti a sparute comunità. Nonostante l'evidente patriottismo, questo western postmoderno non ha avuto successo negli USA, complici probabilmente lo svolgimento dozzinale, la recitazione mediocre e la regia approssimativa. Buona parte dell'immaginario post-nucleare era già stato esplorato da Mad Max, serie dalla quale questo film trae ispirazione senza però raggiungere gli stessi livelli.
Dopo Balla coi lupi e Waterworld Costner interpreta ancora una sorta di cavaliere solitario, in epoche diverse, eroe tanto caro al mito americano: l'uomo di frontiera che sa come sopravvivere, che vorrebbe rimanere al di fuori della società costituita ma è nello stesso tempo rispettoso della stessa, pronto a combattere il cattivo di turno. L'impressione è che l'attore regista abbia affrontato il compito con troppa faciloneria, rimanendo piuttosto in superficie. Scelta sbagliata dei nemici, comandati da un Will Patton senza il giusto carisma.
Chilometrica mattonata post-apocalittica di rara pochezza, con dialoghi banali e una struttura che può essere sintetizzata così: il cattivo col suo spietato esercito vuole dominare un mondo di poveracci piuttosto smidollati e disillusi. Ma c'è un uomo (che una demente vorrebbe anche come donatore di seme...) che, partendo da un bluff, riporta la speranza...Purtroppo, nello stesso tempo, la speranza la toglie, a chi guarda, di avere a che fare con un buon film. Sarà infatti una sofferenza, con ben pochi momenti almeno potabili, fino all'epilogo, che giungerà come una liberazione.
MEMORABILE: In auto con uno scheletro dispensatore di preziosi regali (un ossuto "Babbo Natale" post apocalittico); Brucia la casetta per obbligarlo a partire...
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Leggo in questo momento su “Repubblica” di oggi un bell’articolo di Vittorio Zucconi sulle poste negli Usa, che mi chiarisce finalmente il senso di questo film. Ebbene, leggo che la posta negli Usa è un servizio “che addirittura la Costituzione americana dichiarò fondamentale per l’unità della neonata nazione. Ed ebbe infatti come suo ‘Postino Supremo’ uno dei padri della Patria, Benjamin Franklin”. E ancora: “il postino era uno dei simboli, a volte il solo, del governo nel vuoto vergine degli Stati Uniti”.
Fermo restando il mio giudizio negativo su questo film, dovrò però correggere il mio commento, in cui scrivevo “la semplice idea che i postini siano l'eroica struttura portante della democrazia farebbe ridere i postini stessi”. Evidentemente, negli Usa il postino è esattamente quella figura (!), mentre io credevo fosse un’esagerazione di Costner. A questo punto, è più chiaro il senso del film: il postino Costner è come un novello Franklin che ridà vita agli Usa.
Adesso ci ripenso bene, poi correggerò il mio commento.
DiscussioneZender • 29/03/12 19:57 Capo scrivano - 48561 interventi
Mi pare sacrosanto. Un servizio fondamentale, che sarebbe ora che anche qui in Italia facessero funzionare come Dio comanda, anche se per adesso mi pare più vicino alla realtà il postino di Benvenuti al Sud.