Erode il grande - Film (1959)

Erode il Grande flirta con Ottaviano e poi chiede udienza ad Antonio che lo riceve a Rodi malamente. Però la sua vera ossessione è la gelosia nei confronti della moglie, che finirà addirittura lapidata. Tutto ciò anticipando la “rinascita” con l’apparire del Salvatore. Una prospettiva diversa del re dei Giudei, noto per la strage degli innocenti e che è impersonato dall’atletico e magnetico Edmund Purdon. Un peplum dalla qualità superiore alla norma che sa intrattenere, nonostante la deriva romanzesca in cui spesso non riesce a non ricadere.

Tempi duri alla corte di Erode il grande, in pericolo mortale per aver schierato le sue truppe al fianco di Antonio nella contesa con Ottaviano e per gli intrighi di palazzo orditi dal figlio Antipatro. Chi pensa che le vicende qui narrate siano incastonate in un contesto biblico farà bene a tenersi alla larga, sebbene, pur nella sua lentezza, non la si possa definire una pellicola noiosa. Purdom ci mette cuore e anima, ma il film (non senza difetti, come nel finale) finisce nel dimenticatoio.

Poco funziona in questo peplum in cui spicca la bellissima fotografia di Massimo Dallamano. Erode, il cattivo di turno, non convince (perfetto invece l'Antipatro di Corrado Pani). La recitazione è spesso sopra le righe ed eccessivamente teatrale, specie quella di Sylvia Lopez. I dialoghi non hanno mezze misure: o sono estremamente banali o appesantiscono non poco la pellicola. Vi sono inoltre dei difetti di montaggio. Non male il finale, ma si può perdere.

Un film storico-biblico senza anima e senza avventura, che vanifica gli sforzi da parte di Edmond Purdom di rendere credibile l'innata cattiveria di Erode. Con quello che è raccontato dalle Sacre Scritture il film non ha nessuna relazione e anche la bellezza prorompente di Sylvia Lopez non riesce a suscitare alcuna emozione. Curioso il ruolo affidato ad Alberto Lupo, piuttosto diverso da quello che negli sceneggiati coevi lo resero famoso.