Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Il numero del canale si trova tra parentesi dopo il suo nome. Se non c'è, cercatelo qui: numero canale. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Modo: Simpatica commedia con un ottimo Paolo Villaggio prima maniera nelle vesti di un maniacale medico integerrimo solo nell'apparenza essendo lui stesso un imbroglione. Satira sociale che a suo modo mette a nudo la corruzione nella sanità italiana. La sceneggiatura non è particolarmente brillante ma l'attore genovese compensa recitando egregiamente; bene anche il resto del cast. Da riscoprire.
Daniela: In una cittadina di provincia, l'Istituto di educazione domestica continua ad impartire alle collegiali lezioni di cucina, cucito e bon ton ma i fermenti femministi cominciano a serpeggiare mentre da Parigi arriva l'eco delle contestazioni studentesche del '68. Poteva essere una buona idea quella di mostrare il cambiamento da un'angolazione tanto particolare ma il film resta in superficie, insistendo troppo sui lati grotteschi di alcuni personaggi e sugli scrupoli vedovili della direttrice della scuola. Ne risulta una commedia promettente sulla carta ma stucchevole alla visione.
Lovejoy: Gli Anni Ottanta verranno ricordati, tra l'altro, come il periodo d'oro di Jerry Calà, che imperversò in lungo e in largo, sia in televisione sia al cinema, con risultati peraltro abbastanza discutibili. Questo film si salva sopratutto per la presenza di una bellissima Isabella Ferrari, un Calà abbastanza in palla e per qualche simpatica battuta. Si è visto di peggio, in seguito.
Panza: Sembrano tutti uguali gli ultimi film della Wertmüller: cercano di trovare un tono autoriale risultando stantii e pesanti. Il testo di De Filippo viene messo in scena in maniera piatta e senz'anima nonostante le location siano di indubbio fascino. Manca proprio la voglia di ricreare in ambito televisivo il teatro partenopeo fra l'altro qui riportato con dialoghi in vernacolo davvero pesanti. Cast sprecatissimo; produce Carlo Ponti. Ah, se avete un figlio piccolo gli consiglio di fare ascoltare le musiche del film: si addormenterà subito.
Markus: Un giornalista decide di svolgere un'inchiesta nel rutilante mondo del concorso di Miss Italia a Stresa, sul lago Maggiore. L'opera di Coletti (in sostituzione a Lattuada) vorrebbe, già allora, "denunciare" attraverso facili melodrammi figli di un cinema manieristico anni Cinquanta, scandali e bassezze che gravitano attorno al concorso. Ci scappa perfino un dramma di quelli forti. Sorta di commediola dal retrogusto amaro specchio della società di allora, ma che che potrebbe essere considerata lungimirante anche per quella di oggi.
Lupoprezzo: Spielberg dopo Incontri ravvicinati del terzo tipo torna a sondare lo spazio confezionando uno sci-fi per ragazzi, pieno di buone intenzioni e sentimenti. Il registro fanciullesco invita a lasciarsi cullare in questo cinema dei sogni (anche se il regista si lascia un po' troppo andare). Questa volta l'alieno si palesa subito, portando a galla più che la paura di ciò che non conosciamo, la nostalgia del diverso e i suoi timori in un ambiente sconosciuto e ostile. L'incredibile creatura creata dal grande Carlo Rambaldi stupisce ancora oggi.
Anthonyvm: Thrillerino convenzionale che cerca di fare il "colto" intrecciando una trama action con il giallo psicologico ma che alla fine risulta semplicemente uno spettacolone adrenalinico pieno di cliché e con qualche bravo attore sprecato. Quando deve essere spettacolare lo sa essere, ma quando tenta la strada seria dell'introspezione e dell'indagine, ogni pretesa di verosimiglianza fallisce strappando un sorrisetto allo spettatore smaliziato. Se preso per quello che è, comunque, fornisce l'intrattenimento che promette. Per una blockbuster night.
MEMORABILE: Le crisi della ragazzina; La lotta fra la moglie ingessata di Douglas e il sorvegliante cattivo; La resa dei conti col villain al cimitero.
Saintgifts: Non l'ho apprezzato ma credo abbia almeno un merito: dare dei marines un'immagine diversa da quella a cui molti film ci hanno abituato, a partire dal nome "testa a barattolo". Penso dipenda dal fatto che il film è tratto dall'autobiografia del protagonista, ex marine. La parte che descrive l'addestramento delle reclute è molto simile ad altre già viste (e molto più incisive), mentre i rapporti tra commilitoni, sulla scena di guerra, qualcosa di nuovo dice, specie nei riferimenti alle compagne lasciate a casa. Buona la fotografia.
Renato: Una buona storia, molto drammatica, ed un bel gruppo di attori tra i quali il nostro Vittorio Gassman. Purtroppo la regìa di Barry Levinson non riesce a dare il giusto ritmo alla vicenda, ma senza esagerare si può dire che questo sia un buon film, tanto nella prima parte che in quella del processo. Tratto da un romanzo di grande successo, ha l'indubbio pregio di essere emozionante.
Noodles: Poco funziona in questo peplum in cui spicca la bellissima fotografia di Massimo Dallamano. Erode, il cattivo di turno, non convince (perfetto invece l'Antipatro di Corrado Pani). La recitazione è spesso sopra le righe ed eccessivamente teatrale, specie quella di Sylvia Lopez. I dialoghi non hanno mezze misure: o sono estremamente banali o appesantiscono non poco la pellicola. Vi sono inoltre dei difetti di montaggio. Non male il finale, ma si può perdere.
Gabrius79: Commedia comico-poliziottesca affidata alla coppia Pozzetto-Montesano che risulta essere piuttosto affiatata e complementare. Si ride per alcune goffaggini dei protagonisti (Pozzetto in particolare) e per alcune gag ben riuscite. Nonostante le buone intenzioni l'occasione di coniugare serio e faceto risulta in parte sprecata.
Noodles: Cult western assoluto che mantiene quasi tutte le promesse tra cast stellare, fotografia splendida, grande colonna sonora e atmosfere sensazionali. Il difetto sta però nella storia, o meglio, in com'è sviluppata. La seconda parte, quella al villaggio, è emozionante ma manca qualcosa nella prima, quella del reclutamento dei Magnifici Sette. C'è qualche buco, qualcosa che non convince, la sceneggiatura non appare perfetta, nemmeno nei dialoghi. Ma perdoniamoglielo.
Piero68: Sulla scia della moda tanto in voga adesso di trasformare vecchie fiabe innocue in film più o meno dark popolati di streghe e altri esseri fantasy. Già di per sé non gradisco questo genere, ma se poi ci si aggiunge anche la scarsissima qualità del prodotto come in questo caso rimane davvero poco da commentare. Arterton e Renner a battere cassa e idee nel film che diventano involontariamente comiche come il maschietto diventato diabetico per via dei troppi dolci mangiati. Scarsi effetti e storia che sa di deja-vu. Ai limiti dell'inguardabile.
Franz: L'epoca d'oro dei Vanzina è ormai lontana, ma questo VIP è tra i loro prodotti meno sgangherati degli ultimi tempi (e, stranamente, è "solo" un film-tv). Le vicende di persone comuni che per i motivi più vari entrano per un istante nel mondo delle star sono viste e straviste, però qui si è trovato un giusto equilibrio tra "caciara" romanesca-napoletana e un certo gusto nel racconto: Mattioli, in questo senso, è il più bravo a non svaccare e anzi a dimostrarsi attore con più sfumature. Brignano sa recitare e non sfigura. Prodotto sufficiente.
Belfagor: Per pagarsi gli studi Hamina diventa la dama di compagnia di una scontrosa vecchietta. Commedia graziosa e ingenua come la protagonista, ben interpretata da Sandra Dee, che riesce ad unire sentimenti zuccherosi e umorismo, seppur in modo leggero e non molto originale. La descrizione del rapporto tra le classi nella società americana è all'acqua di rose. Buona la fotografia.
Pessoa: Un semi-esordiente Caiano rifà Zorro con pochi soldi e al posto della Volpe troviamo il Coyote a difendere i messicani dai soprusi degli Yankees. A dispetto della sua natura derivativa, il film contiene i prodromi del nascente spaghetti-western prima che Leone tracciasse definitivamente le linee guida del genere. La regia denuncia comunque una certa inesperienza che viene fuori soprattutto nelle scene d'azione, anche se alcune inquadrature rivelano già una buona mano. Discreta prova dell'esperto cast, che riesce in qualche modo a tenere in piedi il film. Una chicca per appassionati.
Galbo: Film assolutamente ordinario e affatto memorabile dedicato alla minaccia di un attentato terroristico il cui bersaglio sono questa volta le piattaforme petrolifere. Alcuna sequenze d'azione non disprezzabili si perdono in una vicenda la cui sceneggiatura e svolgimento sono assolutamente scontati e non sono risollevati nemmeno da attori professionali ma (nel caso di Roger Moore) totalmente imbolsiti.
Redeyes: Borotalco ha il dono della leggerezza e di una certa vena malinconica che piace. Dopo una partenza col botto, con un fantastico Infanti, si scivola sulle note di Dalla verso una storia di bugie e amore. La Giorgi, in una delle migliori interpretazioni, tiene testa a un Verdone in gran forma, aiutato dal sempre pronto De Sica. In pieno stile verdoniano il finale va lasciando i toni della commedia per adagiarsi su un velo di malinconia (e lo fa con gran stile). Notevole!
Il Gobbo: Il detective McQ (chissà perchè divenuto Parker) scampa a un attentato di narcotrafficanti e, stufo delle pastoie burocratiche, si dimette e seguita le indagini per conto proprio... Il Duca smonta da cavallo e si cimenta col poliziesco metropolitano (con parecchi debiti verso Il braccio violento della legge): non è proprio la sua tazza di tè, ma il carisma è indiscutibile, la mano di Sturges ancora abbastanza ferma e insomma, le due ore passano più che piacevolmente.
Silenzio: Il capolavoro di Marchent è un solido, intenso western d'ampio respiro, tanto "americano" nell'impostazione quanto "europeo" nello spirito. Sorretto da un cast ben assortito e illuminato dalle sinuose lande d'Almerìa, il regista spagnolo reinterpreta il Mito della Frontiera sotto il duplice segno del romanticismo e del pessimismo, senza perdere in ritmo e azione. Un certo compiacimento nei dettagli violenti anticipa il nascente "spaghetti". Caldo, tragico, fondamentale.
Ultimo: Un Verdone scatenato dirige e interpreta un film di modesto livello che viene salvato solo dalle sua bravura e spontaneità. Il "suo" Armando Feroci è un personaggio esagerato, che ne combina di tutti i colori con le donne, con il fratello e chi più ne ha più ne metta. Purtroppo il film non è accompagnato da una sceneggiatura valida e si arriva alla fine arrancando in più momenti. L'idea di descrivere la superficialità dell'animo umano poteva essere gestita meglio.
MEMORABILE: La scena di un cui Verdone si improvvisa agente immobiliare.
Stefania: Il protagonista maschile si chiama Darcy, come in "Orgoglio e Pregiudizio", celebre romanzo della Austen al quale sia il best seller della Fielding che il film sono un umile e spiritoso omaggio. Commedia "politically correct", trionfo dei buoni sentimenti e mortificante sconfitta del viscido di turno. Molti momenti divertenti (soprattutto grazie al viscido di turno) e indiscutibile professionalità degli attori. Stralunato e leggero. Cameo di Salman Rushdie!
MEMORABILE: La celebrazione dell'adiposità per arruffianarsi il vasto pubblico delle culone. Poi lamentiamoci, che l'obesità è un allarme sociale!
Ciavazzaro: Purtroppo il duo comincia a invecchiare: Ollio grassisimo e Stanlio sempre più scheletrico, ma ancora una volta la verve riesce ad essere quasi quella dei bei vecchi tempi. La storia poteva essere sviluppata molto bene, ma vi sono anche molte cose positive. Non un capolavoro, ma gli amanti della coppia apprezzeranno.
Nando: Un anno di vita riminese durante la dittatura fascista tra ricordi, pruriti sessuali e momenti di grande impatto onirico e visivo. Fellini narra con il suo solito stile sognante regalando momenti ed immagini di alto cinema. La realtà talvolta si miscela egregiamente con l'immaginazione. Colonna sonora sempre appropriata e perfetta la Noel.
Lythops: Una seria riflessione sui poteri occulti, presentati (quasi) sempre con la macchina da presa accanto a Lino Ventura che, dopo Glauco Onorato e Emilio Cigoli, doppia se stesso con il suo lieve accento francese. Il film, perfetto nella prima parte, risente della politica degli anni '70 e può dare l'impressione di essere di parte. Letto oggi, alla luce delle verità emerse nei recenti processi di mafia e alle inchieste sui casi più spinosi della nostra storia, lo si può considerare "profetico", enigmatico come la realtà che propone.
MEMORABILE: L'eccessiva, impossibile durata del 45 giri col tango.
Jena: Ultimo film di Schwarzy prima del periodo da "Governator" della California, rimane uno dei suoi peggiori in assoluto. Il Nostro, appesantito e annoiato, si aggira per il film negli incredibili panni di un pompiere vendicatore cui hanno sterminato la famiglia, ma scordatevi Commando perché qui le situazioni sono trite e ritrite, l'action è poco e malfatto e su tutto regnano sciatteria e svogliatezza. La presenza della Neri lascia basiti: non si capisce cosa ci faccia lì. Forse Schwarzy doveva raccogliere fondi per la campagna elettorale...
Caesars: Negli anni '80 ebbe un discreto successo un genere denominato "sword e sorcery" (spada e magia) del quale questo "Excalibur" rappresenta l'episodio migliore. La storia è quella dei cavalieri della tavola rotonda, dalla nascita di re Artù fino alla sua morte. Molto suggestiva risulta essere la fotografia che rende bene l'atmosfera fantastica/drammatica del film. Boorman si conferma regista di ottimo mestiere che sa come intrattenere il pubblico in modo intelligente.
Galbo: Film non memorabile ma gradevole. Clima da fiaba di ambientazione medioevale, ha il suo punto di forza proprio nelle location in cui è ambientato (un borgo francese ma si tratta in realtà dell'Italia centrale, con puntate anche al Nord) ben rese dalla suggestiva fotografia della pellicola. Simpatico il terzetto di protagonisti, specie la Pfeiffer (bellissima) e Breoderick. Buona la colonna sonora di Alan Parsons.
124c: Ancora più brutto del film precedente, questo "Viva Rock Vegas" vorrebbe essere una sorta di prequel di quella pellicola. Chi ha visto il cartone si ricorderà che i giovani Fred e Barney, in uno degli episodi cult, avevano sposato le rispettive mogli, Wilma e Betty, proprio nella versione "antenata" della città del vizio (Las Vegas). Ma se il film del 1994 era brutto, questo è addirittura osceno, anche a causa degli interpreti principali, tutti cambiati e tutti fuori parte! Orrido orrore!
Markus: Bella avvocatessa accantona le sue scartoffie per prendere in mano le sorti di una pasticceria in crisi, dove incontrerà un pasticcere francese di gran fascino. Un giorno riceverà uno strano calendario di Natale senza sapere da chi provenga. Tutti belli; c'è il Natale e un doppio sogno da realizzare: mettere in piedi il business col negozio e... accasarsi con un belloccio. Le esperte mani di Harmon sanno dove andare a parare senza lasciare un minimo di suspense e ben sapendo che il pubblico dei sentimentali non vuole fregature. Da questo punto di vista, un film ineccepibile.
Galbo: Una commedia dal buon successo e tutto sommato riuscita produce un sequel che si muove sul terreno della fiction televisiva. Marco Ponti dirige una commedia dalle svolte narrative improbabili che vive di momenti estemporanei, i più riusciti legati alle performance dei caratteristi e degli attori più esperti come Placido e la Calzone. Riccardo Scamarcio e Laura Chiatti offrono una prova più opaca forse dovuta anche alle carenze piuttosto evidenti della sceneggiatura.
Rambo90: Seagal è incaricato di ritirare un pacchetto dal contenuto misterioso e consegnarlo a un uomo ancora più misterioso. Una trama confusa, tra doppi e tripli giochi, con dialoghi che spesso non vanno da nessuna parte e un incredibile assenza di ritmo. I combattimenti sono ridotti all'osso, le sparatorie noiose e rovinate da inutili ralenti, i cattivi davvero ridicoli. Per non parlare poi delle modestissime location... A salvarsi sono giusto un paio di esplosioni in grande stile e un Seagal ancora non sovrappeso.
Pumpkh75: Auto-purga: rese pacchiane e grossolane le velleità politico-sociali, svilita la ferocia intellettuale del concetto, resta un ricorso sfrontato all’action (e all’orrore) tamarro e burino degli anni 80 nel quale immerge tutti i bicipiti dopati. In fondo è il motivo contrastante per il quale finisce anche per avvincere, se non fosse che il sangue fintissimo in CGI diventa un lassativo indomabile: qualche trucchetto (le lenti luminose, il cast all black, quello Skeletor fulcro in disparte) lenisce i crampi addominali. Furbo... o stolto?
Markus: Commedia natalizia ormai sempre più povera, tanto che la catalogazione di "cinepanettone" (che ai tempi d'oro prevedeva cast di stelle e location da favola) appare francamente ormai impropria. Dopo Amici come prima si riunisce il duo Boldi - De Sica: il primo appare sempre più incolpevole, vittima dell’età avanzata e se ne percepisce la difficoltà di voler ancora essere quello che la testa non può più dare, il secondo, nonostante il fisico sfiorito, riesce ancora con un certo stile ad aggrapparsi ai suoi cliché. Un'innocente volgarità salva il salvabile.
Pumpkh75: I riscontri positivi su Ovredal (anche qui, in verità, non è che diriga poi così male...) e quei paesaggi mozzafiato di fiordi e boschi che si intravedono già dal trailer sono luccicanti specchietti per allodole, ma con un vetro fragilissimo che va subito in mille frantumi: un fiume di scene già viste, di sbocchi già percorsi e di scelte già fatte, con un protagonista che dovrebbe collocarsi tra Thor e il Nazareno e invece ha skill perfetti per commedie alla Porky’s. Più che un racconto su un Supereroe, è il racconto di un super errore. Che non vi venga voglia...
Daniela: Vecchio e malato, un famoso gangster ingaggia uno scrittore perché scriva una biogragia da pubblicare dopo la sua morte ma l'FBI vuole approfittare dell'occasione per rintracciare l'enorme fortuna accumulata nel corso della sua attività criminale... Il film ripercorrere la vita di Meyer Lansky a partire dalle modeste origini senza nascondere una certa ammirazione per l'intraprendenza negli affari e la lealtà verso gli amici. Complice l'interpretazione di Keitel stile saggio Yoda, ne emerge il ritratto edulcorato oltre che molto convenzionale. Film modesto e discutibilmente elegiaco.
MEMORABILE: Le didascalie finali lasciano basiti: i fatti citati sono reali, ma è eticamente inaccettabile la conclusione che lo spettatore è indotto a trarne.
Myvincent: Un excursus sul fenomeno delle discoteche a Roma, che arriva in Italia con un ritardo di dieci anni dalle indimenticate glorie dello studio 54, tempio della disco-music mondiale. Qui infatti l'esplosione si ha negli anni '80, quando al Much More e all'Easy Going si aggiungono locali famosi quali l'Histeria e il Gilda. Un'occasione per raccontare la storia dei dj romani (in primis Marco Trani) e la nascita di fenomeni come Jovanotti e Fiorello. Concorrono stelle di quei tempi del calibro di Boy George, Gazebo, Tony Hadley. Un amarcord di quella nuova Dolce vita, oramai lontana.
Elsolina: È la storia di Filumena Marturano che, grazie a Eduardo De Filippo, è entrata attraverso il teatro nella cultura e nella vita di ogni partenopeo. A Vittorio De Sica il gran merito di aver trasformato una grande opera da palcoscenico in un capolavoro cinematografico grazie all'interpretazione di un grandioso e bellissimo Mastroianni, al fianco della giovane Loren. Un connubio perfetto per presentare allo spettatore una storia che non stanca mai, alla base della quale sono percepibili le capacità del maestro Eduardo. Capolavoro del cinema italiano.
MEMORABILE: "Sto piangendo Don Mí e comm' è bell' chiagner!"
Vstringer: Bullock felicemente autoironica all'ennesima commedia e Grant all'ennesimo ruolo di donnaiolo sfacciato, in un film carino ma molto prevedibile. Commedia romantica con venature sociali nel dualismo tra l'avvocatessa impegnata e il miliardario cialtrone, dove l'apporto dei comprimari (compresa l'incolore Witt) è abbastanza modesto e il fiato abbastanza corto. Prodotto di intrattenimento con le carte in regola per una serata tranquilla, ma c'è di meglio.
Rambo90: Bellico di spionaggio, dal cast altisonante ma dall'andamento noioso, a causa di una regia troppo piatta e di personaggi molto stereotipati. La trama inscena una cospirazione attorno alla morte del generale Patton ma di azione ce n'è poca e i dialoghi non sono particolarmente brillanti. Ben scelte le location e bravi Cassavetes e Von Sydow, sprecati invece tutti gli altri (a partire da una spaesata Loren).
Cotola: Il collegio femminile è sempre un habitat stuzzicante e l'idea di partenza non è poi così malvagia e nemmeno così logora ed abusata come ci si potrebbe aspettare. Peccato che sia mal sfruttata: nella prima parte assistiamo alle solite manfrine adolescenziali e scaramucce giovani-adulti. Quando poi qualcosa inizia a muoversi le cose non migliorano, anzi: si fa strada il ridicolo e non si può più minimamente prendere seriamente ciò che si vede. Cast così così, con la sola Thurman a portare a casa la pagnotta.
Homesick: Improbabile fiaba moderna di un angelo caduto dal cielo nella piscina di un musicista in procinto di sposarsi, scompigliandogli la vita… Sorvolando sulla fiacca sceneggiatura, si gioca specialmente sulla bellezza “angelica” (ma non troppo…) della Béart la quale si limita a sorridere ed emettere fastidiosi vagiti infantili per tutta la durata del film. Alla Cates tocca il ruolo per lei insolito dell’antipatica.
Daniela: Allevato da un diavolo che non è riuscito a renderlo cattivo come lui, un giovane ladro si innamora di una ragazza ricca prossima alla morte per consunzione. Riuscirà a salvarla? Angeli e demoni, cavalli alati, destini ingannevoli, salti attraverso i secoli, amori immortali: uno stucchevole pasticcio fantasy romantico condito con frasi che somigliano a quelle che si trovano nei baci perugina ma privi della loro compagna pralina. Gran dispendio di mezzi e di talenti attoriali per un film che è l'equivalente di una torta di panna a doppio strato per un diabetico: deleterio.
MEMORABILE: Alcune ambientazioni hanno un loro fascino fiabesco
Saintgifts: Direi un classico nel suo genere. Il poliziotto più che deciso che sa fare a cazzotti, guidare un'auto in inseguimenti spericolati, sparare bene ma anche pensare come un vero detective. Dall'altra parte i mafiosi nell'immancabile ristorante con i mandolini, le loro regole d'onore e tutto il resto. Mantiene quel che promette, senza eccessiva enfasi ma dignitosamente. Molti i personaggi, con in più mercenari che si allenano nel deserto e che si fanno ammazzare forse un po' troppo facilmente. Bronson è una certezza, credibile nei panni di Torrey.
LEX: Non ho letto critiche "benigne" su questo film. Vero, un po' moscio; vero, la faccia della signora Braschi ha stancato tutti; vero, il "vecchio" Benigni era tutta un'altra cosa (rimarrò legato per sempre a Non ci resta che piangere); vero, la trama è un filo debole... ma, tuttavia, rimango ancora piacevolmente sorpreso da quest'uomo, dalla sua bizzarra elettricitá, dalle piccole geniali trovate che mi fanno sorridere... e la lezione sulla poesia in classe? Splendida. Grazie.
Maxspur: Un cast ben assortito al servizio di un regista esperto di montaggio (due volte nominato per l'Oscar in questa categoria) come il britannico Stuart Baird che difatti non manca di imprimere al film un ritmo tale da non annoiare lo spettatore, sorretto anche da una discreta sceneggiatura, per il tipo di film, che va a compensare i tempi apparentemente morti. Meno blasonato ma nel complesso più divertente del coevo Air Force One, pur rispettando tutti i cliché del genere, tranne che per la dipartita di quello che si presumeva essere il coprotagonista. Ottimo il doppiaggio.
Puppigallo: Solita eroina praticamente indistruttibile che dopo una storiaccia piena di punti oscuri a Barcellona, oltre a cercare di restare in vita prova anche a vendicarsi. Girato con un certo mestiere, si fa persino apprezzare per alcune scene di lotta e azione (legnate in albergo e la fuga sui tetti). Ma ha l'aggravante di un notevole numero di attori famosi messi lì più che altro a fare bella mostra di sé. Nostante il ritmo, non va al di là della mediocrità.
MEMORABILE: "Il divorzio è definitivo?" (Purtroppo per lui no); Cervo a sorpresa.
Dusso: Si nota che è un'opera teatrale portata su grande schermo con fatica; al di là del divertente Paone e di qualche sorriso restiamo nella mediocrità più assoluta come cast e regia. C'è un miglioramento nella seconda parte quando entra in scena l'avvocato, perché vedere i tre destreggiarsi sempre solo tra di loro iniziava a stancare...
Paulaster: Ritratto della provincia americana che richiama certi adattamenti anni '50, dove i panni sporchi vengono celati all'esterno e la famiglia diventa comunità. La drammaticità viene tenuta sotto il livello di guardia, il che può essere un pregio ma avrei preferito uno scavo ulteriore. Diverse caratterizzazioni, specie femminili, restano in superficie e potevano servire a rendere la sceneggiatura più variegata. Comunque la seconda parte è molto soddisfacente fino al finale anche simbolico. Di Caprio eccellente e una fotografia di sfondi notevoli.
Siska80: Canto di Natale dickensiano in salsa corale (per fortuna di una durata al di sotto della media) nel quale ad essere disillusa è un'intera famiglia; qui, tuttavia, viene aggiunto l'elemento fantasy (un elfo con le sembianze di una donna, ovviamente graziosissima), che andrebbe visto soprattutto dai più piccoli per riscoprire il vero spirito delle festività. Gli adulti, invece, tenderanno ad annoiarsi per la banalità della trama e l'intreccio che non riserva alcuna emozione né il benché minimo colpo di scena; insufficiente ma con un cast passabile.
Belfagor: Per pagarsi gli studi Hamina diventa la dama di compagnia di una scontrosa vecchietta. Commedia graziosa e ingenua come la protagonista, ben interpretata da Sandra Dee, che riesce ad unire sentimenti zuccherosi e umorismo, seppur in modo leggero e non molto originale. La descrizione del rapporto tra le classi nella società americana è all'acqua di rose. Buona la fotografia.
Galbo: Seconda opera di Massimo Troisi, Scusate il ritardo è meno “esplosiva” e ricca di comicità ma nello stesso tempo più matura e riflessiva del grande successo Ricomincio da tre. Senza raccontare molto (la trama è minimale), Troisi parla della sua generazione, con personaggi ben scritti, alcuni dialoghi semplicemente irresistibili e una buona prova da regista. Ottime le interpretazione di Arena e della De Sio.
Dusso: Film ambientato in un Hotel di Sestola dove una classe di liceali va in vacanza sulla neve con i professori e dove si svilupperano (male) alcune avventure amorose. Film del tempo che fu ora di scarso interesse causa anche storie inesistenti. Pessimo e svogliato La Torre, sexy la Fabrizi con gli occhiali. Non si ride nemmeno per sbaglio...
Daniela: In una cittadina di provincia, l'Istituto di educazione domestica continua ad impartire alle collegiali lezioni di cucina, cucito e bon ton ma i fermenti femministi cominciano a serpeggiare mentre da Parigi arriva l'eco delle contestazioni studentesche del '68. Poteva essere una buona idea quella di mostrare il cambiamento da un'angolazione tanto particolare ma il film resta in superficie, insistendo troppo sui lati grotteschi di alcuni personaggi e sugli scrupoli vedovili della direttrice della scuola. Ne risulta una commedia promettente sulla carta ma stucchevole alla visione.
B. Legnani: Esile commedia, che forse agli occhi di oggi risulta più brillante che all'epoca, anche perché ci riporta agli occhi, alla mente e al cuore il Paolo Villaggio dei varietà televisivi milanesi della domenica pomeriggio quando, imperioso, maltrattava gli spettatori in istudio. L'attore genovese è, qui, fenomenale, sin da quando sostiene l'esame da infermiere, auto-inserendosi nel novero di Ippocrate, Esculapio e Galeno. Nel finale il film cala un po', ma lo salvano gli spunti "romani" di Nino Besozzi e quelli "politici" di Umberto D'Orsi.
Panza: L'idea iniziale sembra originale e metaforica: i ricchi vivono per sempre e i poveri muoiono in un futuro non specificato. L'idea fantascientifica viene però contaminata da vari elementi incongruenti e forzati, per il personaggio di Salas. Un buon film, ma si poteva fare di meglio.
MEMORABILE: Will e Sylvia fanno il bagno nel mare e ritornati alla villa sono già asciutti!