In trasferta USA per lavoro, l'impiegato Tognazzi ambisce a trovare moglie per prendere la cittadinanza americana e sistemarsi negli States. Polidoro viene dal documentario e si vede, racconta paesaggi e abitudini (marciapiedi di New York, spiaggie di Miami, fattorie texane) con gusto cartolinesco quasi da mondo-movie (belle le musiche di Nino Oliviero), insistendo con occhio esotico sull'accoppiata libertà morale + gadget del benessere economico, di fronte alle quali l'italiano Tognazzi, pur non essendo un ingenuo, resta sempre inadeguato.
MEMORABILE: "Thank you very much", dice il povero Tognazzi in continuazione.
Certo che ne fa di cose in America, Tognazzi! Dà anche l'occasione agli italiani degli Anni Sessanta di conoscere un po' di più un paese abbastanza diverso da quello odierno, non per il comportamento dei suoi abitanti ma per via di una crisi economica allora insospettabile. Il film parte con stereotipi in alcuni casi anche fastidiosi, ma si rifà strada facendo mostrandoci diversi aspetti della vita negli Usa e assumendo un tono meno turistico e più vero. Tognazzi si muove bene in ogni occasione e forse meritava davvero di diventare americano.
MEMORABILE: Ricky (il soprannome che la figlia della Vlady appioppa a Tognazzi, Riccardo nel film) riesce persino a riparare un divorzio e a fregare se stesso.
Firme illustrissime (Sonego, Flaiano, Azcona) per una riuscita parziale: Tognazzi calibrato, è una storia pienamente nelle sue corde, ma Polidoro è regista un po' piatto, e la poca credibilità di alcuni snodi cozza con lo stile documentaristico. Amaro. Il titolo inglese ("Run for your wife") rende bene l'idea della gran fatica (vana)
Non male la colonna sonora di Olivero
Un milanese in rapida trasferta negli U.S.A. cerca in tutta fretta una moglie allo scopo di sistemarsi e per questo "fa il giro" delle varie tipologie di donne americane, tutte molto lontane dal modello a cui è abituato. L'istrionico Tognazzi colpisce con la sua irrefrenabile verve, illuminando una storia tutto sommato scontata che, ancora una volta, racconta delle differenze culturali e sociali fra il nuovo e vecchio continente negli anni '60. Ritmo incalzante e belle cartoline statunitensi fanno il resto.
Impiegato frustrato in trasferta di lavoro a New York, suggestionato anche dal successo di un amico ivi residente, decide di realizzare il sogno di trasferirsi in America acquisendo la cittadinanza col matrimonio. Comincia la caccia alla moglie. Svolgimento a fasi alterne per un compito interessante: il sogno americano negli anni 60, visto con gli occhi di un aspirante emigrante le cui peripezie amorose simboleggiano la distanza al tempo incolmabile tra due mondi, per questa analisi oggi appare un po' datato. Bravo Tognazzi a disfarsi man mano, regia adeguatamente asciutta.
Il soggetto sarebbe stato notevole (non a caso è un'idea di Sonego), ma come spesso accade nei film italiani girati negli States c'è uno sguardo turistico stucchevole - e soprattutto prolisso - a inficiarne la buona riuscita. Chiariamoci, Tognazzi non si discute e le varie americane che incontra sostengono il ruolo (soprattutto la Vlady, che statunitense non è), ma il film manca di coesione e talvolta di ritmo. Aggiungiamoci qualche stereotipo meridionaleggiante di troppo, soprattutto attribuito a un milanese, e si spreca una ghiotta occasione.
Impiegato italiano cerca di sposare un’americana per avere il permesso di soggiorno. Commedia di costume “turistico” in cui Tognazzi illustra varie consuetudini americane col pretesto del matrimonio. Il giro tra New York e la costa Ovest permette di notare le grandi differenze tra le metropoli e la diversa emancipazione delle donne del luogo. Qualche cliché di vita spensierata è presente, compensato da venature più sofisticate. Tognazzi sa essere charmant anche in un ruolo da cialtrone.
MEMORABILE: “Pensa alla vecchia”; La telefonata che lui non torna più; La messa al drive-in; La carbonara.
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