Ormai prossimo alla pensione, al capitano Joe viene affidato l’ingrato compito di condurre fino al Montana un temibile capo Cheyenne. Il cammino sarà irto di insidie... Western che sceglie la strada dell’introspezione psicologica piuttosto che l’azione frenetica, il che induce a ritmi pacati, riuscendo comunque a non annoiare mai e anzi ad appassionare, con improvvise vampate di feroce violenza e una fotografia di maestosa bellezza. Il cast si prodiga, con un Bale da Oscar e una Pike che dimostra per l’ennesima volta il suo enorme talento.
Fa parte dei western più pensosi e cupi questo di Scott Cooper, che come è accaduto per Jeff Bridges in Crazy Heart valorizza al massimo il suo protagonista, un Christian Bale di rara efficacia. Con i ritmi di un racconto lento, dalla tensione crescente e con i momenti più efferati collocati all’inizio e poco prima del finale. Il contesto paesaggistico in cui si dipana la storia è di bellezza aspra ed è splendidamente fotografato. Convincente anche la scelta dei coprotagonisti, i bravi Wes Studi e Rosamund Pike e dei caratteristi. Ottimo.
Western atipico, pensoso, dove fanfare e cavallerie non prendono il sopravvento. Scott coniuga epica e violenza soffermandosi sui personaggi e su un mondo combattuto, senza nemmeno contorcere la trama e affidandosi alla stupenda fotografia di Takayanagi. Non tutto appare genuino nel suo messaggio e non mancano pause nelle oltre due ore del girato, ma gli attori funzionano e ci si può godere un film che esibisce una certa personalità pur non azzeccando tutte le scelte. Quasi buono.
Non convince molto questo Hostiles. Dopo un inizio crudo e violento scivola su binari troppo introspettivi ma poco efficaci, perché l'ambiguità la fa da padrona e perché alcuni personaggi sono troppo posticci per risultare credibili. La ricerca del realismo spasmodico introdotta da Iñárritu nel genere qui prende una piega poco credibile visto che il comparto tecnico (su tutti sonoro e montaggio) non brilla di certo. Anche la (pseudo) morale di fondo si sposa male con tutto il contesto narrativo. Brava la Pike, meno Bale.
Un ostile capitano che deve scortare un capo indiano oramai malato in un periglioso viaggio tra lussureggianti pianure e insidie mortali. Una valida narrazione che si avvale di un ottimo Bale ben coadiuvato dal resto del cast. Dopo un inizio efferato, la pellicola vira sul riflessivo nonostante altri momenti drammatici e violenti e conduce a un finale poeticamente perfetto.
Un piccolo drappello di soldati deve scortare un capo cheyenne malato verso il Montana perché possa morire nella sua terra dopo molti anni passati in prigionia. Il viaggio sarà pieno di pericoli... forse troppi, dato che questo western di stampo classicamente revisionista soffre di una certa costipazione di eventi che sembrano inanellarsi l'uno all'altro più per fini didascalici che per reali ragioni narrative. A parte questo, la maestosità dei paesaggi, alcune sequenze d'impatto e le buone prove del cast anche se in parte sottoutilizzato (Mullan, Plemons) giustificano ampiamente la visione.
Western crepuscolare duro e freddo girato con fermezza dal bravo Cooper che segue praticamente sempre lo spento e cupo sguardo di un Christian Bale al solito in parte. La violenza a 360 gradi sulla quale si è fondata la creazione degli Stati Uniti viene rappresentata mostrando la ferocia e le colpe di tutti, passate e presenti senza giudizi buonisti ma con un senso di colpa profondo che pervade i personaggi. Fotografato splendidamente, narrato con un senso di dolenza che riporta ai western anni '70.
Capitano che disprezza gli indiani deve accompagnare un capo Cheyenne nella sua terra a morire. Western che sottende le leggi della giungla a colpi di stermini reciproci che passa dall’odio latente alla pseudo crisi di coscienza. Non si vuole dare una morale anche se si chiede pietà per i crimini commessi. Cupo nel personaggio di Bale e quota rosa per la Pike che sembra un’invasata all’inizio e conclude poi con: “A volte invidio l’ineluttabilità della morte”. Confezione comunque buona e finale enfatico senza particolari spunti.
MEMORABILE: La Pike che tiene in braccio il neonato ferito a morte; Lo stupro delle donne; La fuga del prigioniero.
Un inizio cruento, violentissimo, spietato, che richiama la suggestione e la tensione di una delle prime scene di Sentieri selvaggi, capolavoro di John Ford, con la famiglia inerme massacrata da una banda di Cheyenne. Non vi è la porta del ranch che si apre, ma gli assassini dal volto dipinto di rosso che si intravedono, inesorabili, nel riquadro della finestra, prima della fine senza scampo. Poi il film diviene più lento e meno ipnotico, a tratti prevedibile. Scenari, fotografia, dettagli accurati per un western crepuscolare e in ogni caso degno di visione.
MEMORABILE: La corsa disperata dei bambini prima di essere uccisi senza alcuna pietà.
Quello che si dice in buon western. Una lunga marcia, che è anche un po' una presa di coscienza per il protagonista e un lento e doloroso ritorno alla vita vissuta per la donna traumatizzata. La violenza, seppur non efferata, è presente in maniera quasi costante, ma il peggio è quello che viene fatto immaginare tramite i racconti del recente passato. Appare piuttosto forzato l'inserimento di un ex commilitone del capitano, una sorta di memoria di vecchi fatti di sangue, che creerà problemi al gruppo, ma resta una pellicola riuscita, che dice quel che deve dire, con attori in parte.
MEMORABILE: L'offerta di tabacco con scuse; L'ultimo scontro, dove ignoranza e idiozia provocano l'ennesima carneficina; "Lei è un brav'uomo".
Maestosa la fotografia di Takayanagi, che con Cooper aveva già girato Black mass. Cast in grande spolvero, soprattutto Bale, che riesce a conferire grande espressività al suo personaggio usando solo lo sguardo. Pike indimenticabile mentre scava a mani nude per seppellire i suoi figli. Chi crede che gli western siano fuori tempo massimo, si dovrà ricredere, questo è un film violento, crudo, ma in cui non si scorgono i confini fra il giusto e lo sbagliato, fra il bene e il male. Un'opera emozionante e mai banale. Davvero meritevole.
Cooper è regista che filma la classicità, registro per il quale è strettamente necessario lavorare sulla "restituzione" semplice della complessità. Modo di procedere che gli riesce a dovere in questo western schietto, che espone la propria natura "a tesi" con forse troppo inesorabile programmaticità ma senza sicumera. Ne risulta un discorso, sul genere americano per eccellenza e l'attualità di alcune sue problematiche (pacificazione, razzismo, perdono), di notevole impatto etico e cinematografico. Nel cast tutto (con)centrato, piace segnalare la crescita del personaggio della Pike.
MEMORABILE: Falco Giallo e il Capitano si parlano e si spiegano; La vedova Quaid apre il fuoco sul proprietario terriero razzista e i suoi figli.
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DiscussionePiero68 • 3/10/18 10:13 Contratto a progetto - 245 interventi
Francamente sono rimasto molto deluso dal film. Avevo visto il primo trailer in TV dove mostravano tutti i primi 5 minuti e li avevo trovati davvero scioccanti.
Ma a parte quello tutta la sceneggiatura mi sembra una sorta di copia e incolla da tanti altri film di genere.
Ad iniziare da Geronimo di Walter Hill con lo stesso Wes Studi nei panni dell'indiano da scortare (Geronimo appunto). Ma anche Revenant, Balla coi lupi e, addirittura in qualche scena, finanche Westworld la serie.
Anche Bale mi ha convinto poco nonostante avesse già partecipato ad un western e ne fosse uscito a testa altissima (Quel treno per Yuma di Mangold).