L'abito fa il monaco? “‘O fa, ‘o fa”, sentenzia Manuel Fantoni (Infanti) al suo “allievo” Sergio Benvenuti (Verdone). Sta in questa frase il senso del film, il primo che il bravo comico romano dirige senza sfruttare la formula a episodi che l'aveva portato al successo. Una commedia gradevole, misurata, ben sceneggiata da Verdone con Enrico Oldoini. Sulle note di Lucio Dalla (presenza invisibile ma importante nell'economia della storia) e degli Stadio del periodo d'oro, si snoda una vicenda non certo originale ma condotta con brio, fitta di battute celebri e vivacizzata da due caratteristi al meglio delle loro possibilità: Angelo infanti è...Leggi tutto un viveur perfetto, che si muove nel suo appartamento superlusso con piscina (dove nuota nuda una giovane Moana Pozzi, emergendo in tutte le sue prorompenti forme davanti a un Verdone allibito) come vi avesse sempre vissuto; Mario Brega (nella parte del padre della fidanzata) è al solito impagabile, supercoatto come sempre e violento in un finale da Oscar. Ma non dimentichiamoci la partecipazione di Christian De Sica (si esprime in un insolito dialetto napoletano!), anche lui indimenticabile quando balla in mutande nell’appartamentino che divide col protagonista. Insomma, un cast “povero” ma sfruttato al meglio, dove la parte meno felice spetta a Eleonora Giorgi, discreta ma esageratamente sopra le righe. Verdone comunque è già un autore rispettabile, che sa il fatto suo e, pur con qualche ingenuità, sa raccontare una storia d'amore “sui generis” riprendendo, tra i tanti visti nei film a episodi precedenti, il personaggio che sente più suo, quello dell'eterno bambino fondamentalmente buono. Si ride meno di prima, ma la psicologia del protagonista è centrata. Non c'è macchiettismo. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
La sequenza con Manuel Fantoni rimarrà per sempre nella storia del cinema. Bravo come sempre Verdone nella parte del timido e impacciato, meno credibile quando si tratta di fare l'uomo "vissuto". Di certo però la cosa è voluta, altrimenti non ci si divertirebbe. Gradevole Eleonora Giorgi: le parti "sbarazzine" le interpreta sempre a meraviglia. Musiche, straordinarie, di Lucio Dalla.
Primo film in cui Verdone rinuncia a moltiplicarsi in più personaggi. Dopo gli esaltanti film a episodi paralleli tenta qua, saggiamente, una strada nuova: quella della commedia brillante. Ma Verdone è un attore troppo "schizofrenico" per rinunciare a sdoppiarsi e si inventa quindi l'alter-ego Manuel Fantoni. Commedia degli equivici, garbata e scoppiettante, sul desiderio di essere altro da sè. A volte i comprimari rubano la scena: De Sica, Brega, ma soprattutto Angelo Infanti (la sua sequenza è d'antologia anche perché vi compare per un flash Moana Pozzi). Godibile.
"Un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera Liberiana...": non ci si può non affezionare alle fregnacce di Verdone quando si trasforma in Manuel Fantoni dai panni dell'impacciato Sergio Benvenuti. Le sparerà talmente grandi che non riuscirà più ad uscirne, fino all'epilogo con Mario Brega (il suocero che nessuno vorrebbe mai avere). Ben affiatati nella recitazione, la coppia Verdone/Giorgi funziona sulle note della musica di Lucio Dalla. Come al solito i personaggi di Verdone sono perdenti ma fondamentalmente buoni.
Il terzo film di Verdone è una commedia degli equivoci di stampo classico ma molto gradevole e con il pregio dell'assenza di volgarità. L'alter ego del personaggio interpretato da Verdone è un soggetto cialtrone ma molto simpatico che rende il film piacevole anche grazie all'interazione con comprimari di lusso come De Sica e il bravissimo Angelo Infanti. Molto efficace la coppia con la Giorgi qui ad uno dei migliori ruoli della carriera. Lucio Dalla è autore delle musiche ma anche uno dei principali "motori" della storia.
Da vedere anche solo una volta per apprezzare il personaggio di Manuel Fantoni (autentico cazzaro), il suo emulo con poca fortuna (e Verdone lo sa fare), un paio di comparsate nude tra cui la bella Moana Pozzi, il solito e bravo Brega, la solita e carina Giorgi. Impagabile Verdone che si veste e parla da uomo vissuto. Le musiche sono di Dalla ma onestamente chissenfrega.
Christian De Sica quando ancora sapeva recitare; Carlo Verdone in splendida forma ad imitare l'uomo comune di bassa caratura, e a reggere l'intera pellicola (in duplice ruolo attore/regista); la Giorgi appena uscita dallo "schermo insanguinato" (sul set d'Argento) pure bravuccia; carina, invece, la Pozzi pre-hard; e Brega resta semplicemente impagabile. Che chiedere di più ad un film "acqua e sapone" solo di nome, ch'é di fatto sfoggia cazzotti (delicati ma decisi) alla pochèzza (e per ciò importanza) del quotidiano chèto vivere?
Quando ancora Verdone faceva ridere. Una storia semplice, un buon cast (a parte la Giorgi, che fa giusto quel poco che può) ed il film vola via che è un piacere... Inoltre Verdone che si atteggia a divo con la sua maschera da "bamboccione" è una trovata comica semplice ma di sicuro effetto. Strepitoso Brega come futuro suocero, che racconta (leggermente modificato) il suo celebre scontro da leggenda metropolitana con Gordon Scott sul set di Buffalo Bill, l'eroe del far west.
MEMORABILE: ...e je dicevo: "Arzate... ARZATE 'A CORNUTO ARZATE!!!" j'ho detto...
Uno dei migliori film di Verdone con un protagonista impacciato che ha l'occasione per una volta nella vita di essere "qualcuno" e la sfrutta a suo favore, con le inevitabili conseguenze... Bene la carinissima Giorgi seppur un po' ochetta. Bene De Sica e Infanti mai così tanto uomo di mondo come in questo film. Il valore aggiunto lo dà quel grandissimo di Mario Brega: devastante ed esplosivo non appena appare!!!
Anche questa volta Verdone ci fa ridere di gusto. Sergio, rappresentante di pubblicazioni musicali che non riesce a vendere nulla, incontra per caso Manuel Fantoni, uno che affascina letteralmente le persone con balle formidabili (una su tutte: il "cargo battente bandiera liberiana"), tenta di emularlo e dà il via così ad una serie di equivoci esilaranti che lo trascinano in un gioco più grande di lui. Buona prova di Brega, di Infanti e di una giovane Eleonora Giorgi. Cameo di Moana Pozzi.
MEMORABILE: Il balletto con De Sica interrotto dal prete.
Verdone "solista" per dirla in termini musicali; e c'è da dire che funziona alla grande. Una trama semplice ma coinvolgente come poche, un Angelo Infanti in stato di grazia (lo ritroviamo così in forma solo in "Sottozero"), una scelta di comprimari di alto livello (Brega, De Sica) e naturalmente Verdone che cavalca il suo periodo migliore. Gag esilaranti, la solita malinconia velata, musiche di Lucio Dalla. Nota negativa: Eleonora Giorgi.
Un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana... alla storia la battuta e alla rovina il povero Sergio Benvenuti, che per far colpo sulla collega peperina (simpatica la Giorgi) si complicherà la vita fino ad incorrere nelle ire del terribile suocero (sempre grande Mario Brega). Il film rientra nelle corde care a Verdone, solo la parentesi di Dalla risulta un po' appiccicata, ma per il resto come non affezionarsi a Sergio e al farabutto che sostituisce? Per imparare a bleffare.
MEMORABILE: La contemporanea preparazione al lavoro di Verdone e della Giorgi.
Verdone abbandona le macchiette televisive dei suoi primi film e costruisce la sua prima vera commedia, leggera e divertente. Il risultato è buono e la trama regge sino al termine. Con due personaggi ed attori fortissimi (Manuel Fantoni/Angelo Infanti e il suocero/Mario Brega) e tante battute e scene divenute negli anni memorabili. Anche Christian De Sica, nel mitico balletto in mutande davanti al prete, è al suo meglio.
Buon film, con un perfetto equilibrio tra il registro umoristico e quello malinconico e nessuna caduta nel macchiettismo. Il castello di carte della commedia degli equivoci è costruito con un "crescendo" perfetto; alla fine crolla tutto, la verità viene a galla e ci dispiace perché ci piacevano troppo le bugie di Sergio! Ma il finale dolceamaro ci fa sperare di nuovo che i due protagonisti possano riprendersi la vita che vogliono. Cast ottimamente assortito.
Stilisticamente il miglior punto d'incontro fra il Verdone televisivo e quello delle commedie (im)mature. Alcune sequenze sono storiche (tutto Mario Brega col celebre racconto dell'"Alzate 'Nfamone alzatee" e delle olive, col mitico Fantoni del "cargo"). Il film però ha alcuni sdolcinati momenti di pausa (combacianti con le apparizioni della fastidiosa Giorgi) che caratterizzeranno le meno riuscite prove successive. Comunque divertentissimo, direi in maniera molto più che "davvero notevole".
La doppia vita di Sergio/Manuel, da zero a mito. Verdone dirige e interpreta il primo film non basato sui suoi personaggi tv e azzecca tutto, a partire dall'ingenuo rappresentante che si costruisce un alter ego avventuriero con i consigli del Pigmalione Angelo Infanti. Cast perfetto, a cominciare dalla Giorgi per finire al suocero Mario Brega. Sembra un filmino leggero, ma ogni tanto piazza qualche zampata che rimane impressa, grazie alla recitazione doubleface del protagonista.
MEMORABILE: Tra le tante, la prima lezione di Infanti a Verdone.
Simpatica commedia degli equivoci con un Verdone "millantatore" in buona forma. La trama non è nulla di eccezionale ma funziona bene e la pellicola risulta divertente e gradevole per tutta la sua durata con alcuni picchi. Musiche scritte da Lucio Dalla.
Non sono proprio un fan di Verdone. Anche in questa pellicola non ci ho trovato nulla di troppo divertente; bella la Giorgi, inutile De Sica, più che discreto Mario Brega. Il ritmo è modesto, le situazioni alla fine risultano abbastanza ripetitive (almeno per me).
Il primo Verdone post-personaggi: bersaglio centrato. Trama stranota: semi-fallito venditore porta a porta di editoria musicale, oppresso da fidanzata superficiale e suoceri pressanti, sfrutta un colpo di fortuna per calarsi in una vita da ricco uomo smaliziato e affascinante, ma combina disastri. Un Mario Brega monumentale, un Angelo Infanti cinico e malinconico, un De Sica cantante da matrimoni. Ormai un classicissimo della commedia italiana anni 80.
MEMORABILE: "Ma te 'o sapevi che John Wayne era frocio?", "Nooooooo! oddio che notizia!"
Primo vero lungometraggio non a episodi, in cui Verdone si limita (aggiornando perfettamente il topos del Conte Max) allo sdoppiamento tra sé e ciò che vuol far credere di essere all'ammirata Giorgi. Geniale la metafora del "borotalco", che sta alla cocaina ("a proposito, se vuoi...") come Cuticchia Cesare sta a Manuel Fantoni, ma a un occhio ingenuo basta a ricoprire tutto col suo velo di freschezza. Infanti (già playboy in Bianco, rosso e Verdone) è impagabile, sia nel personaggio costruito che a carte scoperte.
MEMORABILE: L'abito fa il monaco: lo faaaa!!! Guarda, nel primo cassetto ce sta una camicia rossa che ho preso a Bangkok. Co' quella la fai secca!
La fortuna di Borotalco nel costume italiano dell'ultimo trentennio non dice tutto su un film davvero ben congegnato, dove lo sdoppiarsi di Verdone si fa più fine e psicologico rispetto al gioco dei precedenti film a episodi. Il movente c'è (l'evasione verso una vita irreale ma travolgente), la trama funziona, i dialoghi sono davvero buoni, la morale finale dà una chiave di lettura per ciò che saranno gli anni '80. Fra i comprimari giganteggiano Infanti e Brega, con note di merito per De Sica e la Gallinelli. Più vivace del solito la Giorgi.
Uno dei migliori film di Verdone: dialoghi divertenti, ritmo veloce e cast di attori azzeccatissimi, da Mario Brega manesco e parolacciaro a Christian De Sica napoletano e cafone, da Angelo Infanti simpatico truffatore a Eleonora Giorgi sognatrice e credulona. E anche Verdone ingarra uno dei migliori personaggi della sua carriera, irresistibile quando si inventa storie sugli attori famosi e quando si trova al cospetto del temutissimo suocero. Un vero cult della commedia italiana.
Una commedia brillante trainata da due protagonisti al meglio delle loro capacità recitative. Nei vari equivoci che si sviluppano si coglie la vena pacioccona di Verdone autore di momenti esilaranti; la Giorgi, dal canto suo, si comporta di riflesso nei panni di una ragazza lievemente priva di valori ed affascinata dalla ricchezza tout-court. Bel film arricchitto dalla presenza di un macchiettistico De Sica ed un burberamente romano Brega.
Tra i migliori del Verdone "maturo", una commedia già intrisa di quei tocchi amari che poi, gradualmente, faranno decadere il regista romano in una depressione irrecuperabile. Qui però, grazie a un Brega in formissima e De Sica, si ride piuttosto spesso e non si può fare a meno di immedesimarsi nel povero goffo protagonista che s'impossessa della vita (e della casa) del coatto sparaballe Manuel Fantoni. Carina anche la Giorgi, pur se con la sua solita recitazione limitata. Ormai assunto a film di culto, ipercitato e da vedere assolutamente.
MEMORABILE: "Se non so' indiscreto... MA TU CHE CAZZO VOI DA MI FIJA?" "...In che senso?"; "ENNAMO E DAJE SO GRECHE!"
Una simpaticissima commedia di Carlo che, al suo terzo film, cerca di lasciarsi alle spalle le sue macchiette. Si nota il salto di qualità soprattutto nella sceneggiatura (un po' meno nella trama) e nella colonna sonora (non più del grande Ennio Morricone ma affidata a Lucio Dalla e agli Stadio). Fantastica è la caratterizzazione di una Roma anni '80 che purtroppo non c'è più.
MEMORABILE: "Scusa sai dov'è via Lampridio Cerva?"... "Pridio che?" "Vabbè, niente".
Il primo lavoro di Verdone senza macchiette si rivela valido, grazie ad una Giorgi teenager overtime, un De Sica pre-Vanziniano, un Brega suocero rozzo e protettivo e soprattutto Manuel Fantoni, quello che non si è ma si vorrebbe essere; il film scorre molto bene, mettendo in risalto l'insicurezza di Sergio, che non è certo aiutato da una fidanzata troppo arrogante ed ambiziosa. Ottima la scena alla stazione, in cui De Sica invece di spalleggiare l'amico lo fa andare in Francia! Il resto lo fa Carlo con la sua mimica e le sue sudate! Divertente.
MEMORABILE: Il prete a Verdone: "Dù palle lo dici a tuo padre!"; gli occhi della Giorgi quando ascolta Verdone/Fantoni; Manuel Fantoni quando terrorizza Sergio!
Con Borotalco Verdone dimostra di poter reggere un film da solo liberandosi dei suoi riuscitissimi personaggi e ricercando qualcosa di più maturo anche sul piano della regia. Seconda forse solo a Compagni di scuola è la migliore prova dell'attore-regista, nella vaporosità del borotalco riecheggia l'ingenuità sognatrice di una intera generazione nella quale i protagonisti si rivedono a pieno. Infanti indimenticabile ed indimenticato millantatore, Brega l'ultimo grande caratterista irresistibile suocero coatto. Piacevole e nostalgica commedia.
Verdone abbandona per la prima volta la sua tipica struttura a episodi e personaggi multipli per tratteggiare il ritratto di un personaggio a lui molto caro, il bravo ragazzo insicuro e pasticcione. Si ride meno rispetto ad altre pellicole (soprattutto rispetto alle precedenti), ma si guadagna in approfondimento e le note più malinconiche del suo cinema acquistano peso. Angelo Infanti in un ruolo riuscitissimo.
Il primo vero film di Verdone (inteso non come raccolta di personaggi) nasconde in realtà una struttura pressoché identica ai due precedenti: solo tocca allo stesso personaggio sdoppiarsi. Comunque riuscitissimo, i momenti divertenti sono molti. Grande spazio come al solito ai comprimari: il sempre grande Mario Brega, il simpatico “mentore” Infanti, la Giorgi (attrice che, a differenza di molti, apprezzo quasi sempre) e persino De Sica, pur comparendo in pochissime scene, ci mette del suo. Ottime le musiche di Dalla. Davvero buono.
A differenza di molti trovo la Giorgi una vera sciagura, in questo film. Scarsamente credibile in ogni scena importante, si salva quando deve interpretare semplicemente la venditrice di successo (carina, simpatica, luminosa). Lei a parte il film è un colpo di genio dopo l'altro. Si nota purtroppo che De Sica è stato messo dentro giusto per dargli un ruolo: non serve a nulla ma tutto sommato non danneggia il film. va detto che di fronte a Cesare Cuticchia-Fantoni e il discorsetto di Brega certi peccati si perdonano volentieri.
MEMORABILE: Mi piace come Verdone rifiuta la "dddroga" da Fantoni sembrando allo stesso tempo sia imbarazzato che fiero della decisione.
Terzo film da diretto da Verdone, che si riscopre due persone in una. Un film di tanti incastri e relativi incassi. Incastrato nella doppia personalità che si ritrova a vivere, incastrato dal lavoro che ama poco, incastrato dal matrimonio non desiderato, incastrato da quella forma che la collega di lavoro pensa che sia. Se prima inventa e si mostra in più personaggi con panni diversi con questo lungometraggio vive la vita di due personalità.
Un Verdone ai suoi massimi livelli, un cast impeccabile (grandi Infanti e Brega ma anche la Giorgi è azzeccatissima), una trama coivolgente, ricca di trovate e di gag (senza contare le ottime musiche) rendono questo film probabilmente il più bello tra le commedie di Verdone. Un gioiello inimitabile.
MEMORABILE: Le cinghiate di Brega al futuro genero Verdone.
Pur essendo inferiore ai subilmi primi due film, questo gode comunque di belle trovate. Il personaggio di Verdone è meno macchiettistico rispetto a prima e la cosa incide positivamente. Di rilievo anche la prova del resto del cast, in particolare di Mario Brega e soprattutto di Angelo Infanti (memorabile il suo Cesare Cuticchia alias Manuel Fantoni, forse una delle sue migliori prove). Non male neanche De Sica (partenopeo) e la coprotagonista Eleonora Giorgi. Stupenda la colonna sonora di Lucio Dalla e degli Stadio.
Alla terza regia Verdone fa un passo avanti, superando la frammentarietà e il macchiettismo estremo di Un sacco bello e Bianco rosso e Verdone in favore della compattezza di una commedia degli equivoci monotematica e brillante. Il suo Sergio Benvenuti si sdoppia – in primis nel timbro di voce - tra la goffaggine di un disastroso piazzista di enciclopedie e il raccontar balle ricevuto in consegna dal viveur Infanti: coinvolti Brega, solito omaccio burino e violento che elargisce le migliori battute, e una vispa Giorgi fan di Lucio Dalla, colonna sonora del film insieme ai suoi protetti Stadio.
MEMORABILE: Le millantate conoscenze di Verdone; le domande sulle tendenze sessuali dei divi di Hollywood; l’irruzione di Brega.
Certamente non è il miglior film di Verdone, ma già si intravede la stoffa di un bravo attore e regista. La capacità mimica maturata negli anni di gavetta spesi calcando il palco dei teatri di quartiere viene rovesciata sul personaggio chiave del film, facendo emergere tutte le qualità recitative di un Verdone in crescita esponenziale. Non poteva mancare l'effetto dirompente di un Mario Brega insostituibile nel suo ruolo; ricordiamo la scena nella quale Verdone entra nel negozio del futuro suocero: assistiamo a un monologo storico.
MEMORABILE: "Assaggia sto presciutto a Se'... è' n... zucchero" (Mario Brega infilando un pezzo di prosciutto in bocca a Verdone che lo assaggia sbigottito).
Se i primi due film sono all'insegna del "virtuosismo", ora invece l'attore romano si dedica a una commedia corale senza l'ausilio dei suoi personaggi; Verdone si conferma sapiente alla regia nonché sempre disposto a lasciare molto spazio agli altri attori del cast. Un elogio a parte meritano Brega e Infanti, i quali hanno contribuito, con la loro abilità e la loro naturalezza, a rendere questo film come uno dei vertici dell'intera filmografia Verdoniana.
Il terzo lungometraggio di Verdone regista è davvero un ottimo prodotto. Da apprezzare su tutti un grandissimo Angelo Infanti nella parte del "fregnacciaro" Manuel Fantoni, letteralmente passato alla storia. Ottime le musiche degli Stadio e di Dalla, idolo (nella vicenda) della bella Eleonora Giorgi.
Bravo Verdone alla sua terza regia. Stavolta il personaggio che interpreta è uno e se la cava benissimo, supportato da una notevole Eleonora Giorgi, un Angelo Infanti al meglio di sé e un Mario Brega da applausi. Ottima la colonna sonora di Lucio Dalla e degli Stadio. La presenza di Christian De Sica forse stona un po'. Spiritosa Isa Gallinelli come amica di Eleonora Giorgi.
MEMORABILE: Il confronto tra Verdone e Brega dentro il negozio di alimentari.
Questa commedia brillante è un’apologia dell’ipocrisia, unica valvola di sfogo a una vita altrimenti grigia e anonima, la finzione della recita come mezzo di sopravvivenza. Bravissimi Infanti e Verdone, in grado di contagiare anche la Giorgi, ma una spanna più su appare Mario Brega, le cui apparizioni rubano la scena ai protagonisti. Un commento sonoro tra i più fortunati incornicia un film che merita di essere inserito tra quelli da conservare nella propria cineteca.
MEMORABILE: M’imbattei su un cargo battente bandiera liberiana; Magna st’olive, so’ greche, come so’? So’ greche…; Il racconto delle botte al bulletto.
"Un bel giorno mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana...»: a questa battuta è legato non soltanto il ricordo del bravo Infanti, qui Manuel Fantoni, tombeur de femmes nonché sparaballe professionista, ma anche quello di uno dei film più riusciti di V., imbranato venditore porta-a-porta di enciclopedie che assume la fasulla identità del primo per far colpo su una graziosa collega. Sceneggiatura più articolata del solito, personaggi di contorno interpretati da valenti caratteristi, colonna sonora azzeccata: tutto contribuisce alla riuscita di una commedia gradevole e leggera.
Bella commedia degli equivoci, ottimi attori di contorno al protagonista (Giorgi, De Sica, Brega), un notevole Angelo Infanti ma a mio avviso Verdone, nonostante la sua svolta rispetto ai precedenti film, l'ho trovato un po' ridicolo e forse impacciato nell'impersonificazione di Fantoni. Per carità il film funziona con le sue innumerevoli battute (il cargo battente bandiera liberiana, le olive greche, ecc...) ma non mi ha pienamente convinto.
Verdone abbandona Furio e gli altri sbilanciando la commedia in direzione sentimentale. Trova in una Giorgi brillante e per il tempo inedita l'esuberanza che dolcemente lo travolge, da sedurre solo con l'inganno nascondendosi dietro la scorza dell'avventuroso Manuel Fantoni. Per un De Sica poco incisivo in versione partenopea ci sono dall'altra un Brega debordante che si aggiudica i momenti più comici e un Infanti fanfarone da Oscar. Leggero e volatile come il borotalco, tenero e ancora ingenuo ma accorato, sincero.
MEMORABILE: Gran finale: l'amica chiusa in bagno, la Giorgi attonita, le urla di Brega fuori campo che salgono sempre più suggerendo punizioni inenarrabili.
Borotalco ha il dono della leggerezza e di una certa vena malinconica che piace. Dopo una partenza col botto, con un fantastico Infanti, si scivola sulle note di Dalla verso una storia di bugie e amore. La Giorgi, in una delle migliori interpretazioni, tiene testa a un Verdone in gran forma, aiutato dal sempre pronto De Sica. In pieno stile verdoniano il finale va lasciando i toni della commedia per adagiarsi su un velo di malinconia (e lo fa con gran stile). Notevole!
Amo tutti i film di Verdone, ma questo è il mio preferito: ogni volta che lo vedo (anzi rivedo) mi fa morire dal ridere. Amo questo film perché è ambientato in una cornice straordinaria come Roma che è la mia città preferita e lo amo anche per gli staordinari personaggi e gli immensi attori che l'hanno reso indimenticabile!
MEMORABILE: "Nun è vero niente... t'ho raccontato un sacco de fregnacce!"
Il film è ben congegnato, ci sono attori in forma e momenti felicissimi, da antologia. Però c'è qualcosa che non funziona. Forse è il ritmo poco uniforme, con momenti di stanca e cose ovvie, già viste; forse è la recitazione troppo "pompata" di De Sica e della Giorgi, che pure sono ben scelti e simpatici. Verdone è poco credibile quando veste i panni del "coatto". Non si crede a come il personaggio della Giorgi possa dar retta al personaggio di Verdone quando imita Manuel Fantoni. La coppia Verdone/Giorgi, poi, non è verosimile.
MEMORABILE: Il personaggio interpretato da Infanti: geniale.
Per Verdone è il passo della consacrazione, perché era chiamato a compiere il salto definitivo impegnandosi in un ruolo unico e a tutto tondo, a differenza di quanto fatto nei suoi primi lavori. Il film è superlativo e trasuda tutta la comicità del miglior Verdone. Le scene memorabili sono tante, grazie anche a Brega e Infanti e le musiche di Dalla sono il sigillo finale a una delle migliori commedie degli anni ’80.
Per stessa ammissione dell'autore, il suo film tecnicamente più importante e il motivo è evidente: la necessità di superare la caricatura macchiettista e di entrare nei canoni della commedia più classica. Il tutto va a buon fine e con la Giorgi Verdone riesce nella sua prima vera "operazione recitazione" che ripeterà anche negli anni seguenti (si pensi alla Muti e alla Argento). Forse un po' ripetitivo in certe gag e il finale, sebbene originale, è scritto in modo approssimativo. Bello.
Gradevole Verdone con un cast di contorno che risponde bene per tutto il film. E' la storia del mite Benvenuti alle prese con la solita umanità varia e sbilenca. Il film non cade mai nella volgarità; qualche volta forse nella banalità, ma nel complesso si vede volentieri e per la sua epoca è una delle migliori uscite. Come sempre delizioso Mario Brega coi suoi scatti irrefrenabili di ira romanesca.
Abbandonati i film macchiettistici, Verdone colpisce il segno con questa commedia molto divertente nella quale convivono egregiamente sia il finto "uomo di mondo" Manuel, sia l'imbranato Sergio. Nonostante la presenza vernacolare di Brega che esonda un po' troppo, il film si mantiene su toni garbati senza mai trascendere nel turpiloquio. Bravi, molto bravi sia la Giorgi che De Sica, ma anche Infanti fa una piccola e ottima parte. Musiche stupende del grande Lucio Dalla.
MEMORABILE: "M'imbarcai in un cargo battente bandiera liberiana..."; Brega racconta a Verdone di come ha steso un bulletto che aveva detto qualcosa di storto.
Ricetta perfetta; a partire dai due Verdone - il rappresentante timido e impacciato e poi lo spaccone emulo di Fantoni - passando per i sensazionali caratteristi Brega e Infanti fino alla Giorgi, qui David come miglior attrice. I dialoghi fra Sergio e "Manuel" sono memorabili (il cargo battente bandiera liberiana è leggenda), ma anche la discussione a casa di Nadia sull'omosessualità delle star di Hollywood è esilarante. Lucio Dalla non si vede ma è una presenza importante. Verdone riesce perfino a farmi piacere De Sica, ed è un mezzo miracolo.
MEMORABILE: "Ma al Louvre ci sei stato?" "Sì, caro arrabbiato pure quello!" "Ma ci si mangia bene?" "Senza infamia e senza lode".
Dopo i due precedenti film creati sulla base di alcuni suoi personaggi teatrali, Verdone tira fuori una commedia incentrata su un concetto (quello del Conte Max) in cui i personaggi secondari sono "reali" e non più macchiette. Apparire è la carta vincente per l'Angelo Infanti di turno, l'immagine è tutto, anche se poi alla lunga non paga. Mario Brega è sempre lo stesso invece: duro ma giusto, divertente e genuino. L'aria del film è algida, come un sammontana che col passare del tempo non scade mai e non si squaglia. Romanità dilagante in tutto.
Al suo terzo film Verdone esce dalla pur irresistibile galleria di personaggi macchietta dei primi due lavori e racconta una storia in forma di commedia completa di equivoci e conseguenti situazioni molto comiche ma mai banali. Alcune scene e personaggi come il suo "Manuel Fantoni", maldestro tentativo di imitazione di un viveur appena conosciuto e anche il futuro suocero Mario Brega sono diventati vere e proprie icone del cinema anni '80. Come detto, bravo Verdone e nella parte la Giorgi; iconici Brega e Infanti.
MEMORABILE: ... e così optai per il mare, a 19 anni mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana... "Manuel Fantoni" - A. Infanti -
Uno dei capolavori di Verdone, con una storia originale e uno script scoppiettante che si avvale del determinante apporto dell'improvvisazione di grandi caratteristi come Brega e Infanti. La Giorgi dà il meglio di sé in un ruolo importante mentre Verdone gigioneggia di sguardi e smorfie che strappano sempre una risata. Contorno di livello le canzoni di Dalla, che è anche il deus ex machina della vicenda e la musica degli Stadio. Uno dei picchi più alti di un periodo magico del cinema comico italiano, purtroppo mai più tornato. Necessario!
MEMORABILE: Brega: "E st'olive 'e senti, queste so' greche, aho! (...) so' bone, come so'? Dì la verità?!" Verdone biascicando terrorizzato: "So' greche!".
Commedia meritevole di visione, diretta e interpretata da un ottimo Carlo Verdone che veste i panni di un giovane in cerca di lavoro stabile che possa garantirgli un futuro decente da vivere con la fidanzata. Ottimi comprimari sono De Sica e Brega; buona anche la parte di Infanti. Una giovane Giorgi, follemente innamorata di Lucio Dalla, permette al protagonista di avere una visione di se stesso completamente differente e rende la storia interessante. Le musiche di Dalla e degli Stadio fanno da colonna sonora, che risulta ottima.
Uno dei migliori prodotti di Verdone. La trama e lo svolgimento riescono a rendere l'ansia del protagonista e delle sue situazioni grottesche, quasi tangibile anche dopo quasi 30 anni. Anche i personaggi secondari hanno il loro peso, grazie a una caratterizzazione e dei comportamenti fondamentali allo svolgimento della storia, come Brega e Infanti. Ricco di momenti e battute memorabili che ormai fanno parte del nostro quotidiano.
MEMORABILE: Il famoso racconto di Brega sul pestaggio a via Veneto; La frase "cargo battente bandiera liberiana" che usiamo anche nella vita quotidiana.
Sicuramente il miglior film di Verdone prima maniera. Quello che più di ogni altro è entrato nell'immaginario collettivo e nella memoria per alcune battute ma anche per la magnifica colonna sonora di Dalla+Stadio. Abbandonato il macchiettismo a oltranza, Verdone imbastisce finalmente un film con una sceneggiatura omogenea e funzionale affidandosi tra l'altro a un cast di tutto rispetto sia per le prime linee che per i caratteristi. Chi come me ha 50 anni non può che ricordare con nostalgia queste commedie che ci facevanno ridere, ma anche sognare.
MEMORABILE: "Mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana"; "Più che 'na vita è stata 'n'Odissea"; "Grande figlio di puttana".
Il film miglior di Verdone (insieme al successivo Compagni di scuola), nel quale raggiunge una perfetta armonia tra momenti comici e malinconici. La Giorgi sembra nata per il ruolo ma straordinari sono i caratteristi romani come Mario Brega e Angelo Infanti. In un cameo si vede anche Moana Pozzi. Perfette le musiche di Dalla con gli Stadio. Da vedere e rivedere sempre con grande piacere.
Al terzo film, Verdone passa con disinvoltura dalla carrellata di macchiette dei lavori precedenti alla commedia brillante, basata sugli equivoci che si vengono a creare quando si finge di essere ciò che non si è. Nel suo salto di qualità Verdone è ben assistito dal cast: i sanguigni e collaudati Infanti e Brega si confermano una certezza, Eleonora Giorgi (bella, simpatica e convincente) è una scommessa vinta. Lucio Dalla, pur non visivamente presente, è a tutti gli effetti un coprotagonista.
MEMORABILE: “Mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”; La canzone “Grande figlio di puttana”.
Molto migliore rispetto ai primi due film di Verdone, abbandona il carattere macchiettistico e le pretese sociologiche per arrivare a una commedia leggera ma perfettamente riuscita. Verdone è attore molto più apprezzabile ora che non deve sovrarecitare, la Giorgi adeguatissima e affascinante, ma da padroni la fanno ancora una volta Mario Brega e, a sorpresa, un Angelo Infanti perfetto. La trama non è particolarmente articolata ma fa il suo mestiere e il ritmo è piacevolissimo. Fa effetto sentire Christian De Sica doppiato in napoletano.
MEMORABILE: Tutti gli spezzoni con Brega e Infanti.
Grande film che ha al suo arco numerose frecce, tra le quali una grandissima prova di tutto il cast (Eleonora Giorgi è perfetta per la parte), un'ottima fotografia che riesce a immortalare l'impacciato protagonista in paesaggi più grossi di lui e una colonna sonora illustre. Tutti questi elementi vanno all'unisono verso la stessa direzione e contribuiscono a rafforzare l'idea alla base del film, quella del sogno e dell'illusione come motori della vita. Il tutto, come sempre, raccontato con la solita raffinatezza che contraddistingue Verdone.
Terza e forse più importante opera di Carlo Verdone, che pur non rinunciando definitivamente alle macchiette che lo resero celebre (il timido, lo sbruffone), tenta un cinema meno di eccessi e più di narrazione. Una deliziosa e assai divertente favoletta romana Anni '80 cucitagli addosso. Valori aggiunti del film sono la Giorgi (per una volta in un ruolo azzeccato) e i caratteri di Infanti, De Sica, la Manfredi (oggi dimenticata) e soprattutto Brega (il suo monologo). Le musiche di Dalla/Stadio sono consegnate alla storia (un po' come il film).
Un cult generazionale! Chi di noi non si è mai sentito il timido Sergio Benvenuti al cospetto del navigato Manuel Fantoni? Film gradevole, frizzante, con i ritmi giusti. Impreziosito dalla bellezza di Eleonora Giorgi, da un Verdone perfetto per quel ruolo da imbranato, un Angelo Infanti da David di Donatello, un De Sica jr buona spalla e un Mario Brega straripante. Memorabile la colonna sonora. Completano il quadro il cammeo di Moana che nuota e il sontuoso appartamento di via della Farnesina.
MEMORABILE: La serie impressionante di balle sparate da Manuel Fantoni a partire dal cargo battente bandiera Liberiana.
Seppur considerato una pietra miliare della cinematografia verdoniana, la terza fatica del buon Carlo possiede poca della leggerezza della polvere profumata da cui prende il titolo. Così, momenti di deliziosa comicità si alternano a fasi francamente di stanca: la Giorgi tende infatti costantemente a ripetersi e alcuni passaggi (compresi quelli con Infanti) appaiono eccessivamente stirati. Brega ravviva un po' la situazione, ma è poco sfruttato. Bellissima colonna sonora. Perché De Sica parla con accento napoletano?
MEMORABILE: Il balletto stile Broadway interrotto dai rimproveri del prete; L'assaggio delle olive "greche".
Timida e piacevole commedia all'italiana dei primi anni '80. Bello rivedere diversi volti noti e amati, nel giovane stato di grazia della carriera allora in rapida ascesa. Basata sugli equivoci del tipico fanfaronismo dell'italiano medio, strappa sorrisi velati di malinconia più che risate. La trama è semplice e il teatrino di personaggi ben sostenuto. L'assenza delle abusate gag di genere, ossia quelle zeppe di ridondanti volgarità a sfondo erotico, è un altro notevole punto a favore. Non è un cult memorabile ma una benevola visione la merita.
Buona commedia, inizialmente un po' schiva ma che nella seconda parte accelera vistosamente strappando tantissimi sorrisi e qualche sonora risata. Supportata egregiamente da una ottima colonna sonora, parla di vite comuni che alla fine dimostreranno di non esserlo troppo, perché ci vuole talento anche a saper vendere contratti musicali e a impersonare un incorreggibile cialtrone "sparaballe". Verdone dirige bene se stesso e lascia al suo personaggio la tipica caratterizzazione un po' assurda che alla fine conquista.
MEMORABILE: La (falsa) partenza per Parigi; Nella casa, con la ragazza in bagno che grida e lui accende il giradischi.
Un venditore porta a porta e in procinto di sposarsi prende una sbandata per una bella bionda. Finirà per cacciarsi in un mare di guai. Verdone porta sullo schermo un personaggio mite e pieno di insicurezze che si sente schiacciato dalla vita. I momenti di maggiore comicità sono rappresentati dagli incontri/scontri tra il protagonista e il suocero (un immenso Mario Brega). Una storia semplice, ben confezionata e con attori decisamente in parte.
Si avverte un respiro più ampio nella sceneggiatura. Distaccatosi dalla linea narrativa in parallelo dei tre personaggi, Verdone qui invece si sdoppia riuscendo ad amalgamare più ingredienti offrendoci un film pressochè completo. La sceneggiatura si sviluppa senza intoppi, gli equivoci reggono e funzionano, i comprimari sono più che ottimi tolta la Giorgi, bellissima ma abbastanza impacciata.
MEMORABILE: "E' un zucchero a Sergiooo!"; "So' greche...".
Il terzo film di Verdone è una sorta di prova di maturità: un film "intero" e non solo microstorie fuse assieme con personaggi caricaturizzati come nei (bellissimi) precedenti. Sfida vinta ancora una volta, con una storia fresca, una comicità travolgente e il consueto gioco tra comicità e poesia. Verdone si diverte a disegnare un "doppio" al suo personaggio che così si allontana poco dai precedenti. Nota di merito per gli attori secondari: straordinari la Giorgi, De Sica ma soprattutto Brega e Infanti.
MEMORABILE: Il racconto di Manuel Fantoni; Brega al negozio.
Uno dei più riusciti film di Verdone, indimenticato per la potenza comica di alcune gag. Alla terza prova il regista romano supera la struttura ad episodi incentrati sui suoi personaggi di successo per proporre una sceneggiatura unica e articolata, in cui trovano spazio anche le brillanti performance del resto del cast. Grande omaggio alla musica di Lucio Dalla.
Venditore di enciclopedie musicali cerca di conquistare una collega. Sebbene lo scambio di persona sia un'idea poco originale, permette di creare situazioni simpatiche. Infanti è il comprimario che affascina nel suo essere cialtrone e Verdone non carica troppo il ruolo da seduttore. Anche Brega è sempre una presenza di peso. Discreta la scelta di abbinare le musiche di Dalla alla storia e al contempo far loro un omaggio. Scarso e poco credibile De Sica come napoletano.
MEMORABILE: Il colloquio di lavoro; Brega come salumiere; Le balle sugli attori famosi.
Commedia che, in pieno stile verdoniano, usa toni e situazioni estremamente terra terra per raccontare i disagi dell'uomo moderno; i buchi di sceneggiatura sono tanti, ma l'opera non ne risente perché Verdone sa dare coerenza al suo universo narrativo, e laddove tutto è sopra le righe, allo stesso tempo pare ultra-realistico. Chi non si trova o non si è mai trovato in qualche modo ad essere Manuel Fantoni?
Dopo i primi due film a episodi Verdone cambia rotta e dirige una pellicola dalla trama lineare sdoppiandosi in una sorta di Jekyll-Hyde in cui abbondano le trovate divertenti. Comincia con Borotalco anche la collaborazione con attrici protagoniste: la Giorgi nella fattispecie è una bravissima fan di Lucio Dalla che fa innamorare il timido Sergio. Una bella commedia, quindi, girata con garbo, oin cui Brega e Infanti fanno i caratteristi di lusso e Verdone attinge a piene mani al suo già vasto repertorio.
MEMORABILE: "Come sono queste olive?", "greche!"; Augusto racconta di come ha steso due giovanotti che importunavano la figlia.
Un verdone scintillante che riesce ancora una volta a portare in scena una commedia brillante che ha ritmo, una storia solida alle spalle, belle musiche e soprattutto un cast di attori di razza (partendo stesso Verdone, passiamo alle mitiche performance di Mario Brega e Angelo Infanti per chiudere con la divertentissima parte recitata da de Sica!). Forse "Borotalco" non risulta graffiante come Un sacco bello o Bianco Rosso e Verdone, ma riesce a a garantire lo stesso tante risate e a regalarci scene che resteranno nei nostri cuori!
MEMORABILE: Il discorsetto di Mario Brega a Verdone.
In questo, tra i più riusciti, film di Verdone si colloca un must assoluto: il discorso di papà Brega a Sergio dopo l'assaggio dell'oliva "greca". I pallini in quel preciso punto si fanno d'oro e si può anche proseguire con tutto il resto, che solo per l'esclusività di quel momento non riesce a pareggiare i conti. Quindi è impossibile dimenticare il fantonico Infanti, il guitto partenopeo di De Sica, lo stesso bamboccionismo di Verdone, il tutto perfettamente assemblato a favore dell'inutilità dei falsi miti e della tronfia lascivia machista. Meglio tornare Benvenuti e (s)contenti.
MEMORABILE: "Arzate a' cornuto, arzate! "; "Niente, due di passaggio..."; "...che fai, te la sposi o nun te la sposi mi fija?"; "...a Sergio, pensa ch'è mi fija".
Riuscita commedia degli equivoci con alcuni momenti che entrano di diritto in un'ideale antologia della filmografia di Verdone. Il ritmo è scorrevole, gli straordinari personaggi di Infanti e Brega si stampano in testa per non uscirne più, la Giorgi recita meglio del solito (anche se il suo personaggio si beve con troppa disinvoltura le falsità di Verdone/Fantoni). La presenza di alcuni momenti più malinconici non va a discapito del risultato, anzi. Molto bella la colonna sonora, con brani di Stadio e Dalla. Una delle migliori pellicole del regista romano.
MEMORABILE: Il racconto di Infanti; Il discorso di Brega a Verdone nel negozio di alimentari; Il ballo in camera; Lo iodio.
Lasciati i film multiruolo Carlo Verdone si concentra su un personaggio solo, l'imbranato, e realizza uno dei lavori migliori della sua filmografia. "Borotalco" si caratterizza per un ritmo sostenuto e una vicenda interessante che ci fa attendere il finale con curiosità. Il fatto che vi sia stavolta un solo personaggio ci consente di apprezzarlo al meglio, di farci immedesimare e pensare magari a quante volte avremmo voluto vestire i panni di qualcun altro. Meglio di no. Ruolo perfetto per Verdone, ma i comprimari non sono da meno. Numerosi gli omaggi a Lucio Dalla. Godibilissimo.
Cult del cinema italiano anni Ottanta. Un rappresentante di libri si trova in una serie di equivoci che lo porterà a innamorarsi di una fan di Dalla. Film leggero, divertente e fra i migliori diretti da Carlo Verdone. Eleonora Giorgi simpatica. Molte le scene da ricordare (specie quelle con Mario Brega). Colonna sonora molto attinente alla storia e apprezzabile.
Tra i migliori di Verdone. Personaggi azzeccatissimi, comprimari eccelsi, storia semplice ma resa efficace dalla "modernità" della situazione, ottima lettura della società dell'epoca, musiche azzeccate e alcune battute ormai entrate nell'Olimpo della commedia italiana "moderna" (si pensi solo a quanto fosse "vecchia" la commedia in Italia prima di Verdone, Troisi ecc). Un film da vedere anche centinaia di volte senza mai stancarsi. Perfetti tutti gli attori, con Angelo Infanti nel ruolo della vita. Verdone è Verdone grazie a "Borotalco".
Uno dei capolavori di Verdone e del cinema italiano. Verdone in palla come non mai nel suo doppio ruolo, ma splendidi i comprimari: dal mitico Brega, suocero bottegaio e minaccioso, alla splendida Giorgi, forse nella sua migliore interpretazione; ma anche De Sica talentuoso e dispettoso, Infanti truffatore trafficone e anche la Manfredi, tipica romanaccia piccolo borghese anni 80. Insomma, questo film lo fanno tutto i personaggi.
Terzo lungometraggio per Carlo che approfitta di una fregola creativa ancora intatta anche per emanciparsi dal fregolismo televisivo dei primi film. Così se il personaggio principale è ancora "mimetico" configurandosi nel bonaccione impacciato che sappiamo e continueremo a conoscere, a funzionare perfettamente è il congegno dello script con le sue evasioni "wilderiane" da una quotidianità piallatrice, il respiro dell'omaggio all'enormità di Dalla, lo spazio concesso al "liberiano" Infanti e a una Giorgi mai più così irresistibilmente fresca. Grande sottile e finalmente Verdone.
Di scadente c'è solo l'inizio. Per il resto si tratta di un'ottima commedia ben diretta e ben interpretata da Carlo Verdone circondato da un cast eccezionale (Eleonora Giorgi, Mario Brega e Angelo Infanti nel ruolo del mitico Manuel Fantoni). Ottime musiche, belle location, film divertente che non ci ha infatti lasciato alcune battute che a distanza di quarant'anni vengono ancora citate (si pensi al cargo battente bandiera liberiana e alle olive greche). Quattro pallini strameritati.
Come spesso capita ai comici, il terzo film è quello della consacrazione. Lo è stato per Aldo, Giovanni e Giacomo, vale anche per Verdone. Il mattatore romano infatti sfodera tutto il suo repertorio (manca solo il querulo Furio), sostenuto però da una trama solida e ben strutturata. A dargli manforte ci pensano gli ottimi comprimari, su tutti Mario Brega e Angelo Infanti, ma anche la Giorgi si segnala per la verve. Azzeccate inoltre le musiche, per quanto non al livello di quelle del film successivo. Tenero il giovane De Sica.
MEMORABILE: "Assaggia 'ste olive. So' Greche!", Verdone alias Manuel Fantoni: "...su un cargo battente bandiera liberiana".
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Quando Nadia (Eleonora Giorgi) aspetta in anticamera di fare il colloquio per la sua assunzione ai "Colossi della musica", sfoglia la rivista Ragazza In e si sofferma su una pagina che parla del suo idolo, Lucio Dalla. Nella stessa pagina, a fianco dell'articolo, si può vedere una rubrica di astrologia apparentemente curata da Ezio Miani, di cui appare anche una foto in testa alla rubrica stessa. Miani, attore di fotoromanzi, all'epoca aveva già partecipato a tre film: Quelli della calibro 38, Le lunghe notti della Gestapo e Un'ombra nell'ombra. Grazie a Daidae per il fotogramma.
Al minuto 46:30 il film che Sergio (Carlo Verdone) sta guardando in casa della fidanzata è Un americano a Roma, di cui si sente anche la famosa frase: "Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso..,".
E' lei, ma non si dovrebbe parlare, in questo casi, di cameo (una sola M): il cameo è un piccolo ruolo di un grande attore. Certo: è anche vero che, per noi fanatici Anni 70, la Tedeschi è un grande nome...
E' lei, ma non si dovrebbe parlare, in questo casi, di cameo (una sola M): il cameo è un piccolo ruolo di un grande attore. Certo: è anche vero che, per noi fanatici Anni 70, la Tedeschi è un grande nome...
Stando a wikipedia, anche cammeo sarebbe corretto.
E' lei, ma non si dovrebbe parlare, in questo casi, di cameo (una sola M): il cameo è un piccolo ruolo di un grande attore. Certo: è anche vero che, per noi fanatici Anni 70, la Tedeschi è un grande nome...
Stando a wikipedia, anche cammeo sarebbe corretto.
Qualcuno sa il titolo della canzone "storpiata" da Christian De Sica nella sua coreografia con Carlo Verdone nella camera che condividono? Sono sicuro di averla sentita in versione originale Grazie a tutti