Nessuno ti salverà - Film (2023)

Inizia come un home invasion e prosegue come un film di attacco alieno in ambito rurale che fa tornare alla mente Signs. Tensione ben dosata ed efficace messa in scena per la prima metà della vicenda, nella seconda un eccessivo protrarsi dello scontro tra la protagonista e "gli altri" finisce per essere un po' tedioso, sfociando poi in un finale un po' posticcio. Brava la giovane protagonista che appare in scena quasi sempre, discretamente riusciti tutti gli effetti visivi e la fotografia. Per una serata senza troppe pretese.

P.S. Gli appassionati di scambi verbali è meglio che ne stiano alla larga. Per il resto trattasi di fantapellicola che ricicla a tutto spiano partendo dal vecchio, si può dire, stereotipo dell'alieno. Partita anche discretamente, grazie a una protagonista singolare, ma piuttosto convincente, inizia però a scivolare nell'esagerazione, nel reale o no (una sorta di "Mi fan sognare o son desta?"), enfatizzato e, qua e là, ai limiti del ridicolo. Pur durando poco più di un'ora e trenta, l'ultima parte sembra piuttosto stirata, ripetendo il concetto. È anche vedibile, ma nulla più.

La "casa di bambola" in cui vive una ragazza solitaria e turbata da un drammatico ricordo del passato viene presa di mira da una popolazione aliena dagli intenti misteriosi e dai quali lei cerca in tutti i modi di salvarsi. Fantascienza volutamente "vecchio stampo" in cui si gioca soprattutto a livello di luci e con l'ausilio di un ottimo sonoro che supplisce alla modestia degli effetti speciali e a una certa debolezza quando interviene l'elemento psicologico che vorrebbe giustificare il senso degli accadimenti. Una giusta tensione nella prima parte grazie alla prova di Dever.

Giovane donna che vive in una villa isolata si trova ad affrontare visitatori alieni che dall'aspetto sembrano i cugini di Paul ma sono molto meno bonaccioni... Gradevole sorpresa: a giudicare dal numero di battute pronunciate, potrebbe sembrare un fanta-horror minimalista ma invece si tratta di un'invasione aliena in piena regola, tesa e avvincente nelle parti in cui la protagonista gioca a nascondino oppure deve cavarsela in situazioni impossibili, mentre più banale risulta il lato psicologico legato ai suoi sensi di colpa. L'epilogo può lasciare perplessi ma ha un suo perché.

Assemblando un po' di luoghi comuni della sci-fi ufologica (luci, abduzioni, parassiti, i soliti Grigi) e del fantahorror più o meno recente (l'essenza del mathesoniano "I visitatori", le possessioni ultracorporali, le nuances psicologiche di Signs, il silenzio di A quiet place...) Duffield propone una curiosa variante fantascientifica del genere home-invasion, tracciando al contempo una parabola sull'incomunicabilità, il peso dei sensi di colpa, il superamento (forse illusorio) di un trauma. L'ottima prova di Dever compensa cadute di ritmo ed effetti visivi non sempre entusiasmanti.

Cinema "muto" a colori con sparuti sottotitoli, una buona parte centrale dedicata alla lotta contro i mostri a suon di pentolini bollenti, tipici gorgoglii alieni, salti onirici, rapimenti con annesso sabba extraterrestre, finale da musicarello tra il "volemose bene" e il chi ha avut' ha avut' e chi ha dat' ha dat' scurdammc' o passat' (cruento e ostile), siamo ultracorpi paesà! La Dever è una promessa mantenuta ma non può certo assolvere il film di Duffield, fanta-horror dallo psico-random ambizioso. Se gli effetti speciali non deludono, si è forse voluto esagerare con l'idea.

Signs era di tutt'altra caratura, ma questo non sarebbe nemmeno male, se non fosse così lungo (e dire che dura poco, rispetto ai canini odierni). La casa infestata all'inizio è decisamente inquietante e il gatto e il topo si danno da fare per creare tensione: il regista se la cava bene, in questo senso. Poi, quando l'azione si fa più aperta (e scoperta), il film mostra la corda: qualche scena (sull'autobus, dentro la Subaru) è ben girata, ma quando si passa dalla fantascienza alla filosofia o alla psicologia, casca il palco. Da guardare se non c'è altro.