Il film si focalizza su alcuni dei momenti fondamentali della vita del grande pugile americano (i combattimenti più famosi, la conversione religiosa). Il regista riesce piuttosto bene a trasmettere il senso di grandezza del personaggio al di là dei suoi meriti sportivi ma per avere contribuito a formare la coscienza di un popolo. Girato con grande senso del ritmo ed uso molto personale delle inquadrature (tipico dello stile del regista)il film è segnato da una bella interpretazione di Will Smith.
Bel biopic sulla vita del grandissimo pugile Cassius Clay (Alì) girato con grande classe e bravura (come quasi sempre) dal bravissimo Mann - che dimostra per l'ennesima volta le sue doti registiche non comuni. Il meglio, infatti, è proprio la tecnica con cui la pellicola è girata; ma anche la sceneggiatura fa la sua parte riuscendo a scrivere una storia che interessa lo spettatore rendendolo partecipe e, in alcuni casi, anche emozionandolo.
Pur non essendo un appassionato di pugilato e non essendo sicuramente un fan di Alì devo dire che il film è realizzato in modo più che sufficiente. Discreto Will Smith protagonista, meglio il resto del cast. Merita la visione, senza però essere nulla di troppo innovativo.
Inutilmente lungo, il film ha un nutrito numero di passaggi a vuoto che ne rendono la visione estremamente noiosa. Sceneggiatura e dialoghi quasi inesistenti fanno da contraltare all'unica cosa positiva di tutto il film: le scene dei combattimenti. Molto realistici rispetto a tanti film sulla boxe. Mann cerca di spacciare per realtà la visione personale del campione sportivo e del suo entourage. Sicuramente un uomo sempre sopra le righe. Ma fatico a riconoscere l'Alì conosciuto in documentari e varie in questa pellicola.
Il problema di questi importanti film biografici è che alla fin fine sono tutti un po' noiosi. L'Alì di Michael Mann, pur potendo contare su una regia sopra la media e da ottime interpretazioni (sorprendente quella di Smith, al primo ruolo di questo spessore), non fa eccezione. Ciononostante il film è comunque una visione interessante e a tratti godibile, anche se appare forse un po' squilibrato nella narrazione. Suggestivo il toccante finale.
Prodotto indubbiamente di ottima fattura, con molti punti a suo favore, dalla regia di qualità che tenta - talvolta riuscendo - di mimare le cadenze boxistiche di Clay (connubio spontaneo e pressoché insuperato di danza e cazzotti), alla prova generosa di Smith (magistralmente doppiato da un sorprendente Pino Insegno), alla credibile resa delle scene di combattimento. Invincibile tuttavia una sensazione di freddezza, di programmaticità che toglie nerbo al tutto e rende difficlmente programmabile una seconda visione.
Alcuni importanti momenti del grandissimo sportivo che ha caratterizzato il mondo del pugilato e non solo. Nella narrazione si cerca il gusto per la ripresa e si evidenzia la grande personalità del protagonista. Il clou è la sua leggendaria sfida con Foreman. Validi gli interpreti, così come l'accurata ricostruzione.
Per non ricalcare altri film già usciti sull'argomento, il bravo Mann lavora più sull'immagine sociale di Alì, sulla conversione alla fede mussulmana, sulla renitenza alla leva con la pesantissima squalifica che ne è derivata, che non su quella del campione sportivo. Limiti: non doveva fare la scena della morte di Malcolm X identica a quella del film omonimo e c'è un errore grossolano riguardo al match con Foreman: di diretti al volto non ne ha presi neanche uno; non avrebbe mai sopportato sul viso quel che ha incassato ai fianchi per 8 round...
Racconto degli anni più "ricchi" della carriera di Cassius Clay/Mohammed Ali tra combattimenti, razzismo e religione. Nulla da dire sulla forma: montaggi musicali fantastici, combattimenti realistici, ottime inquadrature. Detto ciò, sono evidenti la freddezza generale (cui contribuisce anche il seppure bravo Smith) e il distacco con cui gli eventi ci vengono riportati. Ne risulta un buon documento sulla vita del celebre pugile, ma le forti emozioni che cinema e sport fusi insieme ci potrebbero regalare latitano.
I momenti più importanti nella vita del più grande pugile di sempre, a partire dai primi anni nel professionismo fino a un'accurata analisi dei match più famosi. Will Smith (ben doppiato da Pino Insegno) è ottimamente calato nella parte e imita con buoni risultati lo stile pugilistico di Alì. Piccola nota negativa l'eccessiva lunghezza, tratto distintivo di parecchi film di Mann (ad esempio nel pre-match con Foreman). Nel complesso merita tre pallini.
Una colonna sonora invadente sciupa immediatamente l'introduzione della pellicola, ma non solo. Si ha l'impressione che Mann abbia voluto sperimentare sulla regia, sulla musica, sul protagonista in un film in cui avrebbe dovuto invece affidarsi ai criteri classici. La narrazione, a tratti confusonaria nonostante sia lineare, non riesce a coinvolgere, ma soprattutto non sono entusiasmanti le sequenze sul ring. Non che non sia presente qualche inquadratura lodevole, ma in conclusione resta in bocca il sapore di un'occasione sprecata.
Pellicola che, con mestiere, riesce a dare un'idea di chi fosse questo grande pugile. Lui era molto di più di un campione. La sua personalità, le sue ferme convinzioni e il suo credo ne fecero un personaggio amato-odiato fuori dal ring, ma sicuramente rispettato e ammirato quando indossava i guantoni. Il fatto di tentare di dare un'infarinatura totale della sua vita, o per meglio dire, di quando era sulla breccia e di tutti i problemi, che seguirono, finisce per evidenziare alcuni limiti di sceneggiatura, facendo un po' calare l'interesse. Ma Smith è bravo, come anche Insegno, che lo doppia.
MEMORABILE: Alì, disposto a perdere tutto, pur di non rinnegare il suo credo; L'incontro con Foreman, dove Alì lo stuzzica "Sei stanco eh, bestione".
Biografia di uno dei più grandi dello sport. Si analizzano i periodi fondamentali: quando diventa campione del mondo, conversione all'Islam e l'incontro del secolo in Zaire contro Foreman. Notevole. Il film riesce non solo a focalizzare bene il carattere complesso del pugile, ma anche il contesto in cui il protagonista vive. Will Smith ottimo (peccato il doppiaggio). Regia di Michael Mann efficace.
Biopic dedicato al celebre pugile che soffre, oltre che per un'eccessiva lunghezza "manniana", anche per una frammentarietà discorsiva (specie nella prima parte, in cui si fondono vita di Alì e contestualizzazione socio-storica in maniera discontinua e poco equilibrata) che attenua l'empatia del pubblico nei riguardi dei protagonisti. Per fortuna le scene degli incontri sono girate e montate alla perfezione, il commento sonoro sfiora l'epico e il cast convince appieno (menzione speciale per un Jon Voight irriconoscibile). Non il meglio che il boxing-cinema possa offrire, ma discreto.
MEMORABILE: La morte di Malcolm X; L'accoglienza in Africa; Le canzoni etniche; L'alcolismo di Jamie Foxx; I duetti televisivi fra Voight e Smith; L'ultimo match.
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