La storia del bambino-testimone non è nuova per il cinema (basti pensare al WITNESS con Harrison Ford e Kelly McGillis), ma John Grisham, l'autore del best-seller da cui è tratto il film, è riuscito a creare personaggi non completamente “buoni o cattivi" (ad eccezione dei mafiosi, ovvio) umanizzando in qualche modo la vicenda: così il bellissimo bambino protagonista si distingue a volte per un'insopportabile petulanza, mentre Tommy Lee Jones sa mostrarsi anche comprensivo per un happy-end che non scontenta nessuno. Il personaggio di Susan Sarandon ricorda molto ancora la McGillis di SOTTO ACCUSA...Leggi tutto o la Cher di SUSPECT risultando forse la caratterizzazione meno originale, ancorché punto di riferimento per tutti i protagonisti che le gravitano intorno. La regia di Joel Schumacher è tipica del suo stile anche per un certo uso della fotografia, che ricorda quella di SCELTA D'AMORE o LINEA MORTALE per la saturazione dei colori e la presenza predominante del rosso per gli esterni. Certo il romanzo di Grisham è molto meno superficiale e semplicistico del film, ma bisogna dare atto a Schumacher di essere riuscito a sintetizzare sufficientemente bene i meccanismi che regolano la vicenda, e soprattutto di aver creato numerosissime sequenze "ad alta tensione” degne del miglior Hitchcock. THE CLIENT è insomma un prodotto che si inserisce sì in un filone cinematografico ben preciso (lo stesso del SOCIO o di mille altri thriller giudiziari), ma che sa anche distinguersi per una certa originalità soprattutto nel personaggio di Tommy Lee Jones, procuratore arrivista candidato governatore della Louisiana al quale è stato lasciato troppo poco spazio (la sua è quasi una "partecipazione straordinaria” da perfetta guest star). Molto bella la prima parte del film, sicuramente avvincente la seconda. In poche parole, se si fossero evitati alcuni stereotipi del genere avremmo avuto un ottimo thriller. Rassegnamoci invece a vedere "solo" un ottimo film, probabilmente studiato a tavolino per non deludere gli spettatori artisticamente meno esigenti. Successo assicurato.
Ennesimo thriller tratto da Grisham, fonte inesauribile per i film-maker americani. La trama non è per nulla originale e la sceneggiatura presenta parecchie incongruità (alcune azioni dei protagonisti sono poco spiegabili a senso di logica); tuttavia la elevata professionalità del cast (dal regista Schumacher ai due bravi e carismatici protagonsti) attesta il film su livelli discreti pur senza picchi qualitativi degni di nota.
Legal thriller di buona fattura che si avvale delle prestazioni della Sarandon, l'avvocatessa che si prende cura del bambino, testimone per caso di un omicidio tanto strano quanto importante e di Tommy Lee Jones, il cinico - ma non troppo - procuratore che vuole sfruttare il bambino per l'accusa senza preoccuparsi troppo di eventuali rischi. Dialoghi e sceneggiatura ok, tensione ben registrata anche se sussistono qualche pausa e qualche banalità tipica del genere qua e là. Non male.
Buon film americano tratto da un altrettanto buono legal thriller. Sarandon è sempre un gradino sopra gli altri, Lee Jones è quasi simpatico nel ruolo del reverendo carrierista antipatico ma non troppo. Il povero Brad Renfro a suo agio in un ruolo che ha conosciuto sin troppo bene nella sua vita.
Tratto dall'omonimo romanzo di Grisham, poco ci voleva a fare un buon film... Bastava seguire passo passo il libro dalle cui righe si capisce subito come ben si presti a essere portato sul grande schermo. Il regista poco aggiunge e la sua mano rimane piuttosto anonima. Il punto forte del film è il bel rapporto che si instaura fra la Sarandon e il bambino. Peccato che il personaggio di Barry "the blade" Moldano sia mal caratterizzato. Molto bene Tommy Lee Jones. Film comunque digeribilissimo.
Thriller piuttosto riuscito che funziona benissimo a livello primario: intrattenere. Pur non presentando elementi di particolare originalità, infatti, la sceneggiatura riesce a coinvolgere pienamente lo spettatore dall'inizio alla fine. Buono il cast, impegnato in parti di rara antipatia. Per passare una piacevole serata con amici e pop-corn.
Ragazzino testimone del suicidio di un mafioso si fa assistere da un'avvocata che lo protegge da mafia e Fbi. La storia non sta in piedi, e questo è terribile per un film che gioca sul filo del rasoio e che quindi dovrebbe basare le cose più incredibili sulla credibilità. Ne consegue un sostanziale disinteresse per lo spettatore, nonostante la buona costruzione filmica, il buon ritmo da thriller al cardiopalma e l'impegno degli attori tra i quali (evidentemente poco convinti) il più bravo è il ragazzino stesso Brad Renfro.
Ennesimo thriller giudiziario tratto dall'omonimo romanzo di Grisham. Ha dalla sua un buon ritmo, diversi colpi di scena azzeccati e, in più, un cast perfetto. Tommy Lee Jones, nel ruolo dello sbirro federale tutto d'un pezzo, è da godere. La Sarandon in grande spolvero. Degli altri non male LaPaglia, il futuro Jack Malone della serie tv Senza Traccia.
Di thriller c'è pochissimo, visto che Schumacher dopo il coinvolgente prologo del suicidio si getta a capofitto in una commistione tra commedia e lacrima-movie. Il mix che ne deriva è piuttosto armonioso ma la trama diventa presto monocorde facendo sgonfiare il film a poco a poco. Il tassello peggiore sta nella caratterizzazione dei cattivi (da operetta). Lee Jones è la solita mitraglia dal carisma eccezionale ma qui fa solo da terzo incomodo tra una Sarandon cui manca l'ombrello per essere il clone di Mary Poppins e Renfro (bella la sua naturalezza).
Il film è riusciuto a sviluppare un'ottima trama partendo da una situazione iniziale già vista. Non è da definirsi un vero e proprio thriller, ma la suspance è altissima soprattutto nel finale, quando la Sarandon e Renfro cercano di salvarsi. Lee Jones veste i panni del cattivo anche se riesce a non farsi odiare del tutto, invece la Sarandon mostra una grande professionalità. Mozzafiato.
La credibilità non è certo il punto forte dei romanzi di Grisham, ma si sa che sono come gli oroscopi: non ci crediamo, ma ci divertiamo a leggerli. Rispetto a Il rapporto Pelican questo film mi pare migliore: forse (ancor) meno sorprendente e più debole a livello di suspence, ma più convincente ed originale nel rendere la dimensione umana dei personaggi. Brad Renfro è ingenuamente strafottente e accattivante, la Sarandon come al solito ottima nei personaggi di dura fuori-morbida dentro. Un intrattenimento di buon livello.
Ben presto e quasi senza accorgersene, si accetta l'esagerata saccenza di Mark (Brad Renfro) che all'inizio, prima di essere coinvolti nel buon ritmo del thriller, si giudica poco credibile. Ci si abbandona quindi, più che alle emozioni della vicenda, al divertimento che il carattere dei personaggi provoca. Prevale un tono da commedia, aiutato anche da una caratterizzazione da operetta dei cattivi e dello staff FBI che segue il reverendo (Tommy Lee Jones). Tutto però rimane sotto un controllo professionale che sa dove fermarsi.
Meno focalizzato del previsto sul fronte processuale (considerato che la fonte è John Grisham), il film di Schumacher è invece attento a ben dipingere la figura del piccolo protagonista (Brad Renfro, uno sguardo che buca lo schermo, una vita purtroppo spezzata ad appena 25 anni) giocando poi quando può sul confronto Sarandon/Lee Jones, entrambi eccellenti. Una sceneggiatura non sempre all'altezza e una regia con qualche incertezza non inficiano troppo il buon risultato. Teso e gradevole.
Altro romanzo di Grisham che diventa film (Il socio era uscito l'anno precedente) e altro successo, anche stavolta meritato. Qui a impressionare è soprattutto la straordinaria interpretazione della Sarandon ma in generale tutto il cast se la cava egregiamente, compresa Mary-Louise Parker (Weeds) e il bambino, vero accentratore degli eventi. Un'opera senz'altro più riuscita e divertente del Rapporto Pelican (altro Grisham-movie) e il merito va in larga parte a un ispirato Schumacher, fresco reduce dal suo giorno di ordinaria follia.
Il cliente di una avvocatessa ex alcolizzata è un ragazzino povero che ha ascoltato un segreto compromettente e per questo si trova stretto fra i mafiosi che lo vogliono eliminare ed un procuratore distrettuale protervo a cui interessa solo la carriera. Thriller criminal-legale da un romanzo di uno specialista del genere, pieno di forzature nella trama ed anche nella definizione dei caratteri. Se il film nonostante questo scorre agevolmente e si fa seguire con interesse, lo si deve all'alta professionalità del cast a partire dal trio protagonista, con Renfro che non sfigura accanto ai due divi
Dramma più che thriller, incentrato sul rapporto ragazzino-avvocatessa, entrambi con vite problematiche, piuttosto interessante per la buona caratterizzazione dei personaggi. Renfro è sorprendentemente spontaneo, la Sarandon in uno dei suoi ruoli migliori, più defilato Jones che contribuisce con il suo solito ritratto di duro dal cuore tutto sommato tenero. Leggermente lungo ma ravvivato qua e là da qualche buona sequenza di tensione e dalla regia esperta di Schumacher. Buono.
Il poliedrico Joel Schumacher è alle prese con un dramma che, più che giudiziario, potremmo definire umano. Perché il giovane protagonista, testimone di un suicidio e, allo stesso tempo, messo in pericolo sia dalla FBI che dalla mafia, è un ragazzo con un brutto passato alle spalle che troverà nell'avvocatessa Reggie Love (la sempre grande Sarandon) una perfetta complice; anche lei ha avuto dei problemi in passato. E Schumacher sa raccontare la storia senza annoiare. Tratto dall'omonimo romanzo di John Grisham.
La pietra angolare è l’estetica per famiglie, riscontrabile nella caratterizzazione dei personaggi e in precise scelte narrative. Aspetto non trascurabile che rende gli antagonisti troppo caricaturali per essere credibili fino in fondo. Tuttavia non mancano al film le sfumature che gli permettono di non restare imprigionato in un solo genere. Nel complesso si può dire che le cose funzionino discretamente, anche se il minutaggio risulta eccessivo e qualche giro di forbice ci poteva stare, specie in quei frangenti in cui tende a ripetersi.
Due bambini assistono a un suicidio e uno di loro diventa depositario di un segreto scottantissimo. Più che un thriller adulto pare un film per ragazzi, in cui l'eroe (un undicenne che ragiona meglio di un adulto) si districa alla meglio fra trappole e inganni, spesso mortali. Nonostante il dispiegamento di forze, l'opera di Schumacher non sembra però andare oltre la confezione di un prodotto simil-televisivo, seppur lussuoso. Brava la Sarandon, ma poco credibile nel suo background di alcolista e avvocatessa inesperta.
Ottimo thriller carico di tensione e di suspense, giostrata con mano sapiente dal buon Joel Schumacher per tutta la durata della pellicola. Un concentrato di emozioni e di aspettativa, che inchioda lo spettatore alla poltrona. Non manca l'aspetto sociale dei personaggi (protagonista con vita difficile, avvocatessa ex alcolizzata) che li rende ancora più veritieri. Susan Sarandon ci mette anche del suo recitando perfettamente, bravura che non manca anche al resto del cast. Peccato per il finale veloce sdolcinato, scelta discutibile. Mezzo punto in meno, ma resta notevole.
Una delle migliori trasposizioni al cinema della narrativa di Grisham: merito della regia brillante di Schumacher e della prova dell'allora giovanissimo Brad Renfro, grande promessa, confermata nel successivo Sleepers, poi purtroppo persasi in alcol e droga. Il film si apprezza per il ritmo, molto serrato, e si avvale di un ottimo Lee Jones. La Sarandon è efficace nel ruolo di avvocato donna, fragile ma determinata. Memphis è ritratta in modo da suggerire l'idea del vizio e della corruzione.
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