Con THE CRAZIES Romero tenta di dare ai suoi zombi una dimensione più “terrena”: non più morti resuscitati ma semplici pazzi furiosi, colpiti da un virus tremendo (nome in codice "Trixie") che sembra indebellabile e che li porta ad aggredire e uccidere. A contenere il fenomeno arriva naturalmente l'esercito, che come prevedibile usa le maniere forti: con tute bianche e maschere antigas i soldati stipano i contaminati e uccidono i recalcitranti. Rispetto alla NOTTE DEI MORTI VIVENTI l'attenzione passa da un piccolo nucleo di eroici “resistenti” (comunque presenti anche qui) a...Leggi tutto un racconto più corale che dà grande risalto anche all'esercito e agli scienziati che studiano il virus, moltiplicando i punti di vista. Se però l'idea sulla carta indubbiamente funziona (il produttore investì molto nel film andando incontro all'ennesimo flop romeriano), su celluloide il lavoro di Romero, che si occupò di sceneggiatura, fotografia, regia e montaggio, non riesce a convincere. Il clima da B-movie è evidente, i personaggi faticano a farsi spazio nel gran caos generale, l’attenzione viene distratta da un'azione che si sposta continuamente da una scena all'altra con un montaggio frastornante. La direzione del cast è apprezzabile, lo sforzo profuso da Romero per rendere realistica la sua storia è commovente, ma complessivamente THE CRAZIES rischia di apparire solo come un brutto film d'azione, riscattato nell'ultima parte dal caustico cinismo tipico del regista e da un'apertura di spazi che finalmente affascina e angoscia. E’ troppo tardi però e già l'interesse è scemato tra le spire di sterili scontri a fuoco e una verbosità eccessiva. I difetti della NOTTE DEI MORTI VIVENTI sono amplificati e manca un vero climax.
Anello di congiunzione tra l'esordio di Romero (da cui questo film riprende alcuni elementi) e il suo film più famoso Zombi (che svilupperà alcuni concetti contenuti in questo). Mix tra film catastrofico e la sci-fi più classica, è un film eccitante e coinvolgente grazie al montaggio secco e frenetico curato dalle stesso regista. Come sempre un film "etico": pessimista riguardo alle istituzioni militari ma anche sull'umanità in genere. In filigrana è anche un'acuta metafora sulla ribellione e i moti sessanttotteschi. Esigere la director's cut.
MEMORABILE: Il prete che si dà fuoco da solo, dopo essersi cosparso di benzina, in segno di protesta contro le autotità coercitive.
Un virus, creato per la guerra batteriologica, sfugge al controllo dei suoi creatori e si diffonde in una piccola cittadina con le ovvie conseguenze del caso. Storia piuttosto risaputa per un film tuttavia discreto, intriso di connotazioni polemiche e politiche che sembrano anticipare, sotto certi punti di vista, quelle del terzo capitolo degli zombi. Ritmo e tensione piuttosto discontinue. In sostanza un'occasione mancata. Uno come Romero ne avrebbe potuto fare un gran film.
Bel film diretto da Romero dopo il capolavoro La notte dei morti viventi. Riferimenti al Vietnam (il prete che si da fuoco, la guerra in casa propria), una tensione al massimo, critica contro il militarismo. Un film che rispecchia i tempi in cui fu girato, sorretto da un buon cast e da una regia impeccabile. Da riscoprire.
Noiosissimo film che più lento di così sarebbe stato impossibile fare. Romero cerca di variare il suo tema più caro (e cioè quello degli zombi) per propinarci una vicenda che ruota attorno ad una cittadina sotto assedio da parte dei militari a causa di un virus che fa impazzire la gente. Nenche un'immagine resta impressa nella mente dello spettatore che convinto di trovarsi di fronte ad uno dei soliti film del regista di Pittsburgh, rimane completamente spiazzato in senso negativo. Zero azione, pochissimo sangue, tensione praticamente nulla. Scappate!
Il discorso di Romero è sempre interessante, anarchico, eversivo; in tempi di trauma da Vietnam e Watergate il regista di Pittsburg confeziona un altro film provocatorio, dopo il classico La Notte Dei Morti Viventi, in cui si diverte a ridicolizzare l'esercito americano e i poteri forti in genere. Ma il tono è tutt'altro che ironico: qui si fa sul serio e il film non risparmia niente e nessuno, fino al finale pessimista. Il ritmo è discontinuo e i dialoghi esagerati, ma certe scene sono memorabili e il messaggio arriva forte e chiaro. ***
Con scariche di montaggio secche e nervose Romero definisce il prorompere inesorabile della violenza: un processo degenerativo che ha a capo la sproporzione tra sovrastrutture sociali (il regime marziale che annienta i diritti civili) e pulsioni primordiali (il dilagare di un virus che cancella la personalità dei singoli). Un complemento a La notte di morti viventi, accresciuto in quanto a consapevolezza e nella cifra simbolica dei personaggi (i fratelli in incipit, il ruolo antitetico del nero nel finale). Qualche sbavatura retorica. Da riscoprire rigorosamente in lingua e versione integrale.
Due cose non permettono a questa pellicola di spiccare il volo: un'idea troppo risicata e quindi inevitabilmente stiracchiata per 1 ora e 40 minuti circa e una superficialità piuttosto evidente nella costruzione delle situazioni, soprattutto quando si passa alla violenza dettata dalla follia e dai militari che non si fermano davanti a nulla. E' sicuramente vedibile, ma non colpisce più di tanto, nonostante gli attori se la cavino piuttosto bene. Ciò che rimane più impresso è il destino delle due donne (la ragazza e la donna del protagonista).
MEMORABILE: Il dottore all'infermiera: "Ho bisogno di lei come di un pugno in testa"; Militari e cittadini si ammazzano. Dietro di loro una donna spazza il prato.
Film la cui finalità principale è la critica dell'esercito americano e dei suoi metodi. All'inizio ci sono troppi dialoghi e troppo poca azione, poi si riequilibra un po'. In generale però è molto discontinuo. Le parti in cui i militari e i grandi capi parlano e trattano tra di loro le ho trovate troppo prolisse. L'idea è buona, alcuni semi promettenti ci sono, ma il tutto viene affogato in un mare di parole spesso inutili o banali. Finale non all'altezza.
Una città in balia di un'arma batteriologica che rende pazzi: il film si concentra però sulle frenetiche contromisure dell'esercito che diventano una vera e propria guerra con la popolazione. Dunque si tratta di opera più "politica" che altro, imperniata sul tema tanto caro agli americani del limite tra ragion di stato e diritto all'autodifesa e del pericolo diffuso. Al suo secondo titolo però Romero ingrana male: troppa complessità per le sue forze. Deliziosa l'ironia che talvolta fa breccia (la donna che scopa l'erba durante la battaglia!).
Romero cambia il pelo ma non il vizio: i suoi folli come gli zombi, le ottusità dei militari, i civili che si ribellano e combattono. Uno dei capolavori romeriani in assoluto. La follia degenera a vista d'occhio: il padre di famiglia che brucia la sua casa all'inizio, la nonnina che fa la calza, la parata di matti che avanza armata di forconi, i militari con le maschere antigas... lanciafiamme e tute bianche non sono da meno (emblematica la scena in cui il soldato si toglie la maschera e spara al prete in fiamme). Finale apocalittico e pessimista.
MEMORABILE: Richard Liberty che tenta di stuprare la figlia Lynn Lowry; il finale con McMillan che ricopre la moglie di mattoni per nasconderla ai soldati.
La vena critica e sociale del miglior Romero questa volta viene soffocata da una realizzazione non all'altezza: la messinscena è approssimativa e spesso lacunosa, tanto che il risultato finale è fiacco e al di sotto delle aspettative. La cosa migliore del film è sicuramente il finale, in cui il regista riesce ad andare a bersaglio col suo messaggio politico e provocatorio. Comunque sia non basta a risollevare la pellicola dalla semplice sufficienza di stima.
Buon film di fantascienza firmato George A. Romero, che però rispetto agli altri suoi film, specie quelli sugli zombi, coinvolge poco. I primi 20/30 minuti sono ripetitivi e noiosi nel cercar di spiegare cosa stia succedendo in città, mentre la seconda parte migliora.
Film invecchiato malissimo, lento, noioso. Romero non riesce a motivare lo spettatore e il film risulta discontinuo e a tratti caotico. Non riesco a trovare un pregio degno di nota e il messaggio politico non regge. Delusione soprattutto perché diretto da un grande regista che qui spreca una cartuccia.
Film catastrofico con immancabile richiamo zombesco questo di Romero, interessante per la storia e i suoi risvolti, anche se interpretata non al meglio e con un doppiaggio che non mi è piaciuto. Da notare i buoni effetti sanguinolenti, le belle scene di follia generale nella scuola e il finale amaro.
Il quarto film di Romero parte dall'impropria "liberazione" di un'arma batteriologica. Il regista utilizza l'incipit per dare vita ad un racconto che pone al centro della narrazione le paranoie della società contemporanea, con una critica antimilitarista senza riserve. Il film mantiene inalterato ad oltre 40 anni dalla sua realizzazione il messaggio originario, anche se rivela qualche debolezza sul versante spettacolare e degli effetti speciali.
Film sul quale l’età ha infierito non rovinosamente ma lasciandogli tangibili rughe cinematografiche. Così alla sensazione di ansiogeno parossismo legata alla prima lontana visione, si sostituiscono più ponderate considerazioni che ne misurano la discrasia tra la militanza apocalittica (verace, sentita e fortemente pessimistica) di Romero e i limiti (di budget ma francamente anche espressivi) di una regia colpevole non tanto di non farci empatizzare con nessun personaggio, quanto di farci sentir un disagio claustrofobico mai davvero opprimente.
Decisamente meno horror del remake e più orientato verso la fantascienza e l'action, con numerose sparatorie e dialoghi pseudo-scientifici. Visto oggi appare un po' datato e alcune lunghe conversazioni tra i capi dell'esercito sono noiose, ma si apprezzano ancora le dinamiche tra i personaggi in fuga, presi tra la paura di impazzire per il virus e di essere uccisi dai militari. Abbastanza violento, un po' rozzo negli effetti ma tutto sommato guardabile.
Lo vidi a suo tempo al cinema e mi deluse non poco; rivisto oggi il giudizio sulla pellicola non è migliorato. Romero tenta di dare un volto più umano alle sue "creature", non più morti viventi ma semplicemente umani resi folli (vedi titolo originale) per gli effetti di un'arma batteriologica. Purtroppo, diversamente da quanto era avvenuto nel celebre esordio del regista, qui la buona idea viene sviluppata in modo poco convincente a causa di una sceneggiatura banale. Peccato.
Demiurgico artiere di un horror seminalmente epocale, Romero passa nuovamente al vaglio il contagio, la paranoia e l'emergenza catastrofica in un piccolo virus-movie che acquieta la spettacolarizzazione più ostentata per scandire con asciuttezza una spicciativa parabola sulla follia umana, la viscerale propensione autodistruttiva e lo scarso spirito di collaborazione tra membri della stessa cerchia sacrificale. Opera pessimistica dal tocco minimale, che vanta indirettamente anche uno sconcertante, "frankensteiniano" e mai autorizzato spin-off porn-apocalittico, l'imponderabile Grida di estasi.
MEMORABILE: La sorridente vecchietta in sedia a dondolo che accoppa il militare soccorritore infilzandolo ripetutamente coi suoi ferri da uncinetto...
Che Romero non si sia mai fatto problemi per esprimere il suo pensiero lo si capisce benissimo da questo lavoro, tra i primi della sua carriera, dove è fin troppo evidente una critica forte al potere militare. È vero che i mezzi sono pochi e la componente visiva ne risente un po', ma la sostanza c’è. È, inoltre, un antesignano in termini di catastrofismo biologico autentico, imitato e anche rifatto in seguito, ma sminuito del suo significato più puro in favore della semplice azione.
Incubo romeriano ambientato nella tipica bella cittadina americana, dove gli abitanti impazziscono a causa di un'arma biologica. I temi del regista di Pittsburgh ci sono tutti: totale sfiducia verso il governo oppressivo, i militari assassini, persone normali che diventano belve feroci, narrazione corale senza eroi o un vero protagonista. Apocalittico.
MEMORABILE: La dolce vecchietta che uccide un militare con i ferri per cucire.
Un Romero un po' troppo dialogato. La didascalica verbosità iniziale cede quindi il posto ai consueti temi del regista: la scienza come Golem incontrollabile, la stupidità della burocrazia militare e politica, il pessimismo, il morbo che si insinua fra i rapporti familiari e amicali (il ricasco simbolico è evidente). Il film in tal modo si riassesta, anche se è indubbio che si tratti di una prova minore, priva com'è di quel respiro apocalittico e definitivo peculiare al ciclo dei "morti viventi".
Il film che mi è forse piaciuto meno, di Romero; anzi non mi è proprio piaciuto. Opera troppo politica con i triti e ritriti temi settantiani del Potere che, attraverso le bieche forze militariste, schiaccia i cittadini, i quali poi si ribellano e si danno alla "guerrilla". Ok, la critica al militarismo c'è anche nel capolavoro Il giorno degli zombi, il problema qui è la gestione confusa e pasticciata del tutto, con eccessiva approssimazione nella regia, pessima fotografia e attori veramente inguardabili.
Il film stenta a decollare. Si notano farraginosità nell'impianto registico soprattutto a livello di montaggio e nel voler tentare di descrivere l'iniziale stato di panico diffuso tra le autorità Romero sforna un piatto di difficile digestione. Poi il film si apre agli esterni, la ministoria del gruppetto di sopravvissuti incapace di intendersi con le tute bianche convince e il finale tragico si fa apprezzare dovutamente. Rispetto alla Notte dei morti viventi ancora più marcata è la critica all'eccessiva e libera circolazione di armi tra i civili.
Capolavoro di Romero maledettamente politico. I mezzi a disposizione non sembrano essere tanti, eppure Romero riesce a creare quello che sembra un film di altro livello tra mezzi militari, riprese in campo aperto, elicotteri... I metodi delle forze armate, il motivo dell'epidemia, le reazioni della gente normale, la bomba atomica sullo sfondo: un horror che è un puro attacco alla società (americana in primis) dell'epoca. Ne viene fuori un gioiello di violenza che nel colpisce anche nel suo strano finale.
Prototipo non del tutto riuscito (ma con alcune sequenze magistrali) del successivo filone sui contaminati/zombi. Romero ci va giù pesante e inizia il film con un padre che dopo aver ucciso la moglie dà fuoco alla casa coi figli dentro, più avanti riprende un tentativo di stupro da parte di un uomo a danno della figlia. Lo smantellamento della famiglia, delle istituzioni e dei valori tradizionali nel classico stile libertario del regista funziona. Non convince il resto, un po' troppo lento e tedioso per poter vantare un meritato titolo di cult.
MEMORABILE: La scena dell'anziana signora (contagiata dal virus) che lavora a maglia e coglie di sorpresa un soldato.
Bel film di Romero, che qui fa riflettere su come lo stesso esercito nazionale possa, all'occorrenza, tramutarsi in feroce forza d'occupazione. Dopo l'inizio brillantissimo ci si divide tra il racconto dei medici e militari che cercano goffamente di gestire la situazione e quello di un gruppo di cittadini che tenta di evadere la quarantena. Purtroppo ci si concentra più sugli ultimi, che sono troppo anonimi per mantenere sempre vivo il ritmo, mentre gli intrighi militari sono godibilissimi. Strambo finale assolutamente aperto, da vedere.
Questa volta si sta cogli zombi; dalla parte dei contaminati, cioè. Il nuovo gruppetto di "eroi", preda del virus che letteralmente... impazza, deve salvarsi oltrepassando le barriere degli uomini in bianco che cingono il paese di Evan's (Pennsylvania, al solito). Nel ribaltamento parziale di ruoli (chi è il vero nemico?) le dinamiche del contigentamento si piegano all'azione concitata e un po' rozza. Romero sgrana pellicola e personaggi eccedendo in verbosità; e manca la tensione, recuperata per il secondo capitolo dei ritornanti. Meglio per lui gestire assedi cupi, lenti e ordinati.
MEMORABILE: Il professore ha scoperto il vaccino e vuole comunicarlo al mondo senza aspettare niente e nessuno.
Uno dei migliori film di fantapolitica mai realizzati e uno dei migliori di Romero. Lo spunto fantascientifico come d'abitudine è minimo: al regista interessa raccontare l'ottusità del potere, la violenza stupida dei militari e dei militaristi e nello specifico gli orrori che gli Stati Uniti procurarono al Vietnam (con le armi chimiche che ancora oggi rendono alcune aree di quel paese pericolose e invivibili, con i religiosi che si danno fuoco usando il proprio corpo come arma estrema per la pace). Bello, emozionante, invecchiato molto bene davvero, cinquant'anni e non li dimostra.
Chi prende il virus è condannato a perdere il senno. L'epidemia nata in laboratorio è il pretesto per una parabola del discredito universale, generata dal dubbio che una repressione violenta possa sempre regolare il destino delle nazioni: echi di un Vietnam ancora troppo vicino che come ogni guerra inverte tendenze e si appoggia alle divise. Violenza chiama violenza, finché tutti si ritrovano nei panni dei boia. Un grande film horror dal maturo disegno registico per l'ancora giovane George Romero.
Grezzo e a tratti approssimativo, eppure gli stilemi del pensiero romeriano ci sono tutti e popolano ciondolanti la pellicola: l’uomo comune che se isolato diventa eroe ribelle, l’antimilitarismo, la tendenza della società all’autodistruzione, la lenta e irreversibile zombizzazione della specie. Nel pauperismo acerbo e nell’inadeguatezza (di un po') di attori e di location, il messaggio però emerge ancor più nitido e raggiunge una propria, e desolante, contemporaneità di contenuti. A George, e a noi con lui, le chiusure finali con elicottero devono proprio piacere tanto. Incisivo.
Il panico generale solleva l'insorgere di un male iniquo e sconosciuto, è il temibile spettro di un’America oramai troppo confusa e zoppicante. All’epoca della sua uscita fu accolto tiepidamente, rivisto ora atterrisce per il cinico e crudele resoconto sociale. Straordinaria regia di Romero, anti-didascalica, ferrea e accurata nel mettere a segno sequenze di spavento e morte.
Puro film teorico di un Romero con meno di 300. 000 dollari di budget. Adottata una regia documentaristica per acuire il messaggio politico, è proprio in questo slancio anarchico-sovversivo che il film preserva la sua potenza - contro comunità scientifica, istituzioni, militari, politica e media comunicativi. Buona la direzione degli attori; ottime alcune intuizioni: le iconiche tute a protezione NBC dei militari o l'idea di traslare gli zombi in "matti" come individui avulsi dai costrutti sociali. Un peccato che il film sia relegato tra i minori della filmografia di Romero.
MEMORABILE: I militari; L'esecrabile momento padre-figlia; La scoperta del vaccino (e la conseguenza); La donna che ramazza l'erba durante la carneficina.
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Cotola ebbe a dire: A dire il vero solo due e non quattro (le altre erano una precedente alla tua ed una successiva). Il mio voto che è quasi contemporaneo al tuo (come si evince dall'orario) e che è stato messo quindi senza conoscere il tuo voto, e quello di Hackett che peraltro gli ha messo una palla e mezzo quindi non lo ha stroncato del tutto.
D'altronde non devi stupirti che a volte al commento di un utente ad un film ne seguano altri. Capita perchè magari ci si ricorda solo allora (grazie alla recensione di un altro) di aver visto il film e allora di seguire a ruota.
Naturalmente credo che nel caso in questione
non ci fosse alcun intento punitivo. Si vede che non ci è piaciuto, ma ciò non vuol dire che sia oggettivamente una ciofeca.
P.S.
Solo per chiarire e senza alcun intento polemico.
Ok, ne prendo atto, grazie per la precisazione. Ricordo che all'epoca mi sembrò una cosa antipatica, ecco. Sapeva un po' di volontà di riparare un torto.
Comunque, che dire? Ho rivisto il film di recente e riconfermo l'apprezzamento.
DiscussioneZender • 7/08/11 09:08 Capo scrivano - 48328 interventi
Esatto, Cotola ha centrato il punto. Qui nessuno commenta per ripicca. Càpita esattamente come dice lui: uno vede passare un film che ricorda di aver visto e ci aggiunge un suo commento. Inoltre mai pensare che possa essere cosa antipatica stroncare anche a breve un film che a te è piaciuto: è capitato a tutti e nessuno si è mai sentito perseguitato.
Zender ebbe a dire: Càpita esattamente come dice lui: uno vede passare un film che ricorda di aver visto e ci aggiunge un suo commento.
Non solo: uno vede passare un film che non conosce ma che, a naso, potrebbe interessarlo, e corre subito a procurarselo...
Confesso che è uno degli aspetti del Davinotti che mi piace di più!
Hai ragione, Rebis, il dvd uscirà per la Pulp Video(Cecchi Gori). Ho dato un occhiata veloce all'ultimo numero di Nocturno, oggi ho rincontrollato meglio ;) Ma non era già uscito con questa label? Cosa continuano a fare uscire gli stessi film? Mentre vere e proprie chicche scomparse(vedi La sindrome del terrore, uno a caso...), marciscono nell'oblio? Bhà...
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (19 giugno 1986, come da ricerche di Didda) di La Città Verrà Distrutta All'Alba
CuriositàGestarsh99 • 16/10/20 21:13 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Nel cast non accreditato) anche lo stesso regista George A. Romero, che appare hitchcockianamente tra la folla durante il primo rastrellamento operato dai militari:
In blu ray (e dvd) per Midnight Factory (cofanetto George Romero collection, dove conterrà anche il mediometraggio inedito The amusement park), disponibile dal 17/02/2022.