Battibecchi e vendette sull'asse Roma-Napoli con due padri orgogliosi a confronto. Sono ovviamente loro al centro della scena, col resto della famiglia a fare da scialbo contorno (se si esclude Ave Ninchi nel ruolo della moglie di Fabrizi). Lo scontro nasce nel capoluogo partenopeo, poco dopo la fine della partita Napoli-Roma vinta dai capitolini per 3-0. Il figlio (Amendola) di Cesare (Fabrizi) si ritrova l'auto con le gomme bucate e crede di individuare nel figlio (Ronconi) di Don Mimì (Taranto) il responsabile. Ne nasce una rissa che si conclude con i due giovani al commissariato, dove vengno raggiunti dai rispettivi padri. Già qui si capisce come il carattere fumantino di entrambi...Leggi tutto i genitori fatichi a conciliarsi, e col passare dei minuti sarà sempre peggio. Niente di male se non fosse che Gennarino, il figlio di Don Mimì, s'innamora perdutamente di Marcella (Guida), la figlia di Cesare, con inevitabile scorno dei due padri, che proseguono incessantemente le loro liti ostacolando quanto più possibile la relazione tra i due ragazzi, intenzionati a fare sul serio.
Uno schema che si ripete in modo identico per l'intero film, con continue trasferte a Roma e Napoli di un padre o dell'altro per dirimere le questioni che si proporranno di volta in volta. Inutile precisare come finirà la storia (ovvero nell'unico modo possibile, per una commedia di questo tipo), perché ciò che conta è il ripetuto faccia a faccia tra i due padri: ricco barista Don Mimì, più modesto pollivendolo al mercato Cesare, si urlano addosso senza sosta alzando i toni ad ogni incontro-scontro. Ed è solo grazie alla loro riconosciuta bravura se I PREPOTENTI in qualche modo riesce a non annoiare troppo, perché in realtà la sceneggiatura - di Amendola, Maccari e Fabrizi stesso - a livello umoristico denota limiti evidenti: scarse le battute efficaci, si punta quasi sull'improvvisazione, azzeccando due o tre scene ma arrancando terribilmente nelle restanti, in cui la sguaiataggine soprattutto di Fabrizi non sortisce gli effetti sperati, con i toni che si alzano senza che i dialoghi riescano a sostenere la bella verve dei due.
I due giovani innamorati sono come sempre più compiti e ridotti a svolgere anonimamente il loro ruolo tra sdilinquimenti, occhi dolci e financo serenate sotto casa; il film procede quindi a compartimenti stagni, come se la storia d'amore si ricavasse uno spazio a sé stante, fiacco ma necessario. A Ferruccio Amendola, nipote del regista, spetta di menare le mani e tifare per la Roma senza interagire granché con la sorella, mentre Ave Ninchi si aggiunge a chi ha il compito di far scaldare Fabrizi insieme a Mario Riva, agente di polizia che interviene in più sketch al mercato per bacchettare il povero pollivendolo Cesare stilando contravvenzioni per ogni minima infrazione.
L'idea nel suo complesso funziona: il successo arriva e con esso – l’anno successivo - il sequel, film che precederà - sempre di un anno - il più riuscito TOTO', FABRIZI E I GIOVANI D'OGGI, nel quale il grande comico napoletano sostituirà Taranto riporoponendo di fatto la medesima situazione con risultati decisamente migliori. Qui la chiusura, con una sfida canora tra i due padri che porta la sfida Roma contro Napoli sul terreno della canzone, è piuttosto indigeribile e rispecchia l'andamento incerto del film, troppo di rado divertente, il più delle volte solo caotico.
Famiglia romana e famiglia napoletana litigano per motivi di tifo calcistico, ma scatta l'amore (osteggiato) tra i rampolli dei nemici. Commediola farsesca piena di solite gag più o meno viste, con qualche spunto divertente qua e là. Ma la vera forza del film sta nella simpatia della coppia comica composta da Nino Taranto e dal sempre grande Aldo Fabrizi (ma c'è pure l'estrosa Ave Ninchi). Da segnalare un giovanissimo Luca Ronconi nei panni dell'innamorato di nome Gennarino Esposito.
È il solito film comico con i due protagonisti che si scontrano più volte nel corso della storia, ma Taranto e Fabrizi insieme sono strepitosi e danno vita ad alcune scenette davvero simpatiche. Inoltre il cast di contorno comprende Ave Ninchi, Ferruccio Amendola e il bravissimo Mario Riva (guardia del mercato dove lavora Fabrizi, anche questo sarà fonte di scontro). Finale scontato, ma per passare una serata è piacevole.
MEMORABILE: Fabrizi distrugge un appartamento credendo sia quello di Taranto, in realtà è di un povero sconosciuto.
Romeo e Giulietta in chiave moderna e comica con i futuri consuoceri che si fanno reciproci "sgarri" di continuo: Taranto è talmente convincente nel ruolo del bullo da risultare spesso odioso, mentre al grande Fabrizi tocca stavolta la parte del perdente (le sue ritorsioni si rivelano spesso disastrose, e il figlio non è meno pasticcione di lui). Buono il resto del cast (soprattutto la simpaticissima Ave Ninchi e il compianto Riva), ritmo un po' calante quando la vicenda si concentra sui giovani innamorati, bello il finale.
MEMORABILE: La reazione di Clelia dopo aver letto la lettera d'addio della figlia.
Al di là della superba interpretazione dei due protagonisti, autentici monumenti della comicità in Italia, il film patisce un soggetto alquanto logoro e una sceneggiatura decisamente povera. Bravi attori nei personaggi di contorno (Ninchi, Ronconi, Amendola) e un ritmo elevato limitano la noia nelle scene "di raccordo" mentre il succo del film è tutto nei duetti fra Fabrizi e Taranto, che pescano a piene mani nel repertorio dell'avanspettacolo. Regia professionale ma piuttosto anonima. Si lascia guardare però è lontano dai capolavori del genere.
MEMORABILE: Gli splendidi duetti fra Ave Ninchi ed Aldo Fabrizi, che strappano le risate più convinte del film.
Scatenata commedia con Aldo Fabrizi e Ave Ninchi che costituiscono una coppia perfetta per quanto riguarda i battibecchi e le situazioni di equivoco. Sullo sfondo è interessante il peso del tifo calcistico, spia di un modificarsi del costume italiano a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta. Tra i caratteristi anche un giovanissimo Liuca Ronconi, che è decisamente in parte.
A causa di una partita di calcio due famiglie si scontrano, ma i figli troveranno l'amore. Il campanilismo tra Napoli e Roma è ben rappresentato dal duo protagonista: Taranto domina più la scena e a Fabrizi toccano varie disavventure. I toni sono piuttosto accesi e, al contrario, la storiella d'amore è melensa. Anche la fuitina per raggiungere il matrimonio favorisce solo un paio di gag. La chiusura sa essere divertente e ben recitata.
MEMORABILE: I polli all'aria; La casa distrutta; La sfida musicale.
Mario Amendola HA DIRETTO ANCHE...
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La partita Napoli-Roma cui assistono Alfredo e la sorella èNapoli-Roma del 13 marzo 1955, 23° giornata di serie A della stagione 54/55, terminata 2-0. Grazie a Neapolis per aver rintracciato il filmato d'epoca.