È incredibile quanto i tre film del Benigni regista (gli altri sono IL PICCOLO DIAVOLO e JOHNNY STECCHINO) siano accomunati dagli stessi, identici difetti (nonché dalle medesime, e innegabili, qualità): dopo tre film (senza contare NON CI RESTA CHE PIANGERE, diretto assieme a Troisi), più alcune partecipazioni di grosso prestigio con registi del calibro di Fellini e Jarmusch, Benigni non ha...Leggi tutto ancora imparato a strutturare i propri lavori secondo una vera logica. Così anche IL MOSTRO sembra più un’accozzaglia di sketch che non di scene montate per contribuire a raccontare una storia. E’ sicuro che ci si diverte nell'assistere a un Benigni massimamente cinico nel perpetrare i suoi piccoli furti (compreso quello di un nano da giardino), ma non va dimenticato che un film deve avere anche una sua precisa sceneggiatura, soprattutto se ci si affida ad attrici come Nicoletta Braschi e a comprimari bravi ma inadatti come Michel Blanc. Piace la crudeltà surreale della vita che Loris (Benigni) conduce nel suo condominio, perennemente in lotta con l'amministratore e i vicini, divertono il suo rapporto con l’insegnante di cinese e l’esame relativo (anche se palesemente in debito con l’Alberto Sordi di GUARDIA, GUARDIA SCELTA E MARESCIALLO). Purtroppo ogni episodio appare slegato, frutto di continue improvvisazioni ancorate al solito gioco degli equivoci. In ogni caso il pubblico ha di nuovo premiato Benigni con affluenze “mostruose” nelle sale confermando che comunque se si cerca un film comico (a suo modo pure originale) IL MOSTRO è una certezza.
Buon film di divertimento. Ma nulla più. La comicità di Benigni è sicuramente efficace (la camminata a gambe piegate, il nano nell'armadio, i furti al supermercato etc). Azzeccata anche l'ambientazione nella periferia dei casermoni romani. Ma per favore non scomodiamo i piani alti della cinematografia. Questo film non è infatti superiore ai vari film orientati al botteghino all'italiana. Se oltre alle risate si vogliono ricercare altri significati, non ci siamo proprio.
Il film può contare su una prima metà decisamente riuscita (la festa, sega elettrica, il corso di cinese, la riunione di condominio - Mammolo - al supermarket). Poi la pellicola scivola sempre più inesorabilmente nella farsa, ogni tanto, anche di grana piuttosto grossa (l’idea in sè non poteva reggere più di tanto). Benigni è comunque una forza e, grazie a lui, il film merita di essere visto. La Braschi (come al solito) bisogna sopportarla: purtroppo è sempre in omaggio con tutto il pacchetto, come gli inutili allegati dei quotidiani.
Titolo omonimo di un celebre dramma (venato di giallo) diretto da Luigi Zampa nel 1977. Ma Benigni priva la storia di qualunque aspetto tetro o tragico per infracire -con sapiente preparazione- la sceneggiatura (co-redatta assiema al bravo Vincenzo Cerami) con esilaranti scambi di persona, sino a pervenire al succo del film: un fondo moralistico in favore del "diverso", del più debole e dell'emarginato. Diverte e fa riflettere, dunque, la 5a regia del genio italiano, unico baluardo di un cinema, ancor'oggi, di contenuto e di qualità.
Ancora un altro sberleffo. Qui si prende per i fondelli sedicenti profiler, psicologi e criminologi. Lo si fa con il consueto buon gusto del nostro Roberto, che ci allieta con esilaranti trovate dal primo all'ultimo minuto. Benigni si avvale sempre di schemi classici nelle sue costruzioni, ma d'altra parte il cinema comico ha dei criteri! La regia è semplice, così come la fotografia. L'equivoco domina e non risulta mai scontato merito di un Benigni in gran forma. Troppe scene deliziose per sceglierne una!
Diverse gag e battute vanno a segno, tipo quelle in cui il protagonista si ritrova in situazioni ambigue o quella della riunione del condominio. Il resto è una commediola simpatica ma leggera, ravvivata dalla scatenata interpretazione di un Benigni mattatore come suo solito e da un sobrio Blanc. Memorabile anche il cameo di Girotti. Delude invece la Braschi. Come la regia. Benigni rimane un grande come attore ma come regista il segno non lo lascerà.
Tranquillo e squinternato omuncolo è scambiato per un maniaco sessuale e serial killer. Una classica farsa degli equivoci che Benigni interpreta al massimo della sua verve clownesca, in gag e sketch frammentati ma spassosissimi. Per il resto, rimane il solito discorso su Benigni: ottimo attore (particolarmente felice in questo film) e mediocre regista, che tra l'altro affronta sceneggiature con retrogusti sottili (qui il fragile confine tra verità e apparenza) senza approfondirli (come accade qui) o amplificandoli retoricamente.
È un vero peccato che non si sia fatto qualche sforzo in più sulla trama: è il classico film di cui si ricorderanno a memoria tutti i vari sketch (davvero divertenti), ma si avrà qualche difficoltà a ricordare la trama per intero. Alcuni episodi sono davvero riusciti (il furto al super-market, l'assemblea di condominio), ma nel complesso è solo il talento di Benigni a fare la differenza. Comunque sia, si ride e non poco.
MEMORABILE: L'esame di cinese; Il furto al supermarket.
Ultimo film veramente comico di Benigni prima della svolta buonista e falsamente e fasullamente poetica. Dopo un inizio un po’ in sordina, si inizia a ridere parecchio grazie ad un discreto ritmo condito da alcune trovate davvero riuscite e divertenti (quella dei nanetti ad esempio). La sceneggiatura è firmata col fedele Cerami. La Braschi purtroppo è onnipresente nei film del marito. Un Benigni più “ruspante” e “genuino” di cui a più di tre lustri di distanza si sente un po’ la mancanza.
Film di Benigni che ho sempre apprezzato. Il titolo e le copertine fanno immaginare tutt'altro che un film comico, mentre in realtà ci si piega in due dalle risate per le varie gag che si rincorrono. Ottima scelta del cast, dall'amministratore all'insegnante di cinese, dalla poliziotta (Braschi) al detective!
MEMORABILE: La rapina all'ipermercato. Tutte le volte che Benigni è accovacciato per nascondersi da vari creditori.
Davvero poca cosa questo film. La regia è piatta, la fotografia non sfrutta le discrete location metropolitane e alcune delle gag sono riciclate (la torcia). Come al solito Nicoletta Braschi è inascoltabile, Benigni recita sempre se stesso (lo spaesato poetico dal cuore buono) e il misunderstanding rimanda al più riuscito Johnny Stecchino. Non c'è sceneggiatura e questo per il comico toscano è un grosso problema. Non si tratta di uno spettacolo teatrale ma di un film, e questo non lo è.
Ad un passo dalla celebrità internazionale, che gli costerà un po’ di libertà di movimento e naturalezza, Benigni confeziona una commedia graffiante e divertente, a tratti spassosa ma non priva di contenuti. Il mostro siamo noi, banalità manifesta quanto vera. Noi che guardiamo con sospetto il vicino e ci mettiamo un attimo ad additare gli altri come causa delle paure che abbiamo. Attorno a questo tutto è spettacolo, per gli altri mostri che guardano da casa. Benigni riesce a far ridere e pensare, diverte e lancia messaggi senza renderli palesemente didascalici, come succederà in seguito.
Equivoci a iosa in questo film in cui un individuo abbastanza normale viene scambiato per un sanguinario serial-killer. Benigni genera gag esilaranti e di buon livello e suscita spesso la risata convinta. La Braschi è leggermente monocorde ma la verve del marito fa passare in secondo piano anche qualche momento di stanca.
Il passaggio tra la potenziale tragicità di un protagonista emarginato-perseguitato e la comicità assoluta di un aereo folletto che saltella zig-zagando tra circostanze avverse si compie attraverso l'espediente dell'inconsapevolezza e il meccanismo dell'equivoco: Benigni ingenuo furfantello sospetto serial killer sfodera gag tra le migliori del suo repertorio, e c'è anche un pizzico di humor macabro. A un certo punto, il gioco degli equivoci mostra la corda e il film si assottiglia in una farsa un po' trita ma, nell'insieme, diverte dall'inizio alla fine!
A mio parere uno dei migliori film (e il più divertente) di Roberto Beningni. Si ride dall'inizio alla fine grazie alle molteplici situazioni, che fanno sì che il nostro protagonista venga scambiato per un efferato assassino. La sceneggiatura è ben congegnata e le gag a tratti irresistibili.
MEMORABILE: Benigni che si finge malato; il gioco d'ombre che fa apparire Benigni con un membro smisurato; l'esame di cinese.
Uno dei miei preferiti di Benigni, per come gioca sapientemente con gli equivoci e per il suo rasentare la volgarità senza sforare mai. La Braschi è un po' più simpatica del solito e Blanc è davvero tanto spassoso nel ruolo dello psichiatra. Indovinata la colonna sonora, un po' inutili i titoli animati. Eccezionale.
MEMORABILE: La cena con lo psichiatra e la moglie.
Tra commedia e farsa si snoda il film scritto da Benigni e Cerami, diretto ed interpretato dall'attore toscano. Piuttosto "spezzettato" tra gag e siparietti comici di indubbio effetto, il film paga la mancanza di una sceneggiatura organica e una regia piuttosto modesta. Benigni giganteggia come attore in un film che diventa una parabola a favore della tolleranza.
Il genio Benigni, prendendo ispirazione dai fatti di cronaca fiorentini, dirige uno dei suoi film più riusciti. Ottima anche l'interpretazione della brava Nicoletta Braschi, che riesce a far "impazzire" colui che in realtà mostro non è. Geniale Benigni, in ogni scena. Da vedere.
Divertente commedia degli equivoci diretta e interpretata da uno scatenato Roberto Benigni in stato di grazia. Ottime le performance di Nicoletta Braschi e Ivano Marescotti a cui si aggiunge il cameo delizioso di Massimo Girotti che sorprende ogni volta (gag ripetuta alcune volte e molto gustosa) Benigni e la Braschi mentre camminano accovacciati.
Loris è un buon diavolo il cui unico crimine è non pagare le tasse; tuttavia viene sospettato di essere un feroce serial killer. Notevole commedia degli equivoci, dalle gag irresistibili e con una morale per nulla scontata e che fa riflettere (il diverso guardato con sospetto per le sue abitudini o la scarsa simpatia che suscita in chi lo circonda). Si ride di gusto grazie alla simpatia di Benigni, circondato da un buon cast (sua moglie, Marescotti, Blanc, Brialy e perfino un cameo del grande Girotti). Da non perdere.
MEMORABILE: La scena del manichino; Loris che ficca in un cassetto gli spaghetti al sugo che stava mangiando, nel tentativo di nascondere una lettera anonima.
Ottima prestazione di Benigni, particolarmente ispirato. Prima parte (forse anche oltre) sicuramente efficace e irresistibile; poi, causa "forza di gravità", si scende di livello. Avesse retto fino alla fine si tratterebbe di un capolavoro! Classico film dalla trama leggera che non scalfisce per nulla la godibilità complessiva. Nicoletta Braschi sembra sempre atterrata da Marte, ma qui non reca danni e se la cava. Riuscito.
Altra riuscita pellicola di Benigni. Siamo sul terreno della commedia degli equivoci e i meccanismi, benché noti, vengono abilmente messi in scena dal regista/protagonista assieme a un frizzante Michel Blanc (esilaranti i suoi esperimenti su Benigni) e l'immancabile Braschi, che qui ha il ruolo particolarmente divertente di provocatrice del "mostro" che la rende quasi sopportabile. Si ride spesso e tutto il cast appare affiatato. Sarà l'ultimo film "comico" di Benigni.
MEMORABILE: La riunione di condominio: "vaffanculo alla maggioranza".
Benigni punta in questa commedia sulla fisicità clownesca che piaceva tanto a Fellini ma il film non decolla a causa di una storia piuttosto arrangiata e non proprio originalissima. Il protagonista lascia parlare il corpo e indovina molti tempi filmici, ma i personaggi di contorno non sono sempre all'altezza e alcune scene funzionano poco. Molto buona la confezione, che si fregia delle splendide musiche di Lurie. Nel complesso un buon film, che strappa parecchi sorrisi e qualche risata di pancia, ma non fra i migliori del regista.
MEMORABILE: I primi venti minuti; Le scene fra la moglie del dottore e Benigni.
Benigni scrive, dirige e interpreta una commedia che poggia quasi esclusivamente sulle sue vulcaniche attitudini attoriali, con siparietti dall'indubbio valore comico. Peccato che la sceneggiatura sia avara di idee veramente originali, ma nonostante ciò il film si fa seguire senza troppi ostacoli per merito di un ritmo narrativo mai domo. Registicamente è quel che è, nel solco della tradizione dell'artista nostrano. La Braschi offre una prestazione più che dignitosa. Deludenti i personaggi di contorno.
MEMORABILE: La telefonata che allontana il possibile acquirente; Gli approcci sexy della Braschi; La "complicatissima" domanda all'esame di cinese.
Film che inizia male, sembrando piuttosto ripetitivo. Poi pian piano migliora col passare del tempo, senza diventare mai splendido ma mantenendosi su livelli di sufficienza, anche con un discreto finale. Vi sono diverse situazioni comiche divertenti anche se alcune sono un po' scontate. Benigni è più o meno sempre lo stesso personaggio e Nicoletta Braschi è qui abbastanza inespressiva. Non è sicuramente il miglior film di Roberto Benigni, ma un'occhiata tutto sommato la merita.
Benigni gioca sul suo istrionismo dirompente per confezionare un film leggero in cui si ride parecchio. La sua regia è inoltre discreta e fa scorrere velocemente le quasi due; in più la sceneggiatura, pur essendo grottesca, convince. Anche la Braschi, nonostante non sia molto vivace, regge bene, mentre invece stona un po' l'ampio uso di attori stranieri, pur bravi, il cui doppiaggio inevitabilmente rovina il prodotto finale. Buono anche Marescotti. Godibile.
Inquilino di un condominio viene scambiato per un assassino seriale. Trama che racconta gli equivoci, alcuni abbastanza grossolani, di natura sessuale. Benigni usa la sua vis comica fatta di improvvisazioni dialettiche per tenere alto il ritmo. Il film diverte abbastanza, anche se non si disdegna il lato poetico della relazione con la Braschi. Il finale chiude con delicatezza. Location suburbane anonime e attori di contorno sopra le righe o per nulla approfonditi.
MEMORABILE: Benigni che si candida come amministratore; La Braschi che cerca di provocarlo sessualmente; I nanetti.
Prima di bruciarsi per eccessiva ambizione, Benigni aveva trovato il meccanismo quasi perfetto mixando la propria verve con le componenti della commedia degli equivoci, che (come in Johnny Stecchino) in questo film dimostra di saper gestire perfettamente. Gli ingranaggi sono superbi, ogni particolare è piazzato lì per tornare utile in un punto successivo. Magari in regia si poteva fare qualcosa in più, ma è innegabile che si parla di una delle commedie italiane migliori degli anni '90. E il Benigni così manca tantissimo al cinema italiano, perché era davvero unico.
MEMORABILE: La riunione di condominio; Le sceneggiate per far scappare i potenziali acquirenti dell'appartamento; La precisione massima del sarto.
Una buona commedia degli equivoci, anche se l'irresistibile protagonista non è sostenuto da un cast di supporto alla sua altezza. Il film infatti fila molto bene nella prima parte, quando praticamente assistiamo ad un One man show, poi perde un po' mordente quando entrano in scena la Braschi, che non cambia mai espressione, e Blanc, troppo caricaturale. La qualità di alcune gag e invenzioni fa perdonare uno script un po' frammentario e alcune riflessioni sulle manipolazioni della realtà non sono male (si veda Taccone che mostra il filmato della giornata di Loris).
MEMORABILE: La riunione di condominio; Le lezioni di cinese; Le camminate da nani davanti a un impassibile Girotti; La Lavanant durante la cena a casa di Loris.
Cose che emergono dopo l'ennesima visione del film: il protagonista Loris, più che pittoresco, è proprio una brutta persona, ladruncolo e approfittatore, roba da galera. A parte questo, si riesce a scherzare su un dramma (serial killer) senza risultare offensivi, e non è poco. L'equivoco attorno a cui tutto ruota è ben costruito e alimentato con situazioni forse semplici ma geniali ed esilaranti, che raggiungono l'apice con la visita di criminologo e moglie a casa del "sospettato". La pur non eccelsa Nicoletta Braschi fornisce una prova d'attrice discreta, tra le sue migliori.
Classico equivoco, e si ride grossolanamente quando la polizia presenta il mostro, un povero tapino scambiato per un serial killer. Intrattenimento assicurato grazie al solo Benigni che tiene su un po' tutto da solo, ma non mancano le pecche e i momenti morti. Certo Johnny Stecchino era tutt'altra cosa; però questo è forse l'ultimo Benigni "di pancia" dopodiché, affrontando temi certamente più seri, apparirt un po' troppo artefatto. Comunque qui ci si diverte ancora abbastanza.
Uno dei migliori film di Benigni, con l'attore toscano davvero in palla. Proposto in un'epoca in cui i "mostri" erano all'ordine del giorno nelle cronache nazionali (il più noto era quello di Firenze), il film risulta riuscitissimo sia come sceneggiatura che come ritmo. Benigni ancora una volta riesce a parlare di un tema scottante in chiave ironica e fornendo anche uno spaccato della società dell'epoca.
Commedia degli equivoci trainata da un Benigni in condizioni stratosferiche che con la sua verve riesce a far passare in secondo piano tutti i difetti della pellicola (tra cui la forzatura di alcune situazioni e una Braschi completamente fuori parte). Tra dozzine di momenti divertenti Benigni riesce a fare anche una sottile denuncia alla stupidità della massa (nella scena della caccia all'uomo) e a chiudere con una scena romantica e citazionista.
MEMORABILE: La spesa; La sigaretta nei pantaloni; La telefonata all'amico.
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morale della favola:
notate le differenze fra questi servizi....e scoprite qual'è parte di un ottimo film comico e quale di un devastante rotocalco d'informazione...
http://www.youtube.com/watch?v=x7LHmNb1xPQ a mio giudizio.....I M P R E S S I O N A N T E !
S'intende....non voglio entrare, pur essendoci già dentro, in una discussione politica, ma solo far notare la somiglianza fra i 2 servizi...
DiscussioneZender • 1/12/09 10:27 Capo scrivano - 49065 interventi
Mah, penso che la scena del mostro sia una normale parodia di un tipo di servizio molto comune al quale appartiene anche quello di canale 5, quindi non ci trovo molto di strano sinceramente. E' anni che si fanno servizi così, ed è da lì che prende spunto il film di Benigni.
...questo è evidente, ma...sul fatto che si faccian spesso servizi di questo tipo avrei da ridire....!
Più più che la premessa è proprio che uno è parodia, l altro, no!
insomma per tornare nel nostro campo "Il silenzio dei prosciutti" non è proprio "Psyco"..
Che ci siano giornalisti di parte è purtroppo realtà.
La cosa stupefacente qui è il grado di ser-vi-li-smo di chi ha fatto il servizio del 5. Un servizio fatto senza vergogna ma che è stato un vero e proprio autogol facendo fare una figuruccia mon-dia-le ai media berlusconiani.
Se vuoi sputtanare una persona devi usare altri mezzi: chiami Feltri o Signorini a seconda del taglio che vuoi dare e ci pensano loro.. mica Brachino che è un poverino.
DiscussioneDisorder • 1/12/09 22:43 Call center Davinotti - 380 interventi
Al di la di tutto,chi ha assemblato il video è un genio! Molto divertente (ma ci sarebbe da piangere)
Grazie per la segnalazione!