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Myvincent: Più drammatico che thriller giudiziario, la storia s'incentra sul delitto di un ricco milionario, cardiopatico, a cui viene sostituita una fiala terapeutica con altro, scaricando tutte le colpe alla sua giovane infermiera-amante. Ma attenzione a scaricare anche le persone, potrebbero ribaltarsi completamente i piani. Bianco e nero come una volta, ma con lungaggini e verbosità che tolgono profondità e mistero al racconto, dirigendosi a volte, come con il pilota automatico, verso un finale tanto frettoloso quanto intuibile (almeno per gli "enigmisti" più incalliti).
Caesars: Siamo sul territorio del mistero e dello scavo psicologico più che in quello prettamente horror. Orfano di Tourneur, Val Newton si affida per questo sequel a Gunther Von Fritsch ma pare che, deluso dal lavoro di quest'ultimo, decise di affiancargli un giovane Robert Wise praticamente esordiente dietro la macchina da presa. Grazie anche all'ottima fotografia in bianco e nero, la pellicola riesce a restituirci un'atmosfera particolare, non propriamente angosciante ma comunque inquietante. Invecchiato ma valido. ***
Homesick: Non siamo proprio agli infimi livelli di Troy, ma poco ci cala: Ferroni ricama, romanza, stravolge il poema omerico e reinventa la figura di Enea, che assurge a protagonista della storia e diventa addirittura carnefice dei fortissimi guerrieri greci Aiace e Diomede… Pazzesco. Le scene di battaglia fanno sempre il loro effetto e alcuni interpreti (Bentivegna-Paride e Vessel-Elena) sono abbastanza azzeccati, ma Dominici nel ruolo di Achille è assolutamente improponibile.
Jurgen77: Film di propaganda. Girato con un buon budget e molto attinente ai fatti. Brynner abbastanza freddo nella sua interpretazione. Non mancano belle scene di battaglia e anche le ambientazioni sono ottime. Film canonico del genere bellico, con un Franco Nero messo un po' in ridicolo (come tutto il popolo italiano del resto). Quando la propaganda si mischia alla settima arte....
Ultimo: Non una commedia memorabile questo esordio del duo Ale & Franz, causa una regia troppo casereccia e una prova del cast di basso livello. La sola fortuna è che i due sono davvero simpatici, e, grazie a botta e risposta simili agli "sketch della panchina" (tanto cari al duo) il film non va totalmente alla deriva. Bruttina la parte finale, con la partita a scacchi vivente. Si salva giusto qualcosa...
Siska80: French ricicla un tema caro a Landon (che aveva una fissazione per gli episodi natalizi), ma stavolta manca la famiglia Ingalls al completo; il personaggio di Isaiah non è incisivo, paterno e simpatico come quello di Charles, che da solo bastava a riempire lo schermo; la storiella fatta di dolore e buoni sentimenti è di una pochezza sconcertante. La MacGregor (morta nel 2018 a 93 anni) fece bene a rifiutarsi di partecipare ai tre film post produzione, assolutamente superflui e fuori luogo.
Magnetti: Uno dei temi più cari a Eastwood è qui ben presente: la giustizia in America non la si raggiunge solo con l'operato delle forze dell'ordine né con i tribunali. Sono i singoli spesso a farsi giustizia e tutto in "Mystic River", in questo senso, conduce al patatrack. E come reagisce la comunità teatro di queste ingiustizie? Una bella parata finale, una sorta di lavacro purificatore delle coscenze in cui tutti gli attori si guardano ben consci di quanto terribile sia la realtà. Film molto bello e molto crudo e, per questo, non per tutti.
Ilcassiere: Muccino anche questa volta dirige un film piuttosto semplice e banale, narrando le vite dei protagonisti, apparentemente regolari, in cui però ombre legate al passato pesano come macigni. Ognuno di loro ha un problema, più o meno grave. Ma la possibilità di risollevarsi non è uguale per tutti: qualcuno ce la può fare, qualcuno non ha speranza e qualcuno, invece, deciderà di fuggire per cominciare una nuova vita in un altro angolo del mondo. Infine, molto meglio la canzone della Consoli di quella di Jovanotti.
Galbo: Dominata dalla personalità esuberante e dal carisma di Emma Thompson, E poi c'è Katherine è una commedia sul mondo spesso maschilista dei media, dove una celebre conduttrice in declino si circonda di personalità maschili. Il film è piacevole e ritmato benché soffra di una sceneggiatura che si limita ad una critica che rimane in superficie e di una regia scolastica. Oltre alla protagonista, è da rimarcare la buona prova di tutto il cast.
124c: Charles Ingalls e sua moglie tornano a Walnut Grove per far visita alla figlia Laura, ormai sposata e con una bambina, ma la loro vacanza si tramuta in una lotta disperata contro un perfido proprietario terriero che ha acquistato il villaggio e che si può vincere solo perdendo tutto. Micheal Landon distrugge davvero con la dinamite i set del serial a cui deve tanto, facendo sembrare il tutto una protesta pacifica dei personaggi della fiction. Per quanto sia toccante, un finale senza la dolce Mary Ingalls e la signora Oleson non è tale.
Belfagor: Unico sopravvissuto al massacro della propria famiglia, un ragazzino scopre che questa era implicata in attività criminali ed è costretto alla fuga. Carlei puntava chiaramente al palato d'oltreoceano, come testimoniano le svariate velleità tecniche e registiche: steadycam, riprese azzardate, slow motion e chi più ne ha più ne metta, una confezione leccata e pesante per coprire una sceneggiatura labile. Alla fine, sembra di assistere ad una giustapposizione di sequenze messe lì per far applaudire qualcuno a Hollywood.
Burattino: Come mandare in malora un racconto che è già una sceneggiatura perfetta diluendo gli ottimi elementi con una serie di figure macchiettistiche inutili nell'economia della trama. Il senso della storia viene stravolto in un impeto moralista di cui questo signor Longo e Gibson sembrano inspiegabilmente complici. Il regista manca completamente della visionarietà necessaria per un soggetto del genere, tanto che il film sembra girato 10 anni prima della sua uscita. Da evitare come la peste.
Galbo: Lo scarso panorama della fiction nostrana si "arricchisce" di un ulteriore esemplare nel quale vengono coinvolti oltre al regista Amurri, anche due glorie italiche come Bisio e la Ferilli. I due mostrano per la verità un certo affiatamento reciproco, cercando di supplire con il mestiere a una storia inverosimile raccontata da una sceneggiatura peraltro assai scarsa. Oltre alla simpatia dei protagonisti si ammmirano i pregevoli scenari della costiera amalfitana.
Alex75: Western comico fuori tempo massimo, a tratti infantile eppure dignitoso, soprattutto in confronto ai tentativi di riesumare Trinità & bambino negli anni ‘90. Spencer recita il suo ruolo abituale con professionalità e Bugner (al suo ultimo film in Italia) è un antagonista collaudato. L’ambientazione è accurata e Morricone, senza troppo sforzo, confeziona una colonna sonora adeguata. Irritante Amidou (se la gioca con Calà per il titolo di peggiore spalla di Bud Spencer).
MEMORABILE: Le scene in cui Spencer “esercita” la professione medica; La sfida gastronomica, che rende riduttiva la definizione di “fagioli western”.
Galbo: Produzione a basso costo con (ex) star in disarmo (Cage, ma anche Bratt), appartenente al genere “revenge movie” e certo non uno degli esempi migliori dello stesso. A parte alcune vistose incongruenze della storia legate al pseudo colpo di scena finale, il film vive di stereotipi, con Cage più monoespressivo che mai e una sensazione di dilettantesco che va dal montaggio, con “stacchi” improvvisi e incomprensibili, al make up, con una ferita che va e viene, talvolta spostandosi, dal volto del protagonista. Evitabile, tranne che dagli estremi estimatori del genere.
Daniela: Il film racconta le vicende all'interno di un ospedale psichiatrico militare in Arizona durante la seconda guerra mondiale. Nonostante l'interesse del soggetto e il cast fitto di nomi importanti, il risultato lascia perplessi a causa di una sceneggiatura dispersiva con passaggi troppo bruschi tra i toni drammatici con cui sono trattati i casi clinici e quelli da commedia scanzonata legati soprattutto alla presenza di Curtis: un mix che invece di arricchire il film finisce per farlo sembrare un incrocio mal amalgamato tra Il corridoio della paura e Operazione sottoveste. Deludente.
G.Godardi: Commedia farsesca con tanta carne al fuoco trattata tutta in maniera superficiale. Vi è il divario tra realtà e finzione col conseguente smarrimento del senso della realtà causa una tv troppo invasiva (reality, cronache in diretta, fiction); la schizofrenia vera e quella attoriale; la famiglia odierna tutta sfasciata. La confezione è molto buona, alcuni momenti sono azzeccati, come certi personaggi (ottimo come sempre Rubini), tuttavia si avverte una certa "pieraccionizzazione" del prodotto. Non del tutto riuscito ma nemmeno disprezzabile.
Reeves: Strano western nel quale Primo Zeglio dimostra che forse non sa conferire un ritmo incalzante alle sue storie ma in compenso le sa scegliere bene. I personaggi hanno una loro complessità, il tema della giustizia e della vendetta è trattato in modo non banale e Claudio Undari domina la scena come cattivo intelligente. Notevole l'uso degli zoom, tipico del cinema del periodo.
Ciavazzaro: Quasi discreto. Di ovvietà ce ne sono, ma la pellicola si caraterizza per un buon ritmo e più che discrete scene d'azione; affiata anche la coppia di protagonisti. Lei reincontra lui e viene coinvolta suo malgrado nella fuga dell'ex-amante, dal momento che alcuni killer vogliono farli fuori. Non si può dire sia un capolavoro, ma la sufficienza la raggiunge.
Piovrone: Non può reggere il confronto col primo; ma è ovvio, basta paragonare i tre cardini dell'illustre predecessore: dove lì avevamo un Lino pazzesco e debordante qui abbiamo Nonno Libero, un Camillo Milli clamoroso e fantozziano è una breve comparsata malata e il Roncato gigioneggiante e straripante qui è gonfio e triste. Punto. Qui abbiamo soprattutto tanti figuranti, ma alcune scenette meritavano un miglior contesto (la puntata in Germania per esempio con l'equivoco Luca Toni/Little Tony).
Daniela: Per aver scoperto una truffa messa in atto all'interno della compagnia finanziaria in cui lavora, una ambiziosa donna manager finisce nel mirino di un killer maldestro e resta intrappolata all'interno di un ascensore... Insignificante thrilleruccio, prevedibile nella sua inverosimilianza, goffo nei dialoghi e nel disegno dei personaggi, banale nell'epilogo moralistico. Difficile immedesimarsi in una protagonista col fisico da top model che mena come Rambo ed in un lampo capisce tutto l'inghippo contabile. Quanto a McDowell, la sua prestazione marchettara si limita a pochi minuti.
B. Legnani: Meno peggio del film gemello Sandokan alla riscossa (chiaramente sono stati girati in unica sessione lavorativa). Stavolta ci sono le consuete inverosimiglianze (quanti colpi spara la pistola di Sandokàn?), ma la storia non ha i paurosi buchi del film precedente. Anche stavolta, purtroppo, la recitazione resta la grande assente, forse ad eccezione delle interpretazioni di Mino Doro e di Aldo Bufi Landi. Quando è ipnotizzata la Bettoia è quasi più espressiva di quando non lo è...
Stubby: Grandissimo serial TV che ho visto e rivisto da bambino ed oggi mi fa una tenerezza incredibile: storie spesso e volentieri tristi che mettevano a dura prova la famiglia Ingalls (parevano usciti da una novella del Verga). Belle le caratterizzazioni dei personaggi, spesso completamente suddivise in buoni e cattivi; in mezzo più o meno troviamo il bottegaio.
Rambo90: Un po' fiacco. Sebbene parta bene e Celentano (per quanto improbabile) sia simpatico nel suo napoletano, si arena dopo la prima parte con una serie di svolte prevedibili e tentativi mal riusciti di coniugare dramma e commedia. Inoltre dura un po' troppo, con scene che potevano essere accorciate quando non addirittura omesse. Non aiuta nemmeno l'atmosfera plumbea con la fotografia dai colori smorti. Simpatico Toffolo, seppur sottoutilizzato.
Gabrius79: Tratto dall'omonima commedia teatrale di Vincenzo Salemme, questo film è piuttosto divertente, con alcune situazioni frizzanti e al tempo stesso bizzarre. Il merito di tutto questo è dell'affiatato e rodato trio Salemme-Paone-Buccirosso, mentre risulta stridente e quasi inutile la presenza di Panariello in versione burina. La Madè è poco più di una bella presenza e la brava Paola Quattrini viene sfruttata pochissimo. Il finale però si ingolfa e diventa poco digeribile.
Saintgifts: Chi è Bagger Vance? Una creatura celeste? La nostra coscienza? O semplicemente un caddy dalla pelle nera? Una lunga partita di golf permette a Redford di mettere in scena tutto ciò che di più americano c'è, come a lui piace. C'è la grande impresa, ma c'è anche la depressione, la speculazione, ma anche il coraggio e l'onestà; e poi c'è il sogno, per tutti, per chi gioca e per chi sta a guardare. E l'amore? Pure quello. Scenografia curata e fotografia romantica sul campo da golf, rappresentazione del mondo e della vita. Classico e senza scosse. Ultima apparizione sullo schermo di Jack Lemmon (non accreditato).
Rocchiola: Surfisti amanti degli sport estremi rapinano banche mascherati da ex-presidenti. Poliziesco adrenalinico salutato all’epoca come uno dei capisaldi del nuovo cinema d’azione americano. In un film del genere il rischio è quello di strafare, ma la Bigelow riesce a mostrare le proprie doti tecniche limitando le sequenze esagerate come il lancio nel vuoto senza paracadute, concentrandosi su una trama heist abbastanza classica. Reeves nei panni del macho rampante è alquanto antipatico; meglio l’anziano e disilluso Busey e un filosofico Swayze.
MEMORABILE: L'assalto alla casa dei presunti rapinatori; Il poliziotto infiltrato interpretato Tom Sizemore; L'inseguimento a piedi; L'uccisione di Angelo.
Deepred89: Un bel soggetto con cinque firme di prima categoria (Continenza, Fulci, Steno, Scola e Sordi) non trova la giusta valorizzazione in una sceneggiatura che si limita a una corretta ma convenzionale parabola di uno scettico di professione che si ritrova a sperimentare il paranormale in prima persona. Regia corretta, fotografia corretta, Sordi corretto: nulla che vada oltre le previsioni per un'ora e mezzo che non dispiace ma priva di qualsivoglia slancio o lampo di genio (se si eccettuano un paio di cose: si legga sotto). Finale in discesa.
MEMORABILE: Gli orgasmi femminili al programma di Pippo Baudo; "Sa che cosa ho notato? Che i popoli che ridono di più sono quelli che c'hanno meno da ridere".
Luchi78: Action movie puro, di cui già il titolo dice tutto. L'azione ne è sicuramente il pregio, l'interpretazione di Giamatti è buona, Clive Owen ha una sola espressione per tutto il film, la Bellucci si può solo vedere perché la recitazione audio è scandalosa. Il resto sono tutte trovate ridicole, tipo le carote, il bambino, le sparatorie durante il sesso, ecc... D'altronde è un film che s'intitola "Sparatutto"!
Xamini: Escort e gigolò antellitteram, Hepburn e Peppard gigioneggiano da vicini di casa mentre si diffonde l'aria di Moon river. Lui ha la testa sulle spalle ma manca di carisma, lei la testa non sa dove l'ha messa e ha quel fascino irresistibile (o detestabile) della ragazza che ha bisogno di aiuto. Il loro incontro è più di affetto che di passione e il film una commedia romantica quieta, senza grandi slanci e con qualche sorriso (certo non proveniente dalla macchietta cinese all'ultimo piano). Speravo in qualcosa di più travolgente.
Digital: Fantascientifico che non si pone molti scrupoli nel non sembrare perlomeno verosimile, con una trama per giunta distante dall'essere originale e sviluppi nient’affatto imprevedibili. Il film riesce tuttavia a centrare il bersaglio di intrattenere e, seppur dovendo scontare una parte centrale piuttosto moscia, non manca di elargire tensione e curiosità. Reeves è sempre una garanzia e, malgrado sia in un ruolo che lambisce costantemente il ridicolo, riesce a interpretarlo discretamente limitando i danni di un copione alquanto scombiccherato.
Markus: Da una vita da teen-ager ricca e viziata al severo collegio all'inglese per indottrinarla. La vicenda snoda le classiche tiritere giovanilistico/yankee in rosa con la formula di un teen-movie a grandi linee funzionale al racconto. Si sconta, almeno nel pubblico più adulto di quello qui rappresentato, una scarsa empatia e una difficile comprensione di alcuni passaggi, talora forzati ai fini dell'intrattenimento. Un film di poche pretese tutto sommato precocemente invecchiato, visto che nel 2008 mancavano la componente social e gli smartphone.
Rigoletto: Hill rimpiazza la coppia Murphy/Nolte con Stallone e Kang ma l'impatto non gode della stessa esplosività, scadendo in un umorismo forzato (peraltro unilaterale) che non riempie né riscalda lo spettatore. Sly nell'action è una garanzia, ma il collega pecca gravemente di personalità. La storia è passabile ma sorprende che un regista di solido mestiere l'abbia portata avanti in maniera così lineare. Da Hill ci si aspetta di più. Sufficienza.
Buiomega71: Uno Shyamalan che finalmente convince, cattivo (il pannolone sporco sbattuto in faccia), genuinamente terrificante (le folli imprese notturne della nonna tra vomitate, sgattaiolando a quattro zampe, nuda che graffia le pareti, le corse innaturali avanti e indietro, le risate) che dispensano inquietudine e disagio. Atmosfere bucoliche e incubotiche tipiche del regista, un colpo di scena raggelante (nello scantinato) e prefinale che sfocia nell'horror (l'impiccata, Becca, nella stanza, in balia della nonna). La casa nella prateria shyamalaniana mette davvero paura.
MEMORABILE: La nonna sulla sedia a dondolo, rivolta alla parete, che ride isterica; Telecamera sgamata e coltello in mano; Il gioco dei dadi; La webcam rovinata.
Markus: Il cinema italiano "costretto" a realizzare un remake di un film cileno, Sin filtro, fa un po' impressione. Ingoiata l'ennesima mandorla amara, resta una graziosissima commedia in rosa, che affronta con dinamico senso del ritmo gli scontri sociali d'una donna d'oggi sui quarant'anni, quell'età in bilico tra "antico" e contemporaneo spesso non appieno compreso. L’happy end aleggia però nell’aria. Guido Chiesa non fa altro che indirizzare la sexy rediviva Valentina Lodovini (sui trent'anni ebbe un exploit, per poi scomparire un po' di scena) in una copia di Paz Bascuñán.
Magerehein: Il brodo del già non irreprensibile remake di Biancaneve viene allungato pescando da Andersen e mantenendo atmosfere jacksoniane; sotto certi aspetti ne risulta una specie di Frozen più tetro ma nemmeno troppo. Sviluppo da film Marvel, ovvero molta azione a scapito dello spessore dei personaggi (cosa resa ancor più evidente dalla sua natura di sequel, che dà per scontata la visione del capostipite), mutamenti di alleanze dettati dal copione ed effetti speciali (di ottima fattura) a profusione. La Theron resta l'elemento migliore. Digeribile senza sforzo ma mediocre.
Anthonyvm: La prima parte è una girandola di cliché che mette a nudo la banalità della storia e dei suoi sviluppi; ciò che viene dopo non soltanto conferma la prevedibilità dello script, ma si dimostra anche più sbrigativo e meno divertente di quello che ci si poteva aspettare. La fine ambientazione d'epoca è sin troppo pregevole per un romance che neanche quando fa trillare le note più drammatiche sa sottrarsi alla mediocrità (il "non è come sembra" dell'amante colto in flagrante, le forzate e affrettate dinamiche del catastrofico finale). Discreto se non bello a vedersi, ma di scarso impatto.
MEMORABILE: La caricaturale odiosità della moglie; Gli incubi bellici di Keanu Reeves; Anthony Quinn e i cioccolatini; La festosissima vendemmia; La radice viva.
Daniela: Agente segreto della CIA trascina il futuro consuocero, un ometto tranquillo, in una girandola di situazioni pericolose. Il principale merito di questo remake piuttosto fiacco è di fornire un pretesto per rivedere l'originale con la sua divertentissima coppia di interpreti. Qui invece le cose non vanno altrettanto bene: Michael Douglas non è un mostro di simpatia e non è neppure sorretto da una buona sceneggiatura, Albert Brooks si limita ad essere una spalla impacciata. Film non brutto, ma trascurabile.
Enzus79: John Carpenter si dà ai vampiri e bisogna dire che il risultato è davvero notevole. Storia horror semplice (squadra ammazzavampiri assoldata dalla Chiesa) con contorni da western, coinvolge e diverte al punto giusto, senza mai scadere nella banalità rovinando tutto. James Woods oltre che bravo è anche simpatico. Colonna sonora perfetta (scritta dal regista).
Dengus: L'umanità trucida dell'ispettore Giraldi alla sua penultima avventura; sempre simpatico il protagonista, che trova ausilio nel solito grandissimo Venticello/Bombolo e nella coattissima e genuina moglie Angela, interpretata dalla Di Nardo. La trama a grandi linee non si discosta dagli altri film di Giraldi, ma il titolo potrebbe ingannare, dal momento che di F1 c'è ben poco. Buona la scelta dei vari caratteristi, che spaziano dal solito Antonelli al distinto e severo Garinei, dal coatto Di Pinto alla sempre sexy Licinia Lentini. Gradevole.
Saintgifts: Mi è sembrato un puzzle dove i pezzi sono stati fatti combaciare a forza per mostrare un quadro storico finale alternativo a una presunta realtà universale. Come prendere una parola che ha un suo significato e, anagrammandola, tirare fuori altre parole con significati diversi. Questo per quello che riguarda i contesti storici e può anche andare, come fantasy (che va molto di moda); ma, tolta la scena della caccia ai mammuth, il resto non offre assolutamente nulla che giustifichi una visione e le palpebre faticano a rimanere aperte.
Herrkinski: Buddy-movie tra poliziesco e commedia che segue pedissequamente il filone popolare nel periodo; scarsa l'originalità quindi, ricercabile solo nei momenti metacinematografici del "film nel film" grazie al ruolo di Fox. Woods risulta ottimo come sempre e i comprimari di qualità, specialmente lo spassoso villain di Lang; il mix tra action e momenti comici è ben dosato, le riprese della NY degradata d'epoca fanno sempre il loro dovere, la ost rap con LL Cool J sigilla il periodo temporale restituendoci un lavoro ormai d'altri tempi ma anche per quello con una sua peculiarità nostalgica.
Rigoletto: Passano gli anni e John e Max... continuano a odiarsi; a modo loro, s'intende e rafforzando a ogni alterco un'amicizia senza tempo. Dispetti e prese in giro si sprecano e il fantastico duo mostra di sapersi divertire sbraitando senza gridare, dandosele senza farsi male, con una misura di gusto oggi rarissime. Petrie, furbescamente, lascia campo libero ai due marpioni affiancandogli solo un gagliardo Meredith, Pollak, Hannah e Margret. È un inno alla semplicità, senza sconfinare nella povertà, che trova una bella cornice nella graziosa Wabasha.
Belfagor: Unire la truculenta biografia di Vlad Tepes al Dracula di Stoker pareva un'operazione appetibile sulla carta, ma ne è venuto fuori un horrorino sdentato. Il sentimentalismo superficiale e le ricostruzioni deboli guastano il lato storico, mentre quello fantastico è reso esangue dal buonismo hollywoodiano e dalle trovate registiche discutibili (la "sword-o-vision" è terribile). Il belloccio Evans viene messo in ombra dalle fugaci ma carismatiche apparizioni di Dance, un vampiro coi fiocchi che avrebbe meritato più spazio.
Galbo: Film dalle buone potenzialità sulla carta che non riesce a mantenere quello che promette. Ottimi attori (Edward Norton su tutti), una storia che mescola il racconto sentimentale, a quello sull'alienazione dei nostri giorni e persino al western, penalizzata da una sceneggiatura inadeguata che si abbandona a divagazoni stucchevoli e sdolcinate (accentuate da una colonna sonora "ad hoc").
Enzus79: Ridley Scott si dà al gangster movie. La pecca più grande di questo film è che dà il meglio dopo un'ora (!). La storia diventa più avvincente e Russell Crowe sembra svegliarsi da un lungo letargo. Comunque ottima la regia e meglio Washington dell'australiano.
Ultimo: Una coppia di sposini si reca in luna di miele alle Hawaii, dove stanno accadendo misteriosi omicidi. Thriller piuttosto mediocre, specie nella prima parte, in cui la noia regna sovrana. La seconda tiene lo spettatore più attivo in un susseguirsi di colpi di scena più o meno riusciti. Nella media la prova del cast (nessuno eccelle particolarmente). Sufficiente.
Rambo90: Commistione di generi intrigante e affascinante, con una regia elegante e un accurato lavoro su colori, costumi e scenografie. Il mistero del titolo la fa da padrone, in una trama che sembrerebbe da giallo classico, se non fosse per improvvisi intermezzi musicali, una cinica ironia e continui riferimenti sessuali. Il cast è superlativo e sopperisce a qualche momento un po' statico, che comunque la sceneggiatura cerca di limitare usando l'ambientazione unica nel modo migliore possibile. La soluzione dell'enigma non è scontata. Buono.
Nancy: L'idea di Brizzi sarebbe anche simpatica, ma è trattata tanto, troppo male, che dopo un quarto d'ora inizia già ad annoiare. De Luigi fuori fase, anche Filippo Timi non sembra particolarmente azzeccato. Cast femminile decisamente meglio con la Gerini e la Wurth, ma non basta per riempire novanta minuti di film. Le battute divertenti scarseggiano e spesso ci vengono propinate situazioni viste e riviste. Lontani i fasti di Notte prima degli esami per Brizzi, ohimé...
Giacomovie: Remake del primo Karate Kid col cambio di diversi fattori; ma il risultato, sia in termini d’impostazione che di gradimento, è uguale. L’ambientazione si sposta in oriente (bella la colorita Pechino), non si lotta col karate ma col kung fu, il protagonista da quasi ragazzo diventa un pre-adolescente e a istruirlo è sempre un maestro con un’amara vicenda personale alle spalle. Non può mancare il torneo finale in cui il ragazzino cerca riscatto. Jackie Chan non ha la simpatia di Pat Morita ma il film intrattiene e ha qualche flash educativo.
MEMORABILE: Il “Dai la cera, togli la cera” diventa “Metti giacchetto, togli giacchetto”.
Enzus79: Primo film che vedo del cinese Wong Kar-Wai e che sicuramente non sarà l'ultimo. Mi ha stupito per come porta in risalto i sentimenti (positivi e negativi) dei due protagonisti traditi dai rispettivi coniugi (che non si vedono mai). Film lento ma non noioso.
B. Legnani: Curioso, un po' strampalato, con momenti interessanti ed altri approssimativi. Funzionano le due interpreti principali, entrambe in doppio ruolo, e funzionano vari comprimari (Abbrescia su tutti). A funzionare di meno è il personaggio dello stesso Rubini, la cui figura esagera in vari sensi, talora divergenti. Pellicola bizzarra ("fiaba moderna" è quasi un ossimoro), che attrare e respinge, che qua convince e là per nulla. Donaggio ogni tanto imita Herrmann.
Guru: Storia romana, di amore, di sogni e di... incomprensioni. Faustina è la moglie di un tombarolo, il quale per sopravvivere vende reperti etruschi. L'insoddisfazione di lui si riversa sulla moglie, che si stanca di questa situazione.. Qui interviene un Enzo Cerusico poco comico, ma molto artistico, con la sua aria scanzonata, da sprovveduto e con la testa tra le nuvole. La romanità di Gigi Magni esce tutta, e rende giustizia sia ai luoghi che alla (ottima) fotografia.
Daniela: Il film racconta le vicende all'interno di un ospedale psichiatrico militare in Arizona durante la seconda guerra mondiale. Nonostante l'interesse del soggetto e il cast fitto di nomi importanti, il risultato lascia perplessi a causa di una sceneggiatura dispersiva con passaggi troppo bruschi tra i toni drammatici con cui sono trattati i casi clinici e quelli da commedia scanzonata legati soprattutto alla presenza di Curtis: un mix che invece di arricchire il film finisce per farlo sembrare un incrocio mal amalgamato tra Il corridoio della paura e Operazione sottoveste. Deludente.
Daniela: Buona trasposizione, nonostante le semplificazioni (inevitabili) e l'edulcorazione dell'epilogo (evitabile). Fra il buono, l'atmosfera fra il gotico e l'espressionista esaltata dalla fotografia di Joseph August, nonché la prova del cast: se la bellezza di O'Hara è molto irlandese e poco zingaresca, risultano efficaci il gelido Frodo di Hardwicke, il vigoroso Mitchell re dei ladri e O'Brian, qui giovane, snello e molto attraente. E poi c'è lo straordinario Laughton, riconoscibile nonostante il pesante trucco, in piena gara di bravura con Lon Chaney: gobbo mostruoso eppure di commovente umanità.
MEMORABILE: L'esposizione sulla gogna; L'assalto alla cattedrale; "Perché non sono di pietra come voi?"
Deepred89: Esempio piuttosto emblematico di quel periodo transitorio del cinema nostrano di luci sempre più rosse: un'insipida commediola più o meno spinta a seconda delle versioni, con un soggetto e una sceneggiatura che, per quanto ancora presenti, suscitano involontaria tenerezza. Di fronte a tale povertà di idee e soprattutto mezzi (le location si limitano a un interno, un giardino e un paio di strade) colpisce vedere come la fotografia possegga una vaga dignità, così come la performance della Hedman, meno peggio del previsto come protagonista.
Homesick: Non siamo proprio agli infimi livelli di Troy, ma poco ci cala: Ferroni ricama, romanza, stravolge il poema omerico e reinventa la figura di Enea, che assurge a protagonista della storia e diventa addirittura carnefice dei fortissimi guerrieri greci Aiace e Diomede… Pazzesco. Le scene di battaglia fanno sempre il loro effetto e alcuni interpreti (Bentivegna-Paride e Vessel-Elena) sono abbastanza azzeccati, ma Dominici nel ruolo di Achille è assolutamente improponibile.
Daniela: Per aver scoperto una truffa messa in atto all'interno della compagnia finanziaria in cui lavora, una ambiziosa donna manager finisce nel mirino di un killer maldestro e resta intrappolata all'interno di un ascensore... Insignificante thrilleruccio, prevedibile nella sua inverosimilianza, goffo nei dialoghi e nel disegno dei personaggi, banale nell'epilogo moralistico. Difficile immedesimarsi in una protagonista col fisico da top model che mena come Rambo ed in un lampo capisce tutto l'inghippo contabile. Quanto a McDowell, la sua prestazione marchettara si limita a pochi minuti.