Western all’americana. Un gruppo di ladri di cavalli crea problemi al padrone di una fattoria, il quale per farsi rispettare assolve un regolatore, un essere vigliacco che spiando le mosse dei balordi li colpisce alle spalle. Ottimo duetto quello di Nicholson e Brando. Quest’ultimo anche se con il pancione soddisfa pienamente lasciando un’impronta sul personaggio antagonista, così come Nicholson che è molto espressivo.
Non capisco come questo western non sia considerato molto nel genere. Qui c'è tutto: una grande regia e due grandi interpreti, che fanno a gara su chi è il migliore. E non dimentichiamo il resto del cast, da un giovane Randy Quaid all'esordiente Lloyd. Davvero un bel film.
Forse non del tutto entusiasmante ma indimenticabile per chi lo conosce, questo piccolo western revisionista di Penn, certo al di sotto di Piccolo Grande Uomo, ha negli attori il grande punto di forza. E nulla può la bravura di Nicholson di fronte al multiforme, schizofrenico, ironico bounty killer di Brando, sempre fasciato nel velluto, profumato come una checca, che escogita omicidi complessi e paradossali, perfino uno vestito da nonnetta e ama il suo cavallo come se stesso. Una chicca, ironica e cinica sul "buon vecchio west". Splendida fotografia.
MEMORABILE: Brando vestito da vecchietta con tanto di cuffia; la sua folle orazione funebre; il bacio al cavallo.
Il manicheismo semplicistico del western viene corretto secondo un’ottica revisionista e crepuscolare, che degrada gli allevatori da laboriosi pionieri ad amorali arricchiti ed eleva invece i ladri di bestiame da farabutti ad emarginati in cerca di riscatto; il sovvertimento (o l’aggiornamento) delle regole del genere si verifica anche stilisticamente con i dialoghi vivaci, una gustosa ironia e l’assenza di duelli e sparatorie. Eccentrico, subdolo e carognesco bounty-killer, Brando è dominatore assoluto, seguito dal romantico ribaldo di Nicholson. Antieroico.
MEMORABILE: Tutti i faccia a faccia tra Brando e Nicholson; Brando al suo cavallo: «Hai le labbra di Salomè e gli occhi di Cleopatra».
Ennesima dimostrazione che non bastano buoni interpreti, tanti mezzi e anche una storia discreta per fare un buon film. La regia di Arthur Penn ha il solo pregio di tenere a bada un Nicholson che offre una buona interpretazione, per il resto ammazza il film con una lentezza esasperante nemmeno giustificata da intenzioni moralistiche o psicologiche. È un western d'azione e come tale doveva essere condotto, non solo in poche scene ben riuscite. Ottime locations e ben fotografate, il personaggio di Brando è originale, ma manca il giusto ritmo.
Non il più memorabile dei film diretti da Penn ma comunque un western piuttosto godibile il cui limite principale è la presenza di qualche pausa di troppo e di un ritmo non irresistibile. Il pregio è ovviamente la presenza di due attori "colossali" che forniscono una prova strepitosa, che da sola vale la visione. Molto suggestiva la fotografia.
Western anticonvenzionale più unico che raro, è sorretto dall'istrionica recitazione di Brando il quale, nei panni di un bounty killer sui generis, irradia eccentricità a 360° rubando costantemente la scena a Nicholson. Come di consueto il cinema di Penn tende a valorizzare la figura del ribelle, esplicitandone gli aspetti più meritevoli; per contro, il tutore dell'ordine appare quale abietto opportunista o freddo burocrate. L'assenza di un vero e proprio duello finale rappresenta un'ulteriore provocazione alle regole del genere.
MEMORABILE: L'entrata in scenda di Brando, disteso lungo il fianco del cavallo; La giaculatoria di Brando nella camera ardente.
Non si può certo definire l'Ottocento del Far West un placido paradiso, considerando l'alta percentuale di fuorilegge e l'immoralità dei tempi e dei luoghi. Qui non ci sono eroi: si tratta di un coacervo di banditi di cui non importa se avranno la meglio o la peggio (come se fossimo in un libro di McCarthy, tsk!). Ma ci si dimentica che il genere western è mito: è l'eroe che salva la principessa dai cattivi in una semplice e chiara divisone a cui lo spettatore può legarsi. Il personaggio di Brando, inoltre, è insopportabile (e mi ricorda Kurtz).
L'occasione era ghiotta: il grande maestro (Brando) e l'astro nascente (Nicholson) insieme promettevano scintille. Invece il risultato è modesto. Nicholson offre un'interpretazione dignitosa ma eccessivamente ingessata, mentre Brando gigioneggia e diverte, ma sulla scena si vede troppo poco. La trama di per sé aveva potenziale, ma si sviluppa in modo troppo lento e finisce coll'annoiare. Lo scontro finale tra i due big si conclude in modo deludente.
Western privo delle convenzioni tipiche del genere. Tra le altre cose, non è presente un solo duello. E' ovvio che i due pezzi da novanta, Nicholson e Brando, giocano a fare i padroni, ognuno con la propria cifra stilistica attoriale. Ma chi credesse di trovare un film western, nel senso classico della parola, resterebbe deluso: qui non c'è alcun tipo di illusione o sentore di "sogno americano". Profumo di Sam Peckinpah, insomma.
Un potente allevatore di bestiame assolda uno stravagante bounty-killer per fermare i ladri di bestiame. Il terzo western di Penn era forse il film più atteso del 1976, vista la presenza di due star assolute come Nicholson e Brando, invece fu un clamoroso flop. Film senza eroi e dalla parte dei perdenti che divaga un po' troppo lasciando briglia sciolta alle gigionerie di Brando al confronto con un Nicholson fin troppo misurato. Comunque meritevole di una visione per il forte spirito smitizzante, benché privo dello slancio avventuroso-picaresco del capolavoro Piccolo grande uomo.
MEMORABILE: L'impiccagione inziale; Brando vestito da vecchietta; L'uccisione di Forrest nella latrina; Brando che si rifiuta di uscire dalla vasca da bagno.
Buon western che basa tutto o quasi sulla caratterizzazione dei personaggi. A rubare però letteralmente la scena, anche a un seppur bravo Nicholson, ci pensa l'istrionico Brando, col suo pistolero che è un misto di lucida follia (dopo l'incendio) e raziocinio (l'esempio dei pipistrelli). Anche colui che lo ha assoldato è in parte, disegnando un personaggio piuttosto disgustoso. Il ritmo è discreto, alcuni scambi verbali, soprattutto quando coinvolgono Brando, risultano sfiziosi; e l'epilogo, pur non essendo eclatante, ha il suo perché ("Sono contento che ti sei svegliato...").
MEMORABILE: Little Tod e Brando; Brando a tavola: "Dovrebbe contenere la voce, perchè mi sta venendo un attacco di aria che sarebbe nocivo per entrambi noi".
Western in gran parte usuale ma con diverse atipicità (su tutte si pensi al "confronto" finale, che lo rendono meritevole di essere visto). La storia presenta qualche ingenuità, diverse pause e ritmi abbastanza blandi, ma ciò non inficia l'interesse per ciò che accade sullo schermo. In un mondo di spietata (in)giustizia sommaria, affascina di più il ritratto dei fuorilegge, emarginati della società per cui si prova anche empatia. Notevole l'ultima parte. Ottima la prova di Nicholson, ma Brando giganteggia e fornisce una prova assolutamente indimenticabile, mise comprese.
MEMORABILE: Ogni volta che Brando è in scena.
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CuriositàMatalo! • 5/04/09 22:56 Call center Davinotti - 613 interventi
Questo film è Blacklisted negli elenchi della società protettrice per animali e bambini nei film in quanto son morti due cavalli durante le riprese
La versione inglese fu tagliata dalla BBFC di una scena di sesso,una gola tagliata e altre scene di violenza.
I tagli furono reinseriti in una successiva edizione in vhs del 1987.
HomevideoRocchiola • 24/08/19 16:32 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della MGM uscito nella serie Studio Classic è ormai fuori catalogo ed inizia a costare parecchio anche su Internet. Si tratta comunque di un prodotto che presenta un’immagine poco incisiva nella definizione e nei colori. Qualche difettuccio è presente durante la visione. Negli Usa la Kino ha pubblicato un bluray non propriamente brillante che comunque non annovera l’audio italiano. Contiene la versione integrale con le scene sopra menzionate.
HomevideoRocchiola • 26/09/24 09:52 Call center Davinotti - 1318 interventi
Il DVD della Sinister restaurato in HD è discreto ma non eccezionale. Probabile l'utilizzo del master del bluray americano della Kino a cui è stato sovrapposto l'audio italiano. Le immagini sono mediamente pulite ma la definzione è scarsa sopratutto nei campi medi e nei paesaggi in campo lungo, un pò meglio nei primi piani. Ma forse dipende dal girato originale e da una fotografia da i toni naturali piuttosto morbida. Insomma si denota una certa opacità di fondo rivelata appunto anche nella recensione del BD americano sul sito bliuray.com (per questo credo abbiano usato il master Kino che non è stato restaurato come invece indicato sulla copertina del DVD italiano). Audio italiano mediamente potente nelle musiche e chiaro nei dialoghi.