Primo (e finora unico) film i cui soggetto e sceneggiatura (nonché regia, ovviamente) sono da attribuire esclusivamente alla mano di Steven Spielberg. E già si intravede quell'aura di "buonismo", di particolare attenzione al mondo infantile che sarà destinata a diventare il tallone d'Achille (ma anche la chiave di volta di un successo senza precedenti nella storia del cinema) di un regista le cui qualità sono comunque evidentissime. La cura di Spielberg per ogni inquadratura fa sembrare CLOSE ENCOUNTERS OF THE THIRD KIND un vero capolavoro, un masterpiece di fenomenale impatto visivo ulteriormente gratificato dall’ineguagliabile “sense of wonder”...Leggi tutto di Spielberg, il quale gira ogni sequenza spettacolare con maestria davvero encomiabile. Tutto il finale pare sospeso (grazie anche all’azzeccata colonna sonora di John Williams perfettamente in sintonia col film) in un sogno a occhi aperti al quale anche noi spettatori ci troviamo ad assistere muti con la bocca spalancata. Lasciamo perdere l'effettiva coerenza delle singole trovate o la facile risoluzione di misteri ben più complessi (il 1977 è l'anno del Triangolo delle Bermuda e l'infinità di film girati all’epoca sull'argomento lo testimonia ampiamente) e cerchiamo di leggere INCONTRI RAVVICINATI come ciò che in fondo è: un collage di frammenti d'effetto che vedono protagonisti alieni animati per una volta da intenzioni pacifiche e che sanno vedere al di là della solita "guerra tra mondi". Certo l'eccessivo prolungarsi del finale (con gli alieni creati da Rambaldi, futuro padre di E.T.) può annoiare, ma INCONTRI non è un film, è un'esperienza.
Poetico successo mondiale, che sorprende, affascina, conquista quella parte di noi che vuole credere all'extraterrestre, alla favola. L'inizio, con Truffaut, è fantastico, per cui la storia, che ha sùbito preso lo spettatore, non lo molla più, magari fino a commuoverlo nell'indimenticabile scena sonora del finale. Indimenticabile.
Dopo il successo planetario de "Lo squalo", Spielberg si cimenta per la prima volta con la fantascienza; lo fa a modo suo, regalandoci un film spettacolare, ma allo stesso tempo commovente. Interessante il suo proporre la figura dell'alieno non con le solite ombre, ma sotto una luce decisamente positiva. Forse gli si può imputare qualche lungaggine di troppo, ma il risultato finale è veramente buono. Ottimo il cast con una menzione particolare per François Truffaut nel ruolo dello scienziato illuminato. Da vedere.
Capolavoro del genere fantascientifico non favolistico, è un film in cui il grande regista americano riesce a trovare un raro equlibrio tra fatti scientificamente plausibili (il contatto con civiltà aliene è uno dei grandi topic del cinema) con la descrizione dei caratteri "umani", resi in particolare dalla grande interpretazione di una delle icone del cinema di Spielberg, Richard Dreyfuss. Semplicemente memorabile il tema principale della colonna sonora.
Un grande film, non solo di fantascienza. Atmosfere ed effetti speciali che oltre che efficaci sono "belli" e che entrano nel cuore. Inizia in stile film catastrofico e poi la storia continua (forse un po' troppo) sulle spalle di Dreyfuss, simbolo del bambino che sa accettare il nuovo senza paure. Tante scene memorabili, gli aerei nel deserto, la musica, i primi avvistamenti, la Devil's Tower e il suo influsso su Dreyfuss, la ribellione all'esercito, l'arrivo nella base, l'espressione degli alieni. Toccante.
Fantascienza, favola o realtà? L'alieno buono è emotivamente coinvolgente e comunica tramite la "musica". Qualcuno ha ventilato l'ipotesi che il film, al pari di altre celebri pellicole, potesse rientrare in un ipotetico disegno "governativo" sul condizionamento delle masse per avvicinarci alla realtà extraterrestre. Ipotesi più fantastica del film stesso, che resta un valido esempio di buonismo e di apertura verso "il diverso". Tema raramente affrontato dal cinema americano e proprio per questo unico.
Una pietra miliare del cinema di fantascienza che definisco "buonista". Spielberg riesce a catturare l'attenzione per oltre due ore creando una spasmodica attesa nello spettatore. Montaggio quasi perfetto. Unico neo: gli ultimi dieci minuti potevano essere tranquillamente cinque. Ottime le musiche che, molto elegantemente, sottolineano gli accadimenti. Magnifica la scena del bambino che osserva l'alieno in casa!
Dei due film dedicati da Spielberg agli alieni buoni, il suo capolavoro. Commovente, teso sopratutto nella scena del rapimento del piccolo, con effetti speciali bellissimi e una colonna sonora da applausi a scena aperta. Splendido il cast. Molti i momenti memorabili. Su tutti: il rapimento del piccolo; l'incontro sulla strada tra Dreyfuss e gli alieni; la montagna ricostruita in scala reale in casa; il finale nella base.
Primo grande capolavoro di Spielberg, nonché uno dei suoi film più personali, di cui cura infatti anche lo script. È un eccitante thriller a sfondo fantascientifico, ma molto più orientato verso la scienza. Tramite un triplice punto di vista (bambino, adulto, scienziati), vi si racconta una storia di fede e mistero, ma anche di grandi complotti governativi. Alla fine l'amore per il cinema vince su tutto, trasformando il film in un enorme set cinematografico capitanato nientemeno che da Truffaut in persona. Ottimi effetti speciali di Trumbull e memorabile soundtrack.
Una piccola rivoluzione nella fantascienza: puntare lo sguardo non solo sugli alieni, ma soprattutto sulle aspettative positive dell’umanità verso gli extraterrestri. Alieni che peraltro rappresentano il "diverso" con cui confrontarsi e dialogare, in nome della comunanza di esistenza e non della comunanza di interessi militari o economici. Il crescendo orchestrato da Spielberg rapisce e l’arrivo degli alieni è fenomenale, così come l’idea che sia la musica (le famose 5 note) a poter innescare il dialogo. Un gran bel film.
Luci nel cielo annunciano l'arrivo degli alieni: sorpresa, sono buoni. Solo gli ingenui (per età o disposizione d'animo) riescono ad accettare questa sconvolgente notizia con serenità. Cinefavola che stabilisce una volta e per sempre i caratteri del cinema di Spielberg, con fantasia visiva davvero impressionante (siamo nel 1977) e il ribaltamento di 20 anni di fantascienza con mostri verdi ammazzasette. Innovativo il tema della comunicazione tra umani e alieni basata sulla musica e i colori.
Uno dei migliori film del genere e perciò di Steven Spielberg. Un sci-fi non per bambini come E.T. ma molto di più, con qualche sprazzo di buona filosofia. Il buonismo spielberghiano non manca, però si può dire tranquillamente che è uno dei suoi film più "maturi". Bravissimo Dreyfuss.
Steven Spielberg sforna un gustoso film di fantascienza con protagonisti personaggi che, assistendo a fenomeni paranormali, si avviano alla ricerca di un luogo che richiama l'animo umano, alla riscoperta di quello che l'universo propone. Buono il cast. Bravo Deyfruss e buonissima la tecnica del regista.
MEMORABILE: Il protagonista nel furgone che traballa in mezzo al vuoto sotto una luce accecante.
Solido, ben diretto, ha il pregio di interessare lo spettatore anche quando le astronavi non sono in scena, merito di una corposa sceneggiatura e di attori decisamente in palla, su tutti Dreyfuss. Uno dei pochi film dove gli alieni non sono temuti, ma visti con giusto stupore, quasi si fosse al cospetto di divinità, almeno finchè il modo più semplice e diretto di comunicare farà capire a entrambi che, in fondo, siamo tutti esseri viventi, per quanto diversi. La parte finale è tra il visivamente poetico e il favolistico, in un mix ben riuscito (sembra quasi preparare il pubblico a E.T.).
MEMORABILE: Navi e aerei ritrovati in pieno deserto; Le piccole astronavi sfrecciano sulla strada, passando un casello; Le ormai ultrafamose note di benvenuto.
Grande film di fantascienza firmato da Spielberg (anche sceneggiatore) che ha svariati meriti: riesce, infatti, a coinvolgere gradualmente lo spettatore, pur mantenendosi sobrio e senza mai scadere nelle baracconate e negli effetti facili. Partorisce inoltre più di un’idea originale tra cui quella di far comunicare gli uomini e gli alieni attraverso il linguaggio musicale. Passano gli anni ma, come tutti i grandi film, mantiene intatta la sua forza e la sua bellezza.
Una bella favola, un incontro tra uomo e un’entità aliena sfruttando molta dose di mistero, mantenendo tutta la possibile ineffabilità del momento. Il tutto raccontato senza stucchevolezze da Spielberg, ma con grande leggerezza. Per l’occasione sceglie di far interpretare lo scienziato Lacombe a François Truffaut (che di leggerezza nel racconto se ne intende), ed è un grandissimo piacere vederlo recitare. Il regista non si ferma in superificie, ma scava in profondità regalandoci una riflessione sulle angosce e le paure dell’uomo, ma con tocco fiducioso.
La paura per ciò che non conosciamo, per ciò che è inspiegabile e fuori dall'ordinario. Il messaggio di questo sci-fi si fa universale con la musica come conduttore di pace e fratellanza tra noi e il "diverso". Cinema di una volta in cui è bello confidare ancora. Per l'occasione Steven Spielberg può contare sull'apporto di Carlo Rambaldi agli effetti speciali e su di un cast affiatato e coinvolgente (a cominciare dal bravo Richard Dreyfuss, coriaceo paladino delle cause perse). E poi c'è François Truffaut!
Cinema spielberghiano all'ennesima potenza, straordinario viaggio nella magia delle notti stellate costellate da luci e immense astronavi, che avranno l'apice nell'immaginifico finale. I giocattoli del piccolo Guffey che impazzano nella sua cameretta preannunciano gli spiritelli di Poltergeist mentre gli alieni "new age", quasi "angelici", il piccolo e buffo E.T. Immenso comparto tecnico da rifarsi gli occhi e momenti assoluti che toccano il cuore (le note musicali aliene per comunicare). Qui c'è tutto il cinema di Spielberg. Capolavoro assoluto.
MEMORABILE: Lo scienziato di Truffaut: "Ecoute, ecoute..."; Dreyfuss che tenta di dare una forma al monte con la purea; L'atterraggio finale, epico e meraviglioso.
Spielberg scrive e dirige il film New Age per eccellenza, quello che da molti è stato considerato il "giro di boa" del genere fantascientifico: la rappresentazione degli alieni non più come minaccia (come negli anni Cinquanta), ma come speranza di salvezza per l'umanità. Con l'emozionante e indimenticabile apparizione di François Truffaut, il film è talmente bello e profondo da essere magico nella sua forma e mistico nel suo messaggio. Il grande cinema che si trasforma in sogno ad occhi aperti da cui non ci si vorrebbe svegliare mai più.
MEMORABILE: Il contatto con gli alieni stabilito attraverso le cinque famosissime note musicali.
Film di grande impatto. La giusta tensione trasmette emozioni e voglia della conoscenza dell'immenso. Si rinnova l'idea di creare nuove basi per la curiosità, oramai dilagante, verso altre vite e altri mondi abitati. La costruzione fantascientifica è di alta qualità e non tralascia particolari e piccole sfumature che possiamo sicuramente attribuire alla genialità italiana. Un piacere rivederlo e ascoltare quelle voci che ti ricordano che non siamo soli nell'Universo.
Inutile negare che siamo di fronte a un capolavoro. Spielberg ci regala emozioni e suspance per tutta la durata del non breve film. Noi, come gli attori, rimaniamo a bocca aperta come bambini che scartocciano un nuovo regalo. Visivo e a tratti ipnotico. Il regista è bravo a scoprire le carte pian piano senza lasciarci insodisfatti.
Il fascino del film sta nel rappresentare in modo abbastanza realistico una fantasia che tutti, più o meno, abbiamo sempre avuto. La regia di Spielberg mostra già le sue grandi qualità e capacità; diverse immagini e situazioni sono suggestive, ma il tutto è reso in modo asettico, lasciando alla sola (e bellissima) colonna sonora il peso di creare quella suspence emozionale necessaria per dare rilevanza ad un film. ***
In seguito al grande successo ottenuto con Lo squalo, Spielberg, affinata la tecnica registica, si dedica alla fantascienza basando una nuova sceneggiatura su misteriosi avvenimenti e apparizioni UFO; non riesce comunque, nonostante il tema, a coinvolgere lo spettatore per tutta la durata del film: un cast non soddisfacente (eccetto Truffaut) e la presenza di molteplici scene superflue e stucchevoli limitano il numero di elementi salvabili di questa pellicola che, come altre di Spielberg, risulta sopravvalutata. Suggestiva la colonna sonora.
Dopo Lo squalo, Spielberg bissa il successo iniziando così, con questa pellicola, il suo lungo flirt con il genere sci-fi. Bravissimo nella costruzione della trama; la quasi totalità della pellicola è pensata per portare gradualmente lo spettatore all'epico finale. Effetti strepitosi e colonna sonora ciliegina sulla torta, insieme a un cast che risulterà funzionale dal primo all'ultimo. Peccato che non si possa fare a meno di notare qualche ingenuità e plot-hole. Anche il montaggio lascia un po' a desiderare. Ovviamente da cineteca.
MEMORABILE: La declinazione delle generalità dei militari rapiti al momento della restituzione da parte degli E.T.
L'arrivo degli alieni in un incontro memorabile in cui, per una volta, non ci sono forme di violenza ma un'armonia musicale accattivante. La preparazione al sospirato incontro è ben descritta e la pellicola si mostra di una modernità stupefacente. Nonostante sia abbastanza avverso al genere fantascientifico è un film che apprezzo.
Un film passato alla storia, pietra miliare del cinema fantascientifico, vincitore di numerosissimi premi. Sicuramente innovativo per il periodo in cui uscì, con una fotografia pazzesca e degli effetti speciali meravigliosi che si confondono bene con l'ambiente. Cast, scenografie, costumi, tutto rasenta la perfezione. Sceneggiatura originale, che vede sotto una nuova luce gli abitanti di un altro mondo: non più ostili ma pacifici e comunicativi. L'ho trovato ricco di stile e perfetto visivamente ma non mi ha suscitato grandi emozioni da poter trovare la voglia di riguardarlo volentieri.
MEMORABILE: La musica per comunicare; Lo strano signore alla conferenza: "Io una volta ho visto uno yeti!"
Una castroneria o meglio una ciofeca indefinita, senza limiti, a macchia d'olio... Per un'ora e mezza non ci ho capito nulla e mi sembrava di guardar dei matti; quando ci ho scorto un barlume di chiarezza mi son detto che il gioco non valeva neanche lo stoppino della candela. La Torre del Diavolo scolpita e dipinta in tutti i modi? Il lungo viaggio a essenza angelica? Il modo di comunicare simile alla fanfara dei bersaglieri? Ma per favore... e mi fermo qui perché è meglio.
MEMORABILE: Ridicolissimo Truffaut che parla francese.
"E' un evento sociologico" (Lacombe), e ancora: "Personaggi ordinari in circostanze straordinarie"... Concetti questi che sono alla base della filmografia di Spielberg; detto ciò tutto ruota attorno alla figura di Roy e del suo progressivo alienamento derivato dal’imminente incontro con una civiltà extraterrestre. Sono molteplici e innegabili le qualità tecniche dell’opera; si sarebbero invece potute evitare, a mio avviso, eccessive lungaggini, soprattutto nella parte centrale. Insomma, c'è la sensazione di arrivare un po'scarichi alla leggendaria "Guerra pentatonica".
MEMORABILE: La sequenza dei suoni cantata in India.
Spielberg conquista il mondo con questo suo modo di immaginare un contatto con forme lontane non necessariamente ostili. E lo fa confondendo colori, toni e suoni, in un coacervo misto e accattivante, superando in tal modo forse una debolezza della struttura portante. Non mancano, difatti, i momenti noiosi (la pars centrale) e la fossilizzazione su temi familiari. Ma l'epilogo, questo sì è opus straordinario, da brividi lungo la schiena, nel suo concerto a cielo aperto! Il regista continuerà il discorso con E.T.
Classico della fantascienza, tra i primi film a rappresentare gli alieni non come minaccia bensì come una popolazione che offre uno scambio di culture con gli umani. Proprio la tematica alla base della storia ne fa ancora oggi una pellicola molto affascinante, dove le immagini tendono a colpire per poetica del messaggio più che per la spettacolarità in sé (cosa rara per Spielberg). Molto bravo Dreyfuss ma sorprendente anche Truffaut per naturalezza. Molti i momenti memorabili, da non perdere.
Probabile capostipite di un nuovo genere, il film consacra il giovane Spielberg per la tecnica sopraffina e un po' meno per lo spunto artistico (nonostante la bella mezz'ora finale). Alcune sequenze mostrano oggi il segno degli anni (una in particolare, riguardante il rapimento), ma la sceneggiatura è moderna, ben costruita. Lo stile parzialmente documentaristico permette alla pellicola di mostrarsi d'attualità, pur mantenendo il fascino di un'epoca. Solo chi odia la fantascienza potrebbe perderselo.
Pellicola di rara importanza per la storia del cinema, non solo per i numerosi e tuttora sorprendenti effetti speciali ma per l'approccio realista di Spielberg (che in futuro smarrirà su improbabili biciclette volanti) e per la rappresentazione - assai insolita - degli extraterrestri come figure amichevoli. Il cast non brilla per grandezza, ma la presenza di Truffaut è una vera perla e il bambino Guffey è davvero molto credibile con quell'aria attonita di chi ancora non sa di essere H7 25. Senz'altro da vedere.
MEMORABILE: Dialogo sul ritorno dei "rapiti" nel '45 e rimasti giovani: "Einstein lo aveva previsto" "Einstein probabilmente era uno di loro".
La speranza che esistano forme di vita oltre la Terra e la possibilità di avere un contatto con una civiltà aliena affascinano da sempre le menti più fervide; Spielberg fa leva su questo e realizza un'opera eccellente in un lento crescendo e senza dimenticare il lato sentimentale e romantico. Riesce a portare il tutto a un livello superiore di coinvolgimento; l’epilogo, poi, è uno spettacolo per gli occhi e mantiene inalterata nel tempo la sua forza. Un punto fermo nel genere fantascientifico.
Spielberg non è mai stato in difficoltà a girare film su alieni e creature fantastiche e qui non fa certo eccezione. Sebbene il tutto pecchi a tratti di lentezza, la storia è intensa e poetica e gli attori tutti perfettamente in parte, specie Truffaut. Gli effetti (neanche tanto presenti per il genere) rendono l'atmosfera estremamente convincente fino a un finale che è diventato un cult di per sé. Quando la fantascienza non era ancora solo blockbuster.
MEMORABILE: La scena del purè nel piatto; Il finale.
Vederlo ora per la prima volta a quarant'anni dall'uscita nelle sale rende difficile una valutazione obiettiva. Non si può comunque sottovalutare la potenza del messaggio, certamente innovativo non tanto per gli effetti speciali (straordinari per l'epoca), quanto per l'approccio onirico e sensoriale: l'attenzione si concentra sul bisogno umano di conoscere e di sperimentare, non c'è terrore ma sana curiosità densa di emozioni e di stupore, ben rappresentata dall'espressione rapita del bambino.
Sarà che nel 2017 si è troppo smaliziati, ma confesso che mi ha tremendamente annoiato. L'incontro con gli alieni è molto più spettacolare che interessante (trattato in un modo che ai giorni nostri sembra un servizio di "Mistero") e questo è un grave difetto dato che il film si basa praticamente solo su quello. Dopo 5 minuti si è già stanchi di vedere tronchi di cono disegnati, mentre questa parte va avanti per quasi un'ora con annessa crisi familiare. Idem per le note come millantato messaggio (per dire che poi?). Invecchiato male.
MEMORABILE: I meravigliosi scenari delle luci aliene nel cielo stellato durante il black-out.
Steven Spielberg è Peter Pan e questo è assodato. Solo un eterno ragazzino nel corpo di un adulto potrebbe concepire una fantascienza di tale portata abbinandola a un lirismo fanciullesco che fa sgranare gli occhi a ogni piè sospinto. Non solo il piccolo Barry, ma lo stesso Roy vivono lo straordinario incontro/contatto con gli occhi dello stupore che solo l'infanzia può portarci in dote. E gli stessi extraterrestri hanno un che di infantile, puro e immacolato. Molti i passaggi memorabili che incantano ed emozionano.
MEMORABILE: I giocattoli nella stanza, vere prove generali per Poltergeist, ennesima conferma che il film più che a Hooper è da attribuire a Spielberg.
Spielberg dà vita a una fiaba fantascientifica nella quale sembra necessario tornare bambini per poter riacquisire il senso della curiosità per il mistero. Proprio per questo i protagonisti della pellicola sono, fondamentalmente, dei visionari spinti dai colori e dai suoni delle astronavi che tanto somigliano a quelli dei giocattoli nella stanza del piccolo Barry. La fotografia è fantastica, mentre la durata complessiva è eccessiva.
Stupenda favola di musica, luce e magia cinematografica. Ottimo il cast con Dreyfuss e Truffaut superlativi, ma dal primo all'ultima comparsa sono tutti incredibili, gli interpreti. Già con i primi avvistamenti degli alieni si comincia a tremare di emozione ancora oggi, fino ad arrivare al finale completamente rapiti dal film. Finale, appunto, da applausi con il contatto e la comunicazione musicale con gli ufo che è entrato nella storia. Indimenticabile.
Il film che ha ribaltato la classica immagine degli alieni cattivi e minacciosi sostituendola con dei pacifici precursori di E. T. Secondo una sua precisa cifra stilistica Spielberg fa emergere lo straordinario dall’ordinario. Così la tranquilla vita della provincia americana viene sconvolta da fatti inspiegabili premonitori di un incontro che cambierà per sempre l’esistenza umana. Se il buonismo di fondo può risultare un po' indigesto, è innegabile il talento del regista che allestisce una sinfonia di suoni, luci e colori davvero suggestiva.
MEMORABILE: Il ritrovamento della nave nel deserto; La sagoma della montagna Devil’s Tower; Dreyfuss con la faccia ustionata a metà; La comunicazione musicale.
Su una montagna del Wyoming si stabilirà un contatto con gli Ufo. Parte iniziale avvincente con gran numero di idee registiche per passare poi al contesto emozionale. Spielberg crea fantascienza utilizzando solo luci e tenendo per la fine il grande spettacolo. Brevi accenni a un cinema più leggero (Dreyfuss che crea la montagna) e thriller (il bambino rapito, anche se la madre si dispera poco). Ottime scelte l'accettazione del diverso e il tono di speranza collettiva (anche se in tono favolistico).
MEMORABILE: I giochi che danno i numeri; L'evacuazione per il gas; L'uscita dall'astronave; Lo scambio con le note.
Potenzialmente poteva essere molto migliore. La prima parte è splendida, per fotografia, effetti speciali e inventiva. Poi nel film subentra l'impazzimento collettivo che voleva forse essere qualcosa di misterioso ma che invece conferisce alla pellicola una specie di vena comica di cui potevamo fare tranquillamente a meno. E la parte finale non convince. Lenta, monotona e con alcuni momenti senza i quali il film sarebbe stato meglio. Innegabile la maestria e l'ottima regia, ma perde troppi colpi.
Nel 1977 doveva esserci un gran fame di film spaziali se due capisaldi del genere vennero sfornati con tanta convinzione. Al capolavoro di Lucas si affianca questo di Spielberg, meno decorato ma importante per l'ispirazione che dà (tra l'altro tipicamente anni '70). Che poi sia privo di ingenuità è una cosa che appartiene al mito, ma viene offerto un prodotto pensato sì meglio di come realizzato e non sempre facile da seguire, ma non per questo meno valido. Nel cast anche Cary Guffey, che ritroveremo pochi anni dopo assieme a Bud Spencer.
L'alta tecnica spielberghiana al servizio del più sofisticato contatto alieno mai apparso su schermo. La magia nello sguardo del piccolo Barry, di Roy e del mondo intero riverbera in chi assiste convergendo presto in una forma, una scala tonale, infine nella prolungata estasi vestita dai colori di Zsigmond all'ombra del monte, laggiù dove il sogno ti sorvola tangibile in navi di luce che solcano il buio. Tracce di favolistica ingenuità stemperano il mirabile approccio scientifico per immergerci in una pacifica comunione universale che ha il sapore dell'esperienza viva, reale.
MEMORABILE: La squadriglia 19, all'epoca monumento al mistero delle Bermuda; La forma che ossessiona: in ogni dove prima, poi grandiosa d'improvviso in TV!
Il top della fantascienza di tipo messianico: titolo molto citato, pluripremiato e dal grande successo, punta molto sulla suggestione, mentre l'aspetto più fantascientifico rischia di essere la grande disponibilità al dialogo dei terresti, autorità comprese. Certo le sequenze finali sono molto spettacolari, anche se è possibile che guardandole si affacci alla mente un ricordo molesto: quello di alieni più bruttini ma in apparenza molto benevoli che anni prima si proponevano di "servire l'uomo" (come pietanza). La presenza di Truffaut è un bell'omaggio ma incide poco.
Pietra miliare del cinema di fantascienza, più complessa e filosofica di molti prodotti affini. Spielberg si concentra sui problemi di comunicazione, non solo fra gli umani e gli alieni, ma anche e soprattutto fra i terrestri stessi (dalle differenze linguistiche degli esperti alle incomprensioni della famiglia di Dreyfuss, passando per le autorità che reputano più saggio ricorrere alle menzogne che mettere il paese al corrente degli eventi), lasciando il vero "spettacolo" rambaldiano per il finale, che è forse la parte meno riuscita. Avvincente, inquietante e affascinante. Un must.
MEMORABILE: Il rapimento del bambino; La "follia" di Dreyfuss che distrugge casa e giardino per costruire la misteriosa montagna; Il concerto UFO-scienziati.
Meno teorico e molto meno filosofico dei film fantascientifici che lo hanno preceduto, ma assolutamente strabiliante sul piano tecnico (sound design, scenografie e fotografia da pelle d’oca). Spielberg non rinuncia alla spettacolarizzazione di un mito (l’alieno), ma lo fa - seppur con molto entusiasmo - senza moralismi o eccessi di fanatismo. Ancora oggi un piccolo gioiello.
Steven Spielberg impone il suo marchio di fabbrica nella fantascienza con un film epocale, che ha diverse intuizioni geniali poi riproposte in molti film che verranno e farà scuola per il genere. La regia è ottima, ma sono le riprese spettacolari degli incontri con le astronavi aliene a creare il pathos vero, brividi che corrono lungo la schiena e scene a dir poco emotivamente coinvolgenti. La cura di ogni dettaglio scenico, i toni e i colori delle luci e la fotografia lasciano quasi senza parole, e la bravura sta anche nel sapere creare l'attesa per un finale soddisfacente.
Il vero exploit kubrickiano di Spielberg: un cinema in cui, da sole, "la musica e le immagini creano l'effetto". Peccato che Steven non sia Stanley e non sappia rinunciare alla costruzione narrativa classica, la quale però fallisce miseramente. Così assistiamo a un meraviglioso, contraddittorio disastro: alcune delle sequenze più memorabili della storia del cinema incastonate in una storia pretestuosa e scombinata. Un film noioso e sfavillante allo stesso tempo. Nemmeno Godard è mai riuscito a fare tanto.
Prototipico e quintessenzialmente spielberghiano, estrinsecando con chiarezza "fordiana" la singolare potenza del cinema irriducibilmente umanista dell'eterno ragazzo di Cincinnati. Un umanesimo le cui radici son così piantate in terra da poter slanciarsi musicalmente, senza timori, verso l'incontro con l'ignoto, in virtù di un'apertura mentale che è un programma etico oltreché cinematografico. Dreyfus perfetto, come genialmente esplicativa è la presenza di Truffaut, altro autore che compendia classico e Nouvelle.
MEMORABILE: I segni musicali; Tutta la querelle familiare su Dumbo.
Blockbuster fatto coi soldoni in cui Spielberg riversa tutta la sua anima di adolescente. Il film gioca su un intrattenimento pianificato a tavolino, con impennate buoniste e visionarie che duellano ad armi pari. Il messaggio sull’importanza del nucleo familiare appare fin da subito e con didascalica potenza, ma quello che travolge veramente è il grande amore verso la settima arte che trasuda da ogni singola, solenne inquadratura.
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A me personalmente Incontri senza il doppiaggio originale d'epoca non me lo fate vedere (sarebbe come guardarsi Martin senza musiche dei Goblin, ovvove)
Il cartone animato che la figlia di Roy (Richard Dreyfuss) guarda in televisione è DuckDodgers nel XXIV secolo e mezzo (Duck Dodgers in the 24½th Century) del 1953, diretto da Chuck Jones, uscito negli Stati Uniti il 25 luglio 1953. Ha come protagonisti Daffy Duck nel ruolo dell'eroe spaziale Duck Dodgers, Porky Pig in quelli del suo assistente, il "giovane ardente cadetto spaziale" e Marvin il Marziano come loro avversario. Wikipedia riporta che "Il corto fu particolarmente apprezzato da Steven Spielberg e George Lucas, che insistette perché fosse proiettato, dove possibile, prima del suo film Guerre stellari (1977)".
CuriositàZender • 9/11/20 18:38 Capo scrivano - 48339 interventi
Come viene detto nel documentario allegato al bluray, quando la grande astronave si alza da dietro la montagna si intravede all'interno della stessa un droide, chiaro omaggio al C1 (in originale R2-D2) del coevo Guerre Stellari. Lo si è rovesciato apposta per non rendere immediatamente riconoscibile l'omaggio all'amico Lucas:
HomevideoZender • 10/11/20 15:29 Capo scrivano - 48339 interventi
TUTTE LE DIFFERENZE FRA LE TRE DIVERSE EDIZIONI
Chiudiamo il discorso. Tutte le differenze tra le tre edizioni fin nei minimi dettagli le abbiamo analizzate in uno SPECIALE DEDICATO che comprende anche uno studio dei due diversi doppiaggi e comparazioni di ogni tipo per sapere veramente una volta per tutte in cosa differiscono tra loro le tre edizioni. E non si tratta solo di due o tre scene diverse, come vedrete, perché il discorso è molto, molto, molto più ampio...
DiscussioneZender • 11/11/20 08:02 Capo scrivano - 48339 interventi
Sposto qui perché la cosa riguarda appunto il mio parere personale. Personalmente preferisco la Director's cut, ma "per i nostalgici" non saprei, immagino la prima del 1977, pure se gli mancano scene di ottima suggestiione come il ritrovamento della nave nel deserto, per esempio. Se potessi ci inserirei comunque alcune delle scene eliminate da tutte le edizioni come quelle di Roy che va da Earl e prova a sistemare i guasti all'alta tensione, il barbecue...
Non avevo idea che questo film sia in pratica il "remake" della primo lungometraggio di Spielberg: Firelight (1964), film che, credo, venne proiettato solo in un cinema per poi sparire. Se ne può vedere un piccolo estratto qui