Che film ci sono stasera in tv in prima serata? Ma non solo questa sera, anche la mattina o il pomeriggio, se capita una giornata di pausa. E i più nottambuli possono trovare anche i film che vanno in onda a tarda notte, i cosiddetti fuori orario. Cliccate sulle frecce per cercare tra i palinsesti passati e futuri oppure controllate direttamente tutta la settimana. Cliccate sull'icona calendario a fianco della scheda per appuntare un promemoria su quel film in agenda. Se siete loggati potete cliccare anche sulla stella per contribuire alle segnalazioni. Come? Scopritelo
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Ruber: Diciamo subito che non c'entra nulla con la grande commedia di Monicelli e nessun accostamento è lecito. Più che altro è un piccolo, piccolissimo tributo. Non si comporta male, è un prodotto tv (con tutti i suoi limiti), ma riesce almeno a tenersi su discretamente, considerato il gigante che ha davanti. Un cast che vede un trio romano ben affiatato, con buone gag e dialoghi divertenti. La storia del quadro da rubare su commissione è discreta e diverte.
B. Legnani: Essenzialmente per famiglie con ragazzi, sconta un eccesso di zuccherosità ma, al di là di qualche lentezza, è girato in maniera impeccabile (bellissimo il momento, senza una parola, in cui la madre scopre che Velvet si è tagliata i capelli). Liz Taylor è ragazzina, la Lansbury (futura Signora in giallo) è alla prese con le prime pene d’amore... Perfetti Rooney e la Revere (premio Oscar). Il "Gran National", la corsa disputata dal cavallo della Taylor, viene trasmesso ogni anno pure dalla RAI. È citatissima nei romanzi di Wodehouse.
Manrico: Visto per caso come mi è capitato - cioè non con una precisa volontà di "disporsi" a tale sgangheratezza - il film ha un bizzarro effetto psichedelio (nel senso che sembra di avere la psiche piena di elio!) e il grossolano contorno (pseudo) narrativo - povera Giorgelli smutandata nel fienile! - ci racconta molto più delle canzoni un'Italia di freaks e bigotti, di sciatteria e scaltrezza... mica è cambiato tanto da allora, no?
Piero68: Film con un interessantissimo tema di fondo che però, a causa di una sceneggiatura banalotta e che non sa osare, si perde presto tra qualche gag comica riuscita e qualche lacrima fin troppo facile. Non fosse per la bravura dei due interpreti e dell'alchimia che riescono a creare, sarebbe davvero un prodotto scarso e pretenzioso. E invece Giallini/Mastandrea (tra l'altro al loro ennesimo incontro artistico) riescono addirittura a stupire per le loro performance: impeccabili e con la giusta dose di cinismo che la situazione impone. Da non perdere.
MEMORABILE: Alle onoranze funebri: "Ma non trattate l'usato?".
Homesick: Il testamento esistenziale di Totò, amaro e veritiero nelle sue constatazioni – la metaforica divisione in “uomini” e “caporali” è sotto gli occhi di tutti – è letto sotto forma di gag di esito alterno: alcune inutilmente lunghe e ripetitive (Cinecittà, il lager), altre alquanto divertenti (il numero di avanspettacolo, l’autografo), altre ancora più mirate e satiriche (la spregiudicatezza del giornalismo). De Curtis spartisce il palco con Stoppa che dà volto alle diverse personificazioni dell’archetipo del “caporale”: prepotente, arrogante, approfittatore, mendace, viscido e snob.
MEMORABILE: Il numero di avanspettacolo con lo strip-tease: «E levati le mutande…!».
Jena: Sinceramente non l’ho mai amato fino in fondo, come il primo... Troppo sovraccarico. Troppi effetti speciali. Troppe esplosioni con un'estetica tonitruante e magniloquente da vecchio filmone alla DeMille. Inoltre Schwarzy "buono" e, in quanto ormai star, politically correct, perde qualcosa rispetto al terribile cyborg che si aggirava nella cupa New York occhieggiando a destra e manca alla ricerca dei due piccioncini. Detto questo rimane sempre un ottimo film di Cameron, che non concede respiro e riesce anche a emozionare.
Rocchiola: Ambizioso e smisurato affresco sociale basilare nell’evoluzione del cinema moderno per stile e linguaggio. La Roma dei paparazzi e di Via Veneto come moderna Babilonia, un accostamento all’epoca scandaloso ma sostanzialmente veritiero e ancora attuale. La struttura episodica su di una lunghezza di quasi tre ore richiede un certo impegno ma il film dispensa numerosi momenti da antologia. Sorrentino ne ha girato una sorta di remake con un tono intellettuale che conserva ben poco dello spirito epico e popolare con cui Fellini sa raccontare il quotidiano vivere.
MEMORABILE: La tragedia di Steiner; Il rock’n’roll di Celentano; La visita del Padre; Il bagno nella fontana di Trevi; La statua del Cristo in volo sulla città.
Rambo90: Con lo stesso spunto di partenza del Coraggio della verità (la situazione spiegata da diversi punti di vista) il film se ne discosta grazie ad un ritmo molto più veloce (merito della regia dell'ottimo McTiernan) e a vari colpi di scena incastrati in un finale davvero avvincente. Ottime le scene dell'addestramento che si tramuta in tragedia e ottima l'intepretazione del grande John Travolta, scatenato e ben supportato da un buon cast nel quale spicca anche il duro Jackson.
124c: Albert, il figlio adottivo di Charles Ingalls, vorrebbe studiare per diventare un dottore, ma durante una visita col padre a Walnut Grove scopre d'avere un male incurabile che lo poterà presto alla morte. Primo di tre film tv prodotti da Michael Landon per chiudere l'epopea de La casa nella prateria. Per quanto lacrime e fazzoletti si tirino fuori, il film tv non si riduce all'agonia del giovane costretto a letto. Si preferisce puntare su scene dove Albert si fa coraggio e prova a vivere come sempre. Strano non vengano utilizzati flashback.
Modo: Così così. Un incrocio non ben definito tra fantasy e thriller poliziesco non molto riuscito. Lento soprattutto nella prima parte, si riscatta in parte nella seconda. Si capisce abbastanza presto senza essere investigatori chi possa essere il "demone" ma non è molto chiaro il perché si commettano certi delitti. Finale comunque non male. Terribili gli effetti speciali quando si inquadrano i posseduti!
Disorder: Davvero bello. Un caposaldo della cinematografia di Spencer: siamo a metà tra il classico poliziesco, il "poliziottesco" (cazzotti e accenti marcati...), e ovviamente quel poco di commedia che inevitabilmente Bud si porta dietro. La caratterizzazione del commissario Rizzo è memorabile (come quasi sempre accade con Spencer), molto bravi i comprimari e curate anche le musiche. Da rivedere.
Siska80: L'incontro tra i due simpatici interpreti principali avviene a pochi minuti dal film (ottima strategia per privare lo spettatore del gusto dell'attesa!) e lo svolgimento della banalissima e stravista trama avviene senza alcun scossone, mentre la bella protagonista si divide tra famiglia e musica country (i brani eseguiti sono in fondo l'unica cosa in grado di spezzare la monotonia dell'insieme). Il ritmo non è sempre costante, i dialoghi non brillano, il cast non sarebbe neanche male, sebbene a volte si abbia l'impressione che reciti il proprio copione più che altro per inerzia.
Gabrius79: Commedia un po' buonista e alla buona diretta e interpretata da Alberto Sordi con la presenza di Monica Vitti. Sordi è bravo ma risulta convincente solo in parte, mentre la Vitti cerca di non soccombere a una trama altrimenti prolissa (specie nella seconda parte). Tutto sommato una prova sufficiente che però spreca il talento dei due attori.
Modo: Tim Burton riprende in mano il primo capitolo della saga delle scimmie, ci dà una bella shakerata e rimescola le carte in tavola. Storia decisamente diversa dall'originale e certamente meno coinvolgente, anche se visivamente è d'impatto. Buoni gli effetti speciali. Finale completamente difforme e meno epico. Attori così così, meglio le scimmie! Un remake forse inutile ma non da buttare.
Nicola81: Tra gli innumerevoli film d'avventura sfornati all'epoca in Italia, questo merita un posto di rilievo, a patto ovviamente di non pretendere la fedeltà storica. La coproduzione con la Francia garantisce un budget adeguato (ne guadagnano scenografie e costumi), la scelta di girare gli esterni in Jugoslavia è azzeccata e la spettacolarità dell'epilogo ripaga di qualche lungaggine. Silva classico eroe senza macchia e senza paura, la diabolica Ekberg e l'indomita Lualdi sono un bel vedere ma il migliore, anche in fatto di fisiognomica, è per distacco un Palance ovviamente cattivissimo.
MEMORABILE: La tortura inflitta alla Lualdi; La battaglia finale.
Siska80: French ricicla un tema caro a Landon (che aveva una fissazione per gli episodi natalizi), ma stavolta manca la famiglia Ingalls al completo; il personaggio di Isaiah non è incisivo, paterno e simpatico come quello di Charles, che da solo bastava a riempire lo schermo; la storiella fatta di dolore e buoni sentimenti è di una pochezza sconcertante. La MacGregor (morta nel 2018 a 93 anni) fece bene a rifiutarsi di partecipare ai tre film post produzione, assolutamente superflui e fuori luogo.
Reeves: Raoul Walsh dimostra che sa frequentare benissimo anche i temi per lui insoliti della commedia, sia pure in chiave western. Il gineceo in cui piombra l'avventuriero Clark Gable è attraversato da passioni nascoste e da una forte sensualità, e lo stesso Gable gigioneggia il giusto dominando la scena. C'è anche un bel po' di suspense, ma soprattutto tanto erotismo sotterraneo.
Ultimo: Una commedia leggera leggera, senza pretesa alcuna e in cui c'è veramente poco da salvare. Enzo Salvi è sempre simpatico e fa quello che può, ma dinanzi a una sceneggiatura così misera non ci si può aspettare molto. La vicenda è piuttosto banale (Salvi si finge prete per sfuggire ad un boss...) e non riserva particolari sorprese. Tra gli altri molto spento Battista, mentre Mattioli riesce sempre a far scappare qualche sorriso.
Saintgifts: Il film prende veramente il via quando al tavolo verde si siede la moglie di Fonda (la Woodward), infatti il titolo originale è "A big hand for the little Lady", una Lady che tutto è fuorchè piccola. A Dodge City una volta l'anno si gioca una grossa partita a poker tra ricconi nell'hotel di Sam e tutto il paese è in subbuglio. Questa volta qualcosa però cambia e il piatto importante sale di molto. Film molto divertente e originale, western solo perché il posto e l'epoca sono quelli, ma non ci sono né banditi né indiani, solo furbi personaggi.
MEMORABILE: La passeggiata dei giocatori per recarsi nella banca di fronte all'hotel.
Puppigallo: Vale lo stesso discorso fatto per la prima parte (piuttosto lento, arrancante, anche se girato con mestiere). L'unica differenza è che qui si assiste alla lenta agonia dei guerriglieri, meno motivati e assai poco supportati dai contadini. In più, l'esercito Boliviano è addestrato, a differenza di quello Cubano. Del Toro è sempre bravo, ma questa non è una novità. Per uno come me, piuttosto ignorante sull'argomento, è stato comunque utile e istruttivo, anche se ci vorrebbe un esperto, almeno per sapere se più o meno sia andata così. Comunque, non male.
MEMORABILE: Il Che: "Se vestissimo un elefante da uomo, riusciremmo a far passare anche quello in Bolivia".
Siska80: Finale "col botto" che consente a Landon di unire l'utile (risparmiare tempo e denaro per far smontare il set) al dilettevole (chiudere la serie in maniera eclatante). Scelta egoista (il regista, infatti, volle evitare che qualcun altro, in futuro, utilizzasse le location della serie da lui creata) che lascia con l'amaro in bocca. Dopo nove stagioni si sarebbe potuto (e dovuto) fare di meglio: alla cittadina di Walnut Grove, tanto amata dai fan, spettava di diritto l'happy end. Un vero peccato.
MEMORABILE: Laura, in lacrime, distrugge a colpi di sedia le finestre di casa sua!
Stubby: Il film è un po' lento, però non è malvagio, tocca alcuni temi tabù per quell'epoca ed è intriso di una certa violenza. Mulargia ha dato la precedenza alla caratterizzazione dei personaggi e quindi va tutto a discapito dell'azione, infatti alcuni passaggi possono risultare piuttosto noiosi. Comunque tutto sommato è un lavoro discreto che merita di essere visto, se non altro per alcuni tocchi di classe.
MEMORABILE: Il palmo della mano può essere letale.
Rambo90: Divertente classico di Clucher con Bud Spencer, questa volta in coppia con Giuliano Gemma. La coppia nuova funziona, anche perché non si discosta troppo da quella solita formata con Hill, Gemma e se la cava e la storia è leggera e piena di buoni sentimenti. Ottime le musiche dei De Angelis, bellissime le scazzottate sul ring e quella finale al porto, impeccabile come sempre Bud Spencer...
Noodles: Un cappa e spada che tutto sommato si può anche definire dignitoso ma che veramente poco aggiunge al genere. Stavolta siamo in Russia (in realtà in provincia di Viterbo), ma i duelli sono gli stessi e gli amori anche. Solite scene di battaglia lunghissime per fare minutaggio, qualche ballo folkloristico qua e là... molto poco che possa interessare uno spettatore lontano dal genere. Gli appassionati lo apprezzeranno un po' di più, specie l'eroina di turno, una sempre splendida Edwige Fenech. Non male il cast, poverissime le location. Mediocre.
Caesars: Tipico prodotto televisivo italiano che racconta la storia di un nostro compatriota famoso nei decenni passati e che ha il vantaggio di camminare su un terreno sicuro accogliendo gli estimatori (ma anche i semplici curiosi) del particolare personaggio. Questa volta tocca a Carosone, cantante di enorme successo popolare negli anni '50. La messinscena non regala particolari emozioni, la destinazione casalinga è evidentissima e gli attori non brillano particolarmente. Comunque utile per far conoscere ai più giovani la musica di Renato.
Paulaster: Figlia di domestica irrompe nelle gerarchie di una famiglia brasiliana. Esempio del nuovo che avanza, magari con un filo di arroganza ma pronto a sudarsi il futuro. Regìa osservatrice dei piccoli mutamenti, come a voler condannare i latifondisti che furono e dare spazio alle seconde linee. Poco aggressivo nonostante le tensioni finali, cerca di far riflettere su una società che ormai è cambiata per sempre.
Gabrius79: Un film semplice che funziona per buona parte grazie al consumato mestiere di un Diego Abatantuono sarcastico e credibile. I "belli di papà" se la cavano tutti e tre in modo soddisfacente, così come il "principiante" Facchinetti. La sceneggiatura fa acqua in alcuni momenti (specie nella seconda parte), ma alla fine il film si segue piuttosto bene. Antonio Catania viene usato poco ma lascia il segno.
Capannelle: L'intera prima parte è gagliarda e pregna di scelte originali: la sequenza drammatica servita come veloce antipasto, il personaggio del procuratore cinico affidato a un nero, il revenge apparecchiato ma appena accennato, il ribaltamento dei ruoli tra vittima e sistema. Con un'atmosfera e un malefico Butler che scimmiottano Hannibal Lecter senza sfigurare. Poi la serie di omicidi mirati esauriscono il bonus di consistenza (la credibilità era già data per morta dalla prima scena) e la tensione cala. Peccato perché attori e regia funzionano.
MEMORABILE: Il DVD consegnato alla figlia del procuratore.
Luchi78: Tripudio di griffes, ambienti altolocati ed eccessi monetari, il film Sex & the City preme l'acceleratore sugli aspetti più kitsch dell'omonima serie televisiva, abbandonando per ovvie ragioni il lato più erotico/trasgressivo ovviamente non adatto ad un film per tutti. Trama scontata ma storie ben congegnate, raccontate tra loro in più di due ore di film; alla fine sopportabile. Davvero eccessivo il turbinio di borse e scarpe firmate ogni due secondi, ma è anche su ciò che si basa il suo successo.
Taxius: Favola fantascientifica ricca di buoni sentimenti in cui il protagonista è un ragazzino di dodici anni che di colpo viene catapultato otto anni avanti: tutti sono invecchiati tranne lui. La storia è semplice e leggera e sicuramente non è nulla di eccezionale, ma il profumo e l'atmosfera da Anni 80 che si respira è favolosa. Film che ogni bambino dovrebbe vedere per avvicinarsi alla fantascienza e al cinema.
Nicola81: Western picaresco che ricorre spesso ai toni della commedia brillante, salvo poi farsi serio in occasione delle sparatorie. Le due componenti non sempre si amalgamano al meglio anche a causa di una sceneggiatura un po’ sfilacciata (il personaggio di Nimoy entra ed esce di scena troppo repentinamente), ma il carisma degli interpreti e una certa vivacità narrativa (c'è un grosso colpo da compiere guardandosi le spalle da indiani, cacciatori di taglie ed esercito messicano) fanno scorrere la visione senza intoppi. Discreta la colonna sonora di Roy Budd.
Daniela: Chi conosce anche sommariamente la situazione in cui è costretto ad operare Panahi, sa che il solo atto di girare un film costituisce nello stesso tempo una sfida ed una testimonianza. Qui lo spunto thriller (il presunto suicidio di una ragazza) è il pretesto per un ritorno alle origini in forma semi-documentaria, intessuto di incontri e storie: la caotica Teheran lascia il posto ad una provincia rurale in cui, nonostante l'illusione della modernità (tante parabole, nessun medico), permane una struttura sociale arcaica ed opprimente. Cinema riflessivo, che richiede pazienza ma ripaga.
MEMORABILE: Il racconto dell'anziano che voleva seppellire il prepuzio del figlio in un luogo tale da propiziargli una carriera fortunata
Mutaforme: Non c'è più Macaulay Culkin, che nel 1997 era ormai grandicello e probabilmente già in declino, e l'assenza del protagonista (e della sua strampalata famiglia) si avverte sin dai primi minuti. Il problema tuttavia è una sceneggiatura stanca e inconsistente; probabilmente, ormai, non c'erano più idee per poter rilanciare il format. Un film soporifero, da dimenticare.
Pinhead80: Produzione Sky Original che parte da una confezione intrigante per rivelarsi in realtà un'opera deludente. A Forte dei Marmi una ragazzina che sembra essere stata molestata e picchiata si aggira in un quartiere bene in cerca di aiuto. Le indagini della polizia verranno supportate da Roberto Santini. Film sgangherato con situazioni paradossali e ritrite che a volte sfociano nel ridicolo involontario (la scena della iena sullo stomaco ricorda quella di una pubblicità). Si salva solo Bentivoglio nei panni del fobico. Tremende le prove di Muccino e D'Amore.
Ryo: Chi si aspetta un film fotocopia di Rocky 4, senza idee e che mira all'effetto nostalgia... non ci va lontano. Tuttavia c'è sì una certa ripresa della struttura, molto simile a Rocky 4, ma la sceneggiatura è ottima, approfondisce ulteriormente i personaggi (anche quando uno pensa che Rocky abbia detto tutto quello che aveva da dire) ed è una bella emozione rivedere i personaggi che 35 anni fa ci avevano fatto emozionare durante l'incontro di boxe del secolo. Regia forte, i combattimenti sono spettacolari. Chissà se ci sarà un Creed 3.
MEMORABILE: La proposta di matrimonio; Gli allenamenti nel deserto.
Ciavazzaro: Lungometraggio d'animazione di Lupin 3 distribuito nei cinema; ben curato, con buone scene d'animazione, un'ottima grafica ed effetti speciali validi. Buona lirica finale, sulla torre in fiamme, ottimo il doppiaggio, discreta la tensione, notevole l'azione. Ottimo.
Pinhead80: Un ex marine che vive in un ranch lungo la frontiera tra USA e Messico si imbatte in una coppia (madre-figlio) in fuga da un cartello della droga. Cercherà di aiutare il bimbo ad andare dai suoi parenti. Chi si aspetta un film d'azione con un ritmo serrato rimarrà sicuramente deluso, perché quello che ci propone Lorenz è un polpettone on the road infarcito di buoni sentimenti e tanti luoghi comuni. Neeson appare più scarico del solito, anche perché vittima di una sceneggiatura scadente che non gli permette di essere incisivo. La figlia del protagonista appare poi un elemento inutile.
G.Godardi: Primo vero duetto per i due grandi attori, dopo essersi sfiorati un paio di volte parallelamente (Il Padrino II) e virtualmente (Heat). Ed è praticamente l'unico motivo per seguire questo film, pasticciato più che mai, con una sceneggiatura piena di incongruenze, false piste e buchi. Peccato perché la confezione è molto curata (ottimo i montaggio) e un paio di battute vanno davvero a segno (soprattutto perché riguardano la realtà dei due attori. Anche la recitazione dei due non fa faville, è più una gara di gigioneria che sfocia in una fastidiosa caricatura.
MEMORABILE: "Sono come Lennon e McCartney!" "Sai tu, sei il mio modello.. avrei sempre voluto essere come te."
Siska80: Quattro coppie impantanate in relazioni sentimentali complicate da differenti problemi. Il cast si rivela azzeccato (i coniugi Tognazzi sono molto simpatici), meno l'evolversi delle varie vicende, che non riserva particolari sorprese). Da una regista/attrice piena d'inventiva come Simona Izzo ci si aspettava qualcosa di più originale, sebbene nella pellicola non manchino ritmo e dialoghi divertenti e si arrivi sino alla fine con pochissimi momenti di stanca.
MEMORABILE: "Ammazza come godi male!" (Fabrizio a Margherita).
Nicola81: Western che racconta una storia decisamente risaputa, quella del forestiero che giunge in una cittadina tenuta sotto scacco dal cattivo che impone la sua legge. Personaggi quindi stereotipati al massimo (il buono apparentemente distaccato, l'antagonista che spadroneggia, la donna bella e battagliera, il vecchio saggio che funge da spalla), ma sufficientemente approfonditi, e soprattutto affidati a interpreti decisamente in parte. Già regista di alcuni buoni polizieschi, Laven dirige con efficacia soprattutto le sequenze d'azione, tuttavia circoscritte alle battute conclusive.
124c: Mi rammarico solo d'aver scoperto e visto questo film di recente, perché Ben Stiller che mette alla berlina il mondo della moda assieme al suo amico Owen Wilson è certamente da vedere. Ben Stiller porta in scena un personaggio creato nel 1996 in occasione dei VH1 Fashion Awards e ci costruisce attorno un film che è in parte una satira sul mondo della moda e in parte un giallo-comico demenziale, di quelli politicamente scorretti. A parte Stiller e Wilson, sono notevoli la parrucca di Will Ferrell, la killer di Milla Yovivich e l'apparazione di David Bowie.
Beffardo57: All'inizio intriga, però il tema è piuttosto logoro (citando alla rinfusa: Le due sorelle di De Palma e Inseparabili di Cronenberg), anche se qui è declinato nella variante del parassitismo gemellare. Poi, dalla metà in avanti, il film perde la strada, fa comparire l'ancora fascinosa Jacqueline Bisset in un improbabile ruolo materno, deraglia sullo splatter (la manina che emerge dalla ferita sul ventre) e cerca di evitare un banalissimo happy end con una chiusura a effetto. Occasione mancata.
124c: Se la pellicola del 2004 spostava le vicende di re Artù all'epoca dell'impero romano regalandoci una Ginevra guerriera, questo mescola la leggenda del ragazzo che estrae la spada magica dalla roccia con le avventure di Robin Hood e il trash dell'Hercules di Sam Raimi col risultato di presentare al pubblico un film senza guizzi e sconfitto fin dai primi minuti. I tempi di Excalibur di John Boorman sono lontani, ma anche quelli disneyani de La spada nella roccia, nonostante gli imponenti effetti speciali e un Jude Law cattivo al punto giusto.
Diamond: Approccio in parte originale a un filone che ormai sembra stantio per l'esordio dei fratelli Philippou. Malgrado sia evidente la matrice social da cui provengono (impostazione di fondo da creepypasta) non si esagera in jumpscare e anzi, si cerca di dare un tono "autoriale". Ma mentre il tutto funziona dal punto di vista dell'intrattenimento, grazie anche ad alcune buone intuizioni, funziona meno come riflessione sulla generazione Z a causa di qualche scelta narrativa e di alcune caratterizzazioni poco centrate. Finale in parte prevedibile ma comunque riuscito.
MEMORABILE: I tentativi di suicidio del ragazzino; Gli ultimi minuti; La citazione a [f=2756]Yuzna[/f].
Ultimo: Redford e Nolte sono due amici di vecchia data che decidono di percorrere insieme l'Appalachian Trail a piedi, per un totale di circa 3000 km. Un film complessivamente godibile, con una prima parte ben riuscita e una seconda in cui spesso si cade nello scontato. I due protagonisti, pur invecchiati, ci mettono impegno e ne escono promossi. Buone le riprese paesaggistiche, per un film complessivamente niente male, a tratti riflessivo.
Nando: I figli d'arte con la bellezza del momento ciclonico generano una pellicola stereotipata e zeppa dei soliti luoghi comuni. L'ambientazione cubana con gli italiani onesti frapposti a quelli affabulatori è carente. Il finale, dopo le solite traversie, buonisticamente scontato.
Cotola: Tra noir e commedia nera, un buon film che parte bene ed intrattiene piacevolmente fino all'epilogo. Gode di un buon ritmo, di una bella colonna sonora (con tanto di sorpresa d'epoca per noi italiani) e di un sceneggiatura ben scritta per quanto a tratti un po' troppo ammiccante e ruffiana e con
alcuni "debiti". Belle prove di Roth e di Mullan, ma anche il
giovane protagonista ha la faccia giusta (da schiaffi). Quel
che si dice un buon film ed un discreto intrattenimento.
Ronax: Esordio dietro la macchina da presa del figlio di Max Ophüls con una commedia giallo rosa che vede una fascinosa e intraprendente truffatrice, aiutata dall’ex marito e da una variegata corte di ben poco raccomandabili complici, vendicarsi degli uomini che mandarono in rovina il padre. La bravura e la simpatia dei due protagonisti, la Moreau e Belmondo, è fuori discussione, ma una regia poco incisiva e una sceneggiatura zoppicante non permettono al film di prendere quota. I meccanismi delle truffe sono confusi e improbabili e la noia tende inevitabilmente a prendere il sopravvento.
MEMORABILE: La truffa della sabbia che colpisce l’uomo sbagliato.
Ryo: Un accozzaglia di situazioni forzate, insensate, improbabili e imbarazzanti fanno di questo film un'opera vicina alla pornografia, ma senza la pornografia. Erotismo molto spinto, si perde il conto del numero degli amplessi (tutti uguali peraltro), senza mostrare un'idea, una guizzo che distragga dalla noia. Anzi uno c'è: nel finale il co-protagonista avrà un'amara visita...
MEMORABILE: L'ultima visita che riceve Tony ammanettato al letto.
Daniela: Uomo d'affari americano ad Ischia per recuperare il corpo del padre scopre che lo stesso si recava da decenni sull'isola una volta all'anno non per scopo curativo ma per una parentesi d'amore con una signora inglese. Dato che la donna, morta anch'essa nell'incidente, ha una prosperosa figliola... Commedia garbata ma con morale felicemente trasgressiva, in cui si prendono in giro il puritanesimo americano e certi noti "vizi" italiaci, con qualche caduta nel luogo comune. Lemmon e Mills in gran forma, attorniati da bravi caratteristi. Considerata opera minore di Wilder, ma da rivalutare.
Faggi: Piccola commedia italiana (più che all'italiana) ambientata a New York: si può tranquillamente dire che lascia il tempo che trova. Inizio enfatico-grottesco, prosieguo che va migliorando (grazie alle buone prove di certi caratteristi); ma l'andamento d'insieme e gli esiti restano discutibili. La protagonista (una non-bella-quasi-stagionata, fornita di un eccentrico guardaroba) è costantemente sopra le righe (il doppiaggio non la aiuta), la cosa è voluta ma... Oggetto che riesce a farsi seguire solo come solito documento cinematico.
Guru: Una bella storia, ricca di sentimento e di buoni principi, di un ragazzo che diventa uomo; ma questo passaggio non facile della sua vita si trasforma in un disagio per le condizione modeste in cui vive. Soffre per un amore malato. Si sporca per questo amore. La passionalità artistica è concentrata nella figura materna, sempre pronta al sacrificio. Tutto si risolve all'interno della famiglia e con la famiglia. Brava Titina, figura predominante e bravo anche il giovane Girotti (Terence Hill), il "guaglione" lanciato verso altri indiscutibili successi.
Nicola81: Tra gli innumerevoli film d'avventura sfornati all'epoca in Italia, questo merita un posto di rilievo, a patto ovviamente di non pretendere la fedeltà storica. La coproduzione con la Francia garantisce un budget adeguato (ne guadagnano scenografie e costumi), la scelta di girare gli esterni in Jugoslavia è azzeccata e la spettacolarità dell'epilogo ripaga di qualche lungaggine. Silva classico eroe senza macchia e senza paura, la diabolica Ekberg e l'indomita Lualdi sono un bel vedere ma il migliore, anche in fatto di fisiognomica, è per distacco un Palance ovviamente cattivissimo.
MEMORABILE: La tortura inflitta alla Lualdi; La battaglia finale.
Ultimo: Probabilmente il miglior film di Di Leo e uno dei migliori noir di sempre. Miscela una serie di ingredienti tra i quali spiccano dialoghi memorabili e una sceneggiatura costruita ottimamente. Ottima la prova di Moschin (il "suo" Ugo Piazza è uno dei personaggi più famosi del cinema italiano anni 70), di Adorf e di Leroy. Bellissima la Bouchet. Grande esempio di giallo/noir e di conseguenza 4 pallini meritatissimi.
MEMORABILE: L'inizio "col botto"; La sparatoria nella villa; Il finale memorabile.
Homesick: Il filone scolastico anni Ottanta si guarda alle spalle: marachelle e primi amori di una classe di liceali sono trasportate negli anni Cinquanta e accompagnate da un florilegio di successi musicali d'epoca. Le gag (quasi sempre poco riuscite) cercano un compromesso tra la commedia scollacciata e quella romantico-nostalgica: in pratica, un preludio di Chewingum. Barra è il bersagliato prof. detto "Pallesecche", la Lualdi si ricicla come moglie insoddisfatta, Rosselli e la Schiavone fanno le prove per la 3^C. Sotto la sufficienza.
Markus: Napoli. Tiritera sentimentale e d'amore non corrisposto tra poveri: lui umile meccanico, lei una sartina con ambizioni di sfondare nel rutilante mondo dello spettacolo. All'ombra dell'allora sacro pino di Posillipo si svolge l'ennesima storia d'amore con musiche, qualche "colpo di scena" per dare un po' di movimento a una vicenda altrimenti non molto entusiasmante e dall'esito scontatissimo. La coppia di bellissimi Tinti/Koscina non appare tanto verosimile come napoletana doc, ma è adeguata al racconto atto ad assecondare il voglioso occhio.
Ryo: Ecco come ci vedevano negli anni 80, noi uomini del 2019: disastrati da un’ambientazione post-atomica alla Mad Max. La sceneggiatura non ha molto da offrire ed è un film che tiene banco giusto per le scene d’azione non male e i numerosi effetti splatter. Protagonista belloccio ma inespressivo, compagine femminile dalle generose grazie e stop. Per essere un prodotto italiano dell’era d’oro della nostra serie B non ci si può lamentare.
Siska80: Non si può neanche andare al museo in pace ed ecco che ti si risveglia una mummia! Va bene, la trama e il finale sono scontati, ma in questo caso poco importa: pur non essendo un capolavoro, il film si rivela infatti una piacevole sorpresa per la capacità nostrana di saper emulare il prototipo americano: humour, azione, effetti speciali discreti, un protagonista simpatico (Otzi, cui basta una stiratina di capelli e degli abiti moderni per sembrare un uomo comune), un cast misto ben assortito nel quale spiccano Marchioni e Mastronardi (in versione bionda e nel ruolo della cattivona).
MEMORABILE: I ragazzini "bloccati" (se si guarda bene se ne vede uno muoversi!).