E' il primo film nel quale Brian De Palma chiarifica quello che diventerà il suo stile: un'ammirazione reverenziale per Hitchcock (condita da mille citazioni), il gusto per la sperimentazione visiva (si veda ad esempio il lungo split-screen verso metà film), un’estrema padronanza tecnica del mezzo cinematografico, il " voyeurismo" (presente in SISTERS letteralmente dalla prima all'ultima, buffa scena). OGGI SPOSI, HI, MOM! e i primi passi verso una commedia sofisticata sono abbandonati in favore di un genere diverso, a metà tra il...Leggi tutto thriller e l’horror (per alcune scene gore, più che altro). Tuttavia, forse per colpa di una sceneggiatura mediocre, SISTERS alterna squarci di grandissimo cinema a divagazioni superflue di cui non si sentiva proprio la necessità. Tutta la prima mezz'ora, ad esempio, si perde tra insulsi corteggiamenti, avances, puntate al night che faticano ad attirare l'interesse. Poi, d'improvviso, subentra lo shock e il film cambia finalmente direzione. Cresce la tensione, i rimandi alla FINESTRA SUL CORTILE acquistano un senso e il tema della doppia personalità si fa lentamente strada. Chiaramente De Palma sa che tutti conoscono PSYCO e nemmeno ci prova, a nascondere la verità. Il suo scopo è un altro, quello di stupire, di colpire con soluzioni innovative all'interno di una storia fondamentalmente banale. E, anche se solo a tratti, ci riesce. Così SISTERS è un film riuscito solo a metà ma significativo; perché è diverso dai thriller classici, è formalmente originale e fa capire che questo regista "si farà". Musiche di Bernard Herrmann (e dagli...).
Primo giallo di De Palma che, per la prima volta, si cimenta apertamente con citazioni hitchcockiane (usando anche il compositore che tante volte aveva collaborato con lui). Il risultato, pur non completamente riuscito, è senz'altro lusinghiero, grazie soprattutto alle grandi capacità tecniche del regista (splendido l'uso dello split screen). Prodotto non ancora maturo, ma che comincia ad evidenziare le caratteristiche che accompagneranno il nostro nelle prove future. Da vedere.
Non mi ha conquistato. Stento a trovarci tutte quelle raffinatezze che in tantissimi hanno esaltato, addirittura elencato, per cui sarà certamente colpa mia. Ma mi pare che il meccanismo non conquisti più di tanto e credo pure che, se lo si vedesse ignorandone l’autore, lo si giudicherebbe con maggiore severità, per via specialmente di quelle divagazioni che sottraggono, anziché aggiungere.
Primo thriller di Brian De Palma. La prime cosa che si notano sono gli insistiti omaggi ad Hitchcock e lo stile virtuosistico (si vedano gli split screen) che caratterizzeranno i suoi successivi lavori; anche si qui si nota spesso qualche leggero calo; bellissima comunque la scena dell'omicidio. Peccato però che la storia, nonostante le citazioni, sia eccessivamente lineare e senza troppe sorprrese (o perlomeno non troppo sorprendenti). Discreti gli attori e passabili le hitchcockiane musiche di Hermann.
Farraginoso debutto di De Palma nel genere che ne farà la fortuna, un preannuncio di pregi (una padronanza tecnica con pochi eguali) e difetti (una certa inconsistenza dei plot) di un'intera carriera, almeno fino al rimbischerimento recente. Magari qui la discendenza da zio Alfred è ancora poco governata, talvolta ai limiti della maniera, ma aiutano le sembianze anni '70 già presenti. Perfettibile.
Discreto thriller, con ampie spruzzate orrorifiche, dalle atmosfere abbastanza inquietanti e riuscite. Giunto al primo film di un genere che diventerà per lui usuale, De Palma si rifà subito in maniera palese al maestro Alfred Hitchcock, di cui riprende diversi film, ma soprattutto La finestra sul cortile e Psycho. Il tema principale della pellicola è, infatti, quello del voyeurismo accanto a quello della doppia personalità. Gradevole, anche se non tutto funziona alla perfezione.
Tra le prime opere del regista e suo esordio nel thriller, il film presenta intriganti contaminazioni con i generi poliziesco ed horror che il regista approfondirà meglio (specie il secondo) nel corso della sua carriera. Si tratta di un film ancora piuttosto "grezzo" (la sceneggiatura non appare perfettamente calibrata) ma che mette già in luce il talento del regista per la costruzione della tensione e per lo stile delle immagini.
Buon thriller con venature giallo-poliziesche da parte del grande De Palma. Il suo stile è unico (stupende le sequenze a schermo diviso), la tensione è tanta, anche se il finale non è all'altezza. Ottimi gli attori, grande il regista, prodotto di buona fattura.
Il tema del doppio, quello del voyeurismo (col testimone incredulo, e soprattutto non creduto), quello dello scambio di identità e del ribaltamento del punto di vista: tutto ancora da affinare, ma c'è già quell'atmosfera particolare, morbosa e violenta eppure rarefatta, trasognata, filtratissima da virtuosismi di regia. Molto consigliato.
Thriller hitchkockiano in tutti i sensi, anche se il Maestro forse avrebbe girato un finale diverso. Nonostante tutto De Palma diverte con le sue inquadrature, supportate da bravi attori. Colonna sonora più che azzeccata. Consigliabile per i fan di De Palma.
Al suo esordio nel thrilling, De Palma sbriglia tutta la sua fascinazione per Hitchcock in un citazionismo diffuso, convergente sulla schizofrenia di Psyco e le indagini improvvisate di Rear window; ma dal vorace assorbimento di tali modelli il regista restituisce uno stile forbito e personalissimo con il falso inizio, l’intelligente utilizzo dello split-screen, le musiche pervasive ed inquietanti, una tensione robusta e l’ipotetico “to be continued" finale. Bravi la sovreccitata e instabile Kidder e il sinistro Finley, di lì a un anno sfortunato Winslow Leach ne Il fantasma del palcoscenico.
MEMORABILE: Gli sguardi di Finley; la giornalista fatta passare per pazza e rinchiusa in clinica; il filmato esplicativo che desta ricordi polanskiani.
De Palma entra nel mondo dei thriller dalla porta che conta, portandosi appresso il fido musicista che lavorava con Hitchcock e mutuando dallo stesso tutta una serie di caratteristiche registiche che rimarranno in tutta la sua carriera. Accattivante, con un bel finale in crescendo.
Adorabile esordio del sommo nel thriller, con già in nuce tutti i suoi temi, come il voyeurismo e il tema del doppio. Forse, per chi cerca un thriller "puro", potrebbe essere una delusione, perché Sister è puro sperimentalismo De Palmiano, visionario e molto europeo (io ci ho visto più Godard che non Hitchcock). La straordinaria sequenza onirica, virata seppia, sulla "divisione" delle sorelle, da parte del chirurgo Finley, è un gran pezzo di cinema (con rimandi al cinema di Ken Russell). Una piccola gemma di un gran regista.
MEMORABILE: La divisione delle sorelle; la Kidder che accoltella il suo amante occasionale di colore.
Oggi, che il cinema di De Palma ha dichiarato apertamente la sua matrice hitchcockiana, alcune soluzioni narrative appaiono persino ingenue (la schizofrenia); nondimeno ci sono già reimpasti inediti capaci d'intensificare il mistero e rendere insolubili le ambiguità. Rozzo, approssimativo nel recitato, ma forte di un'estetica allucinata e di una carica innovativa sensuale ed esasperata, il primo thriller del regista rivela sorprendenti guizzi di regia (lo split-screen) e coraggio nel condurre il racconto fuori da esiti convenzionali (il finale). Pessimo il doppiaggio italiano. Embrionale.
Lasciatosi alle spalle le disordinate commedie godardiane post-sessantottine, De Palma intraprende finalmente quello che sarà il percorso della sua intera carriera successiva, strettamente legata alla ridondante riformulazione visionaria dei cardini tematici hitchcockiani. In questo suo primo thriller, sempre in bilico tra il delirante e il trash, emergono già a chiare lettere gli inconfondibili trademark autoriali, dalla questione del doppio ai disturbi da personalità multipla, dall'impiego disorientante dello split-screen sino al discorso ossessivo sull'atto ingannevole del guardare.
MEMORABILE: Le varie citazioni dal Maestro del Brivido, da La finestra sul cortile a Psycho sino alle musiche taglienti di Bernard Hermann.
Esordio di De Palma nel territorio thriller-horror, prima (per me) visione di una sua pellicola e origine della mia adolescenziale infatuazione. Gioco facile segnalare come in Le due sorelle sia presente, a livello stilisticamente rudimentale ma viscerale caratterialmente, tutto il suo cinema a venire, contrassegnato da un affabulazione visiva torrenziale e polimorfa. La morbosità dello sguardo, la schizofrenia dei personaggi unita a quella dell'Autore, che tiene distante una materia a dir poco bollente, son già da copyright. Brava la Kidder.
Un incipit all'insegna della calma, quasi sfiorante l'ironia: per poi procedere lentamente ma con occhio attento nei meandri della paranoia e della schizofrenia. L'ombra di Hitchcock aleggia inquieta, soprattutto nelle scene che vedono la giornalista testimone spiare dalla finestra, ma De Palma è un signor regista e conferisce, a Le due sorelle, un taglio personale e identificativo, soprattutto quando utilizza -con grande sapienza- lo split screen: le emozioni si sdoppiano sullo schermo come le immagini. Il sangue scorre falsamente al primo delitto, per poi cedere posto alla follia terminale.
Forse le mie aspettative erano troppo alte e per questo il film mi ha (quasi) delusa. Trama semplice che riserva una sorpresa poco sorprendente, epilogo per buona parte scontato; il tanto decantato split-screen mi è sembrato più uno sterile virtuosismo. Nel complesso comunque discreto, dalla narrazione fluida, hitchockiano ma neanche troppo.
MEMORABILE: Grace arriva alla clinica per indagare e...
Innovativo e sperimentale giallo-thriller di De Palma, pieno di pregi e difetti, capace però di catturare l'attenzione e di sorprendere. Fuori dal coro e per questo da apprezzare. Il soggetto è inquietante, lo sviluppo della trama imprevedibile, notevoli gli attori protagonisti. Interessante e originale, nonostante i tanti richiami ai capolavori di Hitchcock.
L'esordio nel thriller di De Palma è di quelli che lasciano il segno. Già presenti molti dei punti cardine del suo cinema, dal voyeurismo alle influenze hitchcokiane; io ci ho visto anche qualche similitudine con il Polanski di Repulsione e con l'Altman di Images. Bellissimo il ben noto uso dello split-screen e notevole padronanza della mdp; ottime anche le musiche e buona la prova del cast, purtroppo un po' martoriata nel mediocre doppiaggio italiano. Il finale non mi ha convinto del tutto, ma resta un lavoro altamente degno di nota; da vedere.
MEMORABILE: Tutta la parte del primo omicidio, dalla brutalità delle coltellate alle scene alla finestra con lo split-screen.
Il voyeurismo, il tema del doppio, l'influenza di Hitchcock... Tutto ancora da perfezionare, ma De Palma ha già ben chiara la sua concezione del thriller, denota fin da subito un talento non comune (notevole l'uso dello split screen) e la trama appare molto meno pretestuosa rispetto a suoi lavori successivi e assai più celebrati (vedi Omicidio a luci rosse). Per questo, tenendo conto che si tratta della sua prima incursione nel genere, mi sento di promuoverlo a pieni voti. Bravissime le due protagoniste, in particolare la Kidder.
MEMORABILE: L'omicidio iniziale; Il filmato rivelatore; Il finale.
Un De Palma che si sta facendo; sa già quello che vuole, lo si nota da come lascia imperfetta certa recitazione nei punti che ritiene solo di passaggio concentrandosi su quelli della vicenda che, lui per primo, giudica interessanti. Da Hitchcock prende molto ma molto aggiunge del suo, aumentando, ancora con poco stile, morbosità, ambiguità ed efferatezza. Cerca anche soluzioni visive diverse, sostituendo controcampi con split screen; giustamente, dà molta importanza alla colonna sonora e per non sbagliare si serve di Bernard Herrmann.
Il rilevante debito che De Palma ha nei riguardi di Hitchcock (e che pesa nel giudizio finale) non può far passare in secondo piano la bravura del regista: il primo delitto, a esempio, preceduto da una serie di eventi ordinari, è un notevole pezzo di cinema, così come l'omicidio finale, di potenza simbolica non comune. L'afflato voyeuristico che pervade la pellicola, poi, aggiunge un tratto disturbante e malsano. La forma grezza, paradossalmente, preserva il film dal manierismo tecnico, uno dei difetti principali del Nostro. Brava la Kidder.
Affacciata alla finestra, una giornalista vede commettere un'omicidio nell'appartamento di fronte al suo, e, dopo essersi rivolta inutilmente alla polizia, inizia ad indagare per proprio conto... Il primo excursus di De Palma nel genere thriller avviene esplicitamente sotto il nume tutelare di zio Alfred e in alcune sequenze come quella dell'accoltellamento iniziale mostra già le qualità di cui il regista darà in seguito prova. Meno bene il film nel suo complesso per colpa di una sceneggiatura lacunosa con snodi poco plausibili, di un ritmo a singhiozzo e di alcuni personaggi mal gestiti.
La prima parte ha un buon livello tensivo e una discreta narrativa. Quella finale, invece, arzigogola un po’ troppo, abbassando la media del film che avrebbe potuto essere di buon livello (anche perché il thriller anni 70 ha sempre quel quid in più). Certamente si capisce subito che ci troviamo di fronte a un grande regista: sia per la trama che per certe trovate “orrorifiche” sapientemente dosate. Consigliato ai nostalgici del genere.
Giornalista assiste dalla finestra del suo appartamento all’omicidio di un uomo di colore nel palazzo antistante. Il primo thriller di De Palma aggiorna il voyeurismo della Finestra sul cortile alla sessuofobia degli anni 70 con la variabile dei gemelli siamesi inseparabili. Se la trama gialla non sempre avvince, i virtuosismi tecnici e un certo clima di tensione tipicamente settantiano lo rendono uno dei migliori esiti del regista, che dopo gli esordi nel cinema indipendente mostra finalmente la sua vera natura di moderno emulo hitchcockiano.
MEMORABILE: L’uomo di colore aggredito a colpi di coltello; L'investigatore privato che appeso a un traliccio tiene sotto controllo il divano; L’ipnosi finale.
Esordio nel genere di De Palma, davvero riuscito, con alcune punte di enorme tensione e altre che muovono al terrore puro, soprattutto da un punto di vista psicologico. Il regista strizza più volte l'occhio a Hitchcock, persino nella colonna sonora, e riesce nel complesso a superare le opere coeve del suo maestro. Ottima prova da parte del cast e pre-finale agghiacciante prima dell'ultima inquadratura più consolatoria. Notevole.
Due sono le sorelle e aprono la strada al concetto di doppio per un’ambiguità diffusa che De Palma utilizza come spina dorsale per la sua opera. Non restringe il campo a una mera questione fisica, ampliando il significato a un fattore psicologico e di personalità dalla quale scaturisce un intreccio in grado di farsi seguire, spinti dalla curiosità. Tuttavia non sembra intenzionato a voler andare troppo a fondo, dando l’impressione di preferire i dettagli e le sfumature necessarie a plasmare uno stile estetico dalle caratteristiche precise e dai richiami che conducono a Hitchcock.
Giornalista assiste a un omicidio dalla finestra. Thriller dai forti rimandi a Hitchcock (il binocolo, il coltello nell’ombra, le doppie voci, le musiche) che nella prima parte sconta risvolti poco plausibili, soprattutto la perquisizione nella casa altrui. Anche gli split screen insistiti sono efficaci per spiegare cosa succede ma andavano dosati. Seconda parte notevole per il mantenimento della tensione, per la risoluzione nella clinica e per il filo di humor finale.
MEMORABILE: La cicatrice lungo il corpo; L’omicidio a coltellate; Il marito direttore della clinica; I ricordi col lavaggio del cervello.
Brian De Palma mescola sapientemente innumerevoli suggestioni hitchcockiane arrivando in alcuni casi al vero e proprio tributo, con le caratteristiche del suo cinema thriller che verrà. Il cocktail è bevibilissimo ma non troppo inebriante. Se è vero che le atmosfere alla De Palma funzionano alla perfezione e sono cupe al punto giusto, è anche vero che ad un certo punto le idee sembrano finire e il ritmo comincia a rallentare. I riferimenti ad Hitchcock rendono poi il finale piuttosto scontato. Non male assolutamente, merita un'occhiata, ma la sensazione è che si potesse fare di più.
Sempre pronto a sbandierare il suo atto di assoluta fede hitchcockiana, De Palma sforna uno dei suoi omaggi più sperimentali. Un vero trionfo di camp psicotico, grottesco, allucinatissimo, forse lievemente compiaciuto ma lontano da ogni moralismo e moralità. Certo, riflette molte delle ossessioni della sua epoca, ma ha il coraggio di sostituire il canovaccio mistery scandagliando le acque scure dell’inconscio. Perfettamente sopra le righe la Kidder.
Il primo vagito hitchcookiano del maestro, giocato a carte scoperte (suvvia, chi è che non ha capito l’antifona dopo il primo omicidio) e afflitto da una naturale sproporzione nel tessuto narrativo (meglio la prima parte della seconda), che però butta giù l’elenco di tutte le caratteristiche future del cinema DePalmiano: l’uso mirabile delle musiche, il vojeurismo e la morbosità, gli scambi di identità e i vezzi tecnici. Protagonisti la Kidder e un divano: deliziosa lei, paradossale e ironico lui. Indimenticabile l’ultima, acrobatica inquadratura. Premonitore.
Il primo thriller di De Palma espone già i temi e i vezzi stilistici cari all'autore, fra humour più o meno marcato (il reality show dell'incipit, degno di una parodia distopica), voyeurismo, audaci split screen, omaggi a Hitchcock (in questo caso così festosamente citazionistici da rasentare l'aperto plagio), crescendo ansiogeni di penetrante intensità (qui acuiti dall'ottima colonna sonora di Herrmann) e twist a un soffio dal grottesco (ragguardevole l'onirico gioco di montaggio fra il filmato "freakeggiante" e il delirio ipnotico della protagonista). Ancora acerbetto ma da vedere.
MEMORABILE: Il primo delitto psycoide; Lo split screen fra omicidio, cadavere occultato e testimone oculare dalla finestra (Alfred insegna); Il finale beffardo.
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Ho una registrazione di quel film, da RaisatCinema, e devo dire che mi ha deluso parecchio. Salverei Werner Herzog, nel ruolo del padre schizzato con pulsioni incestuose. Il resto è piuttosto noiosetto, anche se di Korine mi ispira Gummo.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Domenica in Giallo", 11 aprile 1988) di Le due sorelle:
HomevideoRocchiola • 10/10/19 14:57 Call center Davinotti - 1318 interventi
Da noi solo in DVD marchiato Dolmen fuori catalogo da tempo ed ormai piuttosto costoso. Un prodotto risalente al 2005 che presenta un video discreto nel corretto formato panoramico 1.85. Le immagini mediamente pulite appaiono a tratti un pò sgranate soprattutto nelle sequenze in esterno. La definizione potrebbe essere più incisiva ma nel complesso si lascia guardare. L’audio italiano mono 2.0 è decente non proprio chiarissimo ed un pò chiuso scorre comunque senza problemi anche se confrontato con l’originale inglese dimostra disponibile con o senza sottotitoli. All’estero, per chi si accontenta dell’audio originale, segnalo l’ottimo bluray della Arrow.