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Noodles: Per quanto riguarda la trama si scosta poco dal classico peplum. Ma il film ha una marcia in più per la fotografia, particolarmente bella e curata anche nei colori e per un ritmo che non cala mai, come capita invece nella maggior parte dei film di questo genere. Certo, ci sono delle imprecisioni storiche e metà cast fatica a rendere i propri ruoli, ma lo si guarda senza problemi. Alan Steel poco espressivo, ma il suo Ercole è simpatico. Bella la battaglia finale.
Saintgifts: Corinto è il vero protagonista. Richiama alla mente il pio bove di carducciana memoria, anche se lui è un vero toro da monta. Preso letteralmente per il naso, monta vacche finte, deve seguire pazientemente due individui che lo portano in giro per l'Europa per fare soldi. Uno gli vuole bene, l'altro lo lascerebbe anche morire. Si scopre un mondo seguendo quel traballante camion, personaggi che fanno capire tante cose e i due amici in un qualche modo tornano cambiati, anche se si immagina che il cambiamento durerà poco. Buona la regia.
Luchi78: Da rivalutare, soprattutto per l'interpretazione di Sordi che come suo solito è capace di reggere l'intero film. Effettivamente tutto sembra costruito per esaltare il suo personaggio, dal cast non d'altissimo livello all'ambientazione scenografica in sintonia con la recitazione sordiana, che d'altronde valorizza una commedia di Molière molto leggera. Sicuramente meno divertente del Malato immaginario, ma con qualche chicca tipicamente in stile sordiano: il dirindindin delle monetine è ormai un cult.
Rambo90: È il solito film comico con i due protagonisti che si scontrano più volte nel corso della storia, ma Taranto e Fabrizi insieme sono strepitosi e danno vita ad alcune scenette davvero simpatiche. Inoltre il cast di contorno comprende Ave Ninchi, Ferruccio Amendola e il bravissimo Mario Riva (guardia del mercato dove lavora Fabrizi, anche questo sarà fonte di scontro). Finale scontato, ma per passare una serata è piacevole.
MEMORABILE: Fabrizi distrugge un appartamento credendo sia quello di Taranto, in realtà è di un povero sconosciuto.
Bubobubo: Finta iniziazione alla vita adulta di un ragazzo dei quartieri popolari livornesi per cui tutto - dal futuro sentimentale a quello lavorativo, dalla formazione politica a quella scolastica - è sacrificato in funzione di un'ipotesi ideologica di agognata stabilità personale. Lo si vorrebbe vivere come una sconfitta, ma si fa davvero fatica ad empatizzare col protagonista (Gabbriellini), perenne underdog la cui naiveté monodimensionale dopo poco viene a noia. Piuttosto stereotipato anche il resto del cast, peraltro non particolarmente dotato, con l'eccezione della spigliata Pandolfi.
MEMORABILE: L'ultimo incontro di Piero (Gabbriellini) con Lisa (Orioli); La fine della maestra Giovanna (Braschi).
Kinodrop: In una bella e confortevole abitazione si svolge il compimento della crisi di una coppia sull'orlo della separazione, che coinvolge per forza di cose le due figliolette contese tra i genitori. Un'intrusione in un quotidiano ormai minato da risentimenti di fondo, da ripicche e rivalse che coinvolge chi guarda (come un testimone imbarazzato) soprattutto per la meschina quantificazione del contenzioso. Spunto non originale, ma ottimamente condotto senza sentimentalismi e in modo oggettivo non solo sul piano psicologico ma anche su quello dei rapporti interpersonali. Cast notevole.
MEMORABILE: L'irriducibilità delle due posizioni; L'imbarazzante cena con gli amici; I conti in tasca; L'incidente.
Siska80: Alla fine di una puntata della nona stagione, Laura rivela che Albert sarebbe ritornato vent'anni dopo a Walnut Grove, come medico. French, smemorato o menefreghista, lo condanna invece a morte certa subito dopo il diploma! Tremendo film strappalacrime: inutile, fuori contesto e irrispettoso nei confronti dei molti fan di questo orfano dal carattere turbolento e pieno di conflitti interiori che però aveva conquistati da subito un po' tutti con la sua simpatia.
MEMORABILE: I malori sempre più frequenti del povero Albert.
Thedude94: Scott regista al suo livello più alto, in un mix di noir e sci-fi di ottimo livello scenografico e di effettistica. Una Los Angeles futuristica, un poliziotto della Blade Runner mezzo alcolizzato (un Harrison Ford non al massimo) alle prese con una banda di replicanti Nexus 6 che stanno diventando sempre più umani. Tutto è grande spettacolo e, scena dopo scena, il film non scade nella banalità che può esserci magari in un racconto che sembra scontato, bensì è condensato in una serie di vicende e situazioni introspettive davvero convincenti.
Lovejoy: Il pezzo forte del film è l'inizio, con i due eroi che mostrano al capo della polizia i loro arresti. Dopo che il capo rilascia il droghiere Ciccio dice a Franco: "Oh, hai visto, sono stupefatto! " risposta di Franco "Anche tu? Stupefatto dallo stupefacente? " (i due avevano scambiato il commerciante per uno spacciatore). Insieme a Luigi Pavese, Franco e Ciccio in questa scena danno il meglio di loro stessi. Il resto del film, pur inferiore all'inizio, si lascia vedere. Grande Gino Buzzanca.
MEMORABILE: L'inizio scoppiettante; l'equivoco all'ippodromo e il finale.
Rambo90: Due ex colonnelli (uno nordista, l'altro sudista) diventano amici durante un viaggio in Messico e uniscono le forze quando si ritrovano presi in mezzo alla rivoluzione. Un western interessante, con personaggi ben caratterizzati e una bella contrapposizione di ideali fra i due protagonisti. Wayne e Hudson sono ovviamente a loro agio, ma anche il cast di contorno è prezioso, con tante facce di genere famose e ben piazzate. Buono.
Saintgifts: Film a episodi, ben separati tra loro, con un unico punto in comune: la città di Roma. Una Roma volutamente colorata, così come può essere vista da un turista che, velocemente, ne coglie l'aspetto esteriore, innamorandosene. Il titolo non tradotto può giustificare quindi la visione di Allen turista anche se, per la verità, gli episodi si possono considerare universali (potrebbero stare sullo sfondo di una qualsiasi città europea). Piuttosto ciò che manca è la sottigliezza che il regista sa usare quando gioca in casa, nella sua Manhattan.
Lovejoy: Gli Anni Ottanta verranno ricordati, tra l'altro, come il periodo d'oro di Jerry Calà, che imperversò in lungo e in largo, sia in televisione sia al cinema, con risultati peraltro abbastanza discutibili. Questo film si salva sopratutto per la presenza di una bellissima Isabella Ferrari, un Calà abbastanza in palla e per qualche simpatica battuta. Si è visto di peggio, in seguito.
Greymouser: Il film che ha lanciato Schwarzy come grande icona dell'action-movie, è anche uno dei migliori di Cameron, grazie alla trama solida e ben sceneggiata, e alle adrenaliniche sequenze che vedono protagonista l'indistruttibile automa-killer. L'intreccio a base di salti temporali lascia qualche dubbio di plausibilità, ma non è fondamentale, rispetto al ritmo veramente serrato e coinvolgente della vicenda.
Von Leppe: Il film è americano ed è molto distante dall'originale italiano degli anni 70. Madonna raffigura una donna più attuale, che sembra non aver bisogno degli uomini, anzi all'inizio pare si stia preparando per combattere contro Alien. La fotografia è sbiadita, anche la storia è sottotono (infatti non si può fare a meno di fare paragoni con il bel film della Wertmüller). Giannini jr ripete vecchi stereotipi del meridionale, Madonna si rifà a Rita Hayworth esibendosi in uno stacco musicale, entrambi riciclando il passato ma senza mordente.
Siska80: French ricicla un tema caro a Landon (che aveva una fissazione per gli episodi natalizi), ma stavolta manca la famiglia Ingalls al completo; il personaggio di Isaiah non è incisivo, paterno e simpatico come quello di Charles, che da solo bastava a riempire lo schermo; la storiella fatta di dolore e buoni sentimenti è di una pochezza sconcertante. La MacGregor (morta nel 2018 a 93 anni) fece bene a rifiutarsi di partecipare ai tre film post produzione, assolutamente superflui e fuori luogo.
Pessoa: Commedia in cui le esigenze di mercato affiancano Totò al giovane Pablito Calvo. La storia spinge sul pedale del patetico che solo l'anima comica del Principe riesce a evitare. La confezione resta ordinaria ma si segnalano alcune belle location romane, urbane e agresti. Notevole l'apporto di Carotenuto, che si conferma spalla di lusso per Totò. Per una volta hanno senso anche le scene senza l'attore napoletano. Probabilmente la mano di un regista come Monicelli, che sapeva parlare ai bambini, ne avrebbe fatto un piccolo capolavoro. Discreto.
MEMORABILE: La scena finale dei fuochi d'artificio su tutte.
Nicola81: Produzione italospagnola per un western sul tema della giustizia privata, che nel suo lanciare stoccate sull’impunibilità dei criminali ammanicati con la politica, sembra anticipare certo cinema di denuncia degli anni che verranno. Purtroppo i potenziali motivi di interesse vengono appiattiti da una regia corretta ma poco incisiva (si stenta a riconoscere il Marchent dei sette del Texas), che nemmeno nell’inevitabile resa dei conti conclusiva riesce a regalare il giusto pathos. Discreti gli interpreti, oltremodo datate le musiche.
Daniela: Costretto alla fuga per aver sparato per legittima difesa a uno spietato latifondista che gli ha fatto uccidere il fratello, un cowboy trova insperato aiuto in una ragazza mezzosangue... Western dignitoso ma di routine in quanto sceneggiatura e regia non si discostano dagli stereotipi del genere e la presenza della coppia Hunter-Wood, più belli che convincenti, poco aggiunge a una trama tanto prevedibile. Acquista un poco di grinta solo nel finale con una interminabile scazzottata sulle rocce e poi a mollo nel fiume, ma è troppo poco per andare oltre la risicata sufficienza.
Piero68: Brambilla (ma chi è costui?), più avvezzo a spot televisivi e mostre fotografiche si toglie lo sfizio di girare un action a grossi livelli con un cast di tutto rispetto e uno staff tecnico altrettanto importante (alla colonna sonora anche una collaborazione di Sting). Tutto merito di Joel Silver, uno dei maggiori produttori di Hollywood. Sceneggiatura non ricercata ma efficace e Stallone e Snipes sono due ottimi avversari. Azzeccata l'idea di ritrovarsi a combattere nel futuro. Buone anche le seconde linee.
Siska80: Finale "col botto" che consente a Landon di unire l'utile (risparmiare tempo e denaro per far smontare il set) al dilettevole (chiudere la serie in maniera eclatante). Scelta egoista (il regista, infatti, volle evitare che qualcun altro, in futuro, utilizzasse le location della serie da lui creata) che lascia con l'amaro in bocca. Dopo nove stagioni si sarebbe potuto (e dovuto) fare di meglio: alla cittadina di Walnut Grove, tanto amata dai fan, spettava di diritto l'happy end. Un vero peccato.
MEMORABILE: Laura, in lacrime, distrugge a colpi di sedia le finestre di casa sua!
Zutnas: Albanese porta sul grande schermo alcuni personaggi che lo hanno reso famoso su quello piccolo: Alex Drastico, Ivo e Pacifico. Personaggi davvero diversi tra loro e anche per questo il film è di fatto più che altro una prova di bravura dell'attore, con una trama volutamente scarna e costruita solo per dare spazio alle trovate comiche. Piace se si apprezza la comicità di Albanese.
Saintgifts: Il tema è quello classico della carovana di pionieri che affronta un lungo e periglioso viaggio per raggiungere terre nuove (Oregon) in cerca di fortuna. Un cast ben nutrito, una buona regia, bella fotografia e una trama interessante che tocca, quasi tutti e nel modo giusto, i tasti umani, che si evidenziano in circostanze come questa, ne fanno un buon film. Naturalmente muore chi deve morire e chi sopravvive avrà il meritato premio. Mitchum, la guida non più giovane, è l'uomo giusto e l'eroe che, terminato l'incarico, torna nella sua solitudine.
MEMORABILE: Il capo dei Sioux chiede giustizia per l'uccisione del suo giovane figlio.
Ultimo: Non tra i migliori film con Fabio De Luigi protagonista. L'attore romagnolo è anche simpatico e in parte, ma è la vicenda in generale a non convincere, specie nella seconda parte. Si aggiunga poi che i momenti divertenti sono pochi e quasi sempre da ascrivere alla bravura del citato protagonista. Poca cosa la prova della Puccini. Un'occhiata la si può anche dare, al film, ma non rimane impresso nella memoria a lungo.
Enzus79: Uno dei film meno riusciti con la coppia Totò-Peppino. Un po' troppo lento e con delle scene mielose. Le gag fanno uscire a stento dei sorrisi. Meglio gli episodi con Totò. Annoiano (ovviamente) le scene in cui Dorelli canta. Si poteva fare certamente di più.
B. Legnani: Film discreto, di grande successo negli Anni Settanta, con una Antonelli da sogno. Disuguale è il livello degli episodi, ma Giannini è sempre in forma, poliedrico e non noioso nel caricare i personaggi (che sono assai diversi fra loro): infoiatissimo, chiude il film quasi stuprando Carla Mancini, cameriera di Duilio Del Prete, la quale ha l'onore del fermo immagine conclusivo.
124c: Dopo sette anni dal primo capitolo, si riforma il trio Walther Hill/Eddie Murphy/Nick Nolte. Da ragazzo lo apprezzavo di più, perché i cattivi sono motociclisti alla Easy rider, ma oggi preferisco il primo, perché la coppia Murphy/Nolte non funziona più. L'idea è seguire le tracce di Arma letale, ma Eddie Murphy è un tipo da commedie ormai e Nick Nolte è andato oltre i polizieschi. Ciononostante è un film divertente e pieno di colpi di scena (troppi, vista l'identità del super-boss), adatto per passare una serata amarcord con amici.
Brainiac: Mancano solo Beowulf e Capitan America, poi il dream-team d'eroi/demoni (fra Kraker, Djinn e mezzo-sangue divini) segnerebbe il sold-out. Per la serie: "impariamo la mitologia divertendoci", Leterrier (che c'avra il "nomen" ma non è un regista-canide), mixa archetipi cosmopoliti e il beat che ne esce è un ritmato filmazzo con due/tre scene dai bpm azzaccati (gli scorpioni, il rendez-vous con Medusa). L'asso nella manica è la magrezza dello script, che procede dritto senza ingolfarsi di spiegoni a la Emmerich. Per me che il genere non lo amo e che con Tolkien "nun ce faccio", più che vedibile.
Il Gobbo: Abbastanza tremendo, anche perchè basta vedere la locandina di un film del genere per sapere a menadito cosa succederà e quando: l'unica sarebbe quindi spiazzare lo spettatore, le cui aspettative vengono viceversa confermate con cronometrica puntualità. La vecchietta per la verità oltre che arzilla è simpatica, e ruba la scena a Sly che non a caso dà l'idea di volerla menare. Invece da menare sarebbero gli autori. Da vedere solo se l'unica alternativa è un tg regionale.
Pumpkh75: Tutto di buon livello: fotografia, regia, effetti speciali, Sutherland davvero convincente e la Adams dagli occhi rotanti. L’impianto mescola fantascienza e atmosfere quasi spionistiche non allineando perfettamente il mirino al bersaglio sociale e regalandoci un finale non totalmente compiuto. Inferiore all’originale, ma comunque coinvolgente; se lo spettatore dovesse trattenere le emozioni come i personaggi... sarebbe ridotto a baccello!
Domino86: Pellicola estremamente leggera al punto da raggiungere presto il banale, priva di contenuti rilevanti e interessanti. Nel giro di breve è molto chiaro quale sarà lo svolgimento e dove vuole andare a parare il regista: non ci si aspettano grandi cose e infatti non arrivano. Un film del genere si dimentica veramente in fretta. Dovendo trovare qualcosa di passabile si possono menzionare le coreografie.
Rambo90: Un killer, nascosto in una baita tra le nevi, soccorre una ragazza che ha avuto un incidente. E quello che all'inizio (e per una interminabile ora) sembra un incontro fortuito si rivelerà essere ovviamente altro. Reno recita svogliatamente, un po' meglio la Lind, ma il film è letargico e non offre alcuna sorpresa. Gli intermezzi con i poliziotti poi sono del tutto pleonastici. Si salvano le ambientazioni sul lago ghiacciato, di un certo fascino, ma è un thriller di brutta routine.
Greymouser: Nonostante la mia risaputa avversione per i remake, devo riconoscere ad Eisner di aver fatto un buon lavoro nel dare un taglio originale agli avvenimenti del film di Romero del '73, rinunciando all'imitazione pedestre. Scegliendo ambientazioni decisamente rurali, il regista riesce a dare più suggestione alla vicenda, e alcune sequenze da alta tensione sono terribilmente efficaci. Tuttavia, le note positive valgono per la prima parte, in quanto, accaduto l'essenziale, il film si avvita in una lunga coda di situazioni piuttosto scontate.
Siska80: Nulla di nuovo sul versante trama: il solito ex bambino che ha assistito all'uccisione di un familiare si mette in marcia per realizzare la sua vendetta; e giù con scontri armati, inseguimenti in auto, ambigue figure femminili, patti di sangue e un prevedibile finale della serie "to be continued". Non male il cast, la regia dinamica e il montaggio; peccato per qualche dialogo (colmo di retorica) di troppo che in teoria servirebbe a descrivere meglio la psicologia dei personaggi, ma in realtà provoca solo un rallentamento del ritmo (in film del genere l'introspezione è superflua).
Cotola: Luci e ombre come in ogni film biografico. Il ritratto della Turner appare troppo agiografico: se ne evidenzia il carattere forte che la porterà a staccarsi dal marito violento e a godersi il meritato successo. Ma allora una domanda sorge spontanea: perché lasciarlo dopo diciassette anni? La regia non prova nemmeno a dare un briciolo di risposta ma pensa solo a magnificare la protagonista. Ottimi i numeri musicali (con la voce della vera Turner) e la confezione su cui spicca la fotografia di Jamie Anderson.
Luchi78: Molto emozionante questo thriller diretto da Crichton, anche suggestivo nelle immagini dei pazienti comatosi appesi nella stanza del Jefferson Institute (una scena che mi ha ricordato le coltivazioni "umane" di Matrix). Alta tensione dall'inizio alla fine, nel vero senso della parola: gestisce la scena la Bujold, che recita ottimamente e credibilmente anche le scene d'azione. Niente male.
Hackett: Emozioni studiate a tavolino e una storia funzionale alla lacrima in questo film sentimentale che si lascia guardare abbastanza piacevolmente ma senza sussulti. I personaggi sono abbastanza stereotipati, ma gli interpreti (Redford -Freeman) sono titanici e sostengono da soli la pellicola. Ambientazione meravigliosa, un bravo attore come Lewis sprecato in una parte insulsa e una Lopez che non dice nulla.
Cangaceiro: Ennesimo filmetto alla Saranno famosi, passato praticamente inosservato in Italia, che procede di luogo comune in luogo comune con una prevedibilità che lascia molto basiti. Soggetto super striminzito, personaggi che più stereotipati di così non si può e regia senza un briciolo di personalità. In questo bailamme si fa notare la solare freschezza della Winstead, davvero adorabile. Qui fa la parte di una ragazzotta acqua e sapone riuscendo lo stesso ad essere sensuale e conturbante. L'unico stimolo alla visione è la presenza della giovane attrice yankee.
Pigro: L’agente segreto pasticcione di Sua Maestà deve impedire l’omicidio del leader cinese da parte di tre congiurati: rispetto al primo film con il personaggio di Johnny English, mi sembra che la sceneggiatura sia più curata (così come la produzione complessiva) e che nel complesso si sia scelta intelligentemente l’opzione spy-action piuttosto che quella della pura parodia di James Bond (precedentemente poco riuscita). Qui le gag sono relativamente poche (ma buone), con Atkinson che tenta la carta di un’interpretazione più articolata. Passabile.
Daniela: Jordan aveva già ibridato la fiaba di cappuccetto russo con il mito del lupo mannaro. Qui ci riprova una regista più modesta con risultati disastrosi sotto tutti gli aspetti. Fin dalle prime sequenze si respira un'aria sciropposa da romanzetto sentimentale condito da dialoghi inascoltabili e immerso in una ambientazione fasulla. Difficile scegliere se sia sia peggio l'arrivo in pompa magna di Padre Salomon ossia Oldman in uno dei suoi peggiori ruoli, la festa del villaggio in stile rave oppure il lupone parlante che in fondo ha le sue ragioni. Almeno scorre tanto sangue? Macché...
MEMORABILE: In negativo: L'elefante di metallo (ma perché???); I due cavalieri mori; Le due bimbe piangenti; Gli occhioni sgranati di Amanda Seyfried.
Giùan: Inquieto eppure linearmente freddo, "dilemmatico" epperò stilisticamente (f)rigido, inflessibile, insomma un film molto english. Gavin Hood, senza fronzoli visionari ma con bell'acume registico, ci pone di fronte al quotidiano estremismo delle operazioni antiterroristiche focalizzando l'attenzione dello spettatore non sui massimi sistemi (di difesa) o su allegorie belliche (del nemico fuori) bensì su un'azione specifica, un determinato calcolo dei rischi, una bambina che vende il pane nel perimetro di tiro. Splendida resa degli attori, fondamentali nell'umanizzare senza banalizzare.
MEMORABILE: La Mirren chiede il ricalcolo dei rischi collaterali; I volti di Aaron Paul e Phoebe Fox; La tirata finale del Generale interpretato da Rickman.
Daniela: Nella prima sequenza di inseguimento, un'auto vola da un ponte ed atterra precisa su uno spazio vuoto sopra un autotreno trasportatore che passava lì sotto PER CASO. Fatta passare liscia questa, si può accettare che il protagonista, tostissimo ma in fondo buonino, sia infrangile, inimpallinabile, ignifugo. La sceneggiatura è un insieme di clichés, la trama scontata ed i cattivi banali, ma i combattimenti in ambienti ristretti (con tocchi alla Jackie Chan) sono divertenti, anche se alla lunga un po' ripetitivi. Godibile nel suo genere.
MEMORABILE: Il combattimento nella rimessa degli autobus, in cui tutti sono unti e bisunti ma solo il protagonista sa approfittarne
Liv: All'epoca il titolo già attraeva una buona parte del parco spettatori (così eravamo noi). Non era "impegnato", non si faceva l'apologo della resistenza, non era femminista: i critici lo stritolarono. Per me, l'episodio di "Ornella" vale tutto il film. Il resto si può saltare o guardare mentre si sbrigano faccenduole in casa. Lo ritengo un capolavoro: ci sono due grandi interpreti, misurati, ben diretti, una sceneggiatura perfetta. Ci sono interi film fatti con meno idee di questo episodio.
Nando: Melodramma sentimentale incentrato sulla perdita della memoria. Situazioni abbastanza stereotipate tipiche di questo cinema cosiddetto di genere romantico. Alcune situazioni risultano stucchevoli, con i due interpreti principali protagonisti forse appropriati ma dediti a una sola espressione in tutta la narrazione.
Galbo: Da qualche anno la serialità è una cifra distintiva del cinema blockbuster che paradossalmente si applica anche ai prodotti dal non grande successo commerciale. E' il caso di un film che non ha fatto certo la storia ma che ha trovato un sequel realizzato con l'"innesto" di attori come Dwayne Johnson e Bruce Willis. Il risultato è una macchina spettacolare nella quale la trama è un pretesto e che è una sorta di sommatoria di sequenze action con personaggi spesso improbabili e che dura troppo. Spettacolare ma il cinema sta da un'altra parte.
Nando: Un film corale in cui emerge un istrionico Zingaretti che sciorina una valida interpretazione. Belle le ambientazioni Stromboliane e le musiche del maestro Morricone. Un discreto tratteggio delle varie personalità femmnili che manifestano umori diversi. Fiacco Tognazzi.
Xamini: Commedia degli equivoci leggera, nonostante il tema delicato, al cui canovaccio la lingua (e il tono) francese si cuciono a misura. Lui dirigente di successo e tombeur de femmes in perenne ricerca di nuove sfide, lei paraplegica incontrata in modo inatteso durante un altro tentativo di flirting. Nel mezzo una serie di dialoghi brillanti, una vis comica fresca, i modi gigioni da mattatore e i sorrisi intelligenti. Gli esiti sono abbastanza scontati ma lo si può tranquillamente perdonare.
Belfagor: Pessimo remake del film della Wertmüller. Madonna, per quanto si possa trovare a proprio agio nei video musicali, è del tutto inadeguata per il grande schermo. Giannini non fa che copiare (anzi, scimmiottare) in modo sbiadito la prova di tutt'altro livello del padre. La regia di Ritchie è ai minimi storici, il ritmo è lento e si sbadiglia spesso. Molto meglio l'originale.
Galbo: Il granitico ed inossidabile (nonchè scarsamente dotato dal punto di vista attoriale) Steven Seagal torna all'action puro dopo il tutto sommato godibile Trappola in alto mare. Questo film non si può dire altrettanto riuscito e il limite va ricercato nel cambio di regia, dall'esperto Davis all'anonimo Murphy. Il film risulta esagerato in tutto (spari, acrobazie e quant'altro), laddove un uso più morigerato della spettacolarità avrebbe giovato.
Yamagong: Si può dire quello che si vuole circa la qualità effettiva del film (pessima), ma bisogna altresì dire che Friedberg e Seltzer stavolta sono stati due geni: perché bisogna esserlo per riuscire a fare soldi adescando un pubblico che, magari per nutrire il proprio ego e sbandierare il proprio odio per la saga della Meyer, se ne va al cinema a sorbirsi un'ora e mezza di rutti, flatulenze e gag risapute (avrebbero fatto lo stesso se alla regia ci fosse stato un Vanzina o un Parenti?). Insomma, da manuale! Ma la vera comicità è altrove...
Undying: Ambientato in un provinciale paesotto toscano (una Montecatini ben poco credibile per la ricostruzione psicologica dei personaggi) narra la solita storia dell'arrivo, in sostituzione del medico condotto, d'una dottoressa decisamente "in forma" al punto da portare un sussulto d'energia (di che tipo è facile immaginare) tra la popolazione locale. Nonostante la protagonista principale sia Stella Carnacina (L'ossessa di Gariazzo), va da sè che la Lassander le ruba la scena, allorché viaggia per le vie del paese a "chiappe al vento" senza essersene accorta. La povertà di mezzi e dialoghi si nota...
Thedude94: Può definirsi il peggior film di Woody Allen, sia per mancanza di tematiche (effettivamente inesistenti) sia per come viene presentata Roma, in maniera esageratamente superficiale. Raccontare storie differenti funziona davvero molto poco; l'unica parte che fa un po' sorridere è quella che vede come protagonista Allen stesso, nei panni di un vecchio produttore musicale che non riesce a godersi la pensione. Per il resto recitazione del cast pessima: Benigni, Cruz, Baldwin grandi nomi sprecati per storie di poco conto. Peccato.
Modo: Film che tratta la storia della giovane futura regina Vittoria. Non si pone l'attenzione solo ai fatti storici ma ci si intrufola anche nelle varie vicende amorose e personali dei protagonisti. Ricostruzione scenica degna di nota, così come gli sfarzosi costumi. Emily Blunt supera la prova regale non facile così come Rupert Friend. Nel complesso l'opera è gradevole, senza particolari sbavature ma nemmeno grandi momenti epici.
Daidae: Inizio veramente ridicolo con l'incontro fortuito (caffè sulla camicia e mano vicino al seno) di due perfetti sconosciuti. Sembrerebbe una sciocchezza di film invece lo sviluppo è quello di un validissimo giallo con venature erotiche. Ottimo il cast, dove nessuno sfigura, bello il finale. Non è all'altezza dei suoi "simili" del 70 ma non è neppure da buttare via.
Nando: Una storia d'amore e d'amicizia con risvolti familiari ambientata nell'est europeo a cavallo della seconda guerra mondiale. Buone ambientazioni ed intreccio narrativo ben congegnato con qualche colpo di scena. Se i protagonisti appaiono lievemente anonimi, sono gli altri interpreti a brillare, in special modo il sorprendente Pappalardo ed il sempre intenso Byrne. Musiche appropriate.
Xabaras: Ispirato ai Fioretti il film porta sullo schermo undici episodi della vita quotidiana del Santo più amato in Italia. Rifacendosi alla fama dei fraticelli della Chiesa di Santa Maria alla Porziuncola, Rossellini si piega però nello stile del racconto delle storie a una maniera austera e severa che evidentemente rispecchiava lo stile di vita dei protetti guidati da colui che si definiva "novello pazzo" alla corte del Signore. Indimenticabili Aldo Fabrizi nella parte del barbaro Nicolaio e l'inizio, quando tra una pioggia torrenziale i frati si interrogano su come predicare alle anime.
Nando: Road- movie in salsa magiara in cui due italiani intraprendono un viaggio per vendere un bel toro da monta. Narrazione delicata ed intimista con discreti paesaggi innevati. Abatantuono è il solito credibile smargiasso provvisto di carica umana mentre Citran rimane più dimesso nella sua forte ostinazione nel salvaguardare il prezioso animale.
Alex1988: Western privo delle convenzioni tipiche del genere. Tra le altre cose, non è presente un solo duello. E' ovvio che i due pezzi da novanta, Nicholson e Brando, giocano a fare i padroni, ognuno con la propria cifra stilistica attoriale. Ma chi credesse di trovare un film western, nel senso classico della parola, resterebbe deluso: qui non c'è alcun tipo di illusione o sentore di "sogno americano". Profumo di Sam Peckinpah, insomma.
Il Gobbo: Ginecologo belloccio ma inibito e oppresso dalla fidanzata va a Madrid per una conferenza e scopre che il vicino gay è in realtà uno scatenato donnaiolo... Farsaccia italo-spagnola di grana piuttosto grossa - nella versione nostrana poi, fra il titolo e il doppiaggio che la butta sul solito dialettale... - cui perlomeno non difetta il ritmo, dalla trasferta madrilena in avanti. L'apporto italiano? Continenza, un po' di bellezze, musiche rubate a Svezia inferno e paradiso